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coppermine
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Achmatova
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Novità
Certi Argomenti - Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 14 settembre @ 16:07:57 CEST (1433 letture)
![]() ![]() Certi Argomenti C'era un aneddoto che dopo più di un anno, faceva ancora le spese della conversazione alla tavola rotonda dell'Albergo di Russia, a Napoli, quando i tre o quattro ospiti che tutti gli anni solevano trovarsi al medesimo posto, dal cominciar del novembre alla fine di maggio, rimanevano faccia a faccia, col sigaro in bocca e i gomiti sulla tovaglia. A quella medesima tavola s'erano incontrati un tale Assanti, uomo elegante ed uomo di spirito, ed una signora Dal Colle, donna elegante e donna di spirito, un po' civetta, capricciosa e bizzarra, sul conto della quale si raccontavano certe storielle singolari, ben inteso senza provarne una sola, e che veniva ad epoche fisse, come una rondine, da Baden, da Vienna o da Parigi. I personaggi di Verga: umiliati e offesi
Postato da Grazia01 il Giovedì, 02 giugno @ 19:00:32 CEST (1271 letture)
![]() ![]() I protagonisti delle novelle e dei romanzi maggiori del Verga sono sempre dei Vinti, degli umiliati e offesi. Perché? C'è forse nello scrittore siciliano una precisa polemica sociale, tesa a identificare i colpevoli, a proporre terapie risanatrici? Forse. Ma subito si rileva che l'antagonista negativo, il nemico da distruggere, quasi non presenta fisionomia, è confuso nelle sfumature delle vicende. Chi vuole scoprire e dare un volto agli oppressori, ai malvagi, deve leggere tra le righe, coglierli di sorpresa; Hanno nomi neutri: soprastanti, fattori, gentiluomini, guardie e tutto il nostro prossimo; sono le bestie, il mare, la roba, la malaria, la giustizia. E la roba, la terra e la giustizia sono del padrone. Possesso assoluto, il suo. I PERSONAGGI di Verga - UNA PECCATRICE - EVA
Postato da Grazia01 il Giovedì, 26 maggio @ 19:41:01 CEST (1504 letture)
![]() ![]() Romantici, ad immagine del Verga ventenne, gli attori delle sue prime opere; profondi e straziatamente veri i "vinti" della maturità ereditati dalla sua terra. UNA PECCATRICE L'AMANTE SICILIANO , Pietro Brusio siciliano, protagonista di Una peccatrice, incarna quasi allo stato puro il mito del provinciale borghese teso alla conquista della gloria letteraria e dell'amore. L'aspetto esteriore è quello del siciliano focoso, secondo un cliché destinato a lunga vita: Rosso Malpelo di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Martedì, 26 aprile @ 09:59:19 CEST (1230 letture)
![]() ![]() Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo. Del resto, ella lo vedeva soltanto il sabato sera, quando tornava a casa con quei pochi soldi della settimana; e siccome era malpelo c'era anche a temere che ne sottraesse un paio, di quei soldi: nel dubbio, per non sbagliare, la sorella maggiore gli faceva la ricevuta a scapaccioni. Però il padrone della cava aveva confermato che i soldi erano tanti e non più; e in coscienza erano anche troppi per Malpelo, un monellaccio che nessuno avrebbe voluto vederselo davanti, e che tutti schivavano come un can rognoso, e lo accarezzavano coi piedi, allorché se lo trovavano a tiro. Buon compleanno Italia - Per un pugno di terra - Verga
Postato da Grazia01 il Giovedì, 17 marzo @ 10:01:48 CET (3090 letture)
![]() ![]() Buon compleanno Italia 150 anni insieme - Per un pugno di terra - Giovanni Verga - Con attenzione Verga analizza la reazione dei ceti più miseri e alle nuove prospettive aperte dalla conquista garibaldina della Sicilia. Una reazione rabbiosa, frutto dell' esclusione secolare dalla vita sociale, in cui i contadini erano stati tenuti da secoli, che si manifestò con atti di violenza incontrollata e con l'acuirsidi rivalità all'interno stesso delle masse. Il brano si riferisce precisamente alla rivolta, scoppiata a Bronte nel 1860. X di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 19 gennaio @ 20:22:48 CET (1088 letture)
![]() ![]() ![]() Quella fatale tendenza verso l'ignoto che c'è nel cuore umano, e si rivela nelle grandi come nelle piccole cose, nella sete di scienza come nella curiosità del bambino, è uno dei principali caratteri dell'amore, direi la principale attrattiva: triste attrattiva, gravida di noie o di lagrime - e di cui la triste scienza inaridisce il cuore anzi tempo. Cotesto amore dunque che ha ispirato tanti capolavori, e che riempie per metà gli ergastoli e gli ospedali, non avrebbe in sé tutte le condizioni di essere, che a patto di servire come mezzo transitorio di fini assai più elevati - o assai più modesti, secondo il punto di vista - e non verrebbe che l'ultimo nella scala dei sentimenti? La ragione della sua caducità starebbe nella sua essenza più intima? e il terribile dissolvente che c'è nella sazietà, o nel matrimonio, dipenderebbe dall'insensato soddisfacimento d'una pericolosa curiosità? La colpa più grave del fanciullo-uomo sarebbe la pazza avidità del desiderio che gli fa frugare colle carezze e coi baci il congegno nascosto del giocattolo-donna, il quale ieri ancora, gli faceva tremare il cuore in petto come foglia? All'ultimo veglione della Scala, in mezzo a quel turbine d'allegria frenetica, avevo incontrato una donna mascherata, della quale non avevo visto il viso, di cui non conoscevo il nome, che non avrei forse riveduta mai più, e che mi fece battere il cuore quando i suoi sguardi s'incontrarono nei miei, e mi fece passare una notte insonne, col suo sorriso sempre dinanzi agli occhi, e negli orecchi il fruscìo del raso del suo dominò. Pentolaccia di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Domenica, 12 dicembre @ 21:22:38 CET (1236 letture)
![]() ![]() Pentolaccia Adesso viene la volta di «Pentolaccia» ch'è un bell'originale anche lui, e ci fa la sua figura fra tante bestie che sono alla fiera, e ognuno passando gli dice la sua. Lui quel nomaccio se lo meritava proprio, ché aveva la pentola piena tutti i giorni, prima Dio e sua moglie, e mangiava e beveva alla barba di compare don Liborio, meglio di un re di corona. Uno che non abbia mai avuto il viziaccio della gelosia, e ha chinato sempre il capo in santa pace, che Santo Isidoro ce ne scampi e liberi, se gli salta poi il ghiribizzo di fare il matto, la galera gli sta bene. La coda del diavolo di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Giovedì, 21 ottobre @ 21:25:12 CEST (1352 letture)
![]() ![]() Questo racconto è fatto per le persone che vanno colle mani dietro la schiena contando i sassi, per coloro che cercano il pelo nell'uovo e il motivo per cui tutte le cose umane danno una mano alla ragione e l'altra all'assurdo; per quegli altri cui si rizzerebbe il fiocco di cotone sul berretto da notte quando avessero fatto un brutto sogno, e che lascerebbero trascorrere impunemente gli Idi di Marzo; per gli spiritisti, i giuocatori di lotto, gli innamorati, e i novellieri; per tutti coloro che considerano col microscopio gli uncini coi quali un fatto ne tira un altro, quando mettete la mano nel cestone della vita; per i chimici e gli alchimisti che da 5000 anni passano il loro tempo a cercare il punto preciso dove il sogno finisce e comincia la realtà, e a decomporvi le unità più semplici della verità nelle vostre idee, nei vostri principi, e nei vostri sentimenti, investigando quanta parte del voi nella notte ci sia nel voi desto, e la reciproca azione e reazione, gente sofistica la quale sarebbe capace di dirvi tranquillamente che dormite ancora quando il sole vi sembra allegro, o la pioggia vi sembra uggiosa - o quando credete d'andare a spasso tenendo sotto il braccio la moglie vostra, il che sarebbe peggio. Infine, per le persone che non vi permetterebbero di aprir bocca, fosse per dire una sciocchezza, senza provare qualche cosa, questo racconto potrebbe provare e spiegare molte cose, le quali si lasciano in bianco apposta, perché ciascuno vi trovi quello che vi cerca. Cavalleria Rusticana - Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Giovedì, 14 ottobre @ 20:39:26 CEST (1751 letture)
![]() ![]() Vizzini, 3 maggio 1892 – Fotografia scattata da Giovanni Verga Archivio Fotografico Fondazione 3M Cavalleria Rusticana - Giovanni Verga Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll'uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quella della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche. Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata. Nedda di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Giovedì, 07 ottobre @ 09:24:37 CEST (1511 letture)
MALARIA di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Giovedì, 23 settembre @ 12:44:48 CEST (3690 letture)
![]() ![]() Antica fotografia scattata da Lucio Sciacca che inquadra Vizzini, Madonna del Pericolo. DA NOVELLE RUSTICANE Epopea degli umili, presentazione del mondo fisico ed umano che Verga sublimerà poi nei grandi capolavori I Malavoglia e Mastro don Gesualdo. MALARIA E vi par di toccarla colle mani - come dalla terra grassa che fumi, là, dappertutto, torno torno alle montagne che la chiudono, da Agnone al Mongibello incappucciato di neve - stagnante nella pianura, a guisa dell'afa pesante di luglio. Vi nasce e vi muore il sole di brace, e la luna smorta, e la Puddara, che sembra navigare in un mare che svapori, e gli uccelli e le margherite bianche della primavera, e l'estate arsa; e vi passano in lunghe file nere le anitre nel nuvolo dell'autunno, e il fiume che luccica quasi fosse di metallo, fra le rive larghe e abbandonate, bianche, slabbrate, sparse di ciottoli; e in fondo il lago di Lentini, come uno stagno, colle sponde piatte, senza una barca, senza un albero sulla riva, liscio ed immobile. Un inedito verghiano: mi hanno fatto senatore ...
Postato da Grazia01 il Giovedì, 23 settembre @ 08:14:19 CEST (952 letture)
![]() ![]() Nella fotografia da sinistra: lo scrittore, sua sorella Teresa, la vecchia madre, il fratello Mario e la cognata Edda. Un inedito verghiano: mi hanno fatto senatore ... Catania, 4 ottobre 1920 Carissimo fratello, Stamattina ho ricevuto questo telegramma, che ti comunico, sapendo di farti piacere “ più piacere a suo fratello Mario” come dice l'amico De Roberto: La roba di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Lunedì, 02 agosto @ 08:36:08 CEST (1343 letture)
![]() ![]() La roba Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo, nell'ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell'immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: - Qui di chi è? - sentiva rispondersi: - Di Mazzarò -. L'amante di Gramigna di Giovanni Verga
Postato da Grazia01 il Lunedì, 19 luglio @ 21:15:46 CEST (1276 letture)
![]() L'amante di Gramigna ![]() A Salvatore Farina. Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l'abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di essere brevissimo, e di esser storico - un documento umano, come dicono oggi - interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l'ho raccolto pei viottoli dei campi, press'a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l'efficacia dell'essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne. Il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che forma l'argomento di un racconto, e che l'analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi, ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d'arrivo; e per te basterà, - e un giorno forse basterà per tutti. La Lupa di Giovanni Verga
Postato da Antonio il Venerdì, 18 maggio @ 19:00:05 CEST (1822 letture)
![]() ![]() Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era più giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei. Primavera di Giovanni Verga
Postato da Antonio il Martedì, 03 aprile @ 23:25:34 CEST (1305 letture)
![]() ![]() Allorché Paolo era arrivato a Milano colla sua musica sotto il braccio - in quel tempo in cui il sole splendeva per lui tutti i giorni, e tutte le donne erano belle - avea incontrato la Principessa: le ragazze del magazzino le davano quel titolo perché aveva un visetto gentile e le mani delicate; ma soprattutto perch'era superbiosetta, e la sera, quando le sue compagne irrompevano in Galleria come uno stormo di passere, ella preferiva andarsene tutta sola, impettita sotto la sua sciarpetta bianca, sino a Porta Garibaldi. Così s'erano incontrati con Paolo, mentre egli girandolava, masticando pensieri musicali, e sogni di giovinezza e di gloria - una di quelle sere beate in cui si sentiva tanto più leggiero per salire verso le nuvole e le stelle, quanto meno gli pesavano lo stomaco e il borsellino -. Gli piacque di seguire le larve gioconde che aveva in mente in quella graziosa personcina, la quale andava svelta dinanzi a lui, tirando in su il vestitino grigio quand'era costretta a scendere dal marciapiedi sulla punta dei suoi stivalini un po' infangati. In quel modo istesso la rivide due o tre volte, e finirono per trovarsi accanto. |
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