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Achmatova
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Novità
Poesie di Giuseppe Conte
Postato da Grazia01 il Venerdì, 18 dicembre @ 19:56:29 CET (236 letture)
![]() Un giorno se mi leggerà Un giorno se mi leggerà il lettore del terzo millennio, saprà che c’erano gli alberi e i desideri, le palme e i pini, e gli eucalipti dalle foglie a quarto di luna, e le rose: chi non voleva più soffrire, e chi voleva amare tutto, chi di se stesso faceva dono e dei poemi violenti e lontani erano, semplice e deboli. ![]() Poesie di Andrea Zanzotto
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 16 dicembre @ 19:45:42 CET (193 letture)
![]() ![]() Medusa in un freddo luglio Carissima coetanea, già brillante beltà, eri nitida anziana fin poco tempo fa. È giunto poi l'alzaimer a trasformarti in smalto. Ma ieri, mentre un poco di sole, in meteogioco scintillò su nell' alto, qualcuno ricordò: «Domani si fa festa è il 14/7!» e la tua voce estrania d'improvviso intonò «Allons enfants de la patrie»; cantammo insieme a te e più versi che i nostri la tua vivida gola partorì. Allons enfants - affrettati o vittoria su un carro d'astrociti e di neuroni, rifiorisci memoria su tutte le tue dannazioni. ![]() Stanza immaginata o intravista Raggi d’emblema e – santificato – incipiente autunno Lesività combinate, fattive ma ributtate da sempre, e uscite in vero, altissimo silenzio! Lampada accesa ogni oggetto s’illustra Per una divina desuetudine E prepotenza, nessun tempo è mai passato ogni tempo – unicamente – verrà Nulla in più da attendere, da nessun clivo o frattura da nessuna memoria né semenza Là sta l’idea, consistenza, renitenza Là fu, mai fu, là – unicamente – accogliere . Antonio Machado, Soledades
Postato da Grazia01 il Giovedì, 16 gennaio @ 17:23:08 CET (371 letture)
![]() Antonio Machado, Soledades ![]() Antonio Machado è stato uno dei massimi innovatori che la lirica spagnola abbia avuto nei primi decenni del Novecento. Liberandola da un dogmatismo superato, le ha dischiuso i vasti orizzonti della ragione, dell’amore profano e della protesta politica. Le poesie di Soledades (1898/1907) tendono al lirico dolore, in una purificazione dal naturalismo e dal positivismo Ottocenteschi. Dalla lotta col demone romantico, privilegiata è l’ombra d’amore che non ha ancora un nome, ma che già annuncia i tratti della sposa-adolescente Leonor: vergine, compagna, fata, gitana, alba e morte. ![]() Preludio (Preludio) Mentre transita l’ombra d’un santo amore, io voglio sul mio vecchio leggio porre un salmo gentile. Accorderò le note dell’organo severo al fragrante sospiro del piffero d’Aprile. Maturerà l’aroma delle mele autunnali, salmodierà l’incenso con la mirra il suo odore; esalando le rose il loro fresco aroma sotto la pace in ombra del tiepido orto in fiore. Al grave e lento accordo di musica e d’aroma, il solo e vecchio e nobile tema del mio pregare innalzerà il suo volo soave di colomba, e la parola bianca si leverà all’altare. Poeti milanesi contemporanei
Postato da Grazia01 il Lunedì, 04 giugno @ 17:08:07 CEST (1256 letture)
![]() Poeti milanesi contemporanei ![]() Ti ho amata sempre nel silenzio contando sull’ingombro di quell’amore e di quel silenzio ed anche quando poi ci siamo scritti la profilassi guidava la mia mano perché ogni senso fosse soltanto negli spazi bianchi e nondimeno mi sentivo osceno come se la più ermetica allusione grondasse la bava del questuante. Mai in ogni caso dubitai che tu sapessi finché scoprimmo insieme di esser vissuti vent’anni nell’errore tu ignorando io presumendo e allora in un punto è stato chiaro che solo al muto il battito del cuore è rimbombante Michele Mari Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007) ![]() Sèm poca roba, Diu, sèm squasi nient Sèm poca roba, Diu, sèm squasi nient, forsi memoria sèm, un buff de l’aria, umbría di òmm che passa, i noster gent, forsi ‘l record d’una quaj vita spersa, un tron che de luntan el ghe reciàma, la furma che sarà d’un’altra gent… Ma cume fèm pietâ, quanta cicoria, e quanta vita se porta el vent! Andèm sensa savè, cantand i gloria, e a nüm de quèl che serum resta nient. .-.-.-.-.-.-.-.- Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente, forse memoria siamo, un soffio d’aria, ombra degli uomini che passano, i nostri parenti, forse il ricordo d’una qualche vita perduta, un tuono che da lontano ci richiama, la forma che sarà di altra progenie… Ma come facciamo pietà, quanto dolore, e quanta vita se la porta il vento! Andiamo senza sapere, cantando gli inni, e a noi di ciò che eravamo non è rimasto niente. Franco Loi Nati il 20 maggio
Postato da Grazia01 il Domenica, 20 maggio @ 17:44:36 CEST (1379 letture)
![]() ![]() Poesie di Émile Verhaeren e opere di Cesarina Seppi ![]() Émile Verhaeren nacque a Sint-Amands il 20 maggio 1855 e morì il 27 dicembre 1916 è stato un poeta belga, uno dei poeti capostipiti della scuola simbolista. Con l'inizio del secolo XX si registra un mutamento di sensibilità che porta alla ricerca, nella poesia, di una maggiore intimità e quotidianità. I poeti del simbolismo minore lasciano da parte i toni elevati che avevano preso piede con D'Annunzio: cantano l'esperienza umile di tutti i giorni. Verhaeren fu il cantore della città che muta il suo aspetto ed uno tra i poeti più prolifici della sua epoca. ![]() Sera religiosa Verso una luna molto grande che splende nel cielo invernale, come patena d'oro verde, vanno le nubi all'offertorio. Attraversano il firmamento, un coro sembrano di luci; scaglionate dalle vetrate oscuramente illuminate. Sì che queste agitate notti nel fondo di nere paludi mirano, come in enormi specchi, la bianca messa delle nubi. ![]() Il flagello La Morte ha bevuto del sangue All'osteria delle Tre Bare. La Morte ha posato sul banco Uno scudo nero: -E' pei ceri e i funerali. E qualcuno se n'è andato Lentamente A cercare il sacramento. Visto s'è passare il prete, Si son visti i chierichetti; Tutti andavano alle case dell'affanno e del dolore Ote chiudevan le finestre. La Morte ha bevuto del sangue N'è briaca. La Morte ha camminato a lungo Per il paese della povera gente, Senza troppo volere, senza troppo pensare, La testa matta Come una palla. Portava uno straccio di mantello rosso, Con dei bottoni da militare, Al bicorno aveva appuntato un pennacchio di traverso Gli stivali aveva a tromba; n cavallo suo fantasma Rompeva un trotto molto lento Di cavallo con la gotta Sulle pietre della strada; E seguivano le folle, verso non importa dove, n grande scheletro amabile ed ebbro Che rideva dellor panico E che senza alcun timore, senza orrore Vedeva torcersi nell'apertura della sua tunica Un bianco groviglio di vermi che gli succhiavano il cuore. ![]() Cesarina Seppi fu una delle figure piu’ tipiche della cultura trentina. Nata a Trento il 20 maggio 1919, aveva frequentato l’Istituto Magistrale per poi diplomarsi nel 1939 al Liceo Artistico di Venezia. Nella citta’ lagunare studio’ all’Accademia di Belle Arti con Guido Cadorin, nel corso di pittura, conseguendo il diploma nel 1942. Inizio’ la sua attivita’ espositiva dal 1939 partecipando alle Mostre sindacali della Venezia Tridentina. Nel 1946 collaboro’ alla costituzione del Circolo artistico del Cavallo Azzurro con altri artisti trentini. Tra il 1949 e il 1951 realizzo’ la decorazione musiva per l’atrio della Stazione di Trento. Negli anni Cinquanta viaggio’ per studio in Francia e Germania. La sua ricerca essenzialmente figurativa, negli anni Sessanta, si arricchi’ di materiali diversi, dalle sabbie alle tessere musive, sino ad una lettura del reale sempre piu’ astratta. Dal 1968 comincio’ ad utilizzare i colori acrilici e, qualche anno piu’ tardi, dopo aver sperimentato materiali come l’ottone e l’alluminio, si dedico’ alla progettazione di sculture in acciaio con inserimenti di vetro con un forte accento di interesse nei confronti della luce. Dal 1966 entro’ a far parte dell’Accademia degli Agiati. Nel 1972 venne insignita del Drappo di San Vigilio e divenne membro dell’Accademia del Buonconsiglio (ora ‘’degli Accesi’’); dal 1986 entro’ a far parte comitato scientifico delle ‘’Tre Venezie’’. Dagli anni Ottanta, realizzo’ alcune sculture monumentali come il ‘’Totem solare’’ per Palazzo Trentini e, nel 2001, il ‘’Fiore Lunare’’ per piazza Cesare Battisti a Trento. Morì il 30 dicembre del 2006 a Trento a 86 anni. Luisa Anzoletti nacque a Trento il 9 aprile del 1863
Postato da Grazia01 il Lunedì, 09 aprile @ 18:43:32 CEST (1800 letture)
![]() Luisa Anzoletti nacque a Trento il 9 aprile del 1863 e morì a Trento il 19 novembre 1925. E' stata una poetessa e scrittrice italiana. ![]() Proveniente da una famiglia di musicisti (il padre Luigi era maestro di musica, il fratello Marco un noto violinista, lo zio Giovanni direttore d'orchestra), anche Luisa in prima istanza si avvicina al mondo della musica, imparando presto a suonare abilmente il pianoforte, con cui accompagnava spesso il fratello Marco. Avviata allo studio della letteratura e della poesia latina da don Emanuele Bazzanella, la Anzoletti inizia presto anche a scrivere delle opere di prosa e di poesia: tra le prime opere rientra un poemetto in 561 esametri sull'elezione di San Vigilio a vescovo di Trento, pubblicato da una Luisa appena ventenne (l'opera le valse una medaglia d'argento e una lettera di apprezzamento inviata da papa Leone XIII); il trasferimento della famiglia a Milano, nel 1889, ebbe certo un significato nella produzione letteraria della scrittrice e poetessa, se molti dei temi trattati dopo tale data sono stati definiti "di grande interesse e d'avanguardia sociale oltre che letterale". Di indubbio interesse è la rete di contatti che Luisa Anzoletti seppe costruire nel corso della sua vita: tra gli scambi epistolari più interessanti si possono ricordare quelli con Antonio Stoppani, Cesare Cantù, Carlo Francesco Gabba, Giuseppe Rigutini, Giovanni Verga, Geremia Bonomelli; di lei, inoltre, scrissero anche Antonio Fogazzaro e Giosuè Carducci, quest'ultimo affermando "ormai anche le donne vogliono fare dei versi belli": affermazione che ci dà anche un'idea del ruolo dell'Anzoletti all'interno della coeva società letteraria. ![]() Apatia Stagioni, che l’acqua con sùbite scosse su l’alida terra vapora e non bagna. Stagioni, che ‘l sole gli è come non fosse per l’irta nel gelo marmata campagna. Stagioni, che l’aria non giova d’alena, ma torpe nel cavo a gl’ inerti polmoni; e ‘l sangue che affredda entro l’arida vena scaldare non posson gli ardenti carboni. Stagioni, in cui tacita prende l’avvio colei che di nulla non sente bisogno: l’Ignota, che semina in terra l’oblio, e miete anco i fior tenerelli del sogno. Stagioni, ove qualche gran cosa finisce, o forse al nativo suo mondo trasvola: si parla si parla, e nessuno capisce; si soffre si soffre, e niente consola. Luisa Anzoletti Lettere a un'amica
Postato da Grazia01 il Sabato, 03 febbraio @ 13:18:23 CET (765 letture)
![]() ![]() L'amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e perché è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si può camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti, pur essendo distanti, come noi due, centinaia di migliaia di chilometri. Susanna Tamaro dal libro "Cara Mathilda. Lettere a un'amica" di Susanna Tamaro Il 22 gennaio del 1788 nacque George Gordon Byron
Postato da Grazia01 il Lunedì, 22 gennaio @ 19:18:55 CET (1673 letture)
![]() ![]() È l'essere mortali e cercare al di là della mortalità. Vi è un piacere nei boschi inesplorati Vi è un piacere nei boschi inesplorati e un'estasi nelle spiagge deserte, vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l'uomo ma di più la natura dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato per confondermi con l'universo e lì sentire ciò che mai posso esprimere né del tutto celare. ![]() E l'ora in cui s'ode tra i rami È l'ora in cui s'ode tra i rami la nota acuta dell'usignolo; è l'ora in cui i voti degli amanti sembrano dolci in ogni parola sussurrata e i venti miti e le acque vicine sono musica all'orecchio solitario. Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore e in cielo sono spuntate le stelle e c'è sull'onda un azzurro più profondo e nei cieli quella tenebra chiara, dolcemente oscura e oscuramente pura, che segue al declino del giorno mentre sotto la luna il crepuscolo si perde. A mio padre in sogno
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:51:03 CET (786 letture)
![]() ![]() A mio padre in sogno Sorridi un poco e te ne vai pensoso. E ad un tratto con lacrime mi chiedo quanto tempo è che al petto non ti stringo non afferro da amico quelle braccia. La memoria ha insensibili naufragi. Scolora come il cielo di settembre sotto il vento si popola di nubi. Te ne vai. Quante cose all’improvviso mi ritrovo da dirti… E resto muto. Ma perché nell’istante che mi volto non sei più là? Ci sono tante cose da dirsi… Ed io ti chiamo ancora, e credo che non può certo, questo, essere un sogno Alessandro Parronchi Dio è nelle cose di ogni giorno
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:49:51 CET (747 letture)
![]() ![]() Dio è nelle cose di ogni giorno Dio è nelle cose di ogni giorno: nei magazzini d’ortofrutta, nelle fabbriche nel caos degli incontri calcistici nel boccale di birra di un chiosco Nella noia, nelle lacrime scorate nelle lettere di un’offesa amorosa nei recessi delle querce bibliche nel tremito della carne esangue di paura l’umile colcosiano osserva la Sua tenda di tessuto fine nello studio ha impastato i Suoi colori un pittore dalla vista acuta chi è Costui? Un Padre dai tanti volti dentro occhiute cattedrali o un bambino che gioca con una nuova stella del mattino? Sergej Georgievič Stratanovskij Definizione di amore
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:48:42 CET (859 letture)
![]() ![]() Definizione di amore Strano, considerando quanto sull’amore è stato scritto, che nessuno lo abbia detto dove l’amore signoreggia: non nel sesso, né nel volere il bene degli altri, ma nell’occupare tutto il tempo a cena, in apparenza assorti nel discorso, a cercare invero di far prendere coraggio alla mano affinché oltrepassi l’invisibile spada sulla tovaglia e tocchi un dito in equilibrio sul tessuto. A un giovane curato di una parrocchia di West Cork fu detto che sua madre era gravemente ammalata e che lui doveva venire a casa a Boherbue (di fatto era già morta, ma l’intendimento era di attenuare il colpo). Corse in auto mezzo Kerry spericolatamente, per schiantarsi e lì morire nella bella valle di Glenflesk. Così avvenne, per quel suo fantasticare vano di toccarle un’ultima volta le dita della mano. Bernard O'Donoghue La mia anima cristallina
Postato da Grazia01 il Sabato, 04 novembre @ 22:28:38 CET (816 letture)
Poesie di Alexander Puskin
Postato da Grazia01 il Domenica, 29 ottobre @ 20:25:55 CET (942 letture)
![]() ![]() Non ho rimpianti Non ho rimpianti per voi, anni della mia primavera, Anni trascorsi nei sogni di un inane amore, Non ho rimpianti per voi, misteri delle notti, Cantati dal languido e dolce flauto. Non ho rimpianti di voi, amici infedeli, Ghirlande dei festini e coppe rotonde, Non ho rimpianti di voi, giovani traditrici, Assorto nei pensieri, sono estraneo ai divetimenti. Ma dove siete voi, minuti di dolcezza, Di giovanili speranze, della pace del cuore? Dove sono l'ardore di un tempo e le lacrime dell'ispirazione?. .. Tornate di nuovo, anni della mia primavera! Alexander Puskin ![]() Se la vita ti tradisce non dolerti, non crucciarti! nella pena trova pace l'allegria, credi, verrà. Di futuro vive il cuore, il presente è desolato: tutto è effimero, fugace; ciò che passa sarà amato. Alexander Puskin ![]() Canto bacchico Perchè tace la voce dell'allegria ? Scatenatevi, canti delle baccanti ! Evviva le tenere fanciulle E le giovani donne, che ci amano ! Colmate più pieno il bicchiere ! Sul suo fondo risonante Nel denso vino Gettate gli anelli del presagio ! Alziamo i bicchieri, muoviamoli tutti di un colpo ! Evviva le Muse, evviva la ragione ! Tu, sacro sole, ardi ! Come questa lampada impallidisce Davanti al chiaro sorgere dell'alba, Così la falsa saggezza si offusca e muore Davanti al sole immortale della mente. Alexander Puskin ![]() Ti amai Ti amai, anche se forse ancora non è spento del tutto l'amore. Ma se per te non è più tormento voglio che nulla ti addolori. Senza speranza, geloso, ti ho amata nel silenzio e soffrivo, teneramente ti ho amata come -Dio voglia- un altro possa amarti. Alexander Puskin ![]() La tempesta Tu hai visto la fanciulla sullo scoglio Nella bianca veste sopra le onde, Quando, rumoreggiando nella tempestosa tenebra, Il mare giocava con le rive, Quando il raggio dei lampi la rischiarava Continuamente di uno splendore purpureo, E il vento si agitava e volava Col suo svolazzate mantello ? E' bello il mare nella tenebra della tempesta E il cielo nei suoi bagliori senza l'azzurro; Ma credimi: la fanciulla sullo scoglio E' più bella delle onde, del cielo e della tempesta. Alexander Puskin ![]() Il fiore Un fiore secco, un fiore senza profumo Dimenticato in un libro io vedo; Ed ecco che già di uno strano sogno Si è colmata l'anima mia: Dove è fiorito? Quando? In quale primavera? E a lungo è fiorito? E chi l'ha colto, Una mano nota o forse estranea? E chi l'ha posto in questo libro? Forse in ricordo di un tenero incontro, O di un fatale abbandono, Oppure di una passeggiata solitaria Nel silenzio dei campi, nell'ombra dei boschi? E lui è vivo, ed è viva lei? E ora dov'è il loro angolino? O forse sono già appassiti, Come questo fiore sconosciuto? Alexander Puskin Poesie di Samuel Taylor Coleridge
Postato da Grazia01 il Domenica, 29 ottobre @ 19:52:26 CET (702 letture)
![]() ![]() QUALCOSA DI INFANTILE, MA NATURALE Se avessi solo due piccole ali E fossi un piccolo uccello piumato, da te volerei, mia cara! Ma pensieri come questi sono cose vuote, ed io rimango qui. Ma nel mio sonno da te volo: sono sempre con te nel mio sonno! Il mondo è tutto proprio. Ma poi ci si sveglia, e dove sono? Tutto, tutto solo. Il sonno non rimane, nonostante le offerte di un monarca : allora amo risvegliare qui il rompere del giorno: perché nonostante il mio sonno sia andato, eppure mentre è buio, si chiudono i coperchi e si continua a sognare. 23 aprile 1799 Samuel Taylor Coleridge ![]() DESIDERIO Laddove l’amore vero arde il desiderio è la pura fiamma dell’Amore; E’ il riflesso della nostra corporatura terrena, Che trae il suo significato dalla più nobile parte, E traduce solo il linguaggio del cuore. 1830 (?) Samuel Taylor Coleridge ![]() RAGIONE PER LA CECITÀ’ DELL’AMORE Ho udito molteplici ragioni Per cui l’Amore debba necessariamente essere cieco, Ma questa la migliore di tutte io tengo- I suoi occhi sono nella sua mente. Quale siano la forma esterna e la natura, Esso lo indovina solo in parte; Ma che dentro sia buono e giusto Esso lo vede col cuore. Samuel Taylor Coleridge ![]() COSA E’ LA VITA? Somiglia la vita a ciò che un tempo era ritenuto di luce, Troppo ampio in se stesso per la vista umana? Un assoluto stesso- un elemento infondato- Tutto quello che vediamo, tutti i colori di tutta l’ombra Fatto dallo sconfinare dell’oscurità?- La vera vita non è diretta dalla coscienza? E tutti i pensieri, le pene, le gioie del respiro mortale, un abbraccio di guerra di vita e morte in lotta? Samuel Taylor Coleridge Poesia
Postato da Grazia01 il Domenica, 29 ottobre @ 19:47:07 CET (958 letture)
Il 9 ottobre del 1983 nacque Mario de Andrade
Postato da Grazia01 il Lunedì, 09 ottobre @ 09:44:28 CEST (467 letture)
![]() ![]() Ho contato i miei anni Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da ora in avanti, rispetto a quanto ho vissuto finora… Mi sento come quel bimbo cui regalano un sacchetto di caramelle: le prime le mangia felice e in fretta, ma, quando si accorge che gliene rimangono poche, comincia a gustarle profondamente. Non ho tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto. Non ho tempo, da perdere per sciocchezze. Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori. Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati. Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali. Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta… E con così poche caramelle nel sacchetto… Adesso, così solo, voglio vivere tra gli esseri umani, molto sensibili. Gente che sappia amare e burlarsi dell’ingenuo e dei suoi errori. Gente molto sicura di se stessa, che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze. Gente che non si consideri eletta anzitempo. Gente che non sfugga alle sue responsabilità. Gente molto sincera che difenda la dignità umana. Con gente che desideri solo vivere con onestà e rettitudine. Perché solo l’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla. Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone … Gente cui i duri colpi della vita, abbiano insegnato a crescere con dolci carezze nell’anima. Sí… ho fretta… per vivere con l’intensità che niente più che la maturità ci può dare. Non intendo sprecare neanche una sola caramella di quelle che ora mi restano nel sacchetto. Sono sicuro che queste caramelle saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora. Il mio obiettivo, alla fine, è andar via soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Ti auguro che anche il tuo obiettivo sia lo stesso, perché, in qualche modo, anche tu te ne andrai…” Mário de Andrade poeta, musicologo e critico letterario brasiliano nato il 9 ottobre 1893 (+1945) Il 18 settembre del 1902 nacque Jorge Carrera Andrade
Postato da Grazia01 il Lunedì, 18 settembre @ 21:40:59 CEST (507 letture)
![]() ![]() Il 18 settembre del 1902 nacque Jorge Carrera Andrade, considerato come uno dei più grandi poeti dell'America Latina. ![]() Rondini Che mi cerchino domani. Oggi ho appuntamento con le rondini. Nelle piume bagnate dalla prima pioggia giunge il messaggio fresco dei nidi celesti. La luce va cercando un nascondiglio. Le finestre voltano folgoranti pagine che si spengono improvvise in vaghe profezie. Fu un paese fecondo ieri la coscienza. Oggi campo di rocce. Mi rassegno al silenzio ma comprendo il grido degli uccelli il grido grigio d'angoscia di fronte alla luce soffocata dalla prima pioggia. Jorge Carrera Andrade IL GABBIANO E LA SOLITUDINE Quaderno bianco del mare, il gabbiano o un messaggio si spiega nel volo in due fogli di viaggio. La sua sorella marittima, la solitudine, lo guarda e, in una speranza vana, sulla costa sospira. Insetti e piante si impigliano al suolo: iniziali ritorte di una nostalgia sotterranea. Qui, nel mezzo, vivo con gli uccelli marini, prigioniero di me stesso, compagno delle rovine, e guardando e sentendo solo la pioggia armata batto la solitudine con la sua spada liquida. Sono l'uomo universo Io sono l'abitante delle pietre senza memoria, sete d'ombra verde; il popolano di tutti i villaggi e delle prodigiose capitali; sono l'uomo universo, marinaio di tutte le finestre della terra stordita dai motori. Sono l'uomo di Tokyo che si nutre di pesciolini e bambù, il minatore d'Europa, fratello della notte; l'operaio del Congo e della spiaggia, il pescatore della Polinesia, sono l'indio d'America, il meticcio, il giallo, il nero: io sono tutti gli uomini. Sopra il mio cuore firmano le genti un patto eterno di vera pace e fraternità. ![]() Verrà un giorno Verrà un giorno più puro degli altri: scoppierà la pace sulla terra come un sole di cristallo. Una luce nuova avvolgerà le cose. Gli uomini canteranno per le strade ormai liberi dalla morte menzognera. Il frumento crescerà sui resti delle armi distrutte e nessuno verserà il sangue del fratello. Il mondo allora apparterrà alle fonti e alle spighe che imporranno il loro impero di abbondanza e freschezza senza frontiere. Jorge Carrera Andrade Di Jorge Carrera Andrade, lo scrittore americano William Carlos Williams aveva rilevato: “Non ricordo un’altra occasione in cui abbia trovato un posto così limpido e libero dal tormento dello spirito che è diventato il nostro pane quotidiano. Le immagini di Jorge Carrera Andrade sono così straordinariamente chiare, così connesse al primitivo che immagino di essere… prendendo parte a una visione già perduta del mondo. È un posto malinconico e maestoso”. Eccolo allora questo posto, il buen ritiro di Carrera Andrade a ridosso del mare ma ancorato alla terra, dove gli spettacoli della natura offrono al poeta, immerso nella magia di questa atmosfera, la possibilità di cogliere gli aspetti dell’universo, di investigare il cosmo e tutte le sue regole. Prigioniero di se stesso, ma contraddittoriamente libero… Muore a Quito il 9 novembre del 1978. Ogni giorno nasce un poeta, anche se...
Postato da Grazia01 il Giovedì, 17 agosto @ 20:33:49 CEST (993 letture)
![]() ![]() Giovani che uccidono coetanei a calci e pugni nelle discoteche, uomini che ammazzano sorelle, le fanno a pezzi che infilano in cassonetti, femminicidi quasi ogni giorno, attentati terroristici e altri e mille brutture nella nostra via, come può sopravvivere un sentimenti poetico? Eppure qualcuno disse che la poesia salverà il mondo, comincio a credere che la maggior parte degli esseri umani non abbia né poesia né sentimenti appena un po' umani. Porto avanti comunque una passione in cui credo, perché in qualche cosa bisogna pur credere e sperare e perché malgrado tutto sono ancora convinta che ogni giorno nasca un poeta. Oggi fra gli altri è l’anniversario della nascita di Tommaso Cannizzaro (Messina, 17 agosto 1838 – Messina, 25 agosto 1921) , poeta, critico letterario e traduttore italiano e Oliverio Girondo (Buenos Aires, 17 agosto 1891 – Buenos Aires, 24 gennaio 1967) che è stato un poeta argentino. Vi propongo due loro poesie Il 27 luglio del 1835 nacque Giosuè Carducci
Postato da Grazia01 il Giovedì, 27 luglio @ 20:09:46 CEST (732 letture)
![]() Il 27 luglio del 1835 nacque Giosuè Carducci ![]() NOSTALGIA Là in Maremma ove fiorio La mia triste primavera, Là rivola il pensier mio Con i tuoni e la bufera: Là nel cielo librarmi La mia patria a riguardar, Poi co’l tuon vo’ sprofondarmi Tra quei colli ed in quel mar. ![]() IN RIVA AL MARE Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo, E di tempeste, o grande, a te non cede: L’anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede. Tra le sucide schiume anche dal fondo Stride la rena: e qua e là si vede Qualche cetaceo stupido ed immondo Boccheggiar ritto dietro immonde prede. La ragion de le sue vedette algenti Contempla e addita e conta ad una ad una Onde belve ed arene invan furenti: Come su questa solitaria duna L’ire tue negre e gli autunnali venti Inutil lampa illumina la luna. Giosuè Carducci Maria Tore
Postato da Grazia01 il Sabato, 22 luglio @ 19:16:40 CEST (712 letture)
![]() ![]() "Dentro un grande silenzio di parole guardo la luna piena i prati e i profumati profili dei ciliegi a primavera. Estatica rimiro l'ultima luna come un grande amore" (Maria Tore) ![]() Per montagne La voce delle campane di monte in monte, di valle in valle arriva e la nebbia dissolve poco a poco il profilo delle montagne. Per sentieri, per scorciatoie cercando i crochi i funghi e le castagne o solo per sentire l’erba che cresce andiamo guardando il viso sorridente di quelli che ci camminano accanto e - dentro – cantano …e un universo ma solo di montagne e picchi e gioghi e sempre nuove cime e nubi nere, bianche, screziate laggiù lontano sull’orizzonte del cielo e ringraziare il Signore di essere vivi, è così, Mariano, il Paradiso! Due corvi sul prato Due corvi sul prato imperlato dall'ultima pioggia s'inseguon in cerchio, per gioco. Lui canta l'eterna canzone e lei con brevi note risponde al canto ed aumenta l'incanto del giorno di primavera. E questo canto non fine non esaltato dai vati commuove il mio cuore perché come il dolore anche l'amore è eterno ed ha una voce sola. Canto parola o fiore l'amore ci accomuna nel momento più bello e ci conferma infine che ogni essere vivente ci è fratello. Maria Tore Stephen Vincent Benét
Postato da Grazia01 il Sabato, 22 luglio @ 19:07:55 CEST (617 letture)
![]() ![]() La vita non si perde morendo; la vita si perde minuto dopo minuto, giorno trascinando giorno, in tutti i mille piccoli insensibili modi. S. V. B . ![]() Noi immortali Forse andiamo con il vento, la nube, il sole, Nella libera compagnia dell’aria; Forse con i tramonti quando il giorno finisce. Tutto questo è in me — io non ci bado molto; C’è da così tempo come le brune colline — e un albero Come un folle profeta in una terra di carestia — E io posso stare e sentire eternamente La vasta e monotona respirazione della terra. Ho conosciuto ore, lente e ardenti d’oro, Belle di risate e soffuse di luce, O Signore, in un momento simile nomina il mio andare, Mentre si contraggono le mani, e la fredda faccia impallidisce, E la scintilla muore dentro la mente debole, Spargendo in altra polvere la sua polvere cosmica. Nos immortales Perhaps we go with wind and cloud and sun, Into the free companionship of air; Perhaps with sunsets when the day is done, All’s one to me — I do not greatly care; So long as there are brown hills — and a tree Like a mad prophet in a land of dearth — And I can lie and hear eternally The vast monotonous breathing of the earth. I have known hours, slow and golden-glowing, Lovely with laughter and suffused with light, O Lord, in such a time appoint my going, When the hands clench, and the cold face grows white, And the spark dies within the feeble brain, Spilling its star-dust back to dust again. Emma Lazaru
Postato da Grazia01 il Sabato, 22 luglio @ 18:50:32 CEST (616 letture)
![]() IL 22 luglio del 1849 nacque a New York Emma Lazarus ![]() Il nuovo Colosso Non come il gigante di bronzo di greca fama, che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti conquistatori: qui, dove si infrangono le onde del nostro mare si ergerà una donna potente con la torcia in mano, la cui fiamma è un fulmine imprigionato, e avrà come nome Madre degli Esuli. Il faro nella sua mano darà il benvenuto al mondo, i suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace fra due città. "Antiche terre, – ella dirà con labbra mute – a voi la gran pompa! A me date i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata." Poesie di Giuseppe Conte
Postato da Grazia01 il Martedì, 18 luglio @ 15:27:54 CEST (704 letture)
Il 4 giugno del 1959 nacque Biagio Cepollaro
Postato da Grazia01 il Domenica, 04 giugno @ 20:51:08 CEST (781 letture)
![]() Il 4 giugno del 1959 nacque Biagio Cepollaro ![]() La curva del giorno * occorre stabilire i confini del silenzio non rispondere sempre non sempre essere informati fare in modo che ogni parola sia pleonasmo a fronte di ciò che già c’è. non dicendo di sé ma dando voce alle spalle alla schiena curva dell’intuizione che ha percorso tutta la stanza trafiggendo in uno i molti pensieri occorre che ogni parola distillata sia essa stessa una guardia di frontiera che vigili insonne i confini dall’alba al tramonto con gli occhi rivolti al silenzio sia la sua unica verità corporale * occorre stabilire i confini del corpo: anche una casa con le sue camere e le sue funzioni è una guaina e aderisce ai suoi moti. dormire al riparo dalla pioggia cucinando i cibi assaporando carni di altri animali e foglie e frutti. dormire ancora dopo ogni rientro sistemando lenzuola e coperte lavando con cura il piatto e il bicchiere affilando il coltello per il pane occorre lasciar passare da quei confini la notte e lasciar mescolare i corpi perché parlino tra loro * il corpo sa che tra i suoi mobili confini e le strade si accumula una gran massa d’acqua che piove dal cielo. è questo mare rovesciato che suona la sua risacca di gocce sul legno delle finestre e sulla tela degli ombrelli a inchiodarlo in un ascolto senza azione e costrutto: il suo movimento vorrebbe la secchezza dell’asciutto la precisione di ciò che non perde non si frammenta piuttosto una linea tracciata tra due punti come un’idea illuminata nel centro da un raggio di sole Il 4 giugno del 1898 nacque Renzo Pezzani
Postato da Grazia01 il Domenica, 04 giugno @ 20:47:56 CEST (973 letture)
![]() Il 4 giugno del 1898 nacque Renzo Pezzani ![]() Il pane Pane, panetto mio, così buono ti vuole Iddio. Così dorato, così croccante, sei uscito d mani sante. Sei sbocciato come un fiore dalla gioia e dal dolore, dalla terra lavorata, dal sudore che l'ha bagnata. Pane, panetto mio, così buono ti vuole Iddio. ![]() La leggenda dei colori I colori si incontrarono in un prato e si misero a chiacchierare. Ognuno lodava se stesso. lo diceva il giallo - somiglio all'oro e sono il più bello. Sono io il più bello - disse l'azzurro. - L'aria ha il mio colore e il mare si lascia tingere da me. In quel mentre ecco giungere nel prato alcuni bambini con una bandiera. Allora il bianco, il rosso e il vero e si misero a gridare: Siamo noi i più belli, quando siamo uniti insieme. ![]() Pioggia di Maggio Passa una nuvola come un cigno dentro il cielo senza rughe. Scioglie la pioggia nell'orto verdigno, tocca fronde, lava lattughe. Sfatta la nuvola rimane il bello e questo fiato da bocca di fiore, l'orto fresco di colore e la musica d'un ruscello. Rimane il cielo così pulito con un'allodola così sincera che appena dici una preghiera già cammina nell'infinito. Il 4 giugno del 1821 nacque Apollon Majkov
Postato da Grazia01 il Domenica, 04 giugno @ 20:44:17 CEST (784 letture)
![]() Il 4 giugno del 1821 nacque Apollon Majkov ![]() Voci della notte O notte senza luna!... Come un innamorato ti ascolto e ti contemplo, immoto, estasiato... Qual musica s'effonde sotto l'argenteo manto! Intorno, delle fonti gorgoglia il terso canto qui trema un'adamantina. Perluccia sopra un ramo, là trilla un augellino l'uguale suo richiamo; e come un orologio, tra l'erbe, l'indiscreto grillo ripete l'aspro stridio; dal giuncheto del fiume s'ode il coro dei rospi, come sordi d'un organo lontano evanescenti accordi; e regna sopra tutta la placida armonia, ora mugghiante, ed ora molto sommesso e lento, lo strepito d'un nero lontan mulino a vento... E gli astri!... Oh, quale incanto!... Qual pura melodia!... Nel coruscar metallico, nel vivo palpitare, sembrami udire il rombo del loro eterno andare... Apollon Nikolaevic Majkov ![]() Apollon Nikolaevic Majkov (Mosca, 4 giugno 1821 – San Pietroburgo, 20 marzo 1897) è stato un poeta russo. Figlio di un pittore, fu appassionato cultore delle antichità greche e latine. Nelle sue poesie sono molto vivide meditazioni, contemplazioni e reminiscenze. La sua produzione ha spaziato da descrizioni di paesaggi russi ad ambienti italiani e serbi. Il 29 maggio del 1892 nacque Alfonsina Storni
Postato da Grazia01 il Lunedì, 29 maggio @ 20:50:51 CEST (676 letture)
![]() Il 29 maggio del 1892 nacque Alfonsina Storni, poetessa, drammaturga e giornalista argentina ![]() DUE PAROLE All’orecchio questa notte mi hai detto due parole comuni. Due parole stanche di essere dette. Parole che da vecchie si son fatte nuove. Due parole così dolci, che la luna che passava filtrando tra i rami nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci che una formica mi cammina sul collo e resto immobile non provo nemmeno a scacciarla. Due parole così dolci che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita! Così dolci e così mansuete che oli profumati scorrono sul corpo. Così dolci e così belle che nervose, le mie dita, si muovono verso il cielo imitando una forbice. Vorrebbero le mie dita tagliare stelle. (da Il dolce danno, 1918) ![]() PRESENTIMENTO Ho il presentimento che vivrò molto poco. Questa mia testa assomiglia a un crogiolo, purifica e consuma, ma senza un gemito, senza un accenno di orrore. Per uccidermi chiedo che un pomeriggio senza nubi, sotto il limpido sole, nasca da un grande gelsomino una vipera bianca che dolce, dolcemente, mi punga il cuore. (da Il dolce danno, 1918) ![]() UOMO Uomo, io voglio che tu comprenda il mio male, uomo, io voglio che tu mi dia dolcezza, uomo, io vado per i tuoi stessi sentieri; figlio di madre: comprendi la mia pazzia... (da Irrimediabilmente, 1920) ![]() CANCELLATA Il giorno in cui morirò, la notizia seguirà le solite procedure, da un ufficio all'altro con precisione dentro ogni registro verrò cercata. E là molto lontano, in un paesino che sta dormendo al sole su in montagna, sopra il mio nome, in un vecchio registro, mano che ignoro traccerà una riga. (da Languidezza, 1920) Il 27 maggio del 1894 nacque Louis-Ferdinand Céline.
Postato da Grazia01 il Sabato, 27 maggio @ 21:29:33 CEST (629 letture)
![]() ![]() Il 27 maggio del 1894 nacque Louis-Ferdinand Céline. Il vero nome è Louis Ferdinand Auguste Destouches, nasce a Courbevoie, a poca distanza da Parigi. E' figlio di Fernando, impiegato in una compagnia assicurativa, e di Marguerite, proprietaria di un negozio di merletti e porcellane. Fu scrittore, saggista e medico francese: scelse il nome della nonna materna, Céline, per firmare le sue opere. Considerato appartenente alle correnti del modernismo e dell'espressionismo, Céline è considerato uno dei più influenti scrittori del XX secolo, celebrato per aver dato vita a un nuovo stile letterario che modernizzò la letteratura francese ed europea. Fu un innovatore nel panorama letterario francese. La maggioranza dei suoi libri originano da spunti autobiografici, e sono narrati in prima persona da Ferdinand, il suo alter ego letterario. Per le sue prese di posizione politiche e affermazioni durante la Seconda guerra mondiale, esposte in pamphlet violentemente antisemiti, Céline rimane oggi una figura controversa e discussa. Emarginato dalla vita culturale, dopo il 1945, il suo stile letterario fu preso a modello da alcuni scrittori che gravitavano attorno alla Beat Generation statunitense. Anche Charles Bukowski aveva grandissima ammirazione per la prosa letteraria di Céline. Con il Viaggio al termine della notte, ritenuto il suo capolavoro, l’autore, nell’incipit introduttivo, pare voltare le spalle alla vita, per evadere dallo squallore e dalla miseria dell’animo umano. “Céline ha lanciato una bomba contro l’edificio dell’umanità”, dissero di lui. Per sventrarla e mostrarci le interiora, che saranno pure brutte, ma sono lì, sotto la pelle, e qualcuno dovrà pur fare il lavoro sporco di mostrarle a tutti. Se si dovesse descrivere il mondo visto con i suoi occhi, lo si rappresenterebbe facilmente come una torta a base di merda e sangue, di cui tutti devono prendersi la propria fetta. E come ciliegina sulla torta metteremmo un bel pezzo di fegato. Perché ci vuole fegato per affrontar la vita, per affrontar la Notte. Frasi famose: Si ha un bel dire e pretendere, il mondo ci lascia molto prima che ce ne andiamo per davvero. L'anima è la vanità e il piacere del corpo finché uno è in gamba, ma è anche la voglia di uscire dal corpo quand'è malato o le cose girano male. È più difficile rinunciare all'amore che alla vita. La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte. Nanni Cagnone - Nato il 10 aprile 1939
Postato da dada il Lunedì, 10 aprile @ 21:22:32 CEST (646 letture)
![]() Ogni giorno nasce un poeta 10 aprile 1939: Nanni Cagnone ![]() Il meraviglioso è già stato – taciturno, senza il sì-e-no degli avvenimenti –, nella comunanza del sonno s’è ingrandito, frutto fuori stagione vivo e certo che sua polpa non s’addenta. Ma tu disperatamente non sei mi toglie anche il passato, quel tuo obbedire alla scarsità dei morti. ![]() Passai con la mia voce ove abitavano i contemporanei — ma erano acerbi, in loro non vidi tra rovi e fiori né tenerezza né proporzione. ‘Anticamente’ mi parve parola adatta a trascurarli. ![]() Percosso dal Mistral — l’irradiato contorno non è più tuo, sfugge si perde nel crepacuore della contrada e consentir dei rami, nella musica monotona del sangue, menestrello palpito oracolo dei battiti al minuto. Diranno che t’impressiona, ancor ti meraviglia, il mondo. Non pioverà — in su l’oceano d’aria, vele del vento le nubi. Il 2 aprile del 1950 nacque Naim Araidi
Postato da dada il Domenica, 02 aprile @ 18:52:35 CEST (654 letture)
![]() ![]() Lasciatemi tornare Lasciatemi tornare alla madreterra al mio vecchio paese, alle pareti paurose delle tombe lasciatemi tornare al canto degli uccelli al canto del gallo alla terra dei cactus e dei cipressi alle gocce d’acqua alla sorgente del villaggio al mio insegnante di nuoto che mi ha aiutato a sopravvivere nell’oceano della vita e nei mari di ogni città... permettetemi di tornare al lato orientale o straniero, non importa lasciatemi tornare a me stesso... Lasciatemi prendere ciò che vi piace dell’occidente m’è costata la vita e gli anni migliori senza sorridere mai prendete le vostre macchine per autostrade mortali tutti i telefoni cellulari tutti gli schermi piatti tutti gli strumenti sofisticati della vita moderna non c’è necessità di uccidermi, di lasciarmi morire per uccidere chi ha gelosia nei miei confronti. ![]() Amiamo la letteratura Abbiamo tristezza sufficiente per una e mille canzoni abbastanza rossore per la nostra pelle orientale una parte per la guerra, una per sconfitte e inganni una dolce madreterra è dentro di noi noi, duplici, pigri, miraggio nel deserto siamo un rebus! Tristezza non abbatterci, nati da sanguisughe camminiamo tuttavia dolcemente sulla sabbia dormendo su tappeti in terre deserte dentro di noi la crudeltà, i beduini, i pastori sulle colline a piedi nudi delle strade oggi come nelle giornate più lunghe Oh tempi arabi! Oh tristezza non trattarci con la crudeltà di sempre amiamo la letteratura! amiamo la Letteratura! |
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