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coppermine
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Achmatova
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Novità
Carlo Betocchi
Postato da Antonio il Mercoledì, 02 aprile @ 19:09:45 CEST (1560 letture)
![]() ![]() Nato a Torino il 23 gennaio 1899, Carlo Betocchi è stato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento. Purtroppo succede facilmente che ci si dimentichi in fretta lo splendido lavoro dei poeti italiani, e così è accaduto per Betocchi, il quale ha ricevuto pochi riconoscimenti in vita ed ora il suo nome rischia davvero di finire nel cosiddetto dimenticatoio. Giorgio Caproni
Postato da Antonio il Mercoledì, 02 aprile @ 18:53:35 CEST (2800 letture)
![]() ![]() Nato il 7 Gennaio 1912 a Livorno, Giorgio Caproni è stato senza alcun dubbio uno dei massimi poeti del Novecento. Di origini modeste, il padre Attilio è ragioniere e la madre, Anna Picchi, sarta. Giorgio scopre precocemente la letteratura attraverso i libri del padre, tanto che a sette anni scova nella biblioteca paterna un'antologia dei Poeti delle Origini (i Siciliani, i Toscani), rimanendone irrimediabilmente affascinato e coinvolto. Nello stesso periodo si dedica allo studio della Divina Commedia, dalla quale s'ispirò per "Il seme del piangere" e "Il muro della terra". Emily Dickinson
Postato da Grazia01 il Lunedì, 17 marzo @ 14:11:35 CET (2088 letture)
![]() ![]() Toglietemi tutto ma non la poesia Nata il 10 dicembre 1830 ad Amherst (Massachusetts) Emily Elizabeth Dickinson, secondogenita di Edward Dickinson, stimato avvocato destinato a diventare deputato del Congresso, e di Emily Norcross, donna dalla personalità fragile, ricevette dalla famiglia un'educazione piuttosto libera e completa per la sua epoca. Trilussa
Postato da Grazia01 il Lunedì, 10 marzo @ 15:41:06 CET (3583 letture)
![]() ![]() Trilussa è il poeta romano Carlo Alberto Salustri, il quale scelse questo pseudonimo da un anagramma del proprio cognome. È autore di un gran numero di poesie in dialetto romanesco, alcune delle quali in forma di sonetti. Dopo la pubblicazione dei versi belliani, verso la fine del 19º secolo diversi poeti romani avevano cominciato a scrivere in dialetto. Lungi dall'essere un intellettuale - Trilussa non aveva brillato negli studi - fonte della sua ispirazione erano le strade di Roma, assai più che i libri. Quando un giornale locale gli pubblicò i primi versi, questi conobbero presto il consenso dei lettori e furono in seguito pubblicati nella prima delle sue molte raccolte di poesie. Mario Luzi
Postato da fataorsetta il Domenica, 09 marzo @ 22:20:01 CET (1610 letture)
![]() ![]() Cenni biografici La lunghissima vita di Mario Luzi è interamente dedicata alla composizione di un’opera multiforme e vastissima (saggistica, poesia, teatro di poesia, libri di interviste, traduzioni), che riesce a mettere in secondo piano le esigenze individuali: la vita familiare con Elena, la nascita del figlio Gianni, le amicizie (da Cristina Campo — a cui è dedicata, decine di anni dopo, una poesia di Sotto specie umana, senza tracce di un trasporto diverso — a Carlo Betocchi), l’insegnamento universitario. Solo la figura materna lascia segni evidenti nelle opere: o come figura consolatrice («non mi nega cibo né alloggio») o come ispiratrice di un senso religioso della vita. George Gordon Byron
Postato da Grazia01 il Domenica, 10 febbraio @ 22:23:17 CET (1695 letture)
![]() ![]() George Gordon Byron nacque a Londra nel 1788 e mori di febbre a Missolungi il 19 aprile 1824. A causa della vita dissoluta del padre, il capitano John B. Byron, detto "The Mad Jack" ("Jack il Matto"), trascorse l'infanzia ad Aberdeen, in Scozia, presso la madre Catherine Gordon of Gicht, in ristrettezze economiche. Qui nacque in lui l'ammirazione per il paesaggio marittimo e montano, e la fede calvinista nella predestinazione della colpa. Cominciò a scrivere versi dodicenne, a causa dell'infatuazione per una cugina, Margaret Parker. Un'altra parente, Mary Ann Chaworth, lasciò nel suo spirito tracce indelebili. Entrò nel 1805 al Trinity College di Cambridge, e l'anno dopo pubblicò in forma anonima Fugitive Pieces, ben presto ripudiati e riscritti nel 1807 col titolo di Poems on various occasions, sempre anonimamente. Italo Calvino
Postato da Grazia01 il Venerdì, 08 febbraio @ 14:07:10 CET (2518 letture)
![]() ![]() Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas, presso l'Avana. Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria dopo venti anni passati in Messico. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all'Università di Pavia. Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Martedì, 05 febbraio @ 20:21:30 CET (4835 letture)
![]() ![]() Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, da famiglia nobile ma povera. Il padre, cattolico e conservatore, aveva messo insieme una vasta biblioteca, ricca perlopiù di opere ecclesiastiche e scientifiche. Leopardi si forma sotto la guida di precettori privati e come autodidatta nella biblioteca paterna. Si mette in luce con alcuni studi filologici attorno al 1815; l'anno successivo è colpito da una grave malattia, che indebolisce per sempre il suo fisico: compone la lirica "L'appressamento della morte". Si allontana sempre più dalla religione, e la sua predilezione per l'età classica lo isola dagli ambienti letterari del tempo, romantici e medievalisti. Tenta quindi di mettersi in contatto con i pochi classicisti scrivendo una lettera alla loro rivista di riferimento, la "Biblioteca italiana", in cui esprime il suo antiromanticismo in risposta a Madame De Stael; la lettera viene però ignorata. Del 1817 sono i primi appunti dello "Zibaldone", collage di riflessioni che verrà terminato solo nel 1832. Nel 1817 Leopardi si innamora segretamente della cugina, ospite passeggera della sua casa; nel 1818 conferma il suo antiromanticismo nel "Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica", e scrive due canzoni patriottiche. Nel 1819, dopo una grave malattia agli occhi e non sopportando più la squallida vita di Recanati, tenta di procurarsi un passaporto e fuggire a Milano, ma viene scoperto dal padre; subito dopo scrive gli idilli "L'infinito" e "La sera del dì di festa". Convintosi ormai che la vita umana sia permeata di infelicità, nel 1822 scrive le canzoni "Bruto minore" e "Ultimo canto di Saffo". In quell'anno il padre gli permette di andare a Roma a cercare un impiego; ma in quella città l'unica erudizione ricercata era di tipo antiquario, e Leopardi rimane isolato; gli viene offerto di entrare nell'amministrazione pontificia, divenendo prelato ma non prete; ma egli rifiuta. Tornato a Recanati, il completamento della sua visione del mondo è riflesso negli ultimi appunti dello Zibaldone e nelle "Operette morali" scritte per la maggior parte in questo periodo. Nel 1825 l'editore Stella lo invita a Milano, commissionandogli l'edizione completa delle opere di Cicerone; annoiato dall'ambiente culturale milanese, preferisce lavorare a Bologna, compilando per Stella due antologie, una di prosa, l'altra di poesia, di autori italiani: le "Crestomazie". Nel 1827 soggiorna per breve tempo a Firenze, dove fa amicizia con il Colletta, il Capponi e Niccolò Tommaseo; è poi a Pisa, dove compone le canzoni "Il risorgimento" e "A Silvia", e di nuovo a Recanati. Qui, tra 1828 e 1830, compone altre pietre miliari della sua opera poetica: "Il sabato del villaggio", "La quiete dopo la tempesta", "Le ricordanze", "Il canto notturno di un pastore errante dell' Asia". Intanto le sue condizioni fisiche si sono aggravate, ed accetta l'invito dei suoi amici fiorentini a trasferirsi colà, dove percepirebbe un assegno mensile. Nonostante i buoni rapporti, la sua opera è da essi criticata, in quanto priva di accenti religiosi e di fiducia nel progresso; da Milano il Giordani, pur apprezzando il pessimismo leopardiano, vorrebbe da lui una poesia più attenta a temi politici e sociali. L'infelice amore per Fanny Targioni Tozzetti ispira al poeta altre cinque poesie, tra cui "A se stesso", "Aspasia", "Amore e morte". Leopardi si lega poi all'esule napoletano Antonio Ranieri, seguendolo a Roma e a Napoli. Le polemiche attorno alla sua opera provocano in lui una forte reazione contro il liberalismo cattolico dei circoli fiorentini e lo spiritualismo imperante; scrive così opere intrise di sferzante polemica: "Il dialogo di Tristano e di un amico" (1832), i "Paralipomeni della Batracomiomachia" (1833), la "Palinodia al marchese Gino Capponi" (1835), "I nuovi credenti" (1835-36). La sua produzione poetica si conclude invece con i canti "Il tramonto della luna" e "La ginestra". Muore a Napoli nel 1837. René Char
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 16 gennaio @ 13:26:26 CET (1625 letture)
![]() ![]() Nato a L'Isle-sur-la-Sorgue nel 1907, ha trascorso tutta la giovinezza in Provenza il cui paesaggio è sempre presente nella sua poesia. Ha partecipato alla resistenza . In fase surrealista ha scritto Artine (1930), Il martello senza padrone (1934). Alla resistenza sono ispirati i Fogli di Hypnos (1946) che gli diedero la notorietà. Alda Merini
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 09 gennaio @ 00:09:30 CET (4761 letture)
![]() ![]() Nasce a Milano il 21 marzo 1931. La famiglia di Alda Merini è composta dal padre, funzionario delle Assicurazioni Generali Venezia, dalla madre casalinga, da una sorella maggiore e un fratello minore. Non potendo frequentare il liceo Manzoni perché respinta in Italiano, compie gli studi superiori all'Istituto professionale Laura Solera Mantegazza e, contemporaneamente, si dedica allo studio del pianoforte. Inizia a comporre le prime liriche a quindici anni e il primo, autentico incontro con il mondo letterario avviene l'anno successivo, quando Silvana Rovelli, cugina di Ada Negri, sottopone alcune delle sue poesie a Angelo Romanò che, a sua volta, le fa leggere a Giacinto Spagnoletti, considerato tuttora il primo scopritore della poetessa. Proprio nel '47 la Merini inizia a frequentare la casa di Spagnoletti, dove conosce, fra gli altri, Giorgio Manganelli — che fu un vero maestro di stile per lei, oltre che suo primo grande amore — Davide Turoldo, Maria Corti e Luciano Erba. Ma il '47 è anche l'anno in cui si manifestano i primi sintomi di quella che sarà una lunga malattia: viene internata per un mese nella clinica Villa Turro e, una volta dimessa, riceve l'aiuto degli amici più cari. Così scrive Maria Corti nell'introduzione a Vuoto d'amore: «[...] ogni sabato pomeriggio lei e Manganelli salivano le lunghe scale senza ascensore del mio pied-à-terre in via Sardegna e io li guardavo dalla tromba della scala: solo Dio poteva sapere che cosa sarebbe stato di loro. Manganelli più di ogni altro l'aiutava a raggiungere coscienza di sé, a giocarsi bene il destino della scrittura al di là delle ombre di Turro». Nel '50 Spagnoletti pubblica nell'antologia Poesia italiana contemporanea 1909-1949 le due liriche Il gobbo e Luce. L'anno successivo, le stesse liriche, insieme con altri due componimenti, vengono incluse da Vanni Scheiwiller nel volume Poetesse del Novecento, su consiglio di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani. Già da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva. Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal '50 al '53, la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, al quale dedica le Due poesie per Q., edite ne Il volume del canto: Nel '53 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano. Nello stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane. Il '55 è anche l'anno della nascita della prima figlia; al pediatra della bambina, Pietro, è dedicata la raccolta Tu sei Pietro, edita nel '61 da Scheiwiller. Segue un silenzio durato vent'anni. Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà definitivamente solo nel '72 — a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre tre figlie — ma l'alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al '79. Nel '79 il silenzio è finalmente rotto e la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del Premio Librex Montale nel '93. La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia. La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche, scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini durante l'internamento, sul n.4 della rivista «Il cavallo di Troia», è il 1982. Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la fine dell'ostracismo dell'artista. Nell'81 muore Ettore Carniti. Rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. L'intesa fra i due si fa sempre più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano. Nell'83 dedica al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri — il quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra. Sempre nello stesso periodo la Merini ultima la stesura del suo primo testo in prosa L'altra verità. Diario di una diversa, nel quale la devastante esperienza dell'internamento viene descritta in una prosa dal forte accento lirico, testimonianza di un'inevitabile uniformità percettiva. Questi anni di apparente tranquillità vengono però deturpati dal riaffacciarsi del demone della follia e la Merini sperimenta nuovamente le torture dell'ospedale psichiatrico a Taranto. Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo. Ricomincia a scrivere con continuità, affiancando poesia e prosa: Delirio amoroso, scritto nell'89, e Il tormento delle figure, del '90, ne sono gli esempi. Nel '91 muore l'amico Giorgio Manganelli. Dal '92 al '96 escono Ipotenusa d'amore, La palude di Manganelli o il monarca del re e Un'anima indocile, testi misti di prosa e poesia nei quali la memoria diventa evocazione struggente e drammatica. Nel '93 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno, dallo stile più colloquiale rispetto alle precedenti. Nello stesso periodo esce la prosa La pazza della porta accanto e nel '94 il volume Sogno e poesia, con venti incisioni di venti artisti contemporanei. Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel '96 le viene aggiudicato il Premio Viareggio per la Poesia. Nel 1996 Alda Merini viene proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Académie française. Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico. Sempre del '97 un'antologia del lavoro dell'autrice, curata dall'amica Maria Corti, dal titolo Fiore di poesia 1951-1997, nella quale compaiono anche alcune liriche inedite.Nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con Maria, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l'aspetto più umano e femminile e che, nel settembre dello stesso anno, le vale il Premio Dessì per la Poesia. Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea. E' impossibile riuscire a dare un ordine, catalogare il lavoro di un'artista che ha fuso vita e arte in un'unica forma inscindibile. da italialibri.net |
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