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Novità › Il 29 maggio 1927 nacque Pier Luigi Bacchini, poeta italiano
Il 29 maggio 1927 nacque Pier Luigi Bacchini, poeta italiano
Postato da Grazia01 il Domenica, 29 maggio @ 20:43:23 CEST (461 letture)
![]() Poesie di Pier Luigi Bacchini ![]() Non doratevi, già segretamente aurate Non doratevi, già segretamente aurate, non arrugginite, non raggrinzite quanto un piccolo pugno, disseccato; restate sempreverdi finte immortali, simili all'altamente profumata - e nemmeno sfrangiata di fronte al vento, coriacea e lucente - alla regale magnolia, con i semi amaranto; o alle conifere montane le antiche cenozoiche. Non diventate trasparenti, sempre più, telari lisi già scarse nel mese d'ottobre, con nostalgie infinitesimali, un po' indeterminate come i fischi d'un treno distante e collegi là in fondo, dentro la foschia - spazzini sotto muretti erbati, irrealtà, quasi un disturbo visivo che nell'intimo spaventa con l'immagine talvolta che la materia d'improvviso scompaia. Ma tutte le sfumate gradazioni i delicati intrecci, gl'inudibili crepitii particellari sarebbero stati inutili: lo sperpero d'un Dio, la sua noia. E ogni minimo sgretolamento, tipo il trascurabile uragano, il ferro sciolto nel magma, dicono la fatica dall'origine e la tremenda concretezza del mondo, - senza via di scampo per noi. ![]() ELICA Quanta folla nel vento se l’ascolti dal camino notturno si pensa a quelli di sopra nelle stanze da letto. La vita non si sa come sia sorta. Fancis Crick ci dice che sia caduta dagli spazi già avvolta ad elica. Se avvicini uno specchio alla bocca del dormiente il vetro si appanna. Allora con molta facilità ci si ricorda di una propria colpa. Per il bosco, adesso, o lungo il Rio il più innocuo cespuglio assume forme strane, come se invisibili divinità dessero manate selvagge all’erbaspagna, al frumento: anche gli animali stanno acquattati, e si stringono alle covate. ![]() LAVORO LAVORO Le persone inchiodate nei loro cappotti - in stanghe di luce, cristalli lungo le stazioni. Teste scosse sul treno. E l’aurora con emissioni cromatiche, frange, finte esplosioni d’arancia, nubi sbranate. Tra pali neri. Alcune teste sugli schienali. Ma vi sono indimenticabili giorni nella vita quando si vive a livello biologico. Come la donna, che teneramente fa tremare anche i vecchi, che raccattano spremute ghiandole germinali. Anche una donna matura, un poco patita in viso, pallida così abbandonata ancora. E come illogica allora la morte nell’inforcatura. I rami bianche ora si velano. Mi piace se piove lungo una strada, con un po’ di sole l’asfalto diventa azzurro, specchia. Ma vi sono desideri impossibili. (da Contemplazioni meccaniche e pneumatiche, 2005) ![]() IL MIO STRUMENTARIO Questo arto, la mano, è la mia psiche dalle cinque dita, non è come una conchiglia gettata e ripresa e rigettata da un’onda di un mare primordiale per una bacheca. E anche la mia lingua, che supera la chiostra dei tuoi denti come un animale erettile e marino, e a lungo ci si unisce nel seme - Io ridico parole con il grido di cetacei tornati dall’oceano o col loro silenzio di mandrie arenate sulla spiaggia - le ascolto inconsapevole, risalite dagli umidi secreti, filtrazioni lungo lo speco tiepido del midollo. E molte molecole mi nutrono ogni giorno, dalle mille evoluzioni radiazioni sperdute, piante morte e comete polverizzate - e molte molecole mi curano con tenerezze materne sebbene con effetti collaterali, replicando l’arcaico formulario del mondo - di natura sintetica ed erboristica per correggere le nostre anomalie – padre, madre, - incolpevoli, i deficit percettivi, vestibolari e tiroxina ed acetilcolina… E se mi avessero inoculato un qualche ml in più o in meno dopandomi non andrei lungo i viali con lampioni d’autunno per la città nella loro simmetrica malinconia, e non sarei un poeta da pubblicare. ![]() IN VILLA Il processo notturno sulle creste occidentali conserva un trasparente chiaro, e ancora mostra i poderosi dorsi del pianeta. Come peli ruvidi nelle forre d’un volto maschile spuntano nelle vallette le querce gli olmi e le varie acacie dei boschi: lente d’ingrandimento su vegetazioni di barbe - si acquietano, microrganismi dermici, le gazze e i picchi che battono i duri becchi sui tronchi. E mentre la luna fa passare veloci spettri lungo il Rio Campanara, gli spezzettati lombrichi muovono e impastano sostanze organiche, e a orari stabiliti per la grande valle di destra romba distante il treno del mare. La rifrazione atmosferica ritarda l’avvento. Ma nella pianura, a oriente, fa quasi notte, con smagliature di fumo e fasce di sonno. Ecchimosi. Apparenze di stelle inesistenti. Altre esistenti non si vedranno. Tane, dova lavorano morbide pellicce, grotte, nidi, tumuli di formiche popolano il globo e le lampade laggiù di paesi e città accecano le stelle. ![]() IL VISITATORE Questo giardino difeso inutilmente dagli spini di maclura. Anche i cani li temono, le volpi. E il più furioso cinghiale ha sanguinato. Ho salvie rosse, un ricadente cedro. E la fatica delle cicale che si tramuta in canto. Sento passare il meridiano accanto a me, tiepido anch’esso, portando aromi d’erbe per molte terre, e resine del nord su colori diversi; e il filo del parallelo che tenero lo incide. Nomi di fumi e venti, e le altitudini, che declinano verso il mare. Ho tenerezze animali tra i cespugli – ma uno verrà come il sorriso più benevolo e una mano sudata. Schricchiolii di passi sulla ghiaia. (da Canti territoriali, 2009). ![]() Pier Luigi Bacchini (Parma, 29 maggio 1927 – Medesano, 5 gennaio 2014) è stato un poeta italiano. Originario di Parma, in cui risiede fino al 1993, vive sulle prime colline di Medesano. Debutta sul palcoscenico della poesia italiana nel 1954, con la raccolta Dal silenzio d'un nulla. Pubblica Canti familiari (1968), Distanze fioriture (1981) e Visi e foglie, con cui si aggiudica il Premio Viareggio. Con Scritture vegetali (1999, Premio S. Pellegrino) gli orizzonti poetici di Bacchini si aprono a una poesia nuova e ricca di suggestioni: l'approccio scientifico al mondo naturale, di ascendenza lucreziana, è tradito dall'utilizzo del lessico specifico della botanica e della medicina. Bacchini indaga l'universo, ne analizza la struttura geometrica, cantando l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, in una poesia che non è tuttavia priva di una tensione metafisica e di un afflato visionario. Nel 2003 pubblica Cerchi d'acqua, una raccolta di haiku e tanka, edita da Garzanti, in cui il poeta si misura con la brevità e la limpidezza della verso orientale. In Contemplazioni meccaniche e pneumatiche (2005) Bacchini riprende e amplia le principali tematiche delle raccolte precedenti, riscoprendo un nuovo sentimento del tempo. Al 2009 risalgono i Canti territoriali (il titolo è un «termine etologico a indicare i canti amorosi e guerreschi degli uccelli»), in cui il poeta canta la varietà delle specie animali, vegetali e minerali, i vuoti siderali e le distese equoree, la tensione della storia che si risolve nell'abbraccio ricompositivo del tempo naturale, simboleggiato dal mare, e sfuma nel mito. L'universo bacchiniano si popola di forme fluttuanti e policrome, che spiccano per vivacità e colore sullo sfondo di un paesaggio primordiale. Ponendosi sul solco di una linea poetica già consolidata, Bacchini si interroga sulla scienza, lasciando trapelare l'idea che essa, lungi dallo svelare il segreto della natura, ne accresce anzi il mistero e il fascino (La campagna ha segreti / nonostante la botanica e gli studi topografici, / e si popola di solitudini, specie di notte, / o al sole ammattito di luglio). Nel Settembre 2010 con i Canti territoriali si aggiudica il Premio Brancati. Nel 2013 la casa editrice Mondadori lo celebra pubblicando, nella prestigiosa collana degli "Oscar", Poesie, volume che raccoglie, nella forma di opera omnia bacchiniana, l'intera sua produzione poetica. Si spegne il 5 gennaio 2014, all'età di ottantasette anni. fonte wikipedia
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