Saturday, April 17, 2021 - Network: [Magicamente.net - Storie e Poesie] [Quiz Arena - L'app dei quiz online] | |||||
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coppermine
![]() ![]() · Viste: 1924041 · Voti: 431 · Commenti: 60
Achmatova
Alberoni I Alberoni II Auden Battaglia Bruno Ballerini II Ballerini I Barbera Bassani Baudelaire Bertolucci Betocchi Bukowski Calvino Caproni Cardarelli Cechov Cohen Collins Dante De Luca Dickinson Erba Formaggio Foscolo Gamberale Gatto Goethe Gibran I Gibran II Gozzano Hemingway Hesse I Hesse II Hikmet Hugo Jiménez Keats Leopardi I Leopardi II Lessing Lorca Luzi Manzoni Merini Milton Montale Negri Neruda I Neruda II Novalis Pascoli Pasolini Pavese Paz Pessoa Pirandello Pozzi Antonia Prevert Quasimodo Rimbaud Rodari Saba Saffo Saramago Sereni Shakespeare Spaziani Stampa Swinburne Szymborska Tagore Teasdale Thomas Trilussa Ungaretti Verga Verlaine Voltaire I Voltaire II Whitman |
Vecchiaia
Postato da Grazia01 il Lunedì, 14 novembre @ 11:44:20 CET (315 letture)
![]() ![]() La gente come me può ancora forse ricordarsi di tempi in cui il mondo si apriva agli occhi dei bambini con una varietà e una meraviglia che non esistono più nella stessa misura. Questa verità e meraviglia venivano in parte dai vecchi, esseri allora diversi da tutti gli altri, offerti all’infanzia come una favola. Tra il vecchio ed il bambino vi era un’affinità, o meglio una specie di contrappunto; tanto che, in un mondo nel quale scompaiono i veri vecchi, scompariranno anche i veri bambini. Guido Piovene Coscienza
Postato da Grazia01 il Domenica, 13 novembre @ 18:55:22 CET (450 letture)
![]() ![]() Senza il dolore – come ha ben visto l’autore dei Ricordi dal sottosuolo – non ci sarebbe coscienza. E il dolore, da cui sono colpiti tutti i vivi, è l’unico indizio che permetta di supporre che la coscienza non sia una prerogativa dell’uomo. Infliggete una qualche tortura a un animale, contemplate l’espressione del suo sguardo, vi coglierete un lampo che lo proietta per un istante al di sopra della sua condizione. L’animale, quale che sia, nel momento in cui soffre fa un passo verso di noi, si sforza di raggiungerci. Ed è impossibile, finché dura il suo male, rifiutargli un grado, sia pur minimo, di coscienza. (EM Cioran) Il 13 novembre del 1889 nacque Nino Oxilia
Postato da Grazia01 il Domenica, 13 novembre @ 14:00:08 CET (337 letture)
![]() Poesie di Nino Oxilia ![]() Contraddizione I Io maschio ben costrutto per l’amore ed avvezzo agli sportivi giochi fisici, io, l’uomo dai lascivi impeti, l’uomo in cui l’istinto è tutto, io sono triste. Io fecondo animale che non conosco il rispetto dell’altalena sociale, e mi compiaccio dando lo sgambetto alle dottrine dell’intelligenza, saltando di piè pari sopra il petto della menzogna detta convenienza, io sono triste. Io che passeggio sul puritanismo a torso nudo come un gladiatore, che sputo su Loyola con furore e prendo a calci l’indeterminismo, io che il metodo aborro e il sillogismo e il fato greco e il mistico fervore, io che son sperma e mani e occhi e creta ma che non son poeta, io sono triste. Io che ho la penna in mano e fumo e stono come un treno diretto, che sono tutto in marcia, testa, petto, gambe, riso, bestemmie, urla, perdono, io sono triste... III O tristezza! Tu sei la benvenuta, o amante dei poeti simbolisti. Noi farem l’orgia delle cose tristi sulla coltre dell’anima svenuta. Adàgiati che possa contemplarti. Sei figlia del rimpianto? Od il rimedio dell’Impotenza? Maschera del Tedio, o la modella delle Belle Arti? Che sei? La febbre della notte eterna, o un principio di gastrica? La morsa dell’attesa o il respiro della corsa? Sei la provincia o la città moderna? Oggi, ieri, o domani? Il magnetismo di un occhio ignoto, a un bivio, tra gli specchi? L’elica di un Caproni od i cernecchi d’un postiglione del romanticismo? ![]() Il cuore è pieno di farfalle d'oro Il cuore è pieno di farfalle d'oro che volano e scintillano. Cento campanellini squillano dentro di me con lieve ritmo argentino. I pensieri compaiono, scompaiono, giocano a rimpiattino, fanno a palle di neve... E il verso brontola... Sono stanco delle parole consuete. Ho sete di cantarti, o cuore, liberamente saltando ridendo piangendo d'amore. Leggere...
Postato da Grazia01 il Venerdì, 11 novembre @ 22:18:43 CET (252 letture)
I libri...
Postato da Grazia01 il Giovedì, 10 novembre @ 23:01:37 CET (245 letture)
Leggere...
Postato da Grazia01 il Giovedì, 10 novembre @ 22:59:52 CET (251 letture)
Casina delle Civette
Postato da Grazia01 il Martedì, 08 novembre @ 21:10:33 CET (479 letture)
![]() Il Museo della Casina delle Civette si trova all’interno del parco di Villa Torlonia a Roma ed è una delle bellezze nascoste della Capitale. Il suo nome deriva dal fatto che le civette sono uno decori ricorrenti nelle vetrate e nelle maioliche. Fino al 1938 la Casina delle Civette era stata la dimora del principe Giovanni Torlonia junior, all’epoca era conosciuta come Capanna svizzera per via del suo aspetto molto simile a quello di un rifugio alpino. ![]() Oggi è invece, è un museo che sembra uscito da un libro di favole. Ideata nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, la Casina delle Civette è si è trasformata nel tempo, infatti se prima l’architettura appariva rustica adesso ha un aspetto raffinato con porticati, torrette e logge. ![]() Ma sicuramente sono le sue decorazioni a lasciare a bocca aperta. Ci sono maioliche colorate e vetrate che raffigurano civette, fate, cigni, pavoni ma anche nastri, farfalle e rose. E’ proprio per le vetrate con due civette che il nome dell’edificio è stato cambiato,ma in realtà questo uccello viene ripreso anche in altre decorazioni e nel mobilio voluto dal principe Giovanni, amante dei simboli esoterici. ![]() ![]() Se all’esterno si intravede anche un tocco liberty, all’interno vi sono sculture in marmo, ferro battuto, mosaici, legni intarsiati e decorazioni pittoriche. Le vetrate sono state prodotte su disegni di Duilio Cambellotti, UmbertoBottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto. L’edificio venne distrutto durante la Seconda guerra mondiale, solo nel 1978 la Casina delle Civette fu acquisita dal comune di Roma, ma nel 1991 un incendio distrusse ulteriormente la villa. Casina delle civette, le vetrate ![]() ![]() ![]() Dopo un lungo lavoro di restauro durato cinque anni, la Casina delle Civette è oggi uno spazio restituito alla città e sicuramente uno dei più affascinanti per grandi e piccini. ![]() Fonte GreenMi.it Sri Lanka
Postato da Grazia01 il Sabato, 05 novembre @ 19:39:53 CET (585 letture)
![]() Definita da Marco Polo “l’isola più bella del mondo”, lo Sri Lanka è la meta di viaggio perfetta per chi ama la natura, la cultura e la storia. Il Paese offre una varietà pressoché infinita di cose da vedere e di attività da svolgere: si spazia dalla visita dei resti di antiche culture risalenti a duemila anni fa nella zona del Triangolo Culturale a bellissime escursioni nei parchi nazionali, alla ricerca di numerose specie animali come leopardi, elefanti, uccelli e molte altre. ![]() L’Isola offre paesaggi mozzafiato che vi resteranno nella mente, perfetti per scattare foto stupende e godersi tramonti indimenticabili, rilassanti e suggestivi. Non vi resta che preparare le valigie e partire. QUANDO ANDARE IN SRI LANKA Il clima in Sri Lanka è abbastanza particolare, è caratterizzato infatti dalla presenza di due monsoni che contribuiscono a far sì che ci siano diverse “stagioni” nello stesso periodo in varie parti dell’isola. Il monsone sud-occidentale provoca piogge sulle coste ovest e sud-ovest da aprile a settembre, mentre il monsone nord-orientale colpisce la parte est del paese da novembre a marzo. Detto ciò la nota positiva è che ci sarà sempre una parte di paese dove il clima è perfetto per organizzare un viaggio in Sri Lanka** ed essendo vicino all’equatore le temperature in linea generale saranno costanti tutto l’anno. COSA VEDERE IN SRI LANKA IL TRIANGOLO CULTURALE Definito la culla della civiltà singalese, il Triangolo Culturale si sviluppa tra le città di Anuradhapura, Polonnaruwa e Kandy e comprende immensi monasteri, tre imponenti Dagoba, straordinarie rovine antiche, templi rupestri e la magnifica roccia di Sigiriya, uno dei luoghi più suggestivi dell’intero paese. ANURADHAPURA Anuradhapura fu completamente rasa al suolo nel 993 e oggi è un luogo ricco di cultura, storia e religione dove il visitatore può immergersi a fondo nella civiltà singalese. Visitare e orientarsi ad Anuradhapura può sembrare un’impresa alquanto complicata ma il segreto è memorizzare i tre grandi monasteri: Mahavihara, Jetavana e Abhayagiri che fanno parte del Recinto Sacro. Per visitare la parte antica della città, dove si concentrano splendide Dagoba, musei, monasteri, palazzi e grandi luoghi di culto ci vorrebbero giorni interi quindi se il tempo a disposizione è poco la soluzione migliore è quella di affidarsi alla conoscenza di uno degli abitanti del posto che con un tuk-tuk porterà i visitatori a percorrere i punti più importanti della città. ![]() POLONNARUWA Polonnaruwa è il luogo dove si possono visitare i monumenti più belli dell’isola e si trovano tutti in un unico sito archeologico lungo circa 4 km e visitabile in un’unica giornata. Al centro del sito si trova quello che era il Palazzo Reale, mentre più a nord si trova il cuore religioso della città, il Quadrangolo, dove si possono ammirare le rovine più belle e affascinanti. Uno dei luoghi che merita maggiormente la visita è Gal Vihara, il Tempio di Roccia, conosciuto anche come Tempio della Roccia Nera, al cui interno si trova un’imponente statua del Budda Sdraiato lungo circa 14 metri. Silenzio
Postato da Letty il Sabato, 05 novembre @ 19:27:36 CET (240 letture)
![]() ![]() Il silenzio ha il colore delle nuvole d'inverno È quel viaggio improvviso che ti porta via dove non sai A volte brilla sulla superficie argentea del mare È un gatto accanto al camino mentre tu voli oltre il confine di tutti i tuoi sogni e la tua anima arde tra le fiamme di milioni di "vorrei" Sei tu e tutto quel che resta quando ritorni e non ritrovi più nulla delle certezze che hai accatastato ... eppure... non è mai zitto abbastanza a volte ha il suono assordante di quella lacrima che non hai mai pianto Letty Ottobre
Postato da Letty il Sabato, 05 novembre @ 19:26:15 CET (511 letture)
![]() ![]() L’estate è passata senza che me ne accorgessi. Il cielo è sempre grigio e gli alberi sbiaditi. Per qualche giorno ha fatto un freddo anomalo che si è temuto fosse arrivato l’inverno prima del previsto. Invece no. L’autunno si sarà svegliato tardi e in un impeto di orgoglio, si è ripreso il suo tempo, ha giusto un po’ le idee confuse sulle temperature tanto da farci girare a maniche corte. Mi sfilano i giorni. A volte non so neppure che numero sia… Dicono che quando sei così distratto ti manca qualcosa. O qualcuno… A me mancano i sogni, a volte penso di averli solo scordati su un pullman con una destinazione tutta loro… Letty Penisola della Kamchatka
Postato da Grazia01 il Sabato, 05 novembre @ 19:24:08 CET (384 letture)
![]() L’inquinamento acustico ha contaminato tutto il mondo, non esiste più un angolo del Pianeta dove non si senta il rombo di un aereo in lontananza. Neppure in Antartide dove: i motori delle barche, i generatori dell’elettricità e gli aeroplani inquinano costantemente. Alcuni ricercatori di un’equipe scientifica, tra i quali il professore americano della Ucla, George Michelson Foy, e un ecologo, Gordon Hempton, da anni sono alla ricerca di luoghi incontaminati, dove regna il silenzio o meglio la mancanza di disturbi rispetto al silenzio naturale. Sono state analizzate le foreste tropicali e i ghiacciai dell’Antartide, ma nessuno di questi luoghi è scevro da inquinamento acustico. Nella lista dei luoghi quasi silenziosi si trova: l’Antartide appunto, l’Hoh Rain Forest nel parco nazionale di Olympic, Washington, le praterie canadesi, il vulcano Haleakala alle Hawaii, la foresta tropicale del Borneo e la riserva naturale del vulcano Kronotsky nella leggendaria penisola della Kamchatka, Russia, di cui le immagini sottostanti. ![]() ![]() ![]() ![]() Commemorazione del 4 novembre
Postato da Grazia01 il Sabato, 05 novembre @ 15:07:44 CET (2870 letture)
![]() ![]() Il 4 novembre l’Italia celebra il Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate: si tratta di una festività per ricordare il 4 novembre 1918, anniversario della vittoria e del termine della prima guerra mondiale per l’Italia. Quel giorno, infatti, il Bollettino della Vittoria diede l’annuncio che l’Impero Austro-ungarico si arrendeva all’Italia, in base all’armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. Con il successivo trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919), l’Italia completa l’unità nazionale con l’annessione di Trento e Trieste. Se è giusto ricordare le vittime delle guerre è altrettanto giusto ripudiare la guerra stessa, come sottolinea la nostra Costituzione. Purtroppo capita che a volte tale giornata sia più una celebrazione delle armi che non un ricordo. A tal proposito condividiamo pienamente l’esortazione di Peacelink: ![]() Il 4 novembre, in silenzio e dignità, le istituzioni democratiche, le associazioni e i movimenti umanitari, le persone di volontà buona, vadano a meditare in silenzio e a deporre un fiore dinanzi alle lapidi che ricordano coloro che furono assassinati, ne rimemorino i nomi e l’umanità, le vite assurdamente orribilmente estinte, e ci si impegni tutti a contrastare le guerre presenti e future. E sia infine cancellata la vergogna della macabra festa degli apparati di morte; si affermi il diritto alla vita per l’umanità intera. “Ogni vittima ha il volto di Abele” (Heinrich Boell). ![]() A seguire ecco alcune frasi per il 4 novembre tratte dai messaggi che i vari Presidenti della Repubblica hanno inviato in occasione del Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate. 4 novembre 1918: per gli anziani, i superstiti, i Cavalieri di Vittorio Veneto è data vissuta, pagata; e ritorna carica della memoria di tanti eroici caduti, memoria di sacrifici, di gloria e di vittoria. Per questo è la giornata vostra, Forze Armate d’Italia! Per i più giovani, per i giovanissimi, cioè per tutti voi oggi alle armi, è pagina di storia che merita meditazione. (Oscar Luigi Scalfaro) Il 29 ottobre del 1884 nacque Corrado Govoni
Postato da Grazia01 il Sabato, 29 ottobre @ 21:10:22 CEST (265 letture)
![]() Il 29 ottobre del 1884 nacque Corrado Govoni ![]() Morte del Partigiano Dorme nei suoi capelli, vegetali fili che il sole e il vento scioglieranno vivi all’alba: una buia sventagliata di mitra lo sferzò tra capo e collo come brusca manata di un amico: così cadde supino, per voltarsi a riconoscerlo e a scambiare il colpo. Non sentì allontanarsi per la riva i passi dei fucilatori, dopo che gli diedero un calcio per saluto gridandogli: «Carogna!», e dentro il fiume scaricarono l’arma e un po’ più avanti graffiarono rabbiosamente il ponte di bombe a mano: troppo poco a dare, anche se così complice od assente, che la notte straripi di terrore per un sol sparo secco. Dorme, dorme lungo disteso, stretto il gonfio collo nella sciarpa di sangue larga e morbida sempre più gelida; e il lungo cappotto indurito di brina è il suo sepolcro. E la sua patria è l'erba ![]() Punta secca Sei magra e lunga eppure hai tanta forza plastica nel corpo gentile che se abbandoni i gomiti sul pozzo o contro il muro del cortile il bel corpo rovescio serrati gli occhi strette le labbra sciolti i ginocchi con quell’uncino di riccio nel mezzo della fronte e ad un capriccio improvviso ti distacchi t’impenni e via saetti come da fionda su quegli alti tuoi tacchi di stella che nel sole quasi non ti si vede più tanto sei bionda; si può giurar per certo che tu con quel tuo premer duro un incavo hai aperto nel docile marmo e nel muro. Attacchi d’ali strappate ti palpitan le reni; così sottile e senza seni li hai tutti nei ginocchi. Ma l’orchidea tu l’hai negli occhi. Ci hanno fatto credere
Postato da Grazia01 il Venerdì, 28 ottobre @ 21:17:25 CEST (505 letture)
![]() ![]() Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa. Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole. Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano. Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi. Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi. Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative. Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò. Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno. John Lennon Il 24 ottobre del 1886 nacque Delmira Agustini
Postato da Grazia01 il Lunedì, 24 ottobre @ 20:44:00 CEST (508 letture)
![]() Il 24 ottobre del 1886 nacque Delmira Agustini poetessa uruguaiana (†1914) ![]() Quando l’amore esplode Se la vita è amore, ch’essa sia benedetta! Voglio aver più vita per amare! Oggi sento che mille anni di idee non valgono un azzurro minuto di sentimento. Il mio cuore s’estingueva in una tristezza lenta. Oggi, fior di Cupido, s’apre alla luce. La vita esplode come una violenta marea, che la mano dell’amore ha armato. Oggi la mia melanconia s’avvia verso la notte, triste e fredda, con le sue ali spezzate: nell’ombra lontana essa svanisce, come una chiazza di dolore antico… E tutta la mia vita canta, bacia, ride! E tutta la mia vita è una bocca in fiore! ![]() Notturno Fuori, la notte in veste tragica singhiozza Come un'enorme vedova incollata ai miei vetri. La mia stanza... Per uno splendido miracolo di luce e fuoco La mia stanza è una grotta di oro e gemme rare: E' come un muschio delicato, così profonda di tappeti, ed è tanto vivida e calda così dolce che credo di essere dentro un cuore.... Il mio letto insonne è bianco e vaporoso Come il fiore dell'innocenza, Come la spuma del vizio! Questa è una notte di insonnia; Ci sono notti oscure così oscure che portano sulla fronte una rosa di sole... In queste notti scure e chiare non si dorme Io ti amo inverno! Io ti immagino vecchio, Ti immagino saggio, Come un divino corpo di marmo palpitante Che trascina come un manto regale il peso del tempo.. Inverno, io ti amo e sono la primavera... Io sorrido, tu nevichi Tu perché tutto sai Io perché tutto sogno.... Amiamoci per questo!.. Sopra il mio letto insonne, Così bianco e vaporoso come il fiore dell'innocenza, Come la spuma del vizio, Inverno, inverno, inverno, Sprofondiamo in un ramo di rose e di gigli! "LA NOTTE" DI G. DE MAUPASSANT
Postato da Grazia01 il Venerdì, 21 ottobre @ 20:13:25 CEST (594 letture)
![]() ![]() LA NOTTE Amo appassionatamente la notte. L'amo come si ama la patria o l'amante, di un amore istintivo, profondo, invincibile. L'amo con tutti i miei sensi, con gli occhi che la vedono, con l’odorato che la respira, con le orecchie che ne ascoltano il silenzio, con tutta la mia carne che le tenebre accarezzano. Le allodole cantano nel sole, nel cielo sereno, nell’aria calda, nell’aria fresca dei chiari mattini. Il gufo fugge nell'oscurità, nera macchia che passa attraverso lo spazio nero, e, rallegrato, inebriato dalla nera immensità, lancia il suo strido vibrante e sinistro. Il giorno mi stanca e m'annoia. È brutale e rumoroso. Mi alzo a fatica, mi vesto svogliatamente, esco di cattivo umore, e ogni passo, ogni movimento, ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero mi stancano come se sollevassi un pesante fardello. Ma quando il sole tramonta m'invade una gioia confusa, una gioia di tutto il corpo. Mi sveglio, mi animo. A mano a mano che l’ombra s'infittisce mi sento un altro, più giovane, più forte, più sveglio, più felice. La guardo infoscarsi, questa grande ombra dolce caduta dal cielo: sommerge la città come un'onda inafferrabile e impenetrabile, nasconde, cancella, distrugge i colori, le forme, abbraccia le case, gli esseri, gli edifici col suo impercettibile tocco.Allora sono tentato a gridare di piacere come le civette, a correre sui tetti come i gatti; e un impetuoso, un invincibile desiderio d'amare s'accende nelle mie vene. Vado, cammino, ora nei sobborghi oscuri, ora nei boschi vicini a Parigi, dove odo aggirarsi le bestie mie sorelle e i bracconieri miei fratelli. Quello che amiamo con violenza finisce sempre con l’ucciderci. Ma come spiegare ciò che mi accade? Anzi, come far comprendere ch'io possa raccontarlo? Non so, non so più, so soltanto che così è. - Ecco. Ieri dunque - fu ieri? - sì, senza dubbio, a meno che non fosse un altro giorno, un altro mese, un altr'anno, - non so. Eppure dovette essere ieri, poiché il giorno non è più sorto, poiché il sole non è più riapparso. Ma da quanto dura la notte? Da quanto?... Chi lo dirà? Chi lo saprà mai? Ieri dunque uscii come faccio sempre dopo aver pranzato. La sera era splendida, calmissima, calda. Incamminandomi verso i boulevards guardai sopra il mio capo il fiume del ciclo, nero e gremito di stelle, contro il quale i tetti si stagliavano. Grazie...
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 19 ottobre @ 12:06:15 CEST (435 letture)
![]() ![]() Spesso non ci rendiamo conto di quanto dovremmo meno lamentarci, ed essere invece grati per quello che ci accade intorno...... Un po' lungo da leggere, ma...... "Sono grata per mio marito, che si lamenta, quando la sua cena non è pronta, perché è a casa con me. Per mia figlia, che si sta lamentando, perché deve lavare i piatti, perché questo significa che è a casa e non per strada. Per le tasse che pago, perché questo significa che ho un impiego. Per il caos da pulire dopo una festa, perché questo significa che sono stata circondata da amici. Per i vestiti che sono stretti, perché questo significa che ho abbastanza da mangiare. Per la mia ombra che mi guarda lavorare, perché questo significa che sono fuori, al sole. Per il prato che ha bisogno di essere tagliato, le finestre che hanno bisogno di essere pulite e le grondaie che hanno bisogno di essere aggiustate, perché questo significa che ho una casa. Per tutte le lamentele che sento sul governo, perché questo significa che abbiamo libertà di parola. Per il parcheggio che trovo lontano da casa, perché questo significa che posso camminare e che sono stata benedetta con un mezzo di trasporto. Per la cara bolletta del riscaldamento, perché questo significa che sono al caldo. Per la donna che sì seduta dietro di me in chiesa, che canta stonata, perché questo significa che posso sentire. Per il mucchio di vestiti da stirare, perché questo significa che ho vestiti da indossare. Per la stanchezza e i muscoli che mi fanno male alla fine della giornata, perché questo significa che ho potuto lavorare duramente. Per la sveglia che suona presto di mattina, perché questo significa che sono in vita." (Dal web) "Il vassoio" - di Erri De Luca
Postato da Grazia01 il Martedì, 18 ottobre @ 18:51:00 CEST (410 letture)
![]() ![]() Molti anni fa comprai per la mia tavola un vassoio di legno, girevole. Ci mettevo il sale, il pepe, l’olio, l’aceto e il pane. Mio padre lo tastava in cerca di quello che gli serviva. Così non doveva chiedere continuamente qualcosa, interrompendo le conversazioni. Il vassoio girevole gli permetteva di fare da sé. Al vino pensavo io, versandolo nel suo bicchiere quasi fino all’orlo, come piaceva a lui. Mia madre mi fermava il braccio in un meccanico tentativo di riduzione, che non serviva. Col vino inghiottito mio padre dormiva bene e di sicuro in sogno ci vedeva giusto. Fuori di tavola non aveva preso misure allo spazio intorno. Sbandava, urtava, non trovava quello che cercava. Lo sentivo frugare, allora andavo a chiedere. Le sue retine erano strappate a buchi. Non l’ho sentito lamentarsi della cecità. Mi ha trasmesso i libri, la sua voglia di leggere, colpita e affondata nel buio. Rideva dei suoi sbagli. Seguiva mamma al mercato, che ogni tanto si staccava da lui. Allora gli capitava di prendere sottobraccio una sconosciuta, facendola sobbalzare di paura. Lui pure trasaliva, più spaventato della signora. A casa ne rideva. Non so se farò in tempo a diventare cieco. So che non sarò bravo come lui. Guardo il vassoio di legno che ancora sta sulla mia tavola, gli do un tocco per farlo ruotare, in senso antiorario. Non è un orologio e non ritorna all’ora che vorrei. Solo con la scrittura posso. Erri De Luca Il 15 ottobre del 1964 nacque Maria Grazia Calandrone
Postato da Grazia01 il Sabato, 15 ottobre @ 19:03:56 CEST (339 letture)
![]() Il 15 ottobre del 1964 nacque Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice e drammaturga italiana ![]() Deposto il nome Diceva sempre ditele che la amo e ditele che ho fatto tanta strada per amarla. Ditele che se uscivano angeli e diavoli dalla sua bocca, io vedevo soltanto la sua bocca. Ditele che mi abita per sempre. Diteglielo, vi prego. Diceva sempre. ![]() pasto nudo mi sentivo a mio agio con te come in una casa con le tende e le cose lavate dalla luce del sole e tutto fuori era evidente e nitido come in un pomeriggio d’estate dicevo sempre non conosco gli angeli, conosco te tornata al mondo come il primo amore il tuo viso era semplice come un raggio di sole e talmente vicino che guardando i tuoi occhi vedevo il tuo cuore sciogliersi in filamenti incandescenti d’oro e di lava i tuoi occhi comprendevano gli occhi degli amori già amati e il calore saliva da cose invisibili rimosse e muoveva altre cose invisibili e nuove e noi, tra altri laghi lavati dalla luce ricordavamo quello che non sappiamo a quali spine sia impastata la dolcezza di quelli che amano, come l’amore dolcemente agisca contro di noi, perché la solitudine di quelli che hanno visto l’amore una volta non è la stessa solitudine dei mai amati ![]() età dell’oro dico di quando, per la troppa gioia d’essere amati, cadiamo sulla terra oh!, viva carne che perderai la voce nel pianto, dico di quando ispirati, noi costruiamo con martello e chiodi lo scenario e il fossile di un angelo stacca le ali dalla calce dei muri, a fondoscena. dico di quando io abbracciavo in te tutta la vita: la tua e la mia, che brillavano unite da una gioia preistorica nella notte, che accadeva da ovest sulla campagna. dico di quando tu ritornavi vergine per me in una trasparente emorragia di luce – oh!, cosa straordinaria di natura ordinaria – oh!, vita tutta intatta, tutta disordinata, prima che l’amore pulisca tutto, all’indietro tutto, la vita intera Nobel per la letteratura 2016 a Bob Dylan
Postato da Grazia01 il Sabato, 15 ottobre @ 11:35:49 CEST (413 letture)
![]() ![]() La motivazione dell'Accademia di Svezia che lo ha insignito del Nobel dice già tutto. Il Premio va a Mister Robert Zimmerman "per aver creato una nuova espressione poetica nell'ambito della grande tradizione della canzone americana". Esatto: quello che Dylan ha scritto negli ultimi cinquant'anni e molto più di un'autorevole collezione di strofe e ritornelli. Il buon vecchio Bob ha portato la poesia abbinata alla musica a un livello superiore. Lo ha fatto partendo dal folk, da Woody Guthrie e dalla cultura beat con canzoni dirette che puntavano il dito contra la guerra e le ingiustizie sociali (vedi Masters of war o Hurricane dedicata a Rubin Carter, il pugile ingiustamente incarcerato per un triplice omicidio mai commesso) ma anche colorando le parole dei suoi pezzi di visioni, allusioni e simbolismi, raccontando storie leggendarie quanto enigmatiche, al confine tra sogno e realtà. Un viaggio fatto di parole, che di volta in volta lo ha avvicinato a Rimbaud, Kerouac o Ginsberg. Non solo: Dylan ha rotto tutti gli automatismi che pervadono lo stile e i comportamenti delle rockstar. Si è reinventato musicalmente sfuggendo a qualsiasi tentazione autocelebrativa, ha osato "storpiare" se stesso in concerto offrendo al pubblico versioni completamente destrutturate dei suoi brani (famosi e non), ha inventato il concetto di neverending tour con un'attività live ininterrotta, ha parlato poco o niente con i giornali, non si è concesso alla tv, si è tenuto lontano dai duetti e dalle collaborazioni che fanno notizia. È morto Dario Fo, eterno 'giullare'
Postato da Grazia01 il Sabato, 15 ottobre @ 10:05:52 CEST (475 letture)
![]() È morto Dario Fo, eterno 'giullare': "Se mi capitasse qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare" ![]() Dario Fo è morto all'ospedale Sacco di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni per problemi respiratori. Aveva 90 anni. Personalità incontenibile, artista poliedrico, 'giullare' della cultura italiana - amava definirsi lui - Fo era stato attivo fino all'ultimo. Il 20 settembre scorso aveva presentato a Milano il suo ultimo libro, Darwin, dedicato al padre dell'evoluzionismo. In estate, nel Palazzo del Turismo a Cesenatico, il rifugio creativo di Fo e della moglie Franca Rame, aveva esposto dipinti, opere grafiche, bassorilievi, sculture e pupazzi creati dall'artista e accompagnati da testi collegati al suo ultimo libro Darwin. Negli ultimi tempi era diventato impaziente di fare, scrivere, parlare, dipingere. Si ubriacava di impegni, lavorava fino a stordirsi, come volesse bruciare il tempo. Dario Fo ha lasciato la vita con l'energia e la carica con cui l'ha vissuta. "Se mi dovesse capitare qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare", scherzava fino all'ultimo. Aveva 90 anni, a 71 era stato insignito del Premio Nobel, e 70 li aveva passati nel teatro che ha dominato da re, reinventando la satira, la comicità con oltre cento commedie, racconti, romanzi biografici, saggi, e da attore, scrittore, autore di canzoni, ma anche pittore, regista, scenografo, saggista, politico: un talento rinascimentale che ha fatto di Dario Fo il più grande e famoso artista italiano dei tempi moderni. "Con Franca abbiamo vissuto tre volte più degli altri", diceva ripercorrendo una vita straordinaria celebre in ogni parte del pianeta. Poesie di Ewa Lipska, nata l'8 ottobre del 1945
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 10:06:02 CEST (561 letture)
![]() ![]() L’esame L’esame per il posto di re andò a meraviglia. Si presentarono alcuni re e un apprendista re. Fu scelto re un certo re che doveva essere re. Ottenne punti extra per le origini l’educazione spartana e per il sorriso che prese tutti alla gola. In storia rivelò notevoli capacità di sorvolare. La lingua obbligatoria risultò la sua madrelingua. Quando toccò il tema dell’arte avvinse il cuore della commissione. Uno dei membri della commissione avvinse un po’ troppo forte. Sì quello era davvero un re. Il presidente della commissione corse a chiamare il popolo per consegnarlo solennemente al re. Il popolo era rilegato in pelle. ![]() A due voci – Non sarò più tua moglie. – Non sarò più tuo marito. – I bambini non capiranno cos'è accaduto. – Bisogna mandarli al cinema. – I segugi dei miei pensieri hanno fiutato la separazione. – Una grossa cicatrice dopo questo amore resterà. – Lo seppelliremo visto che è giunto così insensato. – Le sentinelle dei ricordi metteremo presso la bara. – Quanto si può tenere un cadavere in casa? – Quanto si può tenere un cadavere nel cuore? – Faremo brevi discorsi. – Gli augureremo ogni bene. – Affinché non ritorni. – Forse ancora una volta… – Non ci troverà in casa. Andiamo in tintoria. – Troppo incauti siamo stati con noi stessi. Prima dell’alluvione fuggivamo verso il fiume. – Prima della siccità fuggivamo verso il sole. Eternamente stanchi abusavamo della farmacia. – Coprivamo le orecchie quando l’orologio ci minacciava sonando l’allarme sonando l’allarme. – Ci separavamo per ulteriori incontri su una funivia. Fissando il baratro sceglievamo l’amore che ci occorreva. – Eravamo atterriti dalla profondità del destino. – Soli come il deserto che non spera più nel cielo. – E soltanto del nostro amore ancora la camicetta di seta. Del nostro amore il pettine. – E le labbra che impediscono l’accesso alla parola. – La sera fa già fresco. Prendiamo i cappotti dei bambini. – E andiamogli incontro. Il cinema è lontano. Amore vero
Postato da giamacista il Sabato, 08 ottobre @ 08:46:50 CEST (595 letture)
![]() ![]() Il mio amore illumina la tua vita più vera di quando ci siamo conosciuti adesso oggi è il giorno della messa e tu ti commuovi serena fino alla fine. Lo sento sei lontana da me come ciò che persi albero e verità solo la tua voce commuove il mio cuore risplende il tuo viso nel giorno della separazione. Tutto ciò che cambia i miei giorni senza chiacchiere come vento nella campagna io la chiamerò Afrodite e i tuoi baci più dolci saranno. Giamacista L'indovina
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:38:29 CEST (369 letture)
![]() ![]() L’indovina Amalia, famosa cartomante, accolse il cliente nel suo studio. Sul tavolo c’erano una statuetta egizia, il gatto nero Pippo, tre pacchetti di sigarette e un mazzo di tarocchi. «Tagli il mazzo» disse Amalia con voce baritonale Il cliente esegui. La cartomante Amalia estrasse tre carte e le scoprì lentamente davanti a sé. «La prima carta dice che nel marzo di quest’anno ci saranno spaventosi attentati a Londra, Parigi e Roma e un ordigno atomico verrà lanciato su Washington. L’uomo deglutì. «La seconda carta dice che la reazione degli Stati uniti provocherà la Terza guerra mondiale con due miliardi di morti nel quadro di una catastrofe climatica che sommergerà due terzi delle terre emerse. » L’uomo si grattò la testa. «La terza carta dice che la donna a cui sta pensando la ama ancora e tornerà da lei». «Grazie, grazie» disse l’uomo quasi con le lacrime agli occhi. Pagò, uscì e quando fu in strada, la gente, gli alberi, il cielo, tutto gli sembrava più bello e luminoso. Stefano Benni Il re moro
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:35:20 CEST (368 letture)
![]() ![]() Il Re Moro entrò nella scuderia. Sul volto d'ebano brillavano gli occhi feroci che tanto terrore incutevano ai nemici durante le battaglie. Osservò i due cavalli, uno bianco e uno nero, purosangue di incredibile bellezza. Li valutò attentamente poi, con fare deciso, mosse verso il cavallo bianco. Fu questione di pochi attimi :il cavallo, con un doppio balzo, si avventò sul Re Moro e lo mangiò. Il re si era dimenticato di essere il re degli scacchi. Stefano Benni La civiltà dei consum
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:30:43 CEST (393 letture)
![]() ![]() Perchè se la civiltà dei consumi ha posto il problema della mancanza del verde o della solitudine della vecchiaia, un sindaco comunista si sente tenuto a risolverlo?. Di che si tratta? Della accettazione di una realtà fatale? E, visto che le cose stanno così, il dovere storico è quello di cercar di migliorarle attraverso l'entusiasmo comunista? Il " modello di sviluppo" è quello voluto dalla società capitalistica che sta per giungere alla massima maturità. Proporre altri modelli di sviluppo, significa accettare tale primo modello di sviluppo. Significa voler migliorarlo, modificarlo, correggerlo. No: non bisogna accettare tale "modello di sviluppo". E non basta neanche rifiutare tale "modello di sviluppo". Bisogna rifiutare lo "sviluppo". Questo "sviluppo": perchè è uno sviluppo capitalista. Esso parte da principi non solo sbagliati ( anzi, essi non sono affatto sbagliati: in sè sono perfetti, sono i migliori dei principi possibili), bensì maledetti. Essi presuppongono trionfanti una società migliore e quindi tutta borghese. I comunisti che accettano questo "sviluppo", considerando il fatto che l'industrializzazione totale e la forma di vita che ne consegue, è irreversibile, sarebbero indubbiamente realisti a collaborarvi, se la diagnosi fosse assolutamente giusta e sicura. E invece non è detto - e ci sono ormai le prove- che tale "sviluppo" debba continuare com'è cominciato. C'è anzi la possibilità di una "recessione". Cinque anni di "sviluppo" hanno reso gli italiani un popolo di nevrotici idioti, cinque anni di miseria possono ricondurli alla loro sia pur misera umanità. E allora- almeno i comunisti- potranno far tesoro dell'esperienza vissuta: e, poichè si dovrà ricominciare daccapo con uno "sviluppo", questo "sviluppo" dovrà essere totalmente diverso da quello che è stato. Altro che proporre nuovi "modelli" allo "sviluppo" quale esso è ora! Pier Paolo Pasolini Carmelo Bene
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:18:03 CEST (329 letture)
![]() ![]() Alessandro Baricco Carmelo Bene. Me l'ero immaginato definitivamente ingoiato da una vita quotidiana inimmaginabile, e triturata dal suo stesso genio, portato via su galassie tutte sue, a doppiare pianeti che sapeva solo lui. Perduto, insomma. Poi ha iniziato a girare con questo suo spettacolo anomalo, una lettura dei Canti Orfici di Dino Campana. L'ho mancato per un pelo un sacco di volte, e alla fine ci sono riuscito a trovarmi una poltrona, in un teatro, con davanti lui. A Napoli, all'Augusteo. Scena buia, solo un leggio. Lui, lì, con una fascia sulla fronte alla McEnroe, e dei segni di cerone bianco sotto gli occhi. Un microfono davanti alla bocca, e una luce addosso. Cinquanta minuti, non di più. Non so gli altri: ma io me li ricorderò finché campo. Non è che si possa scrivere quel che ho sentito. Né cosa, precisamente, lui faccia con la sua voce e quelle parole non sue. Dire che legge è ridicolo. Lui diventa quelle parole, e quelle non sono più parole, ma voce, e suono che accade diventa Ciò-che-accade, e dunque tutto, e il resto non è più niente. Chiaro come il regolamento del pallone elastico. Riproviamo. Quando sono uscito non avrei saputo dire cosa quei testi dicevano. Il fatto è che nell'istante in cui Carmelo Bene pronuncia un parola, in quell'istante, tu sai cosa vuol dire: un istante dopo non lo sai più. Così il significato del testo è una cosa che percepisci, si, ma nella forma aerea di una sparizione. senti il frullare delle ali, ma l'uccello non lo vedi: volato via. Così, di continuo, ossessivamente, ad ogni parola. E allora non so gli altri, ma io ho capito quel che non avevo mai capito, e cioè che il senso, nella poesia, è un'apparizione che scompare, e che se alla fine tu sai volgere in prosa una poesia allora hai sbagliato tutto, e, a dirla tutta, la poesia esiste solo quando diventa suono, e dunque quando la pronunci a voce alta, perché se la leggi solo con gli occhi non è nulla, è prosa un po' vaga che va a capo prima della fine della riga ed è scritta bene, ma poesia non è, è un'altra cosa. La Conoscenza di Sé
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:59:55 CEST (404 letture)
![]() La Conoscenza di Sé ![]() I vostri cuori conoscono nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti. Ma le vostre orecchie hanno sete del suono della vostra conoscenza del cuore. Voi vorreste conoscere con parole ciò che avete sempre saputo nel pensiero. Voi vorreste toccare con le dita il nudo corpo dei vostri sogni. Ed è bene che voi lo facciate. La sorgente nascosta della vostra anima dovrà scaturire e scorrere sussurrando verso il mare; E il tesoro delle vostre infinite cognizioni si rivelerà ai vostri occhi. Ma non lasciate che ci siano bilance per valutare quel vostro ignoto tesoro; E non scandagliate le profondità della vostra conoscenza con l’asta o la sonda. Perché il vostro Io è un mare sconfinato ed incommensurabile. Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto: “Ho trovato una verità”. Non dite: “Ho trovato il sentiero dell’anima”. Dite piuttosto: “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”. Perché l’anima cammina in tutti i sentieri. L’anima non cammina su una linea, né cresce come una canna. L’anima dischiude se stessa, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali. “The Prophet” di Khalil Gibran Come si fa a mantenere un amore?
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:57:33 CEST (386 letture)
![]() ![]() Una mamma e un bambino stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto il bambino dice: “Come si fa a mantenere un amore?” La mamma guarda il figlio e poi gli risponde: “Raccogli un po’ di sabbia e stringi il pugno….” Il bambino stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe più la sabbia gli esce dalla mano. “Mamma, ma la sabbia scappa!!!” “Lo so, ora tieni la mano completamente aperta…” Il bambino ubbidisce, ma una folata di vento porta via la sabbia rimanente. “Anche così non riesco a tenerla!” La mamma, sempre sorridendo: “Adesso raccogline un altro po’ e tienila nella mano aperta come se fosse un cucchiaio… abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per la libertà.” Il bambino riprova e la sabbia non sfugge dalla mano ed e protetta dal vento. “Ecco come far durare un amore…” L’Amore
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:53:25 CEST (359 letture)
![]() ![]() L’Amore Nessuno è creato dalla Vita come sostegno per i vostri sogni, perché due occhi non sono fatti per guardare l’uno verso l’altro, ma entrambi verso la stessa direzione; diventando così ognuno luce per l’altro. Crescete comprendendo questo, e troverete, assieme a ciò che cercavate, anche ciò che non cercavate. Ma dopo questo, non dubitate più. Se dubitate che sia Amore, infatti, già non è Amore. E non calcolate. Se calcolate i vostri passi, infatti, già non è Amore. Non appoggiatevi all’altro con tutto il vostro peso. Ma posatevi come un raggio di Sole su una foglia. E come una foglia accogliete l’altro raggio di Sole. Asciugate le vostre lacrime e senza timore concedete al vostro cuore questa luce e al vostro animo questo calore. Ma state attenti agli incanti! Perché i raggi di Sole non sono il Sole. Non riversate sull’altro tutta la vostra nostalgia di cielo: egli non è in grado di contenerlo, né mai voi potreste contenere il suo. Non valutate l’altro per ciò che non potrebbe mai avere, o finirete per svalutare voi. E tutto questo non è Amore. Non precipitate l’uno dentro l’altro, ma tenendovi per mano camminate insieme. Portate l’amato non al centro del vostro cuore, ma del suo, perché lì troverà anche il vostro, e insieme troverete il cuore al centro del cosmo. Sarete sottoposti a molte prove, e spesso l’orgoglio vi chiederà di scegliere sé al posto dell’Amore. Ma non ritiratevi da queste battaglie, perché altre non ve ne sono di più utili per voi. Se vincerete, avrete vinto. Se perderete combattendo e affilando il cuore, avrete vinto. E quando il tempo vi avrà condotto fino a farvi decidere di fondere per sempre le vostre due vite, conoscerete quote più alte, ma anche la durezza di cadute mai pensate. E vedrete spesso andare in frantumi tutti i vostri sogni. Ma sarà allora che potrete dischiudere davvero le vostre ali. da: “Il Profeta del Vento” di Stefano Biavaschi Ciao
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