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coppermine
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Achmatova
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Novità
Pensieri XL /XLV * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 12 gennaio @ 21:22:52 CET (1107 letture)
![]() ![]() Pensieri XL. Cosa odiosissima è il parlar molto di se. Ma i giovani, quanto sono più di natura viva, e di spirito superiore alla mediocrità, meno sanno guardarsi da questo vizio: e parlano delle cose proprie con un candore estremo, credendo per certissimo che chi ode, le curi poco meno che le curano essi. E così facendo, sono perdonati; non tanto a contemplazione dell'inesperienza, ma perché è manifesto il bisogno che hanno d'aiuto, di consiglio e di qualche sfogo di parole alle passioni onde è tempestosa la loro età. Ed anco pare riconosciuto generalmente che ai giovani si appartenga una specie di diritto di volere il mondo occupato nei pensieri loro. Pensieri XXXIX * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Martedì, 04 gennaio @ 22:57:47 CET (1372 letture)
![]() ![]() Pensieri XXXIX Baldassar Castiglione nel Cortegiano assegna molto convenientemente la cagione perché sogliano i vecchi lodare il tempo in cui furono giovani, e biasimare il presente. «La causa adunque, dice, di questa falsa opinione nei vecchi, estimo io per me ch'ella sia perché gli anni, fuggendo, se ne portan seco molte comodità, e tra l'altre levano dal sangue gran parte degli spiriti vitali, onde la complession si muta, e divengon debili gli organi per i quali l'anima opera le sue virtù. Però dei cuori nostri in quel tempo, come allo autunno le foglie degli alberi, caggiono i soavi fiori di contento, e nel luogo dei sereni e chiari pensieri entra la nubilosa e torbida tristizia, di mille calamità compagnata: di modo che non solamente il corpo, ma l'animo ancora è infermo, né dei passati piaceri riserva altro che una tenace memoria, e la immagine di quel caro tempo della tenera età, nella quale quando ci ritroviamo, ci pare che sempre il cielo e la terra ed ogni cosa faccia festa e rida intorno agli occhi nostri, e nel pensiero, come in un delizioso e vago giardino, fiorisca la dolce primavera d'allegrezza. Pensieri XXXIV / XXXVIII * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Martedì, 28 dicembre @ 08:44:25 CET (1018 letture)
![]() ![]() Pensieri XXXIV I giovani assai comunemente credono rendersi amabili, fingèndosi malinconici. E forse, quando è finta, la malinconia, per breve spazio può piacere, massime alle donne. Ma vera è fuggita da tutto il genere umano; e allungo andare non piace e non è fortunata nel commercio degli uomini se non l'allegria: perché finalmente, contro a quello che si pensano i giovani, il mondo, e non ha il torto, ama non di piangere, ma di ridere. PENSIERI XXXI-XXXIII * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Martedì, 07 dicembre @ 10:48:19 CET (2057 letture)
![]() ![]() Pensieri XXXI In ogni paese i vizi e i mali universali degli uomini e della società umana, sono notati come particolari del luogo. lo non sono mai stato in parte dov'io non abbia udito: qui le donne sono vane e incostanti, leggono poco, e sono male istruite; qui il pubblico è curioso de' fatti altrui, ciarliero molto e maldicente; qui i danari, il favore e la viltà possono tutto; qui regna l 'invidia, e le amicizie sono poco sincere; e così discorrendo; come se altrove le cose procedessero in altro modo. Gli uomini sono miseri per necessità, e risoluti di credersi miseri per accidente. PENSIERI XXIV-XXX * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 24 novembre @ 21:29:25 CET (1632 letture)
![]() ![]() Pensieri XXIV. O io m'inganno, o rara è nel nostro secolo quella persona lodata generalmente, le cui lodi non sieno cominciate dalla sua propria bocca. Tanto è l'egoismo, e tanta l'invidia e l'odio che gli uomini portano gli uni agli altri, che volendo acquistar nome, non basta far cose lodevoli, ma bisogna lodarle, o trovare, che torna lo stesso, alcuno che in tua vece le predichi e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone sì mediante l'esempio, e sì coll'ardire e colla perseveranza, a ripetere parte di quelle lodi. Pensieri XXI /XIII - Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Sabato, 06 novembre @ 14:38:40 CET (1202 letture)
![]() ![]() Pensieri XXI. Parlando, non si prova piacere che sia vivo e durevole, se non quanto ci è permesso discorrere di noi medesimi, e delle cose nelle quali siamo occupati, o che ci appartengono in qualche modo. Ogni altro discorso in poca d'ora viene a noia; e questo, ch'è piacevole a noi, è tedio mortale a chi l'ascolta. Pensieri XX * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 27 ottobre @ 09:04:12 CEST (1553 letture)
![]() ![]() Pensieri XX XX. Se avessi l'ingegno del Cervantes, io farei un libro per purgare, come egli la Spagna dall'imitazione de' cavalieri erranti, così io l'Italia, anzi il mondo incivilito, da un vizio che; avendo rispetto alla mansuetudine dei costumi presenti, e forse anche in ogni altro modo, non è meno crudele né meno barbaro di qualunque avanzo della ferocia de' tempi medii castigato dal Cervantes. Un blog dedicato a Leopardi
Postato da Grazia01 il Domenica, 24 ottobre @ 16:28:47 CEST (1231 letture)
![]() Loretta Marcon, studiosa serissima e affabile, dopo libri e articoli e conferenze e interviste di buono e spesso ottimo valore, ha avuto l’ottima idea di mettere Leopardi in blog , non solo nel senso di riportare in “post” testi leopardiani, ma, molto più, di dialogare con essi, di attualizzarli, di estenderli in spiegazioni e riflessioni e provocazioni che aprono un nuovo modo di conservare e rendere solubile-assimilabile la grande letteratura a un’epoca che se la dimentica a vantaggio (si fa per dire) della marketing promotion di banalità scritte da ragazzini, spacciate per capolavori e confezionate in bestseller. ![]() Pensieri XIX * Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Venerdì, 22 ottobre @ 15:35:36 CEST (2133 letture)
![]() ![]() Pensieri XIX XIX. V'ha alcune poche persone al mondo, condannate, a riuscir male cogli uomini in ogni cosa, a cagione che, non per inesperienza né per poca cognizione della vita sociale, ma per una loro natura immutabile, non sanno lasciare una certa semplicità di modi, privi di quelle apparenze e di non so che mentito ed artifiziato, che tutti gli altri, anche senza punto avvedersene, ed anche gli sciocchi, usano ed hanno sempre nei modi loro, e che è in loro e ad essi medesimi malagevolissimo a distinguere dal naturale. Pensieri XVI / XVIII
Postato da Grazia01 il Giovedì, 07 ottobre @ 08:55:18 CEST (995 letture)
Pensieri X / XV
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 29 settembre @ 13:05:49 CEST (1271 letture)
![]() ![]() Pensieri X / XV X. La maggior parte delle persone che deputiamo a educare i figli, sappiamo di certo non essere state educate. Né dubitiamo che non possano dare quello che non hanno ricevuto, e che per altra via non si acquista. XI. V' è qualche secolo che, per tacere del resto, nelle arti e nelle discipline presume di rifar tutto, perché nulla sa fare. Pensieri V / IX
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 22 settembre @ 13:06:39 CEST (1431 letture)
![]() ![]() Pensieri V / IX V. Nelle cose occulte vede meglio sempre il minor numero, nelle palesi il maggiore. È assurdo l'addurre quello che chiamano consenso delle genti nelle quistioni metafisiche: del qual consenso non si fa nessuna stima nelle cose fisiche, e sottoposte ai sensi; come per esempio nella quistione del movimento della terra, e in mille altre. Ed all'incontro è temerario, pericoloso, ed, al lungo andare, inutile, il contrastare all'opinione del maggior numero nelle materie civili. Il tramonto della luna
Postato da Grazia01 il Domenica, 12 settembre @ 22:08:56 CEST (1306 letture)
Giacomo Leopardi - pensieri IV
Postato da Grazia01 il Venerdì, 10 settembre @ 16:06:17 CEST (1119 letture)
![]() ![]() Pensieri IV Questo che segue, non è un pensiero, ma un racconto, ch’io pongo qui per isvagamento del lettore. Un mio amico, anzi compagno della mia vita, Antonio Ranieri, giovane che, se vive, e se gli uomini non vengono a capo di rendere utili i doni ch’egli ha dalla natura, presto sarà significato abbastanza dal solo nome, abitava meco nel 1831 a Firenze. Leopardi - Pensieri III
Postato da Grazia01 il Lunedì, 06 settembre @ 19:01:34 CEST (1257 letture)
Leopardi - Pensieri II
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 25 agosto @ 20:47:23 CEST (1163 letture)
![]() ![]() Pensieri II Scorri le vite degli uomini illustri e se guarderai a quelli che sono tali, non per iscrivere, ma per fare, troverai a gran fatica pochissimi veramente grandi, ai quali non sia mancato il padre nella prima età. Lascio stare che, parlando di quelli che vivono di entrata, colui che ha il padre vivo, comunemente è un uomo senza facoltà; e per conseguenza non può nulla nel mondo: tanto più che nel tempo stesso è facoltoso in aspettativa, onde non si dà pensiero di procacciarsi roba con l’opera propria; il che potrebbe essere occasione a grandi fatti; caso non ordinario però, poiché generalmente quelli che hanno fatto cose grandi, sono stati o copiosi, o certo abbastanza forniti de’ beni della fortuna insino dal principio. Leopardi - Pensieri I
Postato da Grazia01 il Giovedì, 12 agosto @ 10:11:35 CEST (1160 letture)
![]() ![]() Pensieri I Ho intitolato “pensieri” questa meditazione del Leopardi, intendendo l’inizio di una serie di massime, riflessioni , pensieri di questo sommo autore, per la maggior parte tratte dallo Zibaldone. Quel che Leopardi afferma nel corso della sua “coraggiosa esplorazione mentale del mondo e del cuore umano” (Sergio Salmi), non ha altro scopo che quello di asserire ciò di cui, nel profondo del suo animo e alla fredda luce della sua impavida ragione, è tenacemente convinto che sia vero. Canto notturno
Postato da Grazia01 il Lunedì, 19 luglio @ 18:40:12 CEST (1605 letture)
DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA
Postato da Grazia01 il Domenica, 24 gennaio @ 16:24:41 CET (1324 letture)
![]() ![]() DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA Terra. Cara Luna, io so che tu puoi parlare e rispondere; per essere una persona; secondo che ho inteso molte volte da' poeti: oltre che i nostri fanciulli dicono che tu veramente hai bocca, naso e occhi, come ognuno di loro; e che lo veggono essi cogli occhi propri; che in quell'età ragionevolmente debbono essere acutissimi. Quanto a me, non dubito che tu non sappi che io sono né più né meno una persona; tanto che, quando era più giovane, feci molti figliuoli: sicché non ti maraviglierai di sentirmi parlare. Dunque, Luna mia bella, con tutto che io ti sono stata vicina per tanti secoli, che non mi ricordo il numero, io non ti ho fatto mai parola insino adesso, perché le faccende mi hanno tenuta occupata in modo, che non mi avanzava tempo da chiacchierare. Ma oggi che i miei negozi sono ridotti a poca cosa, anzi posso dire che vanno co' loro piedi; io non so che mi fare, e scoppio di noia: però fo conto, in avvenire, di favellarti spesso, e darmi molto pensiero dei fatti tuoi; quando non abbia a essere con tua molestia. Luna. Non dubitare di cotesto. Così la fortuna mi salvi da ogni altro incomodo, come io sono sicura che tu non me ne darai. Se ti pare di favellarmi, favellami a tuo piacere; che quantunque amica del silenzio, come credo che tu sappi, io t'ascolterò e ti risponderò volentieri, per farti servigio. Dizionario Leopradiano
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 06 febbraio @ 21:50:02 CET (1293 letture)
![]() ![]() DIZIONARIO LEOPARDIANO Riflessioni del poeta recanatese in un breve compendio, a volte serio, a volte faceto e divertente, ma comunque sempre interessante, e sorprendentemente attuale. Allegrezza. L'allegria bene spesso è madre di benignità e d'indulgenza, al contrario delle cure e dei mali umori. .. e l'armonia della natura ha voluto che l'allegria fosse utile non solo all'individuo, ma anche agli altri, e servisse alla società, e rendesse l'uomo verso altrui, tale quale dev'essere. L'allegrezza ci porta a communicarci cogli altri (onde un uomo allegro diventa loquace quantunque per ordinario sia taciturno, e s'accosta facilmente a persone che in altro tempo avrebbe o schivate, o non facilmente trattate) ... questa tendenza al dilatamento nell'allegrezza, si trova anche negli atti dell'uomo occupato da questo affetto ... La donna nelle parole di Leopardi
Postato da Grazia01 il Martedì, 05 febbraio @ 22:34:05 CET (1259 letture)
![]() ![]() La donna nelle parole di Leopardi Preferisce i lineamenti forti, gli occhi e capelli neri, la vivacità del volto, la persona grande". Le modelle dei pittori rinascimentali sarebbero state il suo sogno. Il primo scontro di Leopardi con la donna è nel risentimento istintivo, avvertito fin dai primissimi anni, nei confronti della madre: " lo ho conosciuto intimamente una madre di famiglia che non era punto superstiziosa, ma saldissima ed esattissima nella credenza cristiana, e negli esercizi della religione. Questa non solamente non compiangeva quei genitori che perdevano i loro figli bambini, ma gl'invidiava intimamente e sinceramente, perché questi erano volati al paradiso senza pericoli, e avean liberato i genitori dall'incomodo di mantenerli. Trovandosi più volte in pericolo di perdere i suoi figli nella stessa età, non pregava Dio che li facesse morire, perché la religione non lo permette, ma gioiva cordialmente; e vedendo piangere o affliggersi il marito, si rannicchiava in se stessa, e provava un vero e sensibile dispetto. Vedendo ne'malati qualche segno di morte vicina, sentiva una gioia profonda (che si sforzava di dissimulare solamente con quelli che la condannavano); e il giorno della loro morte, se accadeva, era per lei un giorno allegro ed ameno, né sapeva comprendere come il marito fosse si poco savio da attristarsene. L'infinito
Postato da Grazia01 il Martedì, 05 febbraio @ 22:09:30 CET (1081 letture)
Canti alla luna di Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 23 maggio @ 20:12:38 CEST (3503 letture)
![]() ![]() Canto alla luna di Giacomo Leopardi O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l'anno, sovra questo colle Io venia pien d'angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci Il tuo volto apparia, che travagliosa Era mia vita: ed è, né cangia stile, O mia diletta luna. E pur mi giova La ricordanza, e il noverar l'etate Del mio dolore. Oh come grato occorre Nel tempo giovanil, quando ancor lungo La speme e breve ha la memoria il corso, Il rimembrar delle passate cose, Ancor che triste, e che l'affanno duri! Il sogno
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 28 febbraio @ 16:03:14 CET (1439 letture)
![]() ![]() Era il mattino, e tra le chiuse imposte per lo balcone insinuava il sole nella mia cieca stanza il primo albore; quando in sul tempo che più leve il sonno e più soave le pupille adombra, stettemi allato e riguardommi in viso il simulacro di colei che amore prima insegnommi, e poi lasciommi in pianto. Giacomo Leopardi Il passero solitario
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 agosto @ 23:36:46 CEST (6950 letture)
![]() ![]() D'in su la vetta della torre antica, Passero solitario, alla campagna Cantando vai finchè non more il giorno; Ed erra l'armonia per questa valle. Primavera dintorno Brilla nell'aria, e per li campi esulta, Sì ch'a mirarla intenerisce il core. Odi greggi belar, muggire armenti; Gli altri augelli contenti, a gara insieme Per lo libero ciel fan mille giri, Pur festeggiando il lor tempo migliore: Tu pensoso in disparte il tutto miri; Non compagni, non voli Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi; Canti, e così trapassi Dell'anno e di tua vita il più bel fiore. Oimè, quanto somiglia Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso, Della novella età dolce famiglia, E te german di giovinezza, amore, Sospiro acerbo de' provetti giorni, Non curo, io non so come; anzi da loro Quasi fuggo lontano; Quasi romito, e strano Al mio loco natio, Passo del viver mio la primavera. Questo giorno ch'omai cede alla sera, Festeggiar si costuma al nostro borgo. Odi per lo sereno un suon di squilla, Odi spesso un tonar di ferree canne, Che rimbomba lontan di villa in villa. Tutta vestita a festa La gioventù del loco Lascia le case, e per le vie si spande; E mira ed è mirata, e in cor s'allegra. Io solitario in questa Rimota parte alla campagna uscendo, Ogni diletto e gioco Indugio in altro tempo: e intanto il guardo. Giacomo Leopardi Biografia Il Sabato del villaggio
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 agosto @ 23:36:01 CEST (1621 letture)
![]() ![]() La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell'erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine Su la scala a filar la vecchierella, Incontro là dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo, Quando ai dì della festa ella si ornava, Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei Ch'ebbe compagni dell'età più bella Già tutta l'aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre Giù da' colli e da' tetti, Al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno Della festa che viene; Ed a quel suon diresti Che il cor si riconforta. I fanciulli gridando Su la piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappatore, E seco pensa al dì del suo riposo Poi quando intorno è spenta ogni altra face, E tutto l'altro tace, Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna, E s'affretta, e s'adopra Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba. Questo di sette è il più gradito giorno, Pien di speme e di gioia: Diman tristezza e noia Recheran l'ore, ed al travaglio usato Ciascuno in suo pensier farà ritorno. Garzoncello scherzoso, Cotesta età fiorita È come un giorno d'allegrezza pieno, Giorno chiaro, sereno, Che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, Stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. Giacomo Leopardi Biografia A Silvia
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 agosto @ 23:35:12 CEST (1381 letture)
![]() ![]() Silvia, rimembri ancora Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all'opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, Le vie dorate e gli orti, E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi Il fior degli anni tuoi; Non ti molceva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Nè teco le compagne ai dì festivi Ragionavan d'amore. Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come, Come passata sei, Cara compagna dell'età mia nova, Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. Giacomo Leopardi Biografia La sera del dì di festa
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 agosto @ 23:33:54 CEST (1862 letture)
![]() ![]() Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Già tace ogni sentiero, e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura nessuna; e già non sai nè pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno Appare in vista, a salutar m'affaccio, E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la speme Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo dì fu solenne: or da' trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri, Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi In così verde etate! Ahi, per la via Odo non lunge il solitario canto Dell'artigian, che riede a tarda notte, Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito Il dì festivo, ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'è il suono Di que' popoli antichi? or dov'è il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio Che n'andò per la terra e l'oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa Il mondo, e più di lor non si ragiona. Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già similmente mi stringeva il core. Giacomo Leopardi Biografia Poesia a Virginia Leopardi
Postato da Grazia01 il Lunedì, 29 maggio @ 21:15:25 CEST (1431 letture)
![]() ![]() Di fiori un serto vivido, che Apollo a noi presenti In Elicona è solito destar vaghi concenti. E quei Poeti miseri che non san fare un corno Fiori a raccor divertonsi per tutto il santo giorno. A questo io stesso m’occupo, che sono un di costoro, E stanco poi distendomi sotto un opaco alloro. Or dunque il frutto nobile della fatica mia Umil presento, e inchinomi a Vostra Signoria. Spero che in volto placido accetterete il dono E dell’ardir, che presimi darete a me perdono. Prendetelo di grazia , e quindi se mai fia, Che in un vasetto pongasi, o in quello che si sia, Quell’acqua sì odorifera, quell’acqua istessa, Al Precettor buonissima per celebrar la Messa. Se dopo tante prediche che far non ne sapete Nel cacator buttatelo, o dove mai volete. Basta, che di riceverlo non isdegniate almeno, Del resto cosa importami? Sarò contento appieno. Giacomo Leopardi Poesia a Don Sebastiano
Postato da Grazia01 il Lunedì, 29 maggio @ 21:12:08 CEST (1482 letture)
![]() ![]() Illustrissimo Signore, Immortal, gran Precettore, Mi par cosa vergognosa Senza dire qualche cosa Il dovere incominciare Verso sera a studiare. Dunque su, Calliope amica, Torna presto alla fatica, Incomincia un po’ a cantare, E lei resti ad ascoltare. Verso la sera, Fra l’ombra nera Lieti studiamo, Nason spregiamo In un bruttissimo Libro, sporchissimo, Che pure è buono A darsi in dono A quel che vende, E allegro prende Libri stracciati, Libri sporcati. Ma il Precettore Ha un libro bello Espresso in quello Vede il dolore Del poveretto Nason, diletto. Dunque andiamo, studiamo contenti Precettore immortale, e giocoso, Che sollevi le cure, e gli stenti Dello studio, ch’è un po’ faticoso. Lasciam pur la fatica diurna, Cominciam la fatica notturna. Ma per ora soscriver mi voglio E lasciar di far versi l’imbroglio. Servitore Devotissimo, E scolare obbligatissimo. Recanati è il mio paese, E d’Ottobre siam nel mese. Giacomo Leopardi |
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