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coppermine
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Achmatova
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IL SOGNO
Postato da Grazia01 il Giovedì, 09 luglio @ 20:15:14 CEST (303 letture)
![]() ![]() IL SOGNO Se il sonno fosse (come dicono) una tregua, un puro riposo della mente, perché, se ti si desta bruscamente, senti che t’han rubato una fortuna? Perché è triste levarsi presto? L’ora ci deruba d’un dono inconcepibile, intimo al punto da esser traducibile solo in sopore, che la veglia dora di sogni, forse pallidi riflessi interrotti dei tesori dell’ombra, d’un mondo intemporale, senza nome, che il giorno deforma nei suoi specchi. Chi sarai questa notte nell’oscuro sonno, dall’altra parte del tuo muro? (Jorge Luis Borges) Il mondo è pieno...
Postato da Grazia01 il Domenica, 05 luglio @ 15:18:07 CEST (444 letture)
4 luglio
Postato da Grazia01 il Sabato, 04 luglio @ 19:11:02 CEST (379 letture)
![]() ![]() Durante la giornata del 4 luglio, tutti gli americani seguono un rituale preciso, che solitamente si realizza con la partecipazione alle parate mattutine proposte dalle grande città. Per questa ricorrenza, gli uffici federali, le poste e le banche restano chiuse, mentre nelle basi militari, a mezzogiorno in punto, vengono sparati tanti colpi di pistola quanti sono gli Stati appartenenti agli USA: in questo modo si realizza il saluto militare cosiddetto Salute to the Union, che ricorda le primissime celebrazioni dell’Independance Day del 1777, quando vennero sparati tredici colpi di pistola (all’epoca erano solo 13 le colonie facenti parti del neonato Stato Americano ndr), una volta al mattino ed un’altra al tramonto, a Bristol, nel Rhode Island. ![]() La sera, invece, c’è grande attesa per gli irrinunciabili fuochi d’artificio che illuminano la notte di tutte le città americane, dove seguendo le note dell’inno americano The Star – Spangled Banner, partono le batterie luminose fra i canti commossi intonati con la mano sul cuore. Come ci si sente da vecchi?
Postato da Grazia01 il Sabato, 04 luglio @ 12:59:11 CEST (417 letture)
![]() ![]() L'altro giorno, una ragazza giovane mi ha chiesto: - cosa provi nell'essere vecchio?- Mi ha sorpreso molto la domanda, dato che non mi sono mai ritenuto vecchio. Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante. E poi ho riflettuto, ho pensato che invecchiare è un regalo. A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio. Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo. Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto. Non mi rimprovero più perché non mi piace spolverare, o perché non mangio alcune "cose" . Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinato, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando i fiori. Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare. A chi interessa se scelgo di leggere o passeggiare sotto la Luna? A chi interessa se ballo da solo ascoltando la musica anni 70? E se dopo voglio piangere per un Amore perduto? E se cammino sulla spiaggia in costume da bagno, portando a spasso il mio corpo rinsecchito e mi tuffo fra le onde lasciandomi da esse cullare, nonostante gli sguardi di quelli che Mi vedono troppo magro. È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere. Un cuore che non si è rotto, è sterile, e non saprà mai della felicità di essere imperfetto. Sono orgoglioso e grato di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c'erano solchi profondi sul mio viso. Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire: - Mi piace essere vecchio, perché la vecchiaia mi rende più saggio, più libero! - So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo il Mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà. Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio. Domenicoantonio Veneziano De Vita Il lago di Misurina
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 01 luglio @ 22:11:36 CEST (532 letture)
![]() ![]() La leggenda del Lago di Misurina A qualche chilometro da Cortina, si trova il lago di Misurina che, insieme ai più importanti e bei gruppi dolomitici, costituisce una delle punte di diamante di questa zona. La location di questo specchio d’acqua naturale, incastonato tra le Tre Cime di Lavaredo a nord, dai Cadini ad est e dal Marmarole e del Sorapis a sud, è tanto affascinante quanto la storia che sta dietro la sua origine. Vuole la leggenda che un tempo, a capo della zona che si estende tra le Tofane e le Tre Cime di Lavaredo, vi fosse un potente e forte re chiamato Sorapis. Il sovrano rimasto vedovo, aveva una figlia di nome Misurina, per la quale nutriva un affetto ed una devozione inestimabili. Misurina era una ragazzina viziata e capricciosa, perennemente scontenta e sempre alla richiesta di qualcosa di nuovo. Nonostante ciò Sorapis, che adorava la figlia, non esitava mai ad accontentarla e ad assecondare i suoi atteggiamenti, i quali le venivano puntualmente perdonati perché attribuiti alla mancanza della mamma. ![]() Un giorno Misurina venne a conoscenza dell’esistenza di una fata che viveva sulla cima del Monte Cristallo, la quale possedeva uno specchio magico che permetteva di leggere i pensieri delle persone. Ovviamente la ragazzina non esitò un istante a chiedere e a supplicare il padre perché l’accompagnasse sulle pendici del monte. E così fu, Sorapis condusse la sua bambina al cospetto della fata con l’obiettivo di farsi consegnare ad ogni costo lo specchio incantato. La fata fece di tutto per dissuadere il re e Misurina dall’avere lo specchio, ma alla fine, di fronte alle lacrime di Sorapis, non potè fare altro che acconsentire a cedere il suo prezioso oggetto a Misurina. Anche gli specchi magici però hanno un prezzo, ed in questo caso era molto alto. Sul monte Cristallo, la fata possedeva un bellissimo giardino pieno di fiori di ogni tipo, questi però appassivano sempre precocemente per l’eccesso di sole, così, come compenso per lo specchio magico, questa richiese che Sorapis si trasformasse in una montagna che avrebbe avuto lo scopo di tenere all’ombra il variopinto giardino fiorito. Misurina era talmente felice di tenere tra le mani il suo nuovo gioco che non si scompose minimamente all’idea di non rivedere più suo padre che in quello stesso momento si stava trasformando in un’enorme montagna con alberi al posto dei capelli e crepacci al posto delle rughe. Accecata dall’avidità, Misurina non si accorse di essere a centinaia di metri dal suolo e guardando a terra perse i sensi e cadde nel vuoto sotto lo sguardo inerme di Sorapis che non si era ancora trasformato del tutto. Il dolore per la morte della figlia che era la sua unica ragione di vita, spinse il re ad un pianto disperato, le cui lacrime formarono due grandi ruscelli che scorrendo verso valle andarono a modellare quello che oggi noi conosciamo come il lago di Misurina. Per quanto riguarda lo specchio, questo si infranse tra le rocce ed i suoi mille frammenti finirono nel lago, alle cui sponde diedero i riflessi multicolore che ancora oggi tingono i pensieri e la fantasia di coloro che ammirano le sue acque cristalline. Luglio
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 01 luglio @ 08:18:23 CEST (3005 letture)
Ci sarò
Postato da Grazia01 il Martedì, 30 giugno @ 21:02:21 CEST (522 letture)
La nave di San Pietro e San Paolo
Postato da Grazia01 il Domenica, 28 giugno @ 22:28:12 CEST (462 letture)
![]() LA BARCA DI SAN PIETRO. Consiste nell’usanza di porre, nella notte fra il 28 e il 29 giugno (festività dei santi Pietro e Paolo), un contenitore di vetro riempito d’acqua su un prato e nel far colare nell’acqua un albume d’uovo. Al mattino seguente si dovrebbero trovare nell’acqua delle strutture, formate dall’albume, che ricordano le vele di una nave. In considerazione di come apparivano le “vele” si poteva trarre buono o cattivo auspico di come sarebbe stata l’annata agraria. Il Santo, passando, avrebbe soffiato nel fiasco facendo apparire la sua barca. ![]() Al mattino i bambini correvano a prendere il contenitore dove l’albume si era disposto formando la chiglia, gli alberi maestri, e le vele. Certo, ce ne vuole di fantasia, ma i più piccoli si immaginavano le funi, le onde e persino il vento che gonfiava le vele; c’è chi ci vedeva addirittura il Santo arrampicato sul pennone dell’albero più alto, impegnato a scrutare l’orizzonte. Domani mattina vedrò come è venuta la mia nave. Buonanotte Nati il 26 giugno - Giovanni Giudici
Postato da Grazia01 il Venerdì, 26 giugno @ 22:14:49 CEST (572 letture)
![]() Poesie di Giovanni Giudici ![]() IL BENESSERE Quanti hanno avuto ciò che non avevano: un lavoro, una casa – ma poi che l’ebbero ottenuto vi si chiusero. Ancora per poco sarò tra voi. ![]() DAL CUORE DEL MIRACOLO Parlo di me, dal cuore del miracolo: la mia colpa sociale è di non ridere, di non commuovermi al momento giusto. E intanto muoio, per aspettare a vivere. Il rancore è di chi non ha speranza: dunque è pietà di me che mi fa credere essere altrove una vita più vera? Già piegato, presumo di non cedere. ![]() La vita in versi Metti in versi la vita, trascrivi Fedelmente, senza tacere Particolare alcuno, l'evidenza dei vivi. Ma non dimenticare che vedere non è Sapere, né potere, bensì ridicolo un altro voler essere che te. Nel sotto e nel soprammondo s'allacciano Complicità di visceri, saettando occhiate D'accordi. E gli astanti s'affacciano Al limbo delle intermedie balaustre: Applaudono, compiangono entrambi i sensi Del sublime - l'infame, l'illustre. Inoltre metti in versi che morire E' possibile più che nascere E in ogni caso l'essere è più del dire. ![]() Questo caro sgomento L'infanzia dalle lunghe calze nere Logorate ai ginocchi sugli spigoli Dei banchi, l'infanzia delle preghiere Assonnate ogni sera, delle nere Albe dei morti, della litania Di zoccoli cristiani sul selciato, L'infanzia che m'ha dato Questo caro sgomento mio d'esistere... ![]() Una Una che si svestiva con molta docilità deponendo in bell’ordine gli indumenti uno sull’altro senza alcuna impudicizia e tuttavia senza il minimo dramma di pudore Ma appena commentando con ironia e con tenerezza primo perché sapeva essere quello il rituale e poi perché la pazienza è nelle donne virtù che più di noi le frena sulla china della morte Una che conosceva tutte le lingue del silenzio e per questo soffriva gli errori delle parole anche se la parola non è essenza ma paura d’assenza nell’uomo che le parla Una che amava il sole e l’oro e per questo portava tutto il grigio dei doveri come chi per mancanza di denaro abbia lasciata sul banco la bella cosa a lungo soppesata. IL DESTINO DI NASCERE DONNA Rosarossa
Postato da rosarossa il Venerdì, 26 giugno @ 09:35:23 CEST (655 letture)
![]() ![]() IL DESTINO DI NASCERE DONNA Mio Dio che severo un dì dicesti: Tu donna partorirai con gran dolore! Chiedendogli perdono accettasti con fede il suo castigo, mentre Lui saliva glorioso al trono. Donna quanto ti costa l'amore! Dall'uomo sottomessa, bistrattata e nel terrore, per la famiglia fosti sempre tutto fare; non so dire se per scherno o verità ti chiamarono l'angelo del focolare. Sanguinose lotte hai combattuto per conquistare dignità, valore e con l'uomo metterti alla pari. Convinta di essere dalla legge tutelata, abbracciasti i doveri imposti senza mai obbiettare, convinta e rassegnata. Ma i tuoi diritti dove son rimasti appiccicati? Tuttora a l'uomo! Che s'impone ancora rabbioso e con molto fastidio e tu donna, poverina! Cos'hai hai conquistato? la modernità,del... femminicidio! Rosarossa Gocce di sole
Postato da Grazia01 il Venerdì, 26 giugno @ 09:19:01 CEST (518 letture)
![]() ![]() Gocce di sole Gocce di sole miele sul viso dolce calore invita al sorriso Magiche notti di mille stelle lunghe giornate dorata la pelle Volo di stormi nel cielo sereno una preghiera prima di sera Nuovi profumi di tempi passati zucchero e sale come pensieri Tenera estate ancora leggera promesse di vita che sembra infinita. Grazia Pensando al cielo...
Postato da Grazia01 il Martedì, 23 giugno @ 22:01:00 CEST (308 letture)
![]() ![]() Spleen Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte Una luce diurna più triste della notte; Quando la terra è trasformata in umida prigione, Dove come un pipistrello la Speranza Batte contro i muri con la sua timida ala Picchiando la testa sui soffitti marcescenti; Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce Imita le sbarre di un grande carcere Ed un popolo muto di infami ragni Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli, Improvvisamente delle campane sbattono con furia E lanciano verso il cielo un urlo orrendo Simili a spiriti vaganti senza patria Che si mettono a gemere ostinati E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza Piange e l'atroce angoscia dispotica Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo. Baudelaire ![]() Gli artisti possono colorare il cielo di rosso perché sanno che è blu. Noi che non siamo artisti dobbiamo colorare le cose come realmente sono, o la gente potrebbe pensare che siamo stupidi. Jules Feiffer ![]() E ogni pausa è cielo in cui mi perdo, serenità d’alberi a chiaro della notte. Salvatore Quasimodo Luciano Folgore nacque il nato il 18 giugno 1888
Postato da Grazia01 il Giovedì, 18 giugno @ 11:59:24 CEST (484 letture)
![]() ![]() Silenzio Il cielo è diventato una nube, vedo oscurarsi le tube non vedo 1'ombrello, ma odo sul mio cappello di paglia, da venti dracme e cinquanta la gocciola che si schianta, come una bolla, tra il nastro e la colla. Per Giove, piove sicuramente, piove sulle matrone vestite di niente, piove sui bambini recalcitranti, piove sui mezzi guanti turchini, piove sulle giunoni, sulle veneri a passeggio, piove sovra i catoni, e, quello ch'è peggio, piove sul tuo cappello leggiadro, che ieri ho pagato, che oggi si guasta; piove, governo ladro! … E piove soprattutto sul tuo cappello distrutto mutato in setaccio, che ieri ho pagato che adesso è uno straccio, o Ermïone che scordi a casa l'ombrello nei giorni di mezza stagione. ![]() Tutta nuda Te, nuda dinanzi la lampada rosa, e gli avori, gli argenti, le madreperle, pieni di riflessi della tua carne dolcemente luminosa. Un brivido nello spogliatoio di seta, un mormorio sulla finestra socchiusa, un filo d'odore, venuto dalla notte delle acacie aperte, e una grande farfalla che ignora che intorno a te non si bruciano le ali, ma l'anima. ![]() L’Alba Gli orti di Barga stavano, pervasi da un lieve freddo, lieve, così lieve che a dirlo non faceva freddo, quasi. Brina? Sì, no. V'era un biancor di neve, un presso a poco, un nulla, una chimera e qualche schiocco nella strada breve. A un tratto parve che dal ciel piovesse un po' di guazza, ma non piovve affatto, com'uno che dicesse e non dicesse. ![]() Musa vagabonda Se morissi una notte all' improvviso no, non vorrei salire in paradiso. Il paradiso è un sito troppo fuori di mano, un infinito pieno d'infinito, un lontano lontano, assai lontano. Giunti lassù si perde la nozione delle cose terrestri e vi si oblia oltre il dolore e la malinconia i fatti, le disgrazie, le persone, che ci han rotto le scatole e avverrebbe ch' angeli o santi si perdonerebbe coloro che ci diedero fastidio fino al delirio o fino al suicidio. Invece io chiedo in premio dei miei mali non la beatitudine, ma il modo di vendicarmi a fondo di quei tali. Vorrei morto di fresco entrare a un tratto nel corpo del mio gatto, del mio gatto siamese, dal muso nero e gli occhi di turchese, che passa tutto il giorno ad acciuffar le mosche che gli ronzano intorno. Perché dentro le mosche prigioniere, ci stan l' anime perse dei noiosi che turbarono sempre i miei riposi. Ah che rara fortuna, oh che piacere dar la caccia alle mosche dopo morto! Spero che Dio, supremo giustiziere, se ne ricordi e non mi faccia torto. Luciano Folgore BAOBAB
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 17 giugno @ 11:48:34 CEST (476 letture)
![]() ![]() Baobab Chiamato dagli Africani "Albero Magico", "Albero Farmacista" e "Albero della Vita", il nome Baobab deriverebbe dal nome arabo “bu- hibab”, (il frutto dai molteplici semi). ![]() Questo immenso e poderoso simbolo dell'Africa che sembra unire il cielo alla terra, fornisce agli uomini, nutrimento e rimedio a molti disturbi e malattie di vario genere. Ancora sconosciuti al grande pubblico, i frutti e le foglie del Baobab sono stati ampiamente studiati e analizzati dai ricercatori di ogni parte del mondo ed esiste su questa pianta una vastissima letteratura medica tanto da essere definita "Una pianta per il futuro". Stupore
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 giugno @ 12:18:49 CEST (318 letture)
![]() ![]() Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori. Aristotele Finché saremo capaci di stupirci e di essere curiosi, saremo sempre giovani. la musica
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 giugno @ 12:12:39 CEST (429 letture)
TVB. Rosarossa
Postato da rosarossa il Lunedì, 15 giugno @ 12:06:34 CEST (478 letture)
![]() ![]() TVB. Tre lettere alfabetiche, ma parlano d'amore sigillate in una perla segreta, nascosta nel profondo in un angolo di cuore. L'anima che tutto conosce e tutto spia aggiunge ancora un raggio di splendore. Rompe il buio nella solitudine, scalda il cuore e fa tanta compagnia, lenisce il dolore, carezza, consola e della vita illumina la via. Rosarossa Piove
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 giugno @ 12:00:06 CEST (788 letture)
![]() ![]() La pioggia è vita; la pioggia è la discesa del cielo sulla terra; senza la pioggia, non ci potrebbe essere vita. John Updike ![]() Piovono voci di donne come se fossero morte anche nel ricordo Anche voi piovete meravigliosi incontri della mia vita o goccioline E quelle nuvole impennate cominciano a nitrire un intero universo di città auricolari Senti se piove mentre il rimpianto e lo sdegno piangono una musica antica Ascolta cadere i legami che li tengono in alto e in basso. Guillaume Apollinaire ![]() ...La mia anima ha la tristezza della pioggia serena, tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile, ho all’orizzonte una stella accesa e il cuore mi impedisce di contemplarla. O pioggia silenziosa che gli alberi amano e sei al piano dolcezza emozionante: da’ all’anima le stesse nebbie e risonanze che lasci nell’anima addormentata del paesaggio! Federico Garcìa Lorca ![]() Inspirando la frescura umida e l’odore di pane della terra che da tempo aspettava la pioggia, guardò i giardini e i boschi che correvano via, i campi gialli di segale, le strisce ancora verdi dell’avena e i solchi neri con le macchie verde scuro delle patate in fiore. Tutto pareva ricoperto da una vernice: il verde diventava più verde, il giallo più giallo, il nero più nero. – Ancora, ancora! – diceva Nechljudov, lieto dei campi, dei giardini e degli orti che riprendevano vita sotto la pioggia benefica. Lev Tolstoj ![]() Ascoltavo la pioggia domandare al silenzio quale fragile ardore sillabava e moriva. L’infinito tendeva ori e stralci di rosso profumando le pietre di strade lontane. Mi abitavano i sogni odorosi di muschio quando il fiume impetuoso scompigliava l’oceano. Ascoltavo la pioggia domandare al silenzio quanti nastri di strade annodavano il cuore. E la pioggia piangeva sciugandosi al vento sopra tetti spioventi di desolati paesi. Alda Merini Ci sono dei momenti...
Postato da Grazia01 il Sabato, 06 giugno @ 10:19:13 CEST (608 letture)
![]() ![]() “Ci sono momenti che vanno e vengono come luci di natale che si accendono e si spengono....ci sono strade dentro alla tua testa che conosci a memoria ma ogni volta ti stupiscono ..sensi unici che nascono e muoiono ..semafori che fanno quel cazzo che vogliono..lampioni che spariscono e tu ti ritrovi in un secondo contromano confuso e spento..eppure ieri era tutto logico e ovvio.. Ci sono giorni che mai finiscono pieni di rotonde dove attimi bastardi e ubriachi di nostalgia ti rubano la precedenza e ti investono e le cinture di sicurezza che metti ai tuoi pensieri mica servono..non puoi proteggerti da certi ricordi perché non puoi mettere un freno ai tuoi sogni..puoi ignorarli, puoi addormentarli..ma ci sono certe notti dalle quali non sfuggi in cui ti ritrovi solo a guardare luci di natale che si accendono e si spengono sui tuoi dubbi..ci sono momenti in cui l’on e off non sei tu che li scegli o forse sono solo incroci davanti ai quali ti fermi..e aspetti…e in lontananza senti il fischio di quel famoso treno…magari sei ancora in tempo……corri!" 4tu Parole violentate
Postato da Letty il Venerdì, 05 giugno @ 18:53:38 CEST (431 letture)
![]() ![]() Parole violentate Povere parole violentate. Dove nascono certe parole c'è il dolore, il pianto. Sono pesanti e cadono a terra. C'è chi ha la cura di raccoglierle e lanciarle al cielo sembrano cristalli ma sono lacrime Ognuna di loro si incastona nel mantello della notte diventando una stella Nessuno può strappare un fiore dal cielo senza sporcarsi le mani... Nessuno! ETERNO FIORE
Postato da rosarossa il Venerdì, 05 giugno @ 18:50:39 CEST (1276 letture)
Il 5 giugno del 1898 nasceva Garcia Lorca
Postato da Grazia01 il Venerdì, 05 giugno @ 12:26:29 CEST (517 letture)
![]() Anniversario della nascita di Federico Garcia Lorca ![]() FEDERICO GARCIA LORCA Il poeta spagnolo per eccellenza nacque a Fuente Vaqueros nel 1898. Bambino vivace, fu costretto ad alcune interruzioni nello studio a causa di gravi problemi di salute. Riuscì comunque ad iscriversi all’università e a conseguire la laurea. All'inizio degli anni Venti si traferì a Madrid, dove si formò grazie ai contatti con artisti del calibro di di Dalì, Buñuel ed in particolare Jimenez. Contemporaneamente si dedicò alla scrittura di opere teatrali i cui esordi furono accolti con una certa freddezza. Dopo la laurea, attraverso le prime esperienze di lavoro si formò in modo più preciso l'impegno sociale del poeta, con la creazione di gruppi teatrali autonomi la cui attività era finalizzata allo sviluppo culturale della Spagna. Nel 1936, poco prima dello scoppio della guerra civile, Garcia Lorca redasse e firmò, assieme a Rafael Alberti ed altri 300 intellettuali spagnoli un manifesto d'appoggio al Frente Popular, che apparve sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio. Il 17 luglio 1936 scoppiò l'insurrezione militare contro il governo della Repubblica ed iniziò la guerra civile spagnola. Il 19 agosto Federico García Lorca venne rapito e portato a Viznar, dove venne brutalmente assassinato senza alcun processo. Delle sue opere, quella universalmente nota è il "LLanto por la muerte de Ignacio Sánchez Mejías". ![]() Gazzella dell'amore imprevisto Nessuno capiva il profumo Dell'oscura magnolia del tuo ventre. Nessuno sapeva che martirizzavi Un colibrì d'amore fra i tuoi denti. Mille cavallini persiani dormivano Sulla piazza con la luna della tua fronte, Mentre per quattro notti io stringevo La tua vita, nemica della neve. Fra i gessi e i gelsomini, il tuo sguardo Era un pallido ramo di sementi. Cercai, per darti, nel mio cuore Le lettere d'avorio che dicono sempre Sempre, sempre: giardino della mia agonia, Il tuo corpo fuggitivo per sempre, Il sangue delle tue vene nella mia bocca. La tua bocca senza luce per la mia morte. ![]() Ancora ti amerò Pronuncio il tuo nome nelle notte buie, quando gli astri vanno a bere alla luna e dormono gli alberi delle foreste cupe. Ed io mi sento vuoto di passione e di musica. Orologio impazzito che canta morte ore antiche. Pronuncio il tuo nome e in questa notte buia, il tuo nome suona più lontano che mai. Più lontano delle stelle, più dolente della spiaggia quieta. Ancora ti amerò come allora? Quale colpa ha il mio cuore? Se si alza la nebbia quale nuova passione m'attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna! ![]() Cordova Cordova. Lontana e sola. Cavallina nera, grande luna, e olive nella mia bisaccia. Pur conoscendo le strade mai più arriverò a Cordova. Nel piano, nel vento cavallina nera, luna rossa. La morte mi sta guardando dalle torri di Cordova. Ahi, che strada lunga! Ahi, la mia brava cavalla! Ahi, che la morte mi attende prima di giungere a Cordova! Cordova, lontana e sola. ![]() Tanto vivere Tanto vivere... perchè? Il sentiero è noioso e non c'è amore sufficiente. Tanta fretta... perchè? Per prendere la barca che non va in nessun luogo. Amici, tornate! Tornate alla vostra sorgente. Non versate l'anima dispersa nella coppa della Morte. ![]() Io pronuncio il tuo nome Io pronuncio il tuo nome nelle notti oscure, quando giungono gli astri a bere nella luna, e dormono i rami delle fronde occulte. Ed io mi sento vuoto di passione e di musica. Folle orologio che canta antiche ore defunte. Io pronuncio il tuo nome in questa notte oscura, e il tuo nome mi suona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della mite pioggia. Ti amerò come allora qualche volta? Che colpa ha commesso il mio cuore? Se la nebbia si scioglie quale nuova passione mi aspetta? Sarà tranquilla e pura? Se potessi sfogliare con le dita la luna!! FEDERICO GARCIA LORCA La vita continua
Postato da Grazia01 il Giovedì, 04 giugno @ 14:01:36 CEST (530 letture)
![]() ![]() La vita continua Mi piace ricordare il passato perché è più vero. Ricordo un amico ma mai uno solo. L’amicizia era sincera, bastava uno sguardo, un sorriso, un ciao, ed il cuore si apriva per ricevere e pronto a donare. Peccato che non torni più perché è passato e niente è più. Ma ora ci sei tu : così il presente vive di nuova luce , nuove speranze, nuove certezze, nuove parole, nuovi sorrisi. Il rumore lieve della vita si muove su un filo sottile così come camminano le stelle e la luna sopra noi formando una luce intermittente chissà dove e per chi La vita è nei tuoi occhi e lì è la mia pace mentre rumoreggiano gli anni e come piombo pesano le pene ed i pensieri mentre il deserto della solitudine inghiotte le persone che lo abitano. r.chesini Il 28 maggio del 1922 nacque José Craveirinha
Postato da Grazia01 il Giovedì, 28 maggio @ 20:19:34 CEST (440 letture)
![]() José Craveirinha, poeta mozambicano, era nato il 28 maggio del 1922 ![]() Con questa bellissima poesia del poeta mozambicano José Craveirinha, vorrei rendere omaggio a tutte le persone, donne e uomini, africani e non solo, che continuano a girare le terre, l’Europa compresa rendendo omaggio all’Africa raccontando delle esperienze vissute in Africa. La loro voce è il TAMBURO che piu’ di ogni altro rimane il piu’ antico e il piu’ autentico strumento di comunicazione e di narrazione della cultura africana. Possa la testimonianza di questi concittadini (ormai tantissimi) aprire le menti e gli sguardi di molte altre persone verso questa Terra che è l’Africa. ![]() Voglio essere tamburo Il tamburo è vecchio di gridare Oh, vecchio dio degli uomini lasciami essere tamburo Corpo e anima solo tamburo Solo tamburo che grida nella calda notte dei tropici. Non fiore nato nel bosco della disperazione non fiume che scorre verso il mare della disperazione non lancia temperata al vivo fuoco della disperazione E nemmeno poesia forgiata nel dolore rosso della disperazione. Niente. Solo tamburo vecchio da gridare alla luna piena della mia terra Solo tamburo di pelle conciata al sole della mia terra Solo tamburo scavato nei duri tronchi della mia terra. Io Solo tamburo che spezza l’amaro silenzio della Mafalala Solo tamburo vecchio da sedere alla festa della mia terra Solo tamburo perduto nelle tenebre della notte perduta. Oh! vecchio dio degli uomini io voglio essere tamburo e non fiume e non fiore e non lancia per ora e nemmeno poesia Solo tamburo che echeggia come la canzone della forza e della vita Solo tamburo giorno e notte notte e giorno solo tamburo fino alla consumazione della grande festa dei negri! lasciami essere essere tamburo solo tamburo. ![]() José Craveirinha che è morto nel 2003 è stato uno dei piu’ grandi poeti africani di lingua portoghese. Una delle voci semplicemente piu’ ascoltate del Mozambico anche e soprattutto durante la lunga guerra civile di questo simpatico paese africano e dopo l’assassinio del presidente e leader movimento socialista mozambicano Samora Machel avvenuto il 19 ottobre 1986. Josè è figlio di un portoghese e di una mozambicana. Ha pubblicato diversi scritti, tra cui Cantico a un Dio di catrame nel 1966. Anno in cui il poeta subi’ un interdetto politico. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche come “O Brado africano e noticias oppure Vos de ciacao Africana fin dalla giovane età. José ha conosciuto l’esperienza del carcere della polizia portoghese dal 1965 al 1969 per le sue prese di posizione. E’ stato insignito del premio letterario Camoes nel 1990. Per noi rimane uno degli esempi di letterato africano impegnato con e per la popolazione africana. Il 28 maggio del 1877 nacque Oscar Vadislas de Lubicz Milosz
Postato da Grazia01 il Giovedì, 28 maggio @ 20:14:06 CEST (673 letture)
![]() Nel preambolo la poesia appare come compagna dell’uomo sin dalle origini, sin dai riti magici degli abitatori delle caverne; come “ordinatrice di archetipi”; come – ed è questa per me la definizione più importante – “inseguimento appassionato del Reale” (Oscar Vladislas de Lubicz Miłosz, Qualche parola sulla poesia) ![]() In un paese d’infanzia... In un paese d’infanzia ritrovata in lacrime, In una città di morti battiti di cuore (Battiti dal frastuono cullante, Battiti d’ala degli uccelli nunzi di morte, Sciabordii d’ala nera sulle morte acque). In un passato fuori dal tempo, in preda a sortilegio, I cari occhi a lutto dell’amore ardono ancora Di un fuoco lento di rosso minerale, di un triste sortilegio; In un paese d’ infanzia ritrovata in lacrime… – Ma il giorno piove sulla vacuità di tutto. Perché mi hai sorriso nell’antica luce? E perché e come avete potuto riconoscermi Voi strana ragazza dalle palpebre di arcangelo, Dalle ridenti, illividite, sospiranti palpebre, Edera di notte estiva sulla luna delle pietre? E perché e come, non avendo mai conosciuto Né il mio volto né il mio lutto, né la miseria Dei giorni, mi hai così di colpo riconosciuto Tu mite, musicale, brumosa, pallida, cara, Per la quale morire nella grande notte delle tue palpebre? – Ma il giorno piove sulla vacuità di tutto. Quali parole, quali musiche terribilmente antiche Fremono in me per la tua irreale presenza, Cupa colomba dei giorni lontani, mite, bella, Quali musiche ti fanno eco nel sonno? Sotto quale fogliame di arcaica solitudine, In quale silenzio, quale melodia o quale voce Di bambino malato ritrovarvi, oh bella, Oh casta, oh musica ascoltata nel sonno? – Ma il giorno piove sulla vacuità di tutto. Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz (Traduzione di Massimo Rizzante) ![]() da “Cantico della primavera” Alzati, cara testa! Guarda, bel viso! Tutto è fiducia, incanto, riposo. La giovane ape, figlia del sole, vola in esplorazione nel mistero del frutteto. Vieni, dolce viso … Scosterò la chioma del salice, guarderemo nella valle. Si piega il fiore, l’albero stormisce: son ebbri di fragranza. E la città, anch’essa, è bella nell’azzurro del tempo: le torri sono come donne che guardino arrivare l’amato in lontananza. La colomba dalle belle zampe scende a bere alla fontana: come si mostra bianca nell’acqua fresca! Si direbbe che canti nel mio cuore novello. Eccola lontana … O viandante, sii nostro ospite, fermati! Troverai quiete sotto il nostro tetto. I gravosi progetti che hai, s’assopiranno Al mormorare aèreo del viale. Avrai per cibo, pane, miele e latte. Ti terremo nascosto agli affanni. C’è una bella camera appartata nella nostra dimora; verdi ombre vi entrano dalla finestra aperta su un giardino pieno d’incanto, solitudine e acqua. Egli ascolta … si ferma … Com’è bello il mondo, benamata, com’è bello il mondo! Il 28 maggio del 1779 nacque Thomas Moore,
Postato da Grazia01 il Giovedì, 28 maggio @ 20:09:38 CEST (486 letture)
![]() ![]() Thomas Moore nacque a Dublino il 28 maggio del 1779. Originario di una famiglia con la passione rivoluzionaria, fu uno dei primi cattolici ad essere ammesso al Trinity College nel 1794. Nel 1803 fu ufficiale civile alle Bermuda, dove rimase per un anno, poi tornò in Inghilterra dopo aver viaggiato in America e Canada. Di ritorno, pubblicò una raccolta di odi, poesie e epistole, in cui criticava l’America. Nel 1819 Moore fu condannato alla prigione a causa dei debiti: il suo deputato alle Bermuda era, in realtà, il colpevole, ma la colpa cadde interamente su Moore, che lasciò l’Inghilterra con Lord John Russell per visitare l’Italia. Moore tornò solo nel 1822, quando i debiti erano stati completamente ripagati. Nel 1824 Moore ereditò le memorie di Byron, ma, secondo alcune fonti le bruciò insieme all’editore John Murray, presumibilmente per proteggere l’amico. Diversamente, invece, Leslie Marchand dice nella sua biografia di Byron, che fu Moore a tentare di distogliere Murray dall’intento di bruciare le carte dell’amico e infatti ne salvò alcune pagine dal fuoco. E proprio grazie a questi manoscritti di Byron, Moore scrisse Letters and Journals of Lord Byron (1830). Nel 1835 Moore ricevette una pensione letteraria e pubblicò The Fudges in England. La sua amicizia con il compatriota eroico Robert Emmett ha prodotto alcune scritture che incoraggiano ardentemente la causa della libertà irlandese. Il poeta, dopo la morte di Emmet, compose un’elegia commovente, When he who adores thee, basata sulle parole dei martiri per la libertà. Moore fu per tutta la vita un valente musicista e un copioso scrittore capace di slanci lirici e dotato di notevole umore satirico. La morte lo colse nel 1852. ![]() L'ultima rosa dell'estate Traduzione dall'inglese di Mario Rapisardi (1862) Che fai, rosa deserta in su lo stelo, Mandando effluvi al cielo? Più il prato non s'infiora Di tue compagne, che l'està scolora: Nè fiore alcuno, ovunque il guardo giri, Giunge a' tuoi le sue tinte e i miei sospiri! Ti lascerò da tutti abbandonata Sul gambo relegata? Oh, no. Pietoso invece io ti disfioro... Raggiungi gli altri fior, dormi con loro! Là, dove sparsi il prato Morti li accoglie, t'è il dormir più grato. Deh, ma potrò pur io morir repente, Quando le gioie spente D'ogni affetto gentil tutte saranno? Quando dal luminoso Astro i raggi d'amor s'oscureranno, Potrò aver come te pronto riposo? Oh, allor che a' sogni dell'april degli anni Sieguono i disinganni... Quando, d'amor ogni legame infranto, Sol ci rimane il pianto... Chi vuol, chi può restar deserto in questa Tomba del nostro cor, landa funesta? Thomas Moore Evviva Casatea
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 27 maggio @ 09:19:08 CEST (3120 letture)
SOLITUDINE Rosarossa
Postato da rosarossa il Mercoledì, 27 maggio @ 08:56:20 CEST (601 letture)
![]() ![]() SOLITUDINE Una vita sola! Un'automa vagante sperduto nel nulla. Ho cercato la fede per nascere ancora. Ho pregato il Divino per sentirmi viva. Ha accolto la prece fatta col cuore sorretto il fardello che più non reggevo ascoltato il pianto, capito il mio duolo mi è stato vicino, alimentando il coraggio, mi ha dato la speme. A questo amore grande e sincero professo il mio credo e mi sento protetta felice e sicura. Mai disperare, ma solo pregare. Il solo conforto che ogni anima invoca arriva solo mandato dal cielo! Rosarossa Non ho bisogno di tempo
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 maggio @ 21:43:55 CEST (399 letture)
![]() ![]() Non ho bisogno di tempo Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa. Chi ti potrà conoscere là dove taci, o nelle parole con cui tu taci? Chi ti cerchi nella vita che stai vivendo, non sa di te che allusioni, pretesti in cui ti nascondi. E seguirti all'indietro in ciò che hai fatto, prima, sommare azione a sorriso, anni a nomi, sarà come perderti. Io no. Ti ho conosciuto nella tempesta. Ti ho conosciuto, improvvisa, in quello squarcio brutale di tenebra e luce, dove si rivela il fondo che sfugge al giorno e alla notte. Ti ho visto, mi hai visto, ed ora, nuda ormai dell'equivoco, della storia, del passato, tu, amazzone sulla folgore, palpitante di recente ed inatteso arrivo, sei così anticamente mia, da tanto tempo ti conosco, che nel tuo amore chiudo gli occhi, e procedo senza errare, alla cieca, senza chiedere nulla a quella luce lenta e sicura con cui si riconoscono lettere e forme e si fanno conti e si crede di vedere chi tu sia, o mia invisibile Pedro Salinas vi perdono, ma inginocchiatevi
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 maggio @ 19:22:30 CEST (3023 letture)
![]() ![]() COSI' ROSARIA HA RACCONTATO DOLORE E VERITA' ROMA - "Avete perduto, uomini senza onore. State perdendo pure i figli che guardano le vostre mani sporche di sangue. Il disprezzo vi sommergerà. Forse siete in tempo per non farvi odiare dai vostri stessi figli. Io vi perdono, ma inginocchiatevi". Così, con una lunga Lettera ai mafiosi inizia il diario di Rosaria Schifani, moglie di Vito Schifani, uno dei tre agenti di scorta uccisi insieme al giudice Falcone. Il suo dolore, la sua cronaca privata di una tragedia pubblica, le parole di ira ma anche di perdono rivolte ai nemici, agli assassini ai mafiosi, sono state raccolte in un libro Vi perdono ma inginocchiatevi, scritto insieme al giornalista Felice Cavallaro, edito da "Tullio Pironti". Ma prima di rivolgersi ai mafiosi, Rosaria Schifani si rivolge al figlio, il bimbo che aveva solo quattro mesi quando il padre Vito è stato ucciso. Ecco alcuni stralci della lettera che appare nelle prime pagine del libro. "Amore mio, Antonino Emanuele, il tuo papà ti ha amato per quattro mesi, i primi della tua vita, gli ultimi della sua... Papà non c' è più perché l' ha ucciso la mafia, una sera di maggio, con un micidiale ordigno azionato per eliminare un giudice buono che lui difendeva, Giovanni Falcone... Vorrei spiegarti cos' è la mafia, ma prima debbo capire io... Ho cercato la verità, la meta è ancora lontana... E io vorrei vincere. Per te, amore mio". Poi la lettera pubblica, la lettera ai nemici. "Dico a voi, mafiosi, convinti di essere i padroni della vita e della morte senza capire che siete solo cadaveri in cammino verso l' inferno, colpevoli davanti a Dio e colpevoli davanti agli uomini per aver distrutto le vostre stesse esistenze, per aver trasformato in un campo di guerra la terra dei vostri figli spargendo odio, tanto odio, come quello esploso il 23 maggio 1992 nella strage dell' autostrada dove, per uccidere Giovanni Falcone, avete commesso l' errore più grande, perché tappando cinque bocche, ne avete aperto cinquanta milioni, come hanno scritto i bambini, i compagni di scuola dei vostri figli...". "Dico a voi politici dalla faccia sporca. Siete voi lo Stato? A cosa lo avete ridotto?". "Dico a voi, donne della mafia, madri snaturate che vendete a Satana le coscienze dei vostri figli in cambio di effimere comodità...". "Voi mafiosi, voi corrotti siete nei guai, braccati nelle vostre stesse case, perché i vostri figli, guardandovi negli occhi, faranno scattare l' odio per il padre". "Io invito al perdono... ma chiedo alle belve di inginocchiarsi e agli uomini di agire per fare vera giustizia". 21 novembre 1992 Ciao
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