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coppermine
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Achmatova
Alberoni I Alberoni II Auden Battaglia Bruno Ballerini II Ballerini I Barbera Bassani Baudelaire Bertolucci Betocchi Bukowski Calvino Caproni Cardarelli Cechov Cohen Collins Dante De Luca Dickinson Erba Formaggio Foscolo Gamberale Gatto Goethe Gibran I Gibran II Gozzano Hemingway Hesse I Hesse II Hikmet Hugo Jiménez Keats Leopardi I Leopardi II Lessing Lorca Luzi Manzoni Merini Milton Montale Negri Neruda I Neruda II Novalis Pascoli Pasolini Pavese Paz Pessoa Pirandello Pozzi Antonia Prevert Quasimodo Rimbaud Rodari Saba Saffo Saramago Sereni Shakespeare Spaziani Stampa Swinburne Szymborska Tagore Teasdale Thomas Trilussa Ungaretti Verga Verlaine Voltaire I Voltaire II Whitman |
Limbo
Postato da brunouk il Sabato, 07 dicembre @ 08:44:13 CET (1136 letture)
![]() ![]() Femminili umori come tracce di fumo disegnano un volto in netto contrasto di quanto riflesso dal freddo specchio. L’anima trema, vorrebbe amare si rintana nella sua ombra miniato narcisistico effetto distratta da riti oziosi ossessivi. Diacroniche ambigue visioni, senza arredi cattura d’altri orizzonti in alterata percezione fodera privata enclave tracciando ardite prospettive serie illimitata di lattescenti visioni deriva di una vita dal ritmo increspato ordinata dal tempo in condensata noia. Pensieri spenti come esausti neon esaltano illusioni tessuti in stretta trama come rivoli desolati di pioggia leggera scorrono su nero asfalto sospeso nella mente lampi obliqui sgranano diafane foto senza freno appaiono sul freddo schermo. È solo un sussurro privo di spazio a celare la fragilità riflessa dal reale dispersa in un fondotinta dal rosa pigmento nell'inutile tentativo d’appartenenza si accovaccia oramai insensata in un backstage rituale nella ricerca d’altra impossibile realtà. Bruno Gasparri Anniverario della nascita di Khalil Gibran
Postato da Grazia01 il Venerdì, 06 dicembre @ 22:16:15 CET (929 letture)
![]() ![]() Ricorre oggi l'anniversario della nascita di ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() egli nacque a Bisherri, una cittadina nel Libano settentrionale il 6 dicembre 1883 ![]() Voi siete nati insieme Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Insieme quando le bianche ali del tempo sperderanno i vostri giorni. Insieme nella silenziosa memoria di Dio. Ma vi sia spazio nella vostra unità e tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l'un con l'altra ma non fatene una prigione d'amore; piuttosto, vi sia un moto di mare tra le rive delle vostre anime. Riempitevi a vicenda le coppe, ma non bevete da una coppa sola. Datevi cibo a vicenda, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e siate giocondi, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, sebbene vibrino di una musica eguale. Datevi il cuore, ma l'uno non sia rifugio all'altro. Poiché soltanto la mano della vita può contenere i vostri cuori. Ergetevi insieme, ma non troppo vicini: poiché il tempio ha colonne distanti e la quercia e il cipresso non crescono l'uno all'ombra dell'altro. ![]() Non sono né un artista né un poeta Non sono né un artista né un poeta. Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo, ma non sono in sintonia con i miei giorni e le mie notti. Sono una nube, una nube che si confonde con gli oggetti, ma ad essi mai si unisce. Sono una nube, e nella nube è la mia solitudine, la mia fame e la mia sete. La calamità è che la nube, la mia realtà, anela di udire qualcun altro che dica: Non sei solo in questo mondo ma siamo due, insieme, e io so chi sei tu. ![]() Per te Farò della mia anima uno scrigno per la tua anima, del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la primavera, e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole. Canterò il tuo nome come la valle canta l'eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde. ![]() I figli I figli non sono i vostri figli Essi sono i figli e le figlie della vita che brama se stessa. Vengono per mezzo di voi ma non da voi, e benché essi siano con voi comunque non vi appartengono. Potrete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i loro pensieri. Potrete ospitare i loro corpi ma non le loro anime, perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potrete visitare, neppure nei vostri sogni. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi. La vita procede e non si attarda sul passato. Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere, Poiché come ama il volo della freccia, così ama la fermezza dell'arco. La ciotola del nonno
Postato da Grazia01 il Giovedì, 05 dicembre @ 20:32:06 CET (1057 letture)
![]() ![]() LA CIOTOLA DEL NONNO… C’era una volta un povero vecchio, che non ci vedeva più, non ci sentiva più e le ginocchia e le mani gli tremavano. E quando era a tavola non poteva tener fermo il cucchiaio e faceva cadere la minestra sulla tovaglia e qualche volta gliene scappava anche dalla bocca. La moglie di suo figlio se n’era ormai schifata e, purtroppo, anche suo figlio. E non lo vollero più a tavola con loro. Il povero vecchio doveva star seduto accanto al camino e mangiava un poco di zuppa in una scodella di terracotta. Un giorno, siccome le sue mani tremavano, gli cadde la scodella per terra e si ruppe. La nuora gliene disse di tutti i colori e il povero vecchio non rispose nulla. Gli comprarono una scodella di legno e gli dissero: “Questa certo non la romperai!”. Una sera suo figlio e le nuora videro il loro bimbo, che raccattava i cocci della scodella di legno e cercava di unirli. Il padre gli disse: “Che fai?”. Rispose il bambino: “Riaggiusto la scodella di legno, per dar da mangiare a te e alla mamma, quando sarete vecchi!”. Ora il nonno mangia ancora a tavola con gli altri, che lo trattano bene e gli vogliono bene. Giovanni Pascoli Essere ( Maria )
Postato da brunouk il Giovedì, 05 dicembre @ 13:43:44 CET (713 letture)
![]() ![]() Viandanti, industriali, mercanti,impiegati e operai onesti o ladri donne, uomini, bambini e... ”POETI” vi voglio raccontare:............ Vi è un “popolo” temprato dal tempo variopinto in troppi colori poi riunito in un drappo arcobaleno dove “PACE” è scritta in tutte le lingue. Questa è una storia triste non ridete, non piangete perché c’è chi ride e... piange più di voi. Ricordate? Di re, giudici e di gente che visse mille e mille anni fa? ricordate i nomi di buoni e cattivi? tempi di balli e feste, banchetti e tornei lacrime e morte, croce e perdono ricordate? Questa è una storia che non ha tempo si ripete e ripete come scala infinita che sale in cielo. Dio!, se pure esisti perché non fermi la mano dell’uomo? Dio!, se pure esisti perché non fermi il tempo? Qualcuno ha scritto per tramandare ai posteri racconto della vita di “MARIA” Fanciulla e poi Donna Lei ha accettato nel suo essere il compito supremo di Madre Unica e Uguale in nome di un unico perché AMORE. L’amore per il Padre e Figlio tanto grande, incondizionato da ergersi in “Esempio, monito e speranza”. Maria è il Nome, invocato, amato, deriso e tradito. Così, nell’insieme del ricordo “essere Maria” tra amore e indifferenza, tra gente e giudici senza memoria e fede dal cuore arido laici nell’odio rinnova un perché? di tanto “Amore” disperso al vento. Bruno Gasparri Chiudo gli occhi
Postato da brunouk il Giovedì, 05 dicembre @ 13:43:12 CET (461 letture)
![]() ![]() Chiudo gli occhi forse riesco a sognare in questa notte vuota. Amo, un brivido. È il tempo delle stelle illusione d’eternità sussurro dell’attimo è musica dell’infinito come alito di vento accarezza il viso. Tristezza trascende vestendo l’anima di grigio manto avanza con il lento battito del cuore. Se solo mi lasciassi andare nella corrente di fiume vortice per poi mescolarmi con il sale dell’immenso mare dove l’orizzonte ha lo stesso colore del cielo. Nell’azzurro si respira libertà libero da ogni catena proiettato nell’universo senza orientamento, ma la … dove Amore è felicità. Bruno Gasparri Ricordo di Gae Aulenti nell'86° anniversario della nascita
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 04 dicembre @ 23:22:10 CET (4364 letture)
![]() ![]() Ricordo di Gae Aulenti nell'86° anniversario della nascita. Nacque il 4 dicembre 1927 a Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine. Si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, dove conseguì l'abilitazione alla professione. Gae Aulenti si forma come architetto nella Milano degli anni cinquanta, dove l'architettura italiana è impegnata in quella ricerca storico culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell'ambiente costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. La Aulenti fa parte di questo percorso, che si pone come reazione al razionalismo. Di se stessa usava dire di vedere la sua architettura in stretta relazione e in interconnessione con l'ambiente urbano esistente, che diviene quasi la sua forma generatrice, cercando, con questo, di trasferire nel suo spazio architettonico la molteplicità e l'intensità degli elementi, che vanno a definire l'universo urbano. Dal 1974 al 1979 è membro del Comitato direttivo della rivista Lotus International, poi fa esperienze artistiche e dal 1976 al 1978 collabora con Luca Ronconi a Prato al Laboratorio di Progettazione Teatrale. Nel 1979, le viene affidata la direzione artistica della Fontana Arte, con cui aveva già collaborato in passato. Vengono prodotte lampade e oggetti d’arredo ancora oggi a catalogo. Tra i collaboratori di maggior rilievo compaiono Piero Castiglioni, Pierluigi Cerri, Daniela Puppa e Franco Raggi. Ha una lunga relazione con Carlo Ripa di Meana, da cui si allontanerà per la sua vicinanza a quello che definirà "craxismo deleterio". Nel 1984 viene nominata corrispondente dell'Accademia Nazionale di San Luca a Roma, mentre dal 1995 al 1996 è presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2005 ha costituito la Gae Aulenti Architetti Associati. Muore il 31 ottobre 2012 a Milano all'età di 84 anni. Fonte: Wikipedia Polvere
Postato da Letty il Lunedì, 02 dicembre @ 15:25:15 CET (539 letture)
![]() ![]() Polvere Ma si anche stasera mi mancherai, come sempre. Mi guardo intorno: la stanza ha sempre lo stesso aspetto, come il mio cuore... scaffali... cd... libri... appunti... polvere... Immutata polvere come il tuo nome è sopra ogni cosa... e resto imbambolata a guardarti, e non ci sei a sentirti e non mi parli a desiderarti su questa pelle stanca e fredda è che ti ho lasciato sotto la coltre di infinito a dormire tra le stelle in un sogno troppo forte dentro quel letto che non faceva per me affollato da tanti altri corpi senza cuore... Mi mancherai ugualmente tra gli scaffali i cd i libri e la polvere tra quelle parole che non ho gridato ma solo bisbigliato che ho sentito solo io e che fanno male solo a me Letty La coperta
Postato da Grazia01 il Domenica, 01 dicembre @ 20:21:19 CET (729 letture)
![]() ![]() La coperta Sulla coperta della nonna si è mangiata la storia che i bambini in silenzio impararono a memoria : esiste una cosa che si chiama amore che è nascosta dentro al cuore e che servirà a cambiare il mondo. Si nasce dall'amore, si vive amando e dopo altri ameranno il nostro ricordo e , tu, pensami e prepara un'altra coperta tutta per noi così che in silenzio continuerà il nostro sogno. r.chesini 01.12.2013 Un passo indietro
Postato da Letty il Venerdì, 29 novembre @ 21:55:20 CET (778 letture)
![]() ![]() Prima restavo un passo indietro, guardavo la gente camminare spedita verso le cose della propria vita, tutti ben vestiti, ben curati, ben inseriti, con la sicurezza attaccata alle smorfie dei volti, senza accennare sorrisi. Li guardavo da quella minima distanza, non perché non mi sentissi parte del loro stesso mondo, ma perché forse in quel mondo facevo fatica a tenere quel benedetto passo per entrarci davvero. E lo facevo sempre... in metro... in macchina... passeggiando... o restando seduta sulla panchina che mi ero scelta come punto di osservazione. Mi passavano davanti storie, facce, profumi, espressioni. Indecifrabili scorci di esistenze a cui mi rapportavo sempre con la distanza di quel passo indietro. Nella vita non sai mai cosa ti succede, guardare gli altri vivere mentre le insicurezze ti si inghiottono ti porta ad un punto di rottura, un punto dal quale si esce con le ossa rotte. Mi sono ritrovata a camminare dapprima sulla stessa riga degli altri, poi un passo avanti: improvvisamente non avevo più tempo per guardare gli altri camminare.... improvvisamente avevo scelto la mia strada e da allora non ho più nemmeno tempo di guardare indietro. Letty Le rughe della vecchiaia...
Postato da Grazia01 il Martedì, 26 novembre @ 23:03:57 CET (698 letture)
Mi sono sentita spesso sola...
Postato da Grazia01 il Domenica, 24 novembre @ 21:43:04 CET (707 letture)
![]() ![]() Mi sono sentita spesso sola, anche in compagnia. Da bambina in certi momenti era come se sparissi, entravo nel mio mondo dove non c’erano ingiustizie, dove il cielo era blù intenso e grandi erano gli abbracci. La gente era buona e quando accadeva qualcosa di brutto, quando il male si palesava, era una “finzione”, chi moriva si rialzava e ritornava a vivere. Nel mio mondo di fantasia la resurrezione era una costante. Quando riemergevo alla realtà, richiamata perché dovevo mangiare o altro, rientravo mio malgrado al mondo dei più, alla vita di tutti. Ci sono bambini con lo sguardo adulto, altri che sembrano smarriti, io appartengo ad entrambe le categorie. Ho individuato nella fantasia quel luogo magico in cui rifugiarmi. Oggi non è più così idilliaco come un tempo e questo è perché io sono invecchiata e il mio mondo con me, ed è sempre più difficile illudermi, ma non demordo. Grazia I vecchi amici ...
Postato da Grazia01 il Domenica, 24 novembre @ 21:09:10 CET (945 letture)
![]() ![]() I vecchi amici cani hanno uno sguardo profondo di infinita consapevolezza. Conoscono ogni tuo gesto, ogni tua parola, anticipano le tue mosse. Sono insieme saggezza, dolcezza, bellezza. Indugio spesso con lo sguardo su coppie di vecchi padroni accompagnati da vecchi cani: procedono vicini, a passo lento. Guardandoli si capisce che stanno consumando una lunga convivenza d'amore. ![]() Buona settimana Grazia La donna nella letteratura e nelle arti
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 novembre @ 23:34:44 CET (967 letture)
![]() ![]() La donna nella letteratura e nelle arti Nel corso dei secoli, la donna è stata oggetto di diverse analisi e interpretazioni. Diciamo anzitutto che in tutte le culture è riconosciuto il ruolo della donna che crea cultura. Mentre in Occidente è stata vista per lungo tempo come soggetto dedito alla riproduzione, nella letteratura e nelle arti ha sempre svolto un ruolo importante. Una connotazione positiva assume nel Medioevo, un periodo dominato da una concezione rigida dell’etica, e nei più grandi poeti italiani. Pensiamo alla donna stilnovista, alla donna angelicata rappresentata dalla Beatrice di Dante. Da parte sua, la letteratura cortese (1100) è fondata sulla sublimazione della donna, esaltata come la più bella e la più nobile, un essere dotato di qualità interiori e di principi morali. Diversa invece la donna del Boccaccio non più divina, ma più naturale e umana. Il Romanticismo esalta la figura femminile, mentre nel Novecento i poeti assistono alla battaglia per i pari diritti femminili fino ad arrivare all’emancipazione giuridica. La donna è la profonda ispiratrice di quasi tutte le arti. Volti, sguardi, espressioni scandiscono e descrivono l’universo femminile attraverso la magia pittorica nel corso dei secoli, a partire dalla civiltà egizia e cretese, quando si comincia a scoprire il fascino e l’armonia della donna. Sono poi gli autori greci a fornirci i canoni estetici e filosofici della donna modernamente intesa. Essi passano dalla donna madre, generatrice di vita, alla vergine vestita e al nudo dell’Afrodite. Vesti fluenti ed espressione dignitosa raffigurano la donna nell'arte romana, mentre quella bizantina la ritrae raffinata. Oggetto di piacere negli affreschi pompeiani, si passa a una rappresentazione ieratica e mistica dell’immagine femminile, svuotata di ogni connotato sensuale ed erotico. Vengono infatti dipinte Madonne e Sante, tutte legate al loro ruolo salvifico. Il Cristianesimo e il Medioevo esprimono la bellezza nelle immagini sacre. La donna per eccellenza, Maria, è protagonista indiscussa in tutti i campi dell’arte fino ai tempi odierni. Emerge una figura femminile concepita nella sua dimensione sacrale e nel suo essere pensante, artefice della storia, con pari e talvolta superiore dignità rispetto all'uomo. La bellezza femminile risplende soprattutto dal Rinascimento al cubismo con le opere meravigliose di artisti quali Leonardo da Vinci, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Perugino, El Greco, Manet, Renoir, Paul Gauguin, Dalì, Modigliani, Picasso. Sono opere di intensa e raffinata suggestione, che esaltano i canoni estetici, i sogni, le aspirazioni, la dimensione psicologica, inconscia ed onirica della donna e ne documentano l’evoluzione. Fonte Riflessioni.it L'invasione dei “poeti alieni”.
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 novembre @ 21:13:35 CET (973 letture)
![]() ![]() L'invasione dei “poeti alieni”. Una indecente presunzione. E’ quella esibita da tanti che si autoproclamano “poeti” o “scrittori”. Tutti - scrive Montale - si sentono poeti. Una “massa sconfinata” di poeti. Nemmeno “un incendio universale” – aggiunge l’autore di Ossi di seppia - potrebbe far sparire “la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni”. L’Italia è un popolo di “poeti”. Spuntano continuamente siti su internet che celebrano la saga di questi poeti. Il portiere del mio condominio mi assilla continuamente nel farmi leggere le sue “poesie”. Parole carpite e affastellate. Una grossolana, indecorosa, banale, insignificante scrittura. Una noia mortale. Un insulto alla lingua italiana, la quale “piange umiliata e offesa” di fronte a “tanta robaccia” di scritti spacciati per “poesia”. Penose trame di plastica, perverse e pseudo trasgressive, improbabili e ridicole. Un materiale orrendo, dove non devono mancare scene “hot”, erotiche, volgari, droga e alcol. Talora in cima alla classifica finiscono il trash, la mediocrità, il peggio. E’ la promozione - precisa Paolo Di Stefano - della “spazzatura gratuita”, della “schifezza”. Per dirla con Fantozzi, è “una boiata pazzesca”. E’ “L’invasione dei poeti alieni”- scrive La Capria. Il territorio della scrittura – aggiunge - è invaso da una folla di “alieni”, una “vera invasione barbarica”. Che cosa hanno a che fare con la letteratura? “Niente”. Da noi, la letteratura - quella vera - è “l’ultima ruota del carro”. Non viene “mai riconosciuta e promossa” per l’importanza che essa ha nello sviluppo dell’individuo e della società. L’invasione di questi “alieni” e la cattiva scrittura “immeschiniscono”. Si rimane “indignati e disgustati” dalla lettura di certi testi. Così non va bene. “Non va bene - sostiene con forza La Capria - non solo per “i veri poeti e scrittori, ma per la civiltà del nostro Paese”. Leggere taluni scritti - dichiarava già Virginia Woolf - “è cosa che mi irrita”, come di fronte a “un disgustoso studente universitario che si schiaccia i brufoli”. Una scrittura “indigesta”, che fa venire - osserva O’ Brien - “la bava in bocca”. Un materiale che fa male allo spirito, alla cultura e alla decenza. La poesia - ha sostenuto il premio Nobel Szymborka - “non è per tutti”. Essa tuttavia sembra appartenere alla terra di nessuno, aperta ad ogni incursione e vaniloquio. L’ingresso nella Rete è gratuito e tutto appare facile, accessibile, a portata di mano. Allora, giochiamo tutti a fare i “poeti”. “Poeti” dilettanti allo sbaraglio. Sul Web - ha affermato Pieluigi Battisti - “si legge di tutto, si veicolano messaggi deliranti, si vomitano malvagità, cattiverie, molestie, invidie, idiozie”. Si inculca il virus dell’odio e della violenza. Si scaricano frustrazioni e aggressività repressa Una pulsione distruttiva e autodistruttiva. La Rete - ha rilevato a sua volta Claudio Magris - sta diventando “una fissazione solipsistica e maniacale”. Una deriva del linguaggio e della volgarità, che produrrà “disastri sempre più gravi”. Molti autori invocano una nuova normativa e una nuova educazione. Un’opera grandiosa di bonifica. Che, visti i tempi, appare mera utopia. E che dire poi dei premi letterari, che crescono in ogni piccolo e sperduto borgo italiano? Essi sono una “vuota cerimonia”, inventati più per il turismo, i politici locali, la vanagloria o il narcisismo di persone frustrate che per il “vero poeta o scrittore”, più per “usare” la letteratura che per “onorarla”. I premi letterari - rileva Umberto Saba - “sono una crudeltà”. Infine, un breve cenno al fenomeno della compulsione a scrivere. Si tratta, sul piano clinico, di un impulso irrefrenabile che viene indicato con il termine “graforrea” o “grafomania”, cioè la frenesia “morbosa” a scrivere. E’ un bisogno che si manifesta negli stati di “mania” e “ipomania”, un eccitamento maniacale che è collegato ad “una verbosità insopprimibile”. Guido Brunetti ![]() Un po' severo questo signore, certo non si può non rispettare il giudizio di Montale, ma i poeti "alieni" vogliono solo aprire la loro anima, non sono affetti da nessuna malattia, se non quella di voler comunicare quello che nel linguaggio comune non sanno esprimere. Buona domenica Grazia Tutti noi siamo un po' come libri
Postato da Grazia01 il Giovedì, 21 novembre @ 21:52:47 CET (857 letture)
![]() ![]() Tutti noi siamo un po' come libri che gli altri leggono. I più si fermano alle prime pagine altri le scorrono frettolosamente, qualcuno ci legge con attenzione … Nessuno però potrà mai andare oltre il libro e conoscere la nostra anima. A meno che per leggere non usi l’anima a sua volta. Margaret Mazzantini Un pensiero per i sardi colpiti dalla tragedia
Postato da Grazia01 il Martedì, 19 novembre @ 20:43:47 CET (4421 letture)
Sono così
Postato da Grazia01 il Domenica, 17 novembre @ 21:23:41 CET (979 letture)
![]() ![]() Sono così Sono così, sempre il cuore appeso. Da tempo ho passato il giro di boa non posso più cambiare e non voglio più sentire la paura, di quel che dicono gli altri. Ormai lascerò tutto scivolare, con tutto questo amore che ho da dare anche gli errori nascono del desiderio d'amare a volte anche da distrazioni ma mai, mai per cattiveria o per rancore. Quel che resta del mio tempo lo spenderò con puro sentimento diviso con chi mi accetti come sono. Per gli altri sarò sempre una frana ma non importa, ho una vita sola. L'anima mia è aperta e ancora vuol volare e non chiudersi in gabbia tra nuvole di rabbia. Grazia Poesie di Carla Saracino
Postato da Grazia01 il Domenica, 17 novembre @ 20:40:00 CET (1242 letture)
![]() Poesie di Carla Saracino ![]() Hanno detto di procedere per sentimenti. Di figurarsi il tempo entro certi particolari che la vita occasionalmente ruba. Ma noi non sapevamo che vita fosse una vita dimenticata. ![]() Cercare il cuore del secolo nelle case Cercare il cuore del secolo nelle case abbandonate del materano, un pomeriggio, mentre l’erba stipa sotto terra l’annuncio del tempo che non vedrai. Essere nella fiamma del camino d’un albergo senza bellezza e fumare il gelo sulle labbra della fastidiosa cerimonia della cena. Essere in tanti dentro se stessi, una volta sola negli altri. ![]() Ma io vorrei tornare in una casa fraterna Ma io vorrei tornare in una casa fraterna ospitale e accarezzarne la carta da parati o sedere alla testa del lungo tavolo di quercia e punirmi con la foga delle cose che giacciono estreme per carità di bellezze manomesse. O io vorrei che questo accadesse nelle terre di qualche Est superiore a quello pensato. Qualche Est ricongiunto al cuore. La punta dell’ordine, il chiarore. ![]() Sono queste le età Sono queste le età, le età che cominciano, si fanno diverse, non sentono gridi o echi cauti, ma divertono, aprono folle, in questo quadro in cui sto vivendo, appoggiata con te a un filo che la vita ha da poco intessuto, sbrigliamo quel che si trova a pochi istanti da noi, dal nostro magiare, bere, questo dire della meraviglia senza continuazione, questo vedere in un volto l’altro volto potuto, questo essere nella natura cosa morta che la natura ha già superato. Tu mi dirai: sii il tuo mattino, sii la tua anima Carla Saracino Da Il chiarore (Lietocolle, 2013) ![]() Carla Saracino è nata a Maruggio, in Puglia, nel marzo del 1980.Sue poesie sono apparse su varie riviste tra cui: Nuovi Argomenti (Mondadori), l'immaginazione (Manni) e l'Almanacco dello Specchio 2010-2011 (Mondadori). Ha scritto I milioni di luoghi (Lietocolle 2007, Premio Saba opera prima), La Sposa Barocca (AA.VV. Lietocolle 2010) e due libri per bambini, 14 fiabe ai 4 venti (Lupo 2009) e Gli orologi del paese di Zaulù (Lupo 2012). Scrive per la rivista letteraria Le Voci della Luna. Vive e insegna a Milano. " TI AMO "
Postato da brunouk il Sabato, 16 novembre @ 23:52:42 CET (1073 letture)
![]() ![]() Ti ho detto:” ti amo “ guardandoti negli occhi mentre il tuo profumo annebbia la mente il cuore perde il suo ritmo lasciando che la passione occupi il posto della ragione. Invitante, calda come giorno d’estate, misteriosa, come notte senza luna, profonda, come il mare senza fine, sconvolgente, turbine come uragano tropicale, delicata, come rosa di maggio, splendente, preziosa come diamante gioiello. Quanto tempo sprecato cercando l’amore sulle strade del mondo lontano … dove la luce del sole tormenta, nelle caverne senza uscita e fondo, risalendo il fiume fino la sorgente, nell’albero spoglio attendendo primavera. Sì! ho amato ogni attimo, ogni filo d’erba, prato e savana, sasso e roccia dell’imponente montagna, l’onda dell’oceano infinito, l’agile gazzella, l’aquila, la grande balena, il sorriso di bimbo, aurora di nuova vita. Così salito all’apice del mondo ho gridato al vento:” vi amo” il vento ha rapito il grido e portato lontano. Silenzio … di un mondo senza uguali meraviglioso, pieno di vita e grido ma solo, sperso nel buio universo come viandante senza meta tra stelle senza tempo voce ed eco. Tu sei il mio eco voglio prenderti per mano lasciare che l’attimo ci avvolga nell’attimo sussurrare:” Ti Amo “ basta che, non più solo anche tu mi dica:” Ti Amo “. Bruno Gasparri Ogni giorno nasce un poeta: Anna de Noailles
Postato da Grazia01 il Venerdì, 15 novembre @ 22:23:52 CET (1223 letture)
![]() ![]() Il 15 novembre del 1876 nacque Anna de Noailles, poetessa e romanziera francese Perché si scrive? La proposta in poesia di Anna de Noailles Perché si scrive? Ognuno avrà la propria risposta e sarà senza dubbio valida. Ma, forse, tutte le motivazioni si possono ridurre a una: si scrive per amore. Poi quest’amore può assumere mille sfaccettature, è vero, ma è sempre amore. E chi scrive d’amore? Forse chi scrive d’amore si diletta nel pensare che chi leggerà s’innamori di chi scrive: del resto ogni scrittrice, ogni scrittore scrive per i propri lettori e le proprie lettrici. È un rapporto di uno a uno, con una differenza: chi legge sa chi ha scritto, ma chi scrive non sa chi lo leggerà. Da qui nasce la necessità di rivolgersi a un ipotetico lettore-amante che Anna de Noailles (1876-1933) trasforma in versi. La poetessa, amica di Marcel Proust, Paul Valèry, Jean Cocteau, scrisse anche tre romanzi e un’autobiografia oltre a un gran numero di poesie. Una di queste è proprio Scrivere per un lettore amante, contenuta nella raccolta Poèmes de l’amour che vide la luce nel 1924 e che qui vi proponiamo nella traduzione di Guido Davico Bonino. Scrivo perché il giorno in cui non vivrò più si sappia quanto l’aria – e il piacere – mi piacquero, perché il mio libro sveli alla folla futura come ho amato la vita e la felice natura. Attenta alle opere del campo e della casa, annotai ogni giorno la forma delle stagioni, perché l’acqua, la terra e la fiamma nascente solo nella mia anima fossero tanto belle. Ho scritto quel che ho visto e quello che ho sentito di un cuore, per cui il vero non fu mai troppo audace. L’ardore che ho provato fu l’amore ad impormelo perché io – dopo la morte – possa essere riamata: perché quel giorno un giovane, leggendo quanto scrissi senta per me il suo cuore commuoversi turbato, e, dopo aver obliato le dilette del giorno, m’accolga nel suo cuore, preferendomi a loro. ![]() LA VITA PROFONDA Essere nella natura come albero umano, dispiegare i propri desideri come fitto fogliame, e sentire, dalla pacifica notte e dalla burrasca, la linfa universale affluire nelle mani. Vivere, avere i raggi del sole in viso, bere il sale ardente della salsedine e delle lacrime e gustare intensamente la gioia e il dolore che creano un vapore umano nello spazio. Sentire nel proprio cuore l’aria, il fuoco e il sangue vivi turbinare come fa il vento sulla terra; - elevarsi al reale e chinarsi al mistero, essere il giorno che sale e l’ombra che discende. Come la sera imporpora il colore della ciliegia, lasciar colare dal cuore vermiglio la fiamma e l’acqua, e come l’alba luminosa appoggiata al colle avere l’anima che sogna, seduta al confine del mondo… Anna de Noailles (trad. di Giuliano Brenna) ![]() STAVO ZITTA Stavo zitta, avevo fatto voto di non rimproverarti mai il tuo spirito squadrato, vuoto, negato a ogni slancio, a ogni sfogo; ma questa sera che il cielo d'autunno sfoglia un sole struggente, lascia che la mia voce si abbandoni a tradire i segreti del sangue: - Lo sai tu, caro cuore senza dolcezza, cara anima insensibile e ostinata, in questo giorno che io ti confesso la mia nativa e fiera tristezza, quante volte mi sono ammazzata? ![]() OFFERTA I miei libri, io li ho fatti per voi, giovani amici, e vi ho lasciato dentro, come fanno i bambini che mordono le mele, il segno dei denti. Ho lasciato le mani sulla pagina stese, e, la testa in avanti, ho pianto, come piange nel mezzo del viale un temporale estenuante. Vi lascio, nell'ombra amara del mio libro, la fronte e lo sguardo, e l'anima sempre che arde e ubriaca: lì vi andranno le mani. Vi lascio il chiaro sole del mio viso, i suoi milioni di raggi, e il mio cuore debole, che ebbe tanto coraggio per i suoi desideri. Vi lascio questo cuore e tutta la sua storia, la sua dolcezza di lino, e l'alba del mio viso, e la notte blu e nera che mi riempie i capelli. Vedete come a voi, in un misero vestito, è venuto il mio Destino. I più poveri viandanti, sulle più tristi sabbie, non hanno così nudi i piedi. - E vi lascio, col fogliame e le sue rose, il giardino caldo brillante che vi dicevo sempre; - e la mia pena immotivata che non è mai finita... Anna De Noailles Il bivio
Postato da Grazia01 il Giovedì, 14 novembre @ 18:20:30 CET (804 letture)
![]() ![]() Due strade divergevano in un bosco d'autunno e spiacente di non poterle percorrere entrambe, essendo uno solo, mi fermai a lungo e guardai, per quanto possibile, in fondo alla prima, verso dove svoltava, in mezzo agli arbusti. Poi presi l'altra, anch'essa discreta, forse con pretese migliori, perché era erbosa e meno segnata sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade. Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che nessun passo aveva annerito. Tenni la prima per un altro giorno,anche se, sapendo che una strada porta verso un'altra strada,dubitai di poter mai tornare indietro. Racconterò questo con un sospiro Tra anni e anni: due strade divergevano in un bosco e io, io presi la meno battuta. Questo ha fatto la differenza. Robert Frost, "La strada non presa" Werthet, Goethe e Massenet
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 13 novembre @ 09:48:18 CET (1676 letture)
![]() ![]() WERTHER Atto primo WERTHER Allor è proprio qua la casa del Podestà? (congedando la sua guida) Grazie! (S'inoltra nel cortile e si ferma davanti alla fontana) lo non so se son desto oppur se sogno ancora: tutto ciò che mi attornia un paradiso mi par; il bosco sospira come un arpa sonora: un mondo si rivela ai miei occhi incantati. O natura di grazia piena, sovrana del tempo e dello spazio degnati di accogliere colui che passa e ti saluta, umil mortal! Misterioso silenzio! O pace solenne! Tutto m'attira e tutto m'è gradito! Quel muro, e quell'angolo oscuro questa limpida fonte e la freschezza dell'ombra non c'è siepe, non c'è cespuglio dove non si schiuda un fiore, dove non passi un fremito. O natura, m'inebria di profumi! Madre eternamente giovane, adorabile e pura. O natura!... E tu, o sole, vieni e m'inonda dei tuoi raggi! Jules Messenet - Goethe Come la rupe...
Postato da Grazia01 il Martedì, 12 novembre @ 20:21:27 CET (1315 letture)
Ogni giorno nasce un poeta: Bino Binazzi
Postato da Grazia01 il Martedì, 12 novembre @ 20:11:25 CET (1510 letture)
![]() Il 12 novembre del 1878 nacque Bino Binazzi ![]() EMMA Giù ne la cognita valle da l'orizzonte serrato, ma preciso e tranquillo siccome risolto problema, noi scenderemo a ritesser placide gioie infantili lungo le sponde del fiume, dove più blanda fluisca l'acqua azzurrina; ed i giorni blandi fluiranno ed azzurri sopra l'anime nostre francate di tutti i desiri. Poi che l'estrema canzone de la vendemmia si taccia, e cedano le foglie al soffio dell'ultimo autunno - biancheggiando da lungi framezzo ad i pioppi sfrondati, sommesso il collo al giogo, i lenti mugghianti giovenchi - Emma, il tuo nome sereno quasi meriggio d'aprile mi spenderà nel cuore, quasi tubar di colomba ridesterà la nota canzone di rose e d'amore. L'attonita dolcezza de gli occhi tuoi chiari infantili cercherà le nascoste chiesuole fra ciuffi di quercie vibranti all'aer puro lor sacro linguaggio d'argento da' bianchi campanili; e insiem troveremo la eterna ignota al mondo tristo, preghiera che esalta e consola. Tu sarai la sorella, la candida buona sorella che poserà innocente sull'omero adusto che seppe la dura ignobil croce per l'erta implacata de gli anni, flagellando il mio spirto la sferza d'un aspro desire. E nel tuo bianco volto mirando con occhio d'amore risentirò la mite dolcezza di giorni remoti. Oh felice sapienza all'onda fluente dell'ore accordare il buon ritmo d'un vergine cuor di fanciulla! Bino Binazzi (Da "Poesie") Pensiero passeggero
Postato da Grazia01 il Lunedì, 11 novembre @ 21:41:57 CET (1560 letture)
State attenti...
Postato da Grazia01 il Domenica, 10 novembre @ 22:30:14 CET (1245 letture)
![]() ![]() State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai piedi perché dovesse essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po' più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata... Gaetano Cantale ![]() Buonanotte e buona settimana Grazia Ogni giorno nasce un poeta: Mario Benedetti
Postato da Grazia01 il Sabato, 09 novembre @ 13:32:37 CET (1293 letture)
![]() Mario Benedetti è un poeta italiano e nacque il 9 novembre del 1955 ![]() È stato un grande sogno vivere e vero sempre, doloroso e di gioia. Sono venuti per il nostro riso, per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo. Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia: quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini. Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido, il ginocchio che premeva sull’erba nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno, il babbo morto, liscio e chiaro come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera. Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo con le storie dei poveri che venivano sulle panche, e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi con addosso i muri strappati delle case che non ci sono. ![]() Che cos’è la solitudine Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi: un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota. Ho freddo, ma come se non fossi io. Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro come un uomo con un libro, ingenuamente. Pareva un giorno lontano oggi, pensoso. Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri, il Natale nei racconti, le stampe su questo parco come un suo spessore. Che cos’è la solitudine. La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare, si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto, un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande. L’ho letto su un foglio di giornale. Scusatemi tutti. ![]() Penso a come dire questa fragilità che è guardarti, stare insieme a cose come bottoni o spille, come le tue dita, i tuoi capelli lunghi marrone. Ma d’aria siamo quasi, in tutte le stanze dove ci fermiamo davanti a noi un momento con la paura che ci ha assottigliati in un sorriso, dopo la paura in ogni mano, o braccio, passo, che ogni mano, o braccio, passo, non ci siano. ![]() Come dire che due ragazzi camminano sulla breve salita e la notte cammina in quel breve salire, e in questo poco tempo noi siamo vivi, erba, fiume laggiù che mormori a tutto il vuoto e a me l’eco del salire dei corpi? ![]() Non sapevo se le mie parole erano le stesse per tutti, la mia notte se era la stessa nessuno lo diceva. Valli, ogni volta che venivo, erba ripetevo, adesso è ancora questa erba, e alberi, toccarli, dire alberi. Viale che non guardo, rimasto come lo sapevo ma neppure un viale. E cammino anche più in là di me adesso che piangere è pioggia, e stare soli è più grande. Poesie di Mario Benedetti tratte da “Umana Gloria” (Mondadori, Lo Specchio, 2004) Ogni giorno nasce un poeta: Cecília Meireles
Postato da Grazia01 il Giovedì, 07 novembre @ 21:22:25 CET (2190 letture)
![]() Il 7 novembre 1901 nacque Cecília Meireles, poetessa, insegnante e giornalista brasiliana ![]() Non cercare là. Ciò che è, sei tu. Sta in te. In tutto. La goccia è stata nella nuvola. Nella linfa. Nel sangue. Nella terra. E nel fiume che si è aperto nel mare. E nel mare che si è coagulato in mondo. Tu hai avuto un destino così. Fatti a immagine del mare. Datti alla sete delle spiagge. Datti alla bocca azzurra del cielo. Ma fuggi di nuovo a terra. Ma non toccare le stelle. Torna di nuovo a te. Riprenditi. ![]() DIALOGO Le mie parole sono la metà di un dialogo oscuro che continua attraverso secoli impossibili. Adesso comprendo il senso e la risonanza che pure porti da tanto lontano nella tua voce. Le nostre domande e risposte si riconoscono come gli occhi dentro agli specchi. Occhi che hanno pianto. Conversiamo dai due estremi della notte, come da spiagge opposte. Ma con una voce che non si importa... E un mare di stelle oscilla tra il mio pensiero e il tuo. Ma un mare senza viaggi. ![]() Voglio una solitudine, voglio un silenzio, una notte di abisso e l’anima inconsutile, per dimenticarmi che vivo, liberarmi dalle pareti, da tutto ciò che imprigiona; attraversare gli indugi, vincere i tempi pullulanti di intrecci e ostacoli, infrangere limiti, estinguere mormorii, lasciar cadere le frivole colonne di allegorie vagamente erette. Essere la tua ombra, la tua ombra, soltanto, e star vedendo e sognando alla tua ombra l’esistenza dell’amore risuscitata. Parlare con te attraverso il deserto. ![]() Per pensare a te tutte le ore fuggono: il tempo umano spira in lacrima e cecità. Tutto è spiagge dove il mare affoga l’amore. Voglio l’insonnia, la vigilia, una chiaroveggenza di questo istante che abito - ah, mio dominio triste!, isola dove io stessa non so fare nulla per me. Vedo il fiore, vedo nell’aria il messaggio delle nuvole - e nella mia memoria sei immortalità - vedo le date, ascolto il mio stesso cuore. E dopo il silenzio. E i tuoi occhi aperti nei miei chiusi. E questa assenza sulla mia bocca: poiché so bene che parlare è uguale a morire. ![]() Da lontano ti devo amare dalla tranquilla distanza in cui l’amore è saudade e il desiderio, costanza. Dal luogo divino dove il bene dell’esistenza è essere eternità e sembrare assenza. Chi ha bisogno di spiegare il momento e la fragranza della Rosa, che persuade senza nessuna arroganza? E, nel fondo del mare, la Stella, senza violenza, compie la sua verità, estranea alla trasparenza. Gli alberi hanno il tuo nome
Postato da Grazia01 il Giovedì, 07 novembre @ 18:12:26 CET (1097 letture)
![]() L'esperienza della povertà tra San Francesco e l'oggi È un libro inconsueto quello di Alessandro Mari perché è un romanzo sulla povertà. Forse comprensibile nel clima che ha portato all’elezione di Papa Francesco. E non è un caso che uno dei protagonisti delle due storie parallele in cui si svolge la storia, è proprio il Santo di Assisi. In lui la povertà è quasi una rivendicazione e Mari ce lo dipinge in tutta la sua poesia, ma anche nello scandalo di chi avrebbe avuto la passibilità di ben altra vita e invece sceglie di stare a fianco degli ultimi. Ma l'altra storia parallela del libro si svolge ai giorni nostri, e parla di una coppia. Lei, Rachele, è psicologa in un centro anziani e si misura ogni giorno conia miseria e con il senso di fine della vita dei suoi pazienti. Lo fa non solo dal punto di vista professionale, ma facendosi coinvolgere emotivamente. Lui, Ilario, vive invece una professione e quindi un’esistenza ambigua. È l'esperto di marketing al servizio di agenzie e d’iniziative no profit. Ma trae da questo lavoro guadagni non irrilevanti. Una contraddizione che diventa presto conflitto che può essere risolto solo da una scelta drastica. E lo sarà solo ricorrendo all'altro protagonista della storia, San Francesco. Alessandro Mari ![]() Gli alberi hanno il tuo nome Feltrinelli Editore 352 pagine, 17 euro La leggenda della fonte di Aretusa
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 06 novembre @ 10:36:03 CET (1385 letture)
![]() ![]() La leggenda della fonte di Aretusa Aretusa era una delle ninfe che vivevano nell’Acaia (Grecia). Aretusa era considerata una ninfa bella, eppure non era né superba né vanitosa; quando riceveva dei complimenti arrossiva e si faceva una colpa delle sue doti fisiche, che attiravano tanti giovani. Un giorno mentre tornava stanca dalla foresta di Stinfàlo, si fermò sulla riva di un fiume trasparente, sul cui fondo brillavano tanti sassolini. Decise di farsi un bagno: si spogliò e appese le vesti a un ramo di salice piangente. Mentre nuotava beatamente, sentì uno strano bisbiglio; spaventata, corse a riva. La voce che aveva sentito era quella del fiume Alfeo, in cui si stava bagnando. Alfeo prese sembianze umane e la seguì, mentre lei cercava di fuggire di corsa, senza essersi neanche rivestita Dopo aver corso tanto, alla fine Aretusa, stanca, chiese aiuto alla dea Diana, la quale, per aiutarla, coprì il suo corpo con una nube. Alfeo continuò a gironzolare intorno alla nube sperando di vederla. Spaventò tanto Aretusa che, sudando, perse così tanta acqua, che andando a depositarsi ai suoi piedi, formò un laghetto. Alla fine la ninfa si trasformò completamente in acqua. Alfeo, per amore suo, abbandonò l'aspetto umano che aveva adottato e tornò ad essere una corrente per potersi mescolare a lei. La dea di Delo formò una voragine sotto i piedi della fanciulla; Aretusa sprofondò nelle caverne sotterranee e giunse fino a Ortigia, dove salì in superficie e divenne una fonte. Ciao
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