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Novità › Oggi 15 settembre, nacque Arturo Onofri
Oggi 15 settembre, nacque Arturo Onofri
Postato da Grazia01 il Sabato, 15 settembre @ 20:06:17 CEST (1392 letture)
![]() Oggi 15 settembre, nacque Arturo Onofri ![]() Anima, sei già stanca Anima, sei già stanca di far questa mia poesia? o la forza ti manca per vincere la nostalgia? Certo mi fai sogghignare se credi che la tua cantata non faccia proprio pensare a nessuna canzone passata... Pensa nello spasimo orgiastico al Nil sub sole novi e credi a me: il rimastico lento degli umili bovi è giusto che più giovi del tuo ruminare fantastico. Anima - piccolo specchio - io sono già stanco di tutto; mi sembra che tutto che tutto sia vecchio sia vecchio sia vecchio. ![]() Nella tua siepe c'era l'universo O mia piccola casa di provincia ove memorie semplici ma care si ravvivano intorno al focolare per colui che ritorna e ricomincia un interrotto sogno di dolcezza; o mia tepida casa, io ti ritrovo come una volta in questo aprile novo, e sempre verde il rosmarino olezza. Son nidi ancora sotto le tue gronde, e, nell'orto, i bei ciuffi appena in fiore della menta e del timo hanno un odore che all'effluvio dell'anima risponde. Caro è il murello con le vecchie crepe, di dove, un giorno, uscivo di soppiatto a fischiare ai ramarri o stavo quatto a spiar la tagliola sulla siepe! Che stupore, che gioia di scoperte balenavano in te, mia casa, ogni alba! Ancora sconosciuta era la scialba nebbia che grava il mondo fatto inerte. Ma tu sei sempre quella; è in me ch'è morto il dolce tempo, come son diverso! Nella tua siepe c'era l'universo, ed ora non c'è più che un muro e un orto. ![]() LA FALENA Per la finestra, aperta sull'odorosa terrazza, entrata è una falena volubile e freddolosa, che tintinnando il fragile suo corpo alla lampa oleosa dà di cozzo nel vetro sì forte che sembra pazza. Vedendola tanto irata perché non può struggere l'ale alla fiammella rinchiusa, una feroce pietà di lei mi prende... e il vetro sollevo... pensando se tale non sia l'anima umana che cerca felicità. (da Poemi tragici, 1908) ![]() PER VIVERE, SOLTANTO O Terra, o Madre, fa ch'io più non riesca a pensare ma ch'io viva soltanto; viva come, d'agosto, i nidi delle rondini partite verso il mare: i nidi dove al vento tremano ancora, nascoste, tenere piume dei nati che per la prima volta le madri spinsero al volo, alcuni giorni innanzi la migrazione sul mare. O Madre, ascolta, ascolta: fa che nell'anima mia tremino, soli, avanzi di piume che s'impigliarono spiccando il primo volo. Ma se non vuoi mutarmi in nido, fa che almeno io sia come quel pazzo che a mezzogiorno, solo, in mezzo alla strada ardente, dirige con una canna, dimenando le braccia, l'orchestra delle cicale. Ch'io dimentichi tutte ma tutte le parole, ch'io senta i polmoni gonfiarsi del tuo fresco respiro e ch'io non lo sappia lodare che in un lungo sospiro. Fa ch'io mi creda un sèrpere di fiume, calmo, argenteo le notti di luna piena; e il mio fluire lento non abbia che silenzio, nella murmurea voce. Fa ch'io sia soddisfatto come al mare una foce. Ma se mi meditasti, o Terra, con grande fatica, perch'io ricordi agli umili le fonti della vita soave che tu ci desti: Madre possente e pudica, fa di me quel che vuoi, poi ch'è tua la mia vita. (da Canti delle oasi, 1909) ![]() PARTENZA Coi suoi colombi candidi, la casa ha preso il volo alla volta del mare. All'alba, con uno scrollo leggero, ha fatto scricchiolare le sue radici di pietra e le ha liberate pian piano dal tenero della collina. S'è svincolata a un tratto, tra il frullo dell'ali, dai bei roseti rampicanti lungo i suoi muri celesti, che invano hanno provato a trattenerla, e son ricaduti giù sugli umidi incavi delle fondamenta. È rimasta solo la siepe verde con gli olmi a cerchio in attesa, e gli alveari che sudano di miele presso l'aiola turchina dei giaggioli, - e un merlo che chioccola un istante sul lapillo finofino del giardino. (da Orchestrine, 1917) ![]() MATTINATA Lo senti il sapore dell'aria, stamani! È un sapore d'erba e d'arancia, come i giardini di favola che dormono in balsamo ancora nella nostra memoria infantile. Arieggia, il tuo gesto ilare, l'ombra oscillante del salice; e all'insaputa fai cenno alle curve lontane dei monti che il vento assiepato nasconde d'azzurro. Ma il tuo dolce brio forse allude al fiato di neve irreale che esalano fino quaggiù i paesi che cela il sole, nelle lontananze gelate. Non canta un uccello, e siamo così felici! Una favilla traluce dal cuor del ciottolo che il tuo passo scavalca senza distrarsi, e intanto nell'erba assorta circola e trema improvviso il soffio che vi dormiva. Senti? Questa è la voce che non l'orecchio intende ma il trasalire solo del tuo silenzio dedito al sogno celeste della musica. Questo è il mattino color del mio brivido. Ed io con parole innocenti vado come palpando i fuggitivi contatti di questi momenti col cielo: sono altrettanti saluti d'amore al bel clima di felicità silenziosa specchiata nel giro del nostro orizzonte. (da Arioso, 1921) ![]() Ecco il ritmo frenetico del sangue, quando gli azzurri tuonano a distesa, e qualsiasi colore si fa fiamma nell'urlo delle tempie. Ecco il cuor mio nella selvaggia ebbrezza di svincolare in esseri le forme disincantate a vortice di danza. Ecco i visi risolti in fiabe d'oro in lievi organi d'ali. Ecco gli alberi in forsennate lingue contorcersi, balzar fra scoppiettii di verdi fiamme dalla terra urlante. E fra l'altre manie del mezzogiorno, ecco me, congelato in stella fissa, ch'esaspero l'antica aria di piaghe metalliche, sull'erba di corallo. (Pulsa il fianco del mare sul granito come un trotto infinito di cavallo). (da Terrestrità del sole, 1927) ![]() La terra sogna l'ultime farfalle prima di risvegliarsi autunnalmente dai veli del suo sonno trasparente ammassati nel cavo della valle. Volano, insieme con le foglie gialle, sui prati, ove l'erbette macilente s'estenuano in un soffio ond'ella sente crescere, in ombra, funghi, muschi e galle. Battono l'ali pavide, al riparo delle fratte, palpandovi di fuga fiori non più, ma qualche sterpo amaro. Umida luce ombreggia di viola la terra in dormiveglia, che si ruga già del risveglio che nell'aria vola. (da Vincere il drago!, 1928) ![]() Simili a melodie rapprese in mondo, quand'erano sull'orlo di sfatarsi nei superni silenzi, ardono pace nel mezzogiorno torrido le ondate ferme dei pini, sul brillio turchino del mare che smiracola d'argento. E ancora dalle masse di smeraldo divampa un concepirsi incandescenze; ma un pensiero di su le incenerisce in quella pausa d'essere ch'è cielo: azzurreggiar di tenebra, che intima (dal massiccio dell'alpe all'orizzonte) ai duri tronchi ergersi alati incensi a un dio sonoro, addormentato, in forma d'un paese celeste sulla terra. (da Simili a melodie rapprese in mondo, 1929) ![]() L'anima, che trasvola dal mio corpo dentro il sonno abissale d'ogni notte, riflette in sé le costellazioni massime; e immaginando, entro la sfera della sua breve nuvola, il superno giro dei dodici astri eterni, specchia in sé l'ordine identico dei mondi. Quando poi, sull'aurora, torna mia la veglia di quell'anima celeste, porto nel ritmo ciclico del sangue dodici forze d'oro per la vita, dodici gruppi di potenti suoni, benché taciuti in organi di terra. (da Zolla ritorna cosmo, 1930) ![]() Mestizia d'un arcangelo è il tuo volto generato dal casco dei capelli che nei tuoi sguardi amplifica l'ascolto del mare in salmodie d'astri gemelli. La chiusa ansia del seno, ove è raccolto il tuo voler ricevere i novelli spiriti del mio sangue, insù rivolto, freme d'ardore nei tuoi fianchi snelli. Ma il molleggiante ritmo dei tuoi lievi piedi, ove siamo entrambi un cielo solo, àlia da terra angelici sollievi. O creatura emersa dal mio petto, tu sveli in me l'altro inattinto polo del voler mio, che in te si fa perfetto. (da Suoni del Gral, 1932) ![]() Il gruppo dei tuoi boccoli, che il vento sviluppa di sollievi musicali sulla fronte infantile, suona argento di voci, nei miei sogni prenatali. Con l'onda che al mio petto ansa in accento di fanciullezza eterna, ecco trasali fra l'impeto dei giuochi in movimento, e mi sfiori con gli occhi pieni d'ali. Si stende il prato color giorno, e sembra vivo tappeto d'oro sulla terra oscura, che vi occulta le sue membra. Tu sorgi come un fiato dalla zolla profonda che il tuo calice disserra: farfalla in fiore, o volo di corolla. (da Aprirsi fiore, 1935) ARTURO ONOFRI ![]() -------------------------------------------------------------------------------- Cenni biografici di ARTURO ONOFRI Nacque a Roma il 15 settembre 1885 da padre romano, Vincenzo, e da madre di origine polacca, Beatrice Shreider. Nel 1907 iniziò la sua attività poetica con il volume Liriche cui seguirono le raccolte Poemi tragici (1908) e Canti delle oasi (1909). In queste prime prove poetiche sono facilmente riconoscibili i modelli letterari dannunziani, pascoliani e crepuscolari, ma già si rivela la tensione verso il trascendente ricercato nello slancio di liberazione dell'anima dalla realtà terrena o nella fusione panica con l'universo. Tra il 1910 e il 1917 collaborò con poesie, articoli critici e prose liriche alle maggiori riviste del tempo come "La Nuova Antologia", "La Diana", "Il Popolo romano", "La Voce" dove apparvero i suoi saggi critici sul Pascoli. Nel gennaio del 1912 fondò con Umberto Fracchia la rivista "Lirica" il cui programma rivendicava la completa libertà dell'artista nella scelta dei mezzi espressivi. Nello stesso anno pubblicò il racconto Disamore, mentre nel 1913 riunì poesie vecchie e nuove nel volume Liriche, considerando conclusa una fase significativa della sua produzione poetica. Inaugurò un nuovo corso poetico nel volume Orchestrine, edito nel 1917, che presenta una serie di "frammenti", brevi prose liriche in grado di registrare in modo immediato le sensazioni provate dall'artista di fronte alla realtà umana e naturale. Nello stesso anno conobbe l'antroposofia di Rudolf Steiner alla quale in seguito aderì, ricavandone motivo d'ispirazione per le sue successive opere poetiche. Con Arioso del 1921 celebrò la serenità famigliare raggiunta dopo il matrimonio con Bice Sinibaldi e la nascita dei figli Fabrizio e Giorgio. Nel 1924 pubblicò la raccolta di prose liriche scandite in versetti, Le trombe d'argento e il volume Riccardo Wagner, Tristano e Isotta. Guida attraverso il poema e la musica. Nel volume teorico Nuovo Rinascimento come arte dell'io (1925) elaborò una concezione dell'arte e della poesia, in parte derivata dall'antroposofia, come immagine dello Spirito che unisce tutti gli esseri del cosmo. Per attuare la nuova poesia iniziò a comporre il ciclo lirico della Terrestrità del sole, i cui primi due volumi Terrestrità del sole e Vincere il drago! furono pubblicati rispettivamente nel 1927 e nel 1928, mentre uscirono postumi Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del Gral (1932) e Aprirsi fiore (1935). Morì a Roma il 25 dicembre 1928. Fonte: filidaquilone.it
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