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coppermine
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Achmatova
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Cane e padrone
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 gennaio @ 20:57:58 CET (876 letture)
![]() Come suggerisce il Dottor Paolo, per attinenza al mio pensierino, propongo un pezzetto del racconto di Mann ![]() Chi ha o ha avuto un cane deve assolutamente leggere Cane e padrone, questo breve racconto di Thomas Mann. E’ una lettura serena dove l’acutezza di analisi dell’autore, destinata di solito a scandagliare anime tormentate, è rivolta al rapporto di amicizia col proprio cane. Lo scrittore ci narra come Bauschan, un bracco di non pura razza (viene definito dal veterinario del racconto «bracco bastardo»), sia entrato a far parte della propria famiglia e della propria quotidianità e ci parla, all'occorrenza con piacevole ironia, dei gesti, delle azioni e dei fatti che sono tipici della convivenza con l’animale. Quando la bella stagione fa onore al proprio nome e il cinguettar degli uccelli è riuscito a svegliarmi di buon’ora, perché il giorno precedente l’avevo terminato a tempo debito, mi piace, prima di colazione, camminar senza cappello per mezz’oretta all’aperto, nel viale davanti alla casa, oppure negli ampi prati, per respirare qualche boccata della fresca aria mattutina avanti d’immergermi nel lavoro, e per partecipare un po’ alle gioie del limpido mattino. Poi, sui gradini, che portano all’uscio di casa, lancio un fischio modulato su due note, simile alla melodia iniziale del secondo movimento della sinfonia incompiuta di Schubert, un segnale che si può considerare pressappoco come la musica a un nome di due sillabe. Un istante dopo, mentre continuo a camminare verso la porta del giardino, si ode lontano, in principio appena percettibile, nondimeno sempre più vicino e più chiaro, un leggero scampanellio, come quello che può risultare dallo sbattere d’una medaglietta contro le borchie metalliche d’un collare; e, quando mi volto, vedo Bauschan in piena corsa svoltare all’angolo posteriore della casa e precipitarsi su di me quasi intendesse buttarmi a terra. Per la fatica, ritira un po’ il labbro inferiore così da scoprire due o tre dei suoi incisivi, che luccicano d’un bianco splendido al sole mattutino. Viene dalla cuccia che si trova lì dietro, sotto l’impiantito della veranda sostenuta da pilastri, e dove forse, fino al bisillabo fischio, si è fatto un breve pisolino mattinale dopo una notte passata tra mille avvenimenti. La cuccia è fornita di tende di stoffa ruvida e ricoperta di paglia, per cui accade che qualche fuscello resti attaccato al pelo di Bauschan, per giunta arruffato un po’ dal giacere, oppure gli si vada addirittura a ficcare tra le unghie delle zampe: uno spettacolo che ogni volta mi ricorda il vecchio conte Moor, visto un tempo, durante una rappresentazione singolarmente realistica, uscire dalla torre della fame con un fuscello di paglia tra due dita calzate dei suoi poveri piedi. Senza volere mi giro di fianco verso l’irruente, in posizione difensiva, perché’ la sua pseudo-intenzione di passarmi tra i piedi e di farmi cadere ha potenza illusoria infallibile. All’ultimo momento però, e immediatamente prima dell’urto, riesce a frenare e a deviare, cosa che dimostra il suo autocontrollo tanto fisico che psichico; a questo punto, senza abbaiare perché’ fa uso parsimonioso della sua voce sonora ed espressiva, prende ad eseguire intorno a me una sconvolta danza di saluto composta di saltelli, di smoderato scodinzolio, che non si limita allo strumento espressivo destinato a questo scopo, cioè la coda, ma coinvolge tutta la parte posteriore fino alle costole, e di contrazioni inanellanti del corpo e pure di capriole scattanti e centrifughe cui si aggiungono giri sul proprio asse, esibizioni tutte che lui però usa sottrarre ai miei sguardi, eseguendole sempre, dovunque io mi volti, dalla parte opposta alla mia. Tuttavia nell’istante in cui mi chino e tendo la mano, eccolo all’improvviso, con un salto, accanto a me, il corpo premuto al mio stinco, fermo come una statua: si regge appoggiato di traverso, le forti zampe puntate sul terreno, il muso alzato verso di me, così che mi guarda negli occhi alla rovescia e dal basso in alto, e la sua immobilità, mentre gli accarezzo la spalla tra parole buone e a mezza voce, emana attenzione e eccitamento uguali a quelli della frenesia precedente…” Thomas Mann Mi sei mancata
Postato da Grazia01 il Sabato, 13 gennaio @ 19:08:58 CET (10438 letture)
Non mi conoscono
Postato da Grazia01 il Venerdì, 12 gennaio @ 18:56:58 CET (1298 letture)
![]() ![]() A differenza di tutti gli essere che popolano la terra, l'uomo pensa, e ogni pensiero gli racconta la sua totale estraneità alla terra. "Gettato nell'infinita immensità degli spazi che ignoro e che non mi conoscono, provo spavento", dice Pascal, e non allude all'infinità degli spazi cosmici, ma alla loro ignoranza alla vicenda umana:"Non mi conoscono". L'indifferenza della terra, la sua estraneità all'evento umano che ospita a sua insaputa, e a cui invia solo un messaggio di solitudine. Umberto Galimberti Così si va
Postato da Grazia01 il Martedì, 09 gennaio @ 23:44:36 CET (656 letture)
![]() ![]() Così si va senza una lacrima o un rimpianto, chiudendo gli occhi in un incanto nel tempo come eternità: Così si va dribblando Dio con una finta, con un esame di coscienza dell’altra mia felicità: Così si va dando la mano a due bambine baciate all’ultimo confine e dirle non vi lascio qua, Spiegando a Dio che in questo solitario viaggio di paura e di coraggio non esiste mai un addio; Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora di parole, lampi che illudono persone che non moriranno mai Ci si innamora dell’amore e tutto il resto è niente sai, e ti dimentichi il dolore e sai che dove tu sei stato è ancora e sempre dove vai Così si va, ridendo al foglio di congedo, mostrando all’angelo che vedo che la mia vita è questa qua Si va così sapendo che mi terrò dentro la pioggia, il sole, il mare e il vento tutta la mia fragilità Così si va, perché chi è stato lo è per sempre in un magnifico presente per chi vive e chi lo sa Si va così, perché il passato è lì davanti e la tua vita è quel che senti e che nessuno ruberà Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora di parole lampi che illudono persone che non moriranno mai Ci si innamora dell’amore che è stato tutto e niente sai ci si innamora dell’amore il solo disperato vivere che hai Ci si innamora dell’amore cantando voci in un silenzio, dolce impigliato sentimento in questa mia felicità Così si va mica contando i giorni, mica contando i sogni, che non torneranno più Così si va, a testa alta e col sorriso di chi ha già visto il paradiso in una donna senza età Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora dell’amore il solo disperato vivere che hai, Ci si innamora dell’amore cantando voci in un silenzio, dolce impigliato sentimento in questa mia felicità Ci si innamora dell’amore che è stato tutto e niente sai la sola scusa di vivere che hai Roberto Vecchioni L'orchestra di un temporale
Postato da spalato il Martedì, 09 gennaio @ 12:41:45 CET (6898 letture)
![]() ![]() L'orchestra di un temporale Comincia tutto con una leggera brezza che suona flauti e gli alberi ballano il valzer, Destra, sinistra, destra, destra, gira, gira, gira. Il ritmo cresce e il vento comincia a suonare le trombe tra i rami spogli di alberi tristi e infreddoliti e le nuvole cominciano a mandare effetti speciali illuminando il cielo con lampi solitari ma subito dopo le nuvole cominciano a suonare i tamburi. Il cigolio di una porta che si apre e chiude aiutata dal vento suona il violino piangente. Si aggiungere anche la pioggia con un leggero suono del tamburello e balla il tip tap sui tetti ben lavati e scintillanti. Il ritmo cresce e ognuno di loro vuole essere il solista; aumentano il suono per farsi sentire sopra gli altri. Il ballo infernale fa cadere alcuni alberi dalla stanchezza e i lampi illuminano il cielo a giorno. E' un finimondo. Il frastuono è così forte che nessuno sente neanche se stesso. Dopo alcune ore la pioggia con i suoi tamburelli è la prima a cedere e smette di ballare il tip tap. Anche i tamburi delle nuvole abbassano il volume e si allontanano oltre l'orizzonte. Si zittiscono anche le trombe del vento e rimane solo la leggera brezza con il suo flauto che fa ballare gli alberi sfiniti, quasi un addormentamento lento. Un ultimo lampo in lontananza illumina due gocce ritardatarie cadere dall'albero. Tip. Tap Spalato Una realtà non ci fu data
Postato da Grazia01 il Martedì, 09 gennaio @ 12:37:18 CET (740 letture)
Auguri
Postato da Grazia01 il Martedì, 02 gennaio @ 11:27:15 CET (4050 letture)
Gennaio
Postato da Grazia01 il Martedì, 02 gennaio @ 11:23:58 CET (1597 letture)
![]() ![]() Il giorno più corto è passato, e qualunque intemperia ci porti il mese di gennaio e febbraio, almeno notiamo che le giornate si allungano. Minuto per minuto si allungano là fuori. Ci vogliono alcune settimane prima che ci si renda conto del cambiamento. È impercettibile come la crescita di un bambino, giorno dopo giorno, fino a quando arriva il momento in cui, con una specie di felice sorpresa, ci rendiamo conto che siamo in grado di stare fuori casa al crepuscolo per un altro quarto d’ora prezioso. (Vita Sackville-West) Oreste Ferrari (1890-1962) invita a guardare questo mese attraverso le mimose della Liguria: ![]() Siete mai stati sulle colline belle e ridenti, di Bordighera, quando gennaio, nelle mattine chiare e nelle ore pomeridiane, ha già un tepore di primavera? Sui poggi aprichi, sui molli clivi e sui declivi delle costiere, tra i verdi opimi placidi ulivi splendon le nuvole gaie e leggere, fatte di buccole d’oro e odorose, delle mimose gonfie di sole e del respiro della marina. Cantate a gara con le campane squillanti a festa dalle lontane chiese dei borghi, calde parole d’amore, o trepide nuvole, accese da un dolce miele solare, scese forse dal cielo questa mattina, ora impazienti che giunga sera per risalirvi, poi tramontare insieme al sole nel glauco mare. Ti amerò un giorno di dicembre
Postato da Letty il Martedì, 26 dicembre @ 18:51:09 CET (6945 letture)
![]() ![]() Ti amerò in un giorno di dicembre senza sole e senza cielo Ti amerò come fosse la prima volta Ti guarderò e niente altro avrà senso se non te Ti amerò Il giorno in cui tutto nasce e tutto muore E sarà quel giorno, quello speciale Ma ora non ho tempo sai? C'è un filo d'erba che mi chiama fra poco pioverà e dobbiamo festeggiare la fine di una siccità la fine di un nero dolore che non mi faceva respirare! Ti amerò domani dopo essere sbocciata in qualcosa di meraviglioso che non so e che tu non saprai mai Letty Il Natale di Martin
Postato da Grazia01 il Martedì, 26 dicembre @ 18:45:53 CET (664 letture)
![]() ![]() Il Natale di Martin di Leone Tolstoj In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore. - Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza. Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi. Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno. Auguri
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 dicembre @ 23:00:15 CET (4824 letture)
IL SALICE
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 dicembre @ 20:34:31 CET (753 letture)
![]() ![]() IL SALICE Io crebbi in un silenzio arabescato, in un'ariosa stanza del nuovo secolo. Non mi era cara la voce dell'uomo ma comprendevo quella del vento. Amavo la lappola e l'ortica, e più di ogni altro un salice d'argento. Riconoscente, lui visse con me la vita intera, alitando di sogni con i rami piangenti la mia insonnia. Strana cosa, ora gli sopravvivo. Lì sporge il ceppo, e con voci estranee parlano di qualcosa gli altri salici sotto quel cielo, sotto il nostro cielo. Io taccio....come se fosse morto un fratello ACHMATOVA ANNA La Chiesa del Gesù a Genova
Postato da Paolo il Sabato, 23 dicembre @ 20:21:19 CET (13085 letture)
![]() ![]() A Genova c'è la Chiesa del Gesù: si trova nella centrale piazza Matteotti. Originariamente, nel Medioevo, era sorta prima dei campi che digradavano verso il mare e dedicata a Sant'Ambrogio. Questo ci riporta a Milano, non solo per quel Santo Patrono, ma proprio perché fu costruita da Milanesi. Quindi si chiama Chiesa del Gesù, di Sant'Ambrogio e, giusto per entrarci ancora di più con i nostri pensieri, di Sant'Andrea. Ora è frequentata da molti giovani e, per questo, immagino che una storia già raccontata potrebbe essere rivissuta proprio lì. La storia è quella scritta da Joseph Roth: fu pubblicata postuma nel 1939 con il titolo “La leggenda del Santo bevitore”. Ermanno Olmi ne ha anche tratto un bellissimo film. IL MIO CAMMINO SPIRITUALE
Postato da claudiocisco il Sabato, 23 dicembre @ 20:15:30 CET (996 letture)
![]() IL MIO CAMMINO SPIRITUALE L’INCONTRO CON LA MADONNA: TESTIMONIANZA DI FEDE E’ bellissimo per me poter parlare della Madre celeste, scrivere con sincerità di pensiero quello che Lei rappresenta per me, il modo attraverso il quale trasmette gioia, dona pace, regala serenità; è sicuramente una testimonianza importante che può servire agli altri, anche a chi, per sola curiosità, si sta soffermando in questo momento nella lettura. Il mio cammino spirituale è stato molto tormentato e assai complesso, quasi impossibile da raccontare in poche righe perché frutto di emozioni intime, uniche ed indimenticabili, invase dal male prima e consolate dal bene dopo, ma, nonostante tutto, vorrei provare ugualmente ad essere il più possibile coinciso e sintetico, concentrando in poco spazio ciò che meriterebbe un libro intero per la grandezza dei sentimenti da narrare. Premetto che mi trovavo distante mille anni luce da Dio e dalla sua volontà, sconoscevo l’importanza della sua parola con i suoi insegnamenti; praticamente lontano dai sacramenti, non seguivo affatto una vita cristiana, collocandomi in una posizione di disinteresse verso la chiesa che per me era come se non esistesse. IMITAZIONE
Postato da Grazia01 il Lunedì, 18 dicembre @ 12:15:50 CET (868 letture)
![]() ![]() IMITAZIONE Lungi dal proprio ramo, povera foglia fragile, dove vai tu? Dal faggio là dov'io nacqui, mi divise il vento. Esso, tornando, a volo dal bosco alla campagna, dalla valle mi porta alla montagna. Seco perpetuamente vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro. Vo dove ogni altra cosa, dove naturalmente va la foglia di rosa, e la foglia d'alloro. Giacomo Leopardi Mi chiedi parole.
Postato da Grazia01 il Martedì, 12 dicembre @ 20:02:52 CET (609 letture)
La famiglia
Postato da Grazia01 il Lunedì, 11 dicembre @ 17:41:40 CET (1059 letture)
Superluna nella notte del 3 dicembre
Postato da Grazia01 il Domenica, 03 dicembre @ 18:42:36 CET (1352 letture)
![]() Superluna nella notte del 3 dicembre: è l’unica visibile del 2017. Appare più grande del 7% ![]() La seconda saluterà il 2018 nel cielo del 2 gennaio e il 31 gennaio sarà la volta della Luna Blu, come è tradizionalmente chiamata la seconda luna piena dell’anno Quella del 3 dicembre è la notte della Superluna. L’unica visibile del 2017. E’ una Luna piena che appare nel cielo circa il 7% più grande e il 16% più brillante perché si trova nel punto della sua orbita ellittica più vicino alla Terra (perigeo). Questo è accaduto altre quattro volte nel corso dell’anno, ma si trattava di Lune nuove ed era perciò impossibile vederle. Avevi sangue finto
Postato da Letty il Martedì, 28 novembre @ 19:04:17 CET (5248 letture)
![]() ![]() Avevi sangue finto non fatto come il mio non era un fiume a precipizio questa passione il tuo sfiorarmi era impulso mero e infimo di chi accarezza pelli e non anime di chi penetra e conquista di chi morde ma non assapora Avevi sangue finto non come il mio che ancora sgorga da quello squarcio di falsa tenerezza che resta dentro quando, tremando, mi dico che ti odio Letty William Adolphe Bouguereau
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:56:09 CET (808 letture)
La presunzione
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:54:07 CET (1071 letture)
![]() ![]() La presunzione è la nostra malattia naturale e originaria. (... ) È per la vanità di questa stessa immaginazione che egli si uguaglia a Dio, che si attribuisce le prerogative divine, che trasceglie e separa se stesso dalla folla delle altre creature, fa le parti agli animali suoi fratelli e compagni, e distribuisce loro quella porzione di facoltà e di forze che gli piace. Come può egli conoscere, con la forza della sua intelligenza, i moti interni e segreti degli animali? Da quale confronto fra essi e noi deduce quella bestialità che attribuisce loro? Michel De Montaigne Cristo che appare
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:52:21 CET (964 letture)
A mio padre in sogno
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:51:03 CET (742 letture)
![]() ![]() A mio padre in sogno Sorridi un poco e te ne vai pensoso. E ad un tratto con lacrime mi chiedo quanto tempo è che al petto non ti stringo non afferro da amico quelle braccia. La memoria ha insensibili naufragi. Scolora come il cielo di settembre sotto il vento si popola di nubi. Te ne vai. Quante cose all’improvviso mi ritrovo da dirti… E resto muto. Ma perché nell’istante che mi volto non sei più là? Ci sono tante cose da dirsi… Ed io ti chiamo ancora, e credo che non può certo, questo, essere un sogno Alessandro Parronchi Dio è nelle cose di ogni giorno
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:49:51 CET (720 letture)
![]() ![]() Dio è nelle cose di ogni giorno Dio è nelle cose di ogni giorno: nei magazzini d’ortofrutta, nelle fabbriche nel caos degli incontri calcistici nel boccale di birra di un chiosco Nella noia, nelle lacrime scorate nelle lettere di un’offesa amorosa nei recessi delle querce bibliche nel tremito della carne esangue di paura l’umile colcosiano osserva la Sua tenda di tessuto fine nello studio ha impastato i Suoi colori un pittore dalla vista acuta chi è Costui? Un Padre dai tanti volti dentro occhiute cattedrali o un bambino che gioca con una nuova stella del mattino? Sergej Georgievič Stratanovskij Definizione di amore
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:48:42 CET (820 letture)
![]() ![]() Definizione di amore Strano, considerando quanto sull’amore è stato scritto, che nessuno lo abbia detto dove l’amore signoreggia: non nel sesso, né nel volere il bene degli altri, ma nell’occupare tutto il tempo a cena, in apparenza assorti nel discorso, a cercare invero di far prendere coraggio alla mano affinché oltrepassi l’invisibile spada sulla tovaglia e tocchi un dito in equilibrio sul tessuto. A un giovane curato di una parrocchia di West Cork fu detto che sua madre era gravemente ammalata e che lui doveva venire a casa a Boherbue (di fatto era già morta, ma l’intendimento era di attenuare il colpo). Corse in auto mezzo Kerry spericolatamente, per schiantarsi e lì morire nella bella valle di Glenflesk. Così avvenne, per quel suo fantasticare vano di toccarle un’ultima volta le dita della mano. Bernard O'Donoghue Dio non ha pietà
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 13:47:11 CET (1044 letture)
![]() ![]() Dio non ha pietà Dio non ha pietà di mietitori e ortolani, cadono sghembe piogge tintinnando, screziano i larghi manti alle acque che già specchiavano il cielo. Prati e campi in un regno subacqueo, cantano, cantano liberi rivi, sui rami enfiati scoppiano le prugne e le erbe, piegate, imputridiscono. E attraverso la fitta grata d’acqua scorgo il tuo caro viso, il parco tacito, il chiosco cinese e la tonda veranda innanzi casa. Anna Achmatova Siediti al sole
Postato da Grazia01 il Sabato, 18 novembre @ 14:13:11 CET (702 letture)
Friedrich-von-Amerling
Postato da Grazia01 il Sabato, 18 novembre @ 14:10:32 CET (630 letture)
![]() Amerling, Friedrich von - Ritrattista, nato il 14 aprile 1803 a Vienna, studiò in quell'Accademia, con Hubert Maurer, dal 1816 fino al 1824; poi, per breve tempo all'Accademia di Praga, con Joseph Bergler; si recò quindi a Londra, frequentando per quasi un anno Thomas Lawrence, il quale influì grandemente sul suo stile; ed infine, a Parigi lavorò con Horace Vernet. Nel 1828 si fissò di nuovo a Vienna e divenne il ritrattista di quella aristocrazia; ma soggiornò anche in Italia (1831-32, 1836, 1840-43), sostando più lungamente a Roma, a Firenze e a Venezia; nel 1885 viaggiò la Grecia e l'Oriente. Morì a Vienna il 15 gennaio 1887. Fu operosissimo. Le migliori opere sue si conservano nella Galleria del XIX secolo a Vienna. Si dice dipingesse, durante la sua lunga esistenza, un migliaio di ritratti. Alla Galleria degli Uffizî esiste il suo autoritratto Friedrich-von-Amerling. ![]() Mare nostro
Postato da Grazia01 il Sabato, 18 novembre @ 14:07:59 CET (1139 letture)
![]() ![]() Mare nostro che non sei nei cieli e abbracci i confini dell’isola e del mondo, sia benedetto il tuo sale, sia benedetto il tuo fondale. Accogli le gremite imbarcazioni senza una strada sopra le tue onde, i pescatori usciti nella notte, le loro reti tra le tue creature, che tornano al mattino con la pesca dei naufraghi salvati. Mare nostro che non sei nei cieli, all’alba sei colore del frumento, al tramonto dell’uva di vendemmia, ti abbiamo seminato di annegati più di qualunque età delle tempeste. Mare nostro che non sei nei cieli, tu sei più giusto della terraferma, pure quando sollevi onde a muraglia poi le abbassi a tappeto. Custodisci le vite, le visite cadute come foglie sul viale, fai da autunno per loro, da carezza, da abbraccio e bacio in fronte di madre e padre prima di partire. Erri De Luca ![]() Qua devi pensare solo alla montagna e a te, non devi portare pesi oltre quello dello zaino e il tuo. Questo è un posto che pretende tutto [... ] Se questa salita, ora e adesso, non è la sola cosa che t'importa, non ce la puoi fare. Questo è un posto insaziabile, vuole tutto e spesso neanche basta Erri De Luca ![]() Il male è irreparabile e non c’è modo di risanare un torto qualunque cosa si faccia dopo. Non c’è rimedio al di fuori di non commetterli e non commetterli è opera la più ardua e segreta in mezzo al mondo ![]() Due Quando saremo due saremo veglia e sonno affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo metà saremo un due che non si può dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l'uguale di nessuno e l'unità consisterà nel due. Quando saremo due cambierà nome pure l'universo diventerà diverso. Erri De Luca Incidente stradale
Postato da Grazia01 il Venerdì, 10 novembre @ 23:31:11 CET (836 letture)
![]() ![]() Incidente stradale Vago, segreto, estraneo e camuffato nel solito viavai della città, svolto angoli e mi fermo separato, aspettando me stesso o la metà che, ignara, è rimasta dall’altro lato. E lettere bastarde metto a fianco di tutti i cruciverba del giornale, urlo un avvertimento, orripilato, verso la luce rossa del semaforo e tocco, come brace, il suol bagnato. Resta indietro il mio abito stracciato, che sanguina da squarci e cuciture, di corsa arriva il sarto convocato, mentre io nella mente me la rido, vivo, segreto, estraneo e camuffato. Jose' Saramago Ciao
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