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Achmatova
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Novità
Miriam Ballerini
Postato da Grazia01 il Martedì, 28 marzo @ 11:41:09 CEST (589 letture)
![]() Su fastweb Miriam ha postato un messaggio che qui riporto certa di fare cosa gradita: ![]() Quest'anno festeggio 15 anni di carriera, dopo una discreta gavetta, tanto lavoro e impegno. A breve uscirà il mio ottavo romanzo. Ma, dal momento che mi pare ieri di aver iniziato, mentre il tempo, beffardo, è volato tanto in fretta, vorrei donarvi alcune tappe di questo mio lungo percorso. Ovviamente è solo per chi avrà il piacere di riviverlo con me. L'idea m'è venuta ieri, dopo aver ritrovato degli amici del passato che, con me, hanno vissuto gli anni dell'inizio, quando insieme ci misuravamo e imparavamo sui siti Scrivendo e Francamente. Quanti ricordi!!! Inizio mettendovi la critica letteraria di un grande giornalista, critico e pittore, col quale ho avuto l'onore di collaborare, scrivendo per il suo giornale Artisti oggi. Comincio da Salvatore Guastella perché, purtroppo, ci ha lasciati troppo presto, quando ancora molto avrebbe avuto da dire. Lo ringraziai allora e lo ricordo oggi. Chissà se da lassù ha avuto modo di seguirmi.... Da Artisti Oggi Marzo 2006 Miriam Ballerini: Il fascino del raccontare di Salvatore Guastella Precocissima, già a tredici anni, Grazia Deledda, iniziò a scrivere racconti, da autodidatta quale era, senza condizionamenti, dovuti a correnti letterarie della sua epoca. Perché faccio riferimento a Deledda, scrittrice sarda di fine Ottocento, che, per certi aspetti, è stata accostata al verismo di Giovanni Verga? Per il fatto che ho avuto modo di conoscere ed interessarmi di Miriam Ballerini, giovane scrittrice, precoce, autodidatta anche lei e per questo non vincolata da influenze letterarie o accademiche. Amante delle buone letture, questo si, dei classici, in particolare, La Ballerini descrive fatti, situazioni, storie, costruite con un concetto che parte dalla realtà, con onestà espositiva e freschezza di significati. Ho conosciuto la scrittrice ( è nata a Como nel 1970), a Milano, in occasione di un Premio letterario ed ho scoperto in lei una persona intuitiva, immediata e discreta, priva di quel frivolo barocchismo, che si riscontra di frequente, nella dialettica di chi vorrebbe stupire.Ma, come soleva dire il buon Michelangelo “..io faccio cose, voi dite parole”, e questo riferendosi a quegli artisti del suo tempo, che erano invidiosi delle sue opere. Miriam Ballerini lavora di penna e lavora sodo, con il fervore che le deriva dalla passione per la letteratura. Scrittrice di storie, ma anche poetessa, che con occhio curioso esplora un genere di linguaggio, che s’inserisce nel contesto culturale e sociale di questa nostra epoca complessa.Nel seguire il percorso letterario della Ballerini, m’imbatto nel suo primo romanzi: Il giardino dei maggiolini” ( E Editrice.com, edizione 2002). La narrazione scorre lineare e s’incentra soprattutto sulla psicologia dei personaggi, con matura introspezione. Si avverte, nel racconto delle vicende umane della scrittrice, una maturità vera, non costruita, ma vissuta lungo il rosario dei giorni, dove lo sguardo penetra e si fa memoria. Seguono nella felice stagione narrativa dell’autrice “Dietro il sorriso del clown” (E Editrice.com, 2003), quindi la “La casa degli specchi (Otma edizioni, 2004) e “Bassa marea”(E Editrice. com SerEI International, 2005). Quest’ultima fatica letteraria della Ballerini, riporta nel testo anche delle poesie dalle quali traspare un phatos emozionale forte, che ci coinvolge, per i contenuti imbevuti di un realismo dove il pessimismo di matrice filosofica lascia la sua indubbia impronta e porta il lettore a riflettere, a porsi delle domande, a sentirsi parte integrante di quel pensiero, che innegabilmente produce intensa emozione.L’amore, per i nostri simili, specie per i più deboli, i meno fortunati, il rispetto per i valori tradizionali ed in primo luogo verso gli anziani, i sentimenti, che s’intrecciano nel rapporto di due o più persone, sono alla base del criterio costruttivo del racconto come la scrittrice lo concepisce. E’ questo un modo per amare la vita in ogni suo aspetto estetico, fisico, ma soprattutto interiore. Non è demagogia, ma sforzo, bisogno di vedere le cose per quelle che sono, accettarle ed amarle con i loro pregi e difetti, ma carichi di significati. (S.G.) Altro ricordo... la rivista culturale Progetto Babele, diretta da Marco R. Capelli cercava collaboratori. A tutt'oggi figuro ancora fra gli scrittori presenti su questa importante realtà. Pubblicai un mio racconto e, delle ragazze dell'università di Berlino, viaggiando in rete, trovarono il mio racconto e lo tradussero in tedesco per un loro progetto. Sotto metto l'articolo che uscì sul Broletto a cura di Silvia Bottinelli. ANDIAMO AVANTI...ero agli inizi, bisognosa di farmi conoscere e di imparare. Di accertarmi se quello che stavo scrivendo piacesse o meno. Ecco allora la lunga gavetta, fatta di collaborazioni e scambi. Ricordo alcuni siti... spero tutti... scrivendo.it - francamente.net- ali di carta dove venni intervistata da Luca Artioli - Magic Moment - Babylon'cafè- A questo punto, cominciai a non avere più bisogno di cercare io gli altri, cominciarono gli altri a cercare me: Casatea, con la preziosa Grazia Maccagni -Roberto Crimeni per il quale scrissi sulla rivista Dialogo- La criminologa Sabina Marchesi mi fece entrare nel mondo delle guide di supereva per la sezione giallo e noir- Renzo Montagnoli, col quale ancora collaboro, mi inserì in Arte insieme - quindi Santo Mario Gattuso, ancora in contatto, per Partecipiamo, rivista di Roma. Mandai un articolo a Cinque W il quotidiano di Giuseppe Rapuano, ancora ho l'onore di esserci... di nuovo Progetto Babele... Arrivò la volta di Antonio de Biase, che mi chiese collaborazione per il blog Insubria critica. Quando lui lasciò, essendo un sito seguito da molte persone, presi in mano io la redazione. Ancora ne sono il capo redattore, ma non si è nulla senza l'aiuto che negli anni c'è stato di preziosi collaboratori, giornalisti e scrittori: Antonio Laurenzano Antonio V. Gelormini Bruna Alasia Principia Bruna Rosco Vincenzo Capodiferro, e Marcello de Santis, purtroppo scomparso. Oddio, spero di non aver dimenticato niente e nessuno... ma devo un grazie immenso a tutti voi, a chi mi ha aiutato: spronato, affossato, istigato.... grazie grazie,!!!!! Miriam Ballerini UTOPIA
Postato da Grazia01 il Sabato, 19 dicembre @ 22:23:58 CET (530 letture)
![]() ![]() UTOPIA Di nuovo il calendario si è sfogliato, instancabile stacanovista di giorni. Intorno la gente non cambia, sempre ha quel dito indice puntato in una pantomima di risibile distanza. Vorrei un Natale dove il Dio di tutti lo si riconosca di tutti Dio. Perché può parlarci da vari pseudonimi, ma gli occhi coi quali ci guarda appartengono allo stesso sguardo. Allora eccolo appeso ad una croce, a piedi nudi in una moschea. Ebreo o indù, buddista in tonaca arancione. Tanti volti, tanti nomi, ma un solo cuore che spera nella fratellanza dei suoi figli diversi. © Miriam Ballerini Felice Natale e ottimo anno nuovo. Miriam e Aldo Appuntamento con Miriam
Postato da Grazia01 il Giovedì, 16 febbraio @ 20:17:38 CET (1110 letture)
MIRIAM BALLERINI: NUOVA SODDISFAZIONE LETTERARIA
Postato da Grazia01 il Domenica, 23 ottobre @ 09:25:54 CEST (1363 letture)
![]() MIRIAM BALLERINI: NUOVA SODDISFAZIONE LETTERARIA ![]() Ormai tutti conoscono la scrittrice di Appiano Gentile Miriam Ballerini. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando ha pubblicato il suo primo libro, nell’anno 2002, “Il giardino dei maggiolini”. Da allora ne ha stampati molti altri, quasi uno all’anno. L’ultimo suo testo, “Fiori di serra”, ha raccolto molti riconoscimenti. Tra questi ricordiamo il premio letterario internazionale “Europa” edizione 2009 e quello assegnato dal “Premio letterario” della città di Fucecchio. Ora è giunta notizia di un suo nuovo successo. Il romanzo “La casa degli specchi”, pubblicato nel 2004, ha vinto un premio letterario europeo. Questo libro, dove viene raccontata la disperazione di chi soffre di patologie psichiatriche, la loro emarginazione e il senso di solitudine che li opprime, era stato molto apprezzato dalla professoressa Giovanna Dattoli, insegnante dell’ Istituto “Magistri Cumacini” di Como. Apprezzato talmente tanto che il testo venne scelto dagli alunni per l’esame di maturità. Diamo quindi merito all’ insegnante di aver compreso il valore di questo romanzo ancor prima della giuria del premio europeo. “La casa degli specchi” descrive la vita che si conduce all’ interno di una casa psichiatrica. La trama si sviluppa attorno alla figura della protagonista, ripercorre le vicende e le delusioni che l’ hanno portata in quel luogo. In questa realtà Miriam sa far emergere la vera essenza dell’ umanità, attraverso i rapporti “veri” che nascono tra le ospiti e le persone che vi lavorano. Narra di richezza interiore, quella che il dolore ha plasmato in loro. Per Miriam scrivere ha da sempre significato condividere le esperienze degli altri. I temi sono trattati con un tocco leggero. La sua è compassione, non è falso pietismo, è la condivisione di un dolore. Lancia appelli, sintetici ed efficaci, per il recupero di questa umanità emerginata e chiede con forza il rispetto della loro dignità. Appiano Gentile, 3 aprile 2011 Maria Chiara Sibilia Erotismo
Postato da Miriam il Lunedì, 11 gennaio @ 13:38:10 CET (1684 letture)
L'uomo di neve
Postato da Miriam il Mercoledì, 15 aprile @ 13:39:09 CEST (1614 letture)
Istanti di neve
Postato da Miriam il Venerdì, 28 novembre @ 13:55:32 CET (1065 letture)
Fantasia
Postato da Miriam il Lunedì, 17 marzo @ 19:45:09 CET (1203 letture)
La musica dentro
Postato da Miriam il Lunedì, 15 gennaio @ 19:08:18 CET (10973 letture)
La fucina dello scrittore, di Miriam Ballerini
Postato da Grazia01 il Sabato, 28 ottobre @ 18:20:28 CEST (1443 letture)
![]() ![]() Ottobre alla EEditrice.com Contributo di: Redazione Un romanzo è paragonabile a una ricetta, alla quale servono ingredienti genuini che ben dosati e miscelati fra loro, compongano un manicaretto gustoso. Basandomi sulla mia esperienza personale su come nasca un libro, posso dire che una volta pensato all’argomento che voglio sviluppare, uno a uno i personaggi si presentano; quasi siano entità soprannaturali alle quali è rimasto ancora qualcosa da dire. Attualmente sto scrivendo un libro sul carcere, un argomento che di sicuro non è facile da affrontare per le molteplici implicazioni emotive, e per le reazioni che andrà a suscitare in tipologie di lettori differenti. Il gregge - Miriam Ballerini
Postato da Grazia01 il Martedì, 27 giugno @ 11:28:03 CEST (2842 letture)
![]() ![]() Questo racconto non narra di una zona di Como, ma è tratto da un episodio accaduto a pochi metri da casa mia, ad Appiano Gentile. Una disgrazia che in pochi attimi ha distrutto un gregge. E può essere l’esempio di come uno scrittore possa trarre ispirazione anche, e soprattutto, da quanto gli accade intorno, riuscendo a dare un senso a delle piccole cose. A me è servito per scaricare un poco del dispiacere provato. IL GREGGE Tobia subì l’ennesimo strepito di urla della madre. Nascosto, seduto in cima alle scale, sull’ultimo gradino di legno, quello che scricchiolava meno degli altri; assisteva a un nuovo litigio dei genitori. O, forse, era sempre lo stesso che veniva ripresentato in una nuova versione. “Non ne posso più della tua gelosia!”, gridò suo padre. La sua voce salì per la scala a chiocciola, fino a scontrarsi coi suoi piedi imbacuccati in un paio di pantofole a forma di cane. “E io sono stanca delle tue bugie!” Sua madre, se possibile, urlò più forte di prima. Il bambino provò a coprirsi le orecchie con le mani, stringendo forte gli occhi, sperando in un qualche rifugio interiore, dove rintanarsi. “Basta! Me ne vado!” “No, caro! Non sei tu che te ne vai, sono io che ti caccio via!” Tobia scalciò l’aria nel tentativo di rialzarsi velocemente. Rinculò fino alla sua camera, dove indossò le scarpe da ginnastica e il giubbetto che da poco si era tolto, tornando da scuola. Dall’alto delle scale vide l’ombra di suo padre stagliata sul muro: un lungo braccio nero che si allungò per aprire la porta, poi, solo il rumore dei suoi passi sul vialetto e l’accendersi del motore dell’auto. Tobia discese qualche gradino; sua madre piangeva in cucina, sentiva i suoi singhiozzi, nonostante cercasse di coprirne il suono lavando i piatti, sbattendoli fra loro nell’acqua saponata. Percorse il corridoio piano; delicatamente aprì la porta e la richiuse adagio. Aveva otto anni e il pensiero che gli si era presentato alla mente, era semplice e lineare: sottrarsi con la fuga ai litigi dei suoi genitori. Si sentiva svigorito, a furia di passare sempre più giornate ad ascoltare le loro urla, inerpicarsi sui gradini fino a raggiungerlo. Aveva paura, di un timore semplice che solo una parola sapeva racchiudere interamente: divorzio. A scuola sentiva i discorsi degli altri bambini, figli di divorziati: prima erano le urla, poi il silenzio della divisione. E loro, i bambini, rimanevano in quella terra di mezzo - una terra di nessuno – sbatacchiati ora da un genitore, ora dall’altro. E questo quando ti andava bene: a volte, venivi affidato a mamma e, papà, non si faceva più vivo. Senza accorgersene, Tobia camminò per le strade del paese, con le lacrime che a forza di pungergli gli occhi, avevano finito per trovare la loro via d’uscita. Si avviò verso la campagna, passando da un sentiero che a volte percorreva con papà, quando uscivano a raccogliere more; con i guanti per non pungersi le mani e i cestini di vimini che finivano per tingersi di blu. Superata una modesta altura, venne accolto dal latrare di alcuni cani e si ritrovò circondato da pecore, agnellini e un paio d’asini! Due pastori sedevano su dei massi, intenti a mangiarsi un panino, mentre custodivano il loro gregge. Quando i loro animali avessero ripulito a dovere quel campo, si sarebbero spostati in cerca di una nuova pastura. Tobia si soffermò ai margini di quell’insieme bianco sporco, belante, ad osservare gli agnellini che trotterellavano intorno alle zampe degli adulti. Trascorse così alcune ore, divertendosi ad accarezzare la lana sporca delle pecore e quella più candida dei loro cuccioli. I quali si avvicinavano giusto il tempo per farsi accarezzare il muso rosa, e poi scappare via. I suoi genitori, nel frattempo, si erano riconciliati, come sempre accadeva dopo le loro liti. Per il bene di Tobia, perché non c’erano davvero questi grandi motivi di contrasto. Erano la tensione, i malumori raccolti sul lavoro che andavano sfogati in qualche futile scontro; per liberarsi da quel catarro vischioso prodotto dallo stress. E poi, ancora si guardavano con negli occhi il velo dell’amore. Forse era un po’ rattoppato, logoro, ma pur sempre lì, a fungere da mantello per ripararsi l’un l’altro. La donna scese le scale di corsa, allarmata: “Tobia non c’è!” “Non c’è?” “Era in camera sua a fare i compiti. Non ci sono nemmeno più le sue scarpe!” Si guardarono, lei con le guance arrossate per la corsa, lui pallido, sbiancato dall’ angoscia. Uscirono di casa, scordandosi di coprirsi. Il freddo di dicembre li avvinghiò appena li ebbe fra le sue braccia. Cominciarono a cercarlo dai vicini, nei negozi, nei bar. Fra le vie del paese agghindate con file di luci colorate e alberi di Natale, a recitare auguri con le scritte a intermittenza. Infine, udirono dei belati giungere dalla campagna, e le voci di alcuni uomini che chiedevano aiuto. I due coniugi di precipitarono verso quei suoni, davanti ai loro occhi si presentò una scena tremenda: le pecore erano discese tutte insieme da una collina che era franata sotto al loro peso, fra rovi e alberelli. Le bestie che erano scese per prime, stavano distese a terra, schiacciate dalle altre. I pastori tentavano di allontanare il resto del gregge, per impedirgli di finire anch’essi soffocati. Tobia corse loro incontro: “Mamma! Papà! Dobbiamo aiutarli!” La madre lo afferrò per le spalle: “Io e te stiamo qui, è pericoloso”. Il padre si gettò fra le ressa di animali spaventati, sbattendo le mani e urlando, per far allontanare le altre pecore. Nonostante gli sforzi di tutte le persone accorse, e i pastori che provarono a rianimare le pecore praticando loro la respirazione bocca a bocca, per venti animali non ci fu nulla da fare. Tobia, stretto fra i genitori, rimase lì a guardare gli agnellini che richiamavano le loro madri defunte, distese in mezzo all’erba con le zampe levate in aria. La madre lo abbracciò stretto: “Vieni, torniamo a casa”. “E adesso?” Il padre si incamminò con loro, esausto, sporco. “Adesso ci penseranno i pastori. Ai piccoli rimasti orfani daranno loro il latte”. Entrarono in casa e il padre sedette con Tobia sul primo gradino della scala. “Tesoro, perché sei scappato?” “Litigavate”. Il bambino volse verso di lui due occhioni pieni di lacrime: “Litigate sempre! Io non voglio che divorziate”. La madre gli si inginocchiò accanto: “Tobia, papà e io ci vogliamo bene. Siamo un po’ nervosi, è vero, ma non abbiamo nessuna intenzione di lasciarci”. “E di lasciare me?” pensò alle zampe di quelle povere bestie, coi piccoli zoccoli appuntiti a indicare un posto lontano del campo. “Ma cosa dici?” Suo padre gli accarezzò i capelli. “Non pensarlo nemmeno”. “Io e papà siamo un po’ come quei pastori che hai conosciuto oggi: per la nostra famiglia faremmo di tutto. Hai visto come hanno tentato di salvare il loro gregge? Noi faremmo lo stesso per te. Tu sei il nostro agnellino!” Sua madre lo baciò sulla fronte. “Il più bell’agnellino che abbia mai visto!” Tobia rise fra le lacrime, tirando su col naso gli ultimi singhiozzi che ancora aveva in gola. “E tu e papà siete due pecore?” “Bhè…io un bell’ariete, e mamma una pecora con tanta lana!” Risero, abbracciandosi, ritrovandosi in quell’amara esperienza. *** Il giorno dopo degli uomini caricarono su di un camion le carcasse degli animali morti, per portarli all’inceneritore. Il gregge, nonostante la tremenda sciagura, proseguì nel suo viaggio. Tobia, divenuto adulto, non scordò mai quelle povere bestie morte schiacciate e l’impegno messo dai pastori per salvarle. Divenne padre di famiglia e, un giorno, si ritrovò a raccontare questa storia ai suoi figli. “… i miei genitori mi consolarono facendo questo esempio, da allora, ho sempre pensato alla famiglia come a un gregge: unita”. © Miriam Ballerini |
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