Sunday, January 24, 2021 - Network: [Magicamente.net - Storie e Poesie] [Quiz Arena - L'app dei quiz online] | |||||
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coppermine
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Achmatova
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Sogno smarrito
Postato da Grazia01 il Domenica, 12 giugno @ 20:23:08 CEST (382 letture)
![]() ![]() Sogno smarrito Alle stringhe delle scarpe ho legato la mente scivolo a testa bassa seguendo la corrente Son più di mille anni che cammino chinata mi addormento cantando e mi sveglio suonata Cerco nel prato un sogno smarrito lo cerco tra i soffioni e il trifoglio marcito L'han rubato le lucciole di una notte lontana non sono più tornate in questa terra puttana Son mille anni che cerco le anime innocenti non c'è posto quaggiù per i vecchi perdenti. Grazia l'8 giugno 1950 nacque Nino De Vita, poeta e scrittore italiano
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 08 giugno @ 20:33:13 CEST (348 letture)
![]() l'8 giugno 1950 nacque Nino De Vita, poeta e scrittore italiano Poesie ![]() Cade violenta, batte sulle foglie ampie delle zucchine la grandine e sul sedano, sui fusticini eretti del peperone… Il sole, spuntato dalle nubi, negli angoli la trova dell’orto, dei canali, nel fosso del concime, immiserita… ![]() Lisciato legno un nodo anelli tondeggianti, striature… È la vita dell’albero la morte… ![]() La lucertola al laccio sospesa e poi tuffata nell’acqua della vasca il ventre liscio gonfio la bocca spalancata… ![]() La foglia viva ha succo verde dentro, nervi, cellule rigonfie d’umore. Respira dagli stomi si difende coi peli dalla polvere che il vento solleva da terra. ![]() Sono i cerchi, sui fianchi della botte, arrugginiti. Dalle doghe il vino trapassa in righe oscure di muffa fino al bordo sul fondo… Ha moscerini che ronzano e nel foro s’infilano la spina. ![]() Divorano le foglie di gelso ai lembi i bachi da seta tre larvette che si muovono lente muoiono dentro i bozzoli agli angoli e rispuntano farfalle nella piccola scatola per le scarpe di cartone. ![]() S’infila dalla porta del casolare l’alba: impolverate vibrano ragnatele agli angoli del tetto ancora bui… ![]() Melagrana spaccata contro il sole piccoli cuori rossi le formiche che salgono dal tronco […] […] in una nube d’insetti l’odore acre della marcescenza. ![]() Ha piovuto. Sui vetri è caduta, battendo, l’acqua che in schizzi e onde in fiumi gonfi esili è discesa nel mare della soglia di marmo… Un sole caldo spezza e assottiglia isole disperde… È nella goccia il cielo un albero curvato… È lunga lunga affonda la tromba dalle nubi nell’acqua. E poi si sposta, a vortice, solleva le barche dal canneto ricurva al seminato: è densa l’aria carica di terra e foglie un gelso bianco e un ulivo gigante sradicati. ![]() Da un buco nella rete s’è infilata la volpe: ha ucciso il gallo, azzannato una coscia del coniglio più piccolo. Le piume ha disperso e le penne nel chiuso del pollaio. Una gallina è riversa nel fango senza testa. ![]() L’anguilla dentro il pozzo con le acque di marzo si solleva penetra nei meati dai canali intorbiditi striscia fino al mare. ![]() Una nuvola sola in tutto il cielo all’alba: i seni bianchi, gonfi… La faraona immobile attraversa con l’ombra lo spiazzale deserto. Ha una croce la casa, in alto, sopra il pizzo, di tufo vecchio: l’edera dal muro, s’arrampica e l’avvolge nel cielo l’attraversano nubi gli uccelli in fila a frotte un sole lento che scende verso il mare il cerchio della luna nella notte scura… ![]() Dalle pietre è spuntato fra le rotaie untuose il fiore. Il vento forte del treno lo ripiega: spruzza gocce d’acqua annerita, sbuffi di fumo… S’allontana e s’avvicina l’ape che vi posa a giri lievi e penetra, lo succhia… Il 29 maggio 1927 nacque Pier Luigi Bacchini, poeta italiano
Postato da Grazia01 il Domenica, 29 maggio @ 20:43:23 CEST (405 letture)
![]() Poesie di Pier Luigi Bacchini ![]() Non doratevi, già segretamente aurate Non doratevi, già segretamente aurate, non arrugginite, non raggrinzite quanto un piccolo pugno, disseccato; restate sempreverdi finte immortali, simili all'altamente profumata - e nemmeno sfrangiata di fronte al vento, coriacea e lucente - alla regale magnolia, con i semi amaranto; o alle conifere montane le antiche cenozoiche. Non diventate trasparenti, sempre più, telari lisi già scarse nel mese d'ottobre, con nostalgie infinitesimali, un po' indeterminate come i fischi d'un treno distante e collegi là in fondo, dentro la foschia - spazzini sotto muretti erbati, irrealtà, quasi un disturbo visivo che nell'intimo spaventa con l'immagine talvolta che la materia d'improvviso scompaia. Ma tutte le sfumate gradazioni i delicati intrecci, gl'inudibili crepitii particellari sarebbero stati inutili: lo sperpero d'un Dio, la sua noia. E ogni minimo sgretolamento, tipo il trascurabile uragano, il ferro sciolto nel magma, dicono la fatica dall'origine e la tremenda concretezza del mondo, - senza via di scampo per noi. ![]() ELICA Quanta folla nel vento se l’ascolti dal camino notturno si pensa a quelli di sopra nelle stanze da letto. La vita non si sa come sia sorta. Fancis Crick ci dice che sia caduta dagli spazi già avvolta ad elica. Se avvicini uno specchio alla bocca del dormiente il vetro si appanna. Allora con molta facilità ci si ricorda di una propria colpa. Per il bosco, adesso, o lungo il Rio il più innocuo cespuglio assume forme strane, come se invisibili divinità dessero manate selvagge all’erbaspagna, al frumento: anche gli animali stanno acquattati, e si stringono alle covate. ![]() LAVORO LAVORO Le persone inchiodate nei loro cappotti - in stanghe di luce, cristalli lungo le stazioni. Teste scosse sul treno. E l’aurora con emissioni cromatiche, frange, finte esplosioni d’arancia, nubi sbranate. Tra pali neri. Alcune teste sugli schienali. Ma vi sono indimenticabili giorni nella vita quando si vive a livello biologico. Come la donna, che teneramente fa tremare anche i vecchi, che raccattano spremute ghiandole germinali. Anche una donna matura, un poco patita in viso, pallida così abbandonata ancora. E come illogica allora la morte nell’inforcatura. I rami bianche ora si velano. Mi piace se piove lungo una strada, con un po’ di sole l’asfalto diventa azzurro, specchia. Ma vi sono desideri impossibili. (da Contemplazioni meccaniche e pneumatiche, 2005) ![]() IL MIO STRUMENTARIO Questo arto, la mano, è la mia psiche dalle cinque dita, non è come una conchiglia gettata e ripresa e rigettata da un’onda di un mare primordiale per una bacheca. E anche la mia lingua, che supera la chiostra dei tuoi denti come un animale erettile e marino, e a lungo ci si unisce nel seme - Io ridico parole con il grido di cetacei tornati dall’oceano o col loro silenzio di mandrie arenate sulla spiaggia - le ascolto inconsapevole, risalite dagli umidi secreti, filtrazioni lungo lo speco tiepido del midollo. E molte molecole mi nutrono ogni giorno, dalle mille evoluzioni radiazioni sperdute, piante morte e comete polverizzate - e molte molecole mi curano con tenerezze materne sebbene con effetti collaterali, replicando l’arcaico formulario del mondo - di natura sintetica ed erboristica per correggere le nostre anomalie – padre, madre, - incolpevoli, i deficit percettivi, vestibolari e tiroxina ed acetilcolina… E se mi avessero inoculato un qualche ml in più o in meno dopandomi non andrei lungo i viali con lampioni d’autunno per la città nella loro simmetrica malinconia, e non sarei un poeta da pubblicare. ![]() IN VILLA Il processo notturno sulle creste occidentali conserva un trasparente chiaro, e ancora mostra i poderosi dorsi del pianeta. Come peli ruvidi nelle forre d’un volto maschile spuntano nelle vallette le querce gli olmi e le varie acacie dei boschi: lente d’ingrandimento su vegetazioni di barbe - si acquietano, microrganismi dermici, le gazze e i picchi che battono i duri becchi sui tronchi. E mentre la luna fa passare veloci spettri lungo il Rio Campanara, gli spezzettati lombrichi muovono e impastano sostanze organiche, e a orari stabiliti per la grande valle di destra romba distante il treno del mare. La rifrazione atmosferica ritarda l’avvento. Ma nella pianura, a oriente, fa quasi notte, con smagliature di fumo e fasce di sonno. Ecchimosi. Apparenze di stelle inesistenti. Altre esistenti non si vedranno. Tane, dova lavorano morbide pellicce, grotte, nidi, tumuli di formiche popolano il globo e le lampade laggiù di paesi e città accecano le stelle. ![]() IL VISITATORE Questo giardino difeso inutilmente dagli spini di maclura. Anche i cani li temono, le volpi. E il più furioso cinghiale ha sanguinato. Ho salvie rosse, un ricadente cedro. E la fatica delle cicale che si tramuta in canto. Sento passare il meridiano accanto a me, tiepido anch’esso, portando aromi d’erbe per molte terre, e resine del nord su colori diversi; e il filo del parallelo che tenero lo incide. Nomi di fumi e venti, e le altitudini, che declinano verso il mare. Ho tenerezze animali tra i cespugli – ma uno verrà come il sorriso più benevolo e una mano sudata. Schricchiolii di passi sulla ghiaia. (da Canti territoriali, 2009). Donna di cuori
Postato da Grazia01 il Martedì, 10 maggio @ 20:53:52 CEST (349 letture)
![]() ![]() Donna di cuori Ti ho atteso nel lento scorre della sabbia del tempo custodita nella stanza segreta dei sogni solo di notte assieme sognati. Ogni notte per magia ci baciamo per la prima volta l’intima ora scorre, ci dona silenzi dove tutto si traduce in amore. Con colori profumati d’estate il cielo del soffitto dipinto riempito il cuscino di petali di rosa solo per te melodia nell’aria risuona. Questa è la nostra stanza dove intatto rimane l’amore come un’oasi nella luce del sole al riparo della vita e del vento. Bruno Gasparri Auguri a tutte le mamme
Postato da Grazia01 il Domenica, 08 maggio @ 20:44:22 CEST (2860 letture)
![]() ![]() Lettera a mia madre, per il suo amore vero Potrà essere coperto per sempre il sole; potrà seccarsi il mare in un istante; potrà rompersi l’asse della terra come fragile cristallo. Tutto può succedere! Potrà la morte coprirmi con il suo funebre velo; ma mai in me potrà spegnersi la fiamma del tuo amore. Gustavo Adolfo Becquer Non sai quanto ti amo e quanto ti amerò. Sicuramente potrai immaginarlo bene, perché non esiste persona in questo mondo che sia capace di amare tanto immensamente come te. Ci sto provando, credimi, ma non sono in grado di esprimere tutto ciò che prova il mio cuore quando penso a te. Sei una grande donna, piena di titoli dei quali non ti vanti, e tanto forte da potere tutto, specialmente quando qualcosa minaccia la felicità delle persone che ami. Quando ero bambina, pensavo che fossi una specie di supereroina, ma da allora è passato molto tempo… però oggi so per certo che lo sei. Laureata in amore, in qualsiasi momento ti sei fatta carico delle mie ferite sulle ginocchia e sul cuore, curando con i tuoi baci tutto il mio dolore. Auguri a tutte le mamme Pace
Postato da Grazia01 il Venerdì, 06 maggio @ 21:44:48 CEST (524 letture)
![]() ![]() Pace Una notte un cielo stellato e poi... l’alba. Sipario rosso fuoco di un regno prezioso dal nome soave Aurora. É un regno segreto sperduto nel ricordo chiuso tra le pagine di un antico libro illustrato. Nemmeno i nostri vecchi ricordano di quando quell’aurora non era un sogno, un sogno dipinto sugli arazzi del cielo mentre il vento fuggito dal monte porta il profumo dei fiori quaggiù. È un regno lontano dove l’usignolo canta la sua magica alba sulle note del mormorio dell’acqua limpida del ruscello. Un regno dove “Pace” stampata sull’arcobaleno incorona il mondo dal colore del topazio disperso nel vuoto del tempo e nel buio della memoria. Bruno Gasparri Non abbandonarti
Postato da Grazia01 il Venerdì, 06 maggio @ 21:40:27 CEST (423 letture)
![]() Il 6 maggio 1861 nacque Tagore. ![]() Non abbandonarti Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura. Guarda, sul fronte dell'oriente di tra l'intrico della foresta si è levata la stella del mattino. Coraggio, non aver paura. Son figli della notte, che del buio battono le strade la disperazione, la pigrizia, il dubbio: sono fuori d'ogni certezza, non son figli dell'aurora. Corri, vieni fuori; guarda, leva lo sguardo in alto, il cielo s'è fatto chiaro. Coraggio, non aver più paura. Rabindranath Tagore Tela
Postato da Grazia01 il Domenica, 01 maggio @ 12:20:58 CEST (460 letture)
![]() ![]() Tela Tela attende firma d’autore per poi tramandare ai posteri la gioia dell’arte nel colore. Il pennello pulito, sospeso nell’aria indeciso l’inizio tra tanti pastelli; vi è il rosso del sangue dell’uomo nero per il buio mistero bianco di vergine fiore giallo del deserto infuocato verde del quadrifoglio disperso nel prato blu del profondo oceano infinito marrone dello spoglio bosco d’inverno. Con molto cipiglio, spinto dal cuore fuso il blu dal sapore di sale con il bianco profumato di rosa ho dipinto l’azzurro del cielo sereno poi, senza più freni immerso nel verde del prato spruzzato dal rosso del sangue dell’uomo dipinto la valle cosparsa di fiori con l’ultimo tocco, d’umana speranza mischiato il nero del buio mistero con tutti gli altri in tripudio d’arcobaleno ho dipinto all’orizzonte l’alba e l’ultima stella nel cielo. Mi sono seduto guardando ammirato senza paura la tela firmato. Bruno Gasparri Il 30 aprile del 1937 nacque Tony Harrison, poeta inglese
Postato da Grazia01 il Sabato, 30 aprile @ 21:29:25 CEST (668 letture)
![]() ![]() Tony Harrison è nato a Leeds, città industriale dello Yorkshire occidentale nel 1937. Diplomatosi in linguistica con una tesi di dottorato sulle traduzioni in versi dell’Eneide intraprese l’insegnamento dell’inglese dapprima presso l’Università di Zaria, in Nigeria e successivamente a Praga dove maturò il suo interesse per il teatro e la traduzione libera dei classici. Rientrato in Inghilterra nel 1967, Harrison decise di dedicarsi a tempo pieno alla poesia. ![]() Eredità Come sei diventato poeta è un mistero Dove cavolo hai preso il tuo talento? Dico: avevo due zii, Jack e Harry – uno era muto, l’altro balbuziente. ![]() Interurbana Per quanto mia madre fosse morta da due anni papà teneva le sue pantofole a scaldare sul fornello, metteva dalla sua parte del letto la boule e le rinnovava la tessera dell’autobus. Non potevi fargli un’improvvisata, dovevi avvertire. Si prendeva un’ora per avere il tempo di togliere d’attorno le cose di lei e sembrare solo come se il suo amore acerbo fosse un delitto. Non poteva rischiare lo scontro con la mia incredulità, per quanto certo di sentire da un momento all’altro la chiave girare nella toppa arrugginita e liberarlo dal dolore. Sapeva che lei era solo uscita un attimo a comprare il tè. Per me la vita finisce con la morte, e basta. Non siete usciti a fare la spesa tutti e due; però nel nuovo taccuino di pelle nera c’è il tuo nome e il numero staccato che ancora chiamo. (da: Tony Harrison, "V e altre poesie", Einaudi) Traduzione: Massimo Bacigalupo ![]() Sotto l'orologio Sotto l’orologio Dyson a Lower Briggate si davano appuntamento i miei genitori da fidanzati. C’era un Padre Tempo e Tempus Fugit che sporgevano di lato sulla strada sulle vetrine con sbarre piene di anelli matrimoniali, insieme ai nomi si incideva ‘per sempre’, come quella di papà che sentivo quando ci tenevamo per mano, o quella al dito della mamma che si sgretolava nelle fiamme della cremazione. Oggi di nuovo sul Briggate mi sono fermato e ho visto le lancette rosse su XII e V Romani quegli amanti non si incontreranno mai più lì sotto, felice di incurvarmi Padre Tempo e sopravvivo. Vedo la falce, la clessidra, le ali, il latino che mi chiedevi con orgoglio di tradurre e penso alle scatoline con i vostri anelli, sotto l’orologio per continuare i nostri appuntamenti. Traduzione: Raffaella Marzano ![]() Le luci chiare di Sarajevo Dopo le ore che gli abitanti di Sarajevo passano in coda con taniche di benzina vuote per fare il pieno e spingerle a casa su passeggini, o in fila per pochi preziosi grammi di pane, la loro razione quotidiana, scantonando per evitare i cecchini, o faticando su per undici piani con l’acqua, diresti che le notti di Sarajevo dovrebbero essere vuote di gente a passeggio per le strade bombardate, ma stanotte a Sarajevo non è così: i ragazzi passeggiano senza fretta, sagome nere impossibili da definire, maomattane, serbe o croate in tanto buio: sulla strada senza luci non si distingue più chi chiama il pane hjleb, o hleb o kruh. Tutti prendono l’aria serale con passo tranquillo, non hanno torce, ma non per questo collidono a meno che non vogliano tentare un approccio quando l’ombra scura di una ragazza li attira. Poi il radar tenero dei toni di voce rivela con i suoi segnali se le è gradita la corte. Poi un fiammifero o accendino per la sigaretta e il ragazzo legge negli occhi di lei cosa lo aspetta. Una coppia qui accanto a certo superato il test del tono di voce e del fiammifero e credo che lui stia per prenderle la mano e portarla via dal posto dove stiamo, proprio su due crateri, dove, nel 1922, i mortai serbi mieterono la fila per il pane e le croste sanguinanti rimasero sull’asfalto con i cadaveri smembrati. E ai loro piedi i crateri delle granate che fecerono strage sono pieni d’acqua per la pioggia che è caduta tutto il giorno anche se ora le nuvole si son tolte d’attorno, lasciando sopra Sarajevo un firmamento che pare fatto apposta per un bombardamento. Nelle pozze dei crateri il ragazzo vede i pezzetti e le schegge delle Pleiadi, riflesse nei profondi buchi neri della morte lasciati nell’asfalto dalle granate serbe. La sagoma scura del giovane accompagna l’amica a dividere un singolo caffè in una bottega, fino al coprifuoco e lui le tiene la mano dietro ai sacchi di sabbia già usati per il grano. Sarajevo, 20 settembre 1995 Traduzione: Massimo Bacigalupo Il 30 aprile del 1931 nacque Adriana Asti, attrice italiana
Postato da Grazia01 il Sabato, 30 aprile @ 21:23:50 CEST (571 letture)
![]() ![]() •il 30 aprile del 1931 nacque Adriana Asti, attrice italiana • «Lo spettacolo entrò in casa sua con le ballerine della Scala, frequentate dal fratello maggiore in cerca di flirt. Per il resto, niente. Andava a scuola dalle suore. Prima le suore tedesche, poi quelle inglesi perché i suoi genitori seguivano con assoluta fedeltà gli avvicendamenti della guerra. Era piuttosto timida e anche impacciata, recitava le poesie dietro le porte di casa. Poi un giorno arrivò a Milano la compagnia del Carrozzone di Fantasio Piccoli. Più che un’occasione di fare teatro fu il suo personale modo per andarsene da casa. La sua carriera cominciò più o meno così. Chiese a suo padre di permetterle di lavorare con quella compagnia. Il babbo cercò inutilmente di trattenerla: “Non sai recitare, che cosa ti sei messa in testa di fare?”, però alla lunga acconsentì. Con la compagnia del Carrozzone non diventò subito una grande attrice. Si truccava per ore, interpretava le parti più miserevoli e all’occorrenza faceva pure la trovarobe. Suo malgrado, si ritrovò però invischiata nel teatro, e non riuscì più a fare altro. Proseguendo con medio talento e una notevole dose d’inerzia attraverso gli anni del Dopoguerra fin verso la metà degli anni Cinquanta, si guadagnò alcune parti al Piccolo Teatro di Milano di Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Bellina e d’aspetto bambinesco com’era, divenne la preferita di Luchino Visconti. Con l’esempio e la vicinanza di grandi attori e registi, imparò a recitare benissimo. Con il passare del tempo divenne, per unanime definizione dei critici, una delle attrici più talentuose, e certamente più spiritose, del teatro italiano. Ma quando, molto più tardi, le consegnarono il premio Ennio Flaiano, tre Maschere d’oro, una Grolla d’Oro, un David di Donatello e tre Nastri d’Argento, descrissero una persona che non era esistita: una primadonna diventata attrice sin da giovanissima, per orgoglio e per capricciosa vocazione intima. Ma dove? Ma quando?» (Silvia Grilli). • Al cinema vista tra l’altro in Rocco e i suoi fratelli (1960), Accattone (1961), Ludwig (1973), Una breve vacanza (1973, Nastro d’argento), L’eredità Ferramonti (1976, Nastro d’argento), La meglio gioventù (2003, Nastro d’argento), L’ultimo Pulcinella (2008), Impardonnables (2011). Nel 2012-2013 è stata la protagonista, al Festival di Spoleto, dei due atti unici di Jean Cocteau, La voce umana e Il bell’indifferente (regia di Benoit Jacquot). • Nel 2007 pubblicò Rue Sérou, romanzo scritto direttamente in francese per le edizioni Du Rocher; nel 2012 Se souvenir et oublier (Portaparole). • «Minuta, caschetto mogano di capelli e sguardo da placido agnellino di sempre, lontana dai suoi 79 anni, Adriana Asti è per timidezza, disincanto o scelta, di una laconicità disarmante» (Anna Bandettini) [la Repubblica 14/6/2012]. ![]() • Sposata con Giorgio Ferrara, direttore artistico del Festival dei due mondi di Spoleto, negli ultimi anni ha fatto soprattutto teatro (da segnalare specialmente la voce recitante – cioè Voltaire – nel Candide di Bernstein diretto da Jeffrey Tate e messo in scena dal San Carlo di Napoli). • Frasi «Gli uomini? Non mi hanno mai lasciato, dunque non so cosa si provi. Forse sono stata fortunata, o forse è che sono sempre di buon umore, senza motivo. Mia madre si stupiva: “Ma cos’ha questa bambina così allegra?”». • «L’ozio, lo eseguo magnificamente. Non sa come sono brava. Forse più ancora che nel mio lavoro». Giorgio Dell’Arti Il 30 aprile del 1888 nacque John Crowe Ransom, poeta statunitense
Postato da Grazia01 il Sabato, 30 aprile @ 21:21:57 CEST (400 letture)
![]() ![]() Il 30 aprile del 1888 nacque John Crowe Ransom, poeta statunitense († 1974) RANSOM, John Crowe. - Poeta e critico americano, nato a Pulask, Tennessee, il 30 aprile 1888. Laureatosi presso la Vanderbilt University nel 1909, insegnò per ventiquattro anni presso la stessa università, donde nel 1937 passò al Kenyon College. Il R. fu uno dei massimi esponenti. se non addirittura il fulcro, dei movimenti intellettuali "sudisti" detti dei "Fugitives" (dal titolo della rivista che il R. stesso diresse per un certo numero di anni) e "Agrarians". Egli dirige inoltre uno dei più affermati e stimati "little magazines", la Kenyon Review, divenuta, sotto la sua guida, una voce autorevole di quel New Criticism con cui l'opera critica del R. va associata (v. stati uniti: Letteratura, in questa App.). Al New Criticism era appunto intitolato un libro del R. apparso nel 1941 e divenuto famoso, in cui si esaminavano diversi tipi di "critica estetica". Tale volume seguiva altri contributi vitali e polemici del R. critico: da God without thunder: An unorthodox defense of orthodoxy, del 1930, a The South and the agrarian tradition, by twelve southerners dello stesso anno, a The world's body del 1938. Dal 1941 in poi l'attività critica del R. è divenuta più pratica che teorica o programmatica e si è andata svolgendo per lo più sulle colonne della Kenyon Review e di altre riviste specializzate. Essa è tutta di grande finezza e dignità. La poesia del R., colta, sottile, attinge alla tradizione locale, con un abile uso strumentale dell'ironia. L'arcaismo di cui si compiace scade a maniera solo nelle cose più deboli, ma assai più spesso è sentito, sia sul piano sentimentale che su quello intellettuale. John Crowe Ransom – Ragazze Azzurre Una poesia spiritosa, malinconica e cattiva di John Crowe Ransom nella traduzione di Attilio Bertolucci. ] ] ![]() RAGAZZE AZZURRE Ruotando le azzurre gonne lungo l’aiuola E sotto le torrette del vostro collegio Vi dirigete a udire il noioso ed egregio Maestro senza credergli una sola parola. Ora in bianchi nastri i capelli serrate E di quel che avverrà non curatevi più Di quanto se ne curano quegli uccelli blu Che chiacchierano in aria, passeggiano per terra. Esercitate, azzurre ragazze, la vostra bellezza In tempo, io con forti labbra ne griderò il valore Che nessuno di noi saprà mai nel suo fiore Fermare, tanta è la sua fralezza. Io vi racconterò una storia tutta vera: Conosco una signora dalla lingua pungente I cui occhi ora torbidi erano d’un lucente Azzurro… essa non tanto addietro era Anche più bella e cara di ciascuna di voi. John Crowe Ransom I sogni
Postato da Grazia01 il Domenica, 24 aprile @ 21:18:09 CEST (348 letture)
![]() ![]() I sogni È passato quel tempo. Il tempo dei sospiri lunghi e delle notti brevi. Ora il buio dilata le ore e i pensieri inondano lo spirito, oltre ogni argine. Ma i sogni, i sogni quelli si, i sogni regalano leggerezza a questa mia vita, che pure sempre cambia e che attendo ad ogni alba, più nuova e diversa. Grazia IL MOMENTO
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 aprile @ 21:11:08 CEST (416 letture)
![]() ![]() IL MOMENTO C’è sempre un momento nel tempo che scorre resta sospeso nel vuoto un ricordo fugace è lì, tangibile confuso nel tumulto del cuore che batte si fonde e confonde tra i mille profumi sospesi nell’aria. In un turbinio di vento torna, lo sento tutto è colmo di quel solo momento. Tendo la mano svanisce con il vento. Ma, c’è un altro momento e un altro che viene. Bruno Gasparri Donna
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 aprile @ 21:07:53 CEST (329 letture)
Il 20 aprile 1897 nacque Gustave Roud, poeta svizzero († 1976)
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 20 aprile @ 21:23:50 CEST (283 letture)
![]() Il 20 aprile 1897 nacque Gustave Roud, poeta svizzero († 1976) ![]() Tutto ormai a pezzi, come un gioco che gioco non è. La solitudine chiama talmente in alto sui cancelli che nessuno più la sente. Tra le luci tornate invernali, quando il sole è orizzontale e quasi acceca, è ancora il corpo a chiedere e la tragedia, lontana, può restare nella piega del ginocchio. ![]() Questa attesa così vasta. È luce che svanisce lenta in lembi; sopra, sempre, il coperchio del cielo, rattrappita la mano, stanchi gli occhi, la vita non afferra. Dentro il calore umido, i filamenti della stanchezza che tutto ha raccolto nel torpore dei giorni. Ma non è il tempo che fa paura, né la morte col suo gioco di specchi e desideri, è questo rarefarsi dell’oggi, a mano a mano che ieri si raccoglie nell’imbuto delle parole. Un lutto immenso, e non c’è nemmeno un volto amico, tra i morti o tra i viventi. A piedi nudi si va, in un altro deserto. ![]() Chiazze di luce, coni d’ombra: anche se dietro ogni volto ci sono scale che scendono a picco o salgono torcendosi nell’odio o nel sognare. La luce gialla sulla campagna. ![]() Questo ridere ha picchi e vallate, punti di vista e strettoie inaspettate, romba e scoppia s’ingolfa e strattona, sono gole dischiuse strofinate, un corpo solo, sono corpi molteplici e arditi e soltanto una voce. Talvolta è un’accalmìa, luminoso tacere, e nel tacere lo stazzonare dei tessuti, il clangore dei tacchi. ![]() Dentro l’alba alta la notte è il capriolo fuggito ai primi rumori, calda e suadente come un ventre di madre la sua traccia è rimasta nell’erba. Ma la traccia non ricorda, il sole la scalda e si riassorbe in silenzio. ![]() CHIUSA SUL MARE DEL NORD Sabbia dura, conchiglie piccolissime incrostate, vento forte a sorsi grandi, lenti e bianchi sulla linea del grigio, bassa l’acqua sulla spiaggia per chilometri, nell’alba di sale. Siamo arrivati qui, ai quattro venti raccolti in sogno dalla notte tra il gridare dei gabbiani, dopo anni a protendere le mani verso il fuoco. Ora bandiere che schioccano stridono ripetendo il grido, un mare che lava a morsi di vento anche i pensieri più pacati. È il piede che parla qui, ghiacciato nella frusta del settembre alla finestra del mare del nord, come una schiuma liberata finalmente dai sottintesi del linguaggio. E sui blocchi di cemento il miracolo delle scaglie d’acqua salata che colpiscono in fronte senza far male e un sole che compare e scompare nel ritmo dolce che macera l’udito, come se tutto fosse da sempre sospeso e fremente in questa forza che sovrasta, la volontà s’alza e scompare come un surfer che ha trovato la mano che lo solleva e lo porta tra le tante direzioni incostanti e i colori a migliaia del mare. Il cielo è così largo che gli occhi possono tuffarsi. Qui, dice un dispaccio marittimo, stamani: «Trovato il Nord». Le nuvole si spostano, le forme non importano, non si leggono più, non sono auspici, ma matrici della luce che cambia, rapida anch’essa, in un continuo trasfigurarsi, gioco d’ombre dominato dalla marea. ![]() Pierre Lepori, nato a Lugano nel 1968, vive a Losanna. Giornalista radiofonico, ha fondato la rivista queer “Hétérographe, revue des homolittératures ou pas” ed è traduttore dal francese (per Interlinea ha curato le opere del poeta svizzero Gustave Roud). Ha pubblicato due romanzi (Grisù e Sessualità), due saggi di storia del teatro e la raccolta di poesie Qualunque sia il nome (Casagrande, Bellinzona 2003, premio Schiller). I suoi libri sono tradotti in tedesco e francese. Alba
Postato da Letty il Domenica, 17 aprile @ 20:56:56 CEST (398 letture)
![]() ![]() Le mie lune sorgono inaspettate diventano lunghe notti affamate che ingoiano ingorde interi anni Si posano sulle curve dei palmi scavandoli ancora... La mia linea della vita si sfregia ma non esce sangue e nemmeno lacrime Posso solo chiudere tutto in un pugno di silenzio e lasciarle passare... Un giorno andranno Quel giorno sarò andata anche io. Letty Poetesse nate il 16 aprile: 1935 Sarah Kirsch
Postato da Grazia01 il Sabato, 16 aprile @ 21:16:31 CEST (378 letture)
![]() Poetesse nate il 16 aprile: 1935 Sarah Kirsch ![]() Giorno triste Sono una tigre nella pioggia L’acqua mi spartisce il pelo Le gocce gocciolano negli occhi Mi trascino lenta, barcollo sulle zampe lungo la Friedrichstraße* e sono al verde nella pioggia Mi sperdo tra le auto ferme al rosso Entro nel Caffè per un amaro Divoro la Kapelle* e barcollo via Ruggisco contro Alex* la pioggia tagliente il grattacielo si bagna, perde la sua cintura (Ringhio: si fa quel che si può) Ma piove il settimo giorno e sto male fino alle ciglia Soffio contro me la strada vuota E mi siedo sotto i gabbiani onesti Quelli vedono tutti a sinistra nella Sprea* E quando io tigre possente piango capiscono: penso che qui avrebbero dovuto esserci altre tigri. *Sulla Friedrichstraße si trovava il Checkpoint Charlie, uno dei passaggi al limite fra la zona di Mitte (a Berlino Est) e di Kreuzberg (a Berlino Ovest). *La Kapelle è la Cappella della Riconciliazione, una chiesa nel quartiere Mitte che fu inglobata nel Muro nel 1961 e non fu più accessibile alla comunità della Berlino Occidentale, perché situata nella cosiddetta “striscia della morte”. *Der Alex, così viene chiamata Alexanderplaz dai berlinesi. *Il fiume Sprea fungeva da confine naturale, un tratto del muro di Berlino correva parallelamente al fiume. ![]() La neve è nera nella mia città La neve è nera nella mia città I cani vagano pieni di fango e fumo Gli uomini in questo tempo stanno Sulla loro vasta chaise longue E mangiano pane caldo Solo i piccioni tubano sul tetto Cercano riparo nei capannoni Pensando già al prossimo nido Si strappano una piuma E la mettono fra le tegole Io esco in pelliccia nera Parlo ai cani amichevolmente perché piangono e scodinzolano stanchi e mi mostrano la neve bianca che è sopra il cimitero ebraico Sarah Kirsch oetesse nate il 16 aprile: 1893 Elisaveta Bagriana
Postato da Grazia01 il Sabato, 16 aprile @ 21:13:09 CEST (454 letture)
![]() Poetesse nate il 16 aprile: 1893 Elisaveta Bagriana ![]() INTERIEUR Mi guardi così tenero innamorato, mi parli con calore e dedizione. Fuori urla la tempesta di neve. Io ti ascolto guardando lontano. Profumi sottili e misteriosi alitano dai fiori ricurvi su di me, e ricordano da soli, senza parole, che ieri tu me li hai portati. Mi sei così devotamente fedele, mio irreversibimente e per sempre - e perdona il mio sorriso studiato, e talora la mia perfidia di donna. Ché anch’io amo, come te - disperatamente e mortalmente attratta, e spesso invano mi prometto di non andare all’incontro convenuto. Ma come sento che arrivi, bruscamente di colpo ridesta, dall’altra entrata perché tu non mi veda, fuggo via – turbata e stupita. E vado da lui sottomessa, ammaliata, preda di una fosca ipnosi. E ne torno affranta e spossata, umiliata e amaramente pentita… Elisaveta Ljubomirova Belčeva 1927 Oltre il buio
Postato da Grazia01 il Sabato, 16 aprile @ 20:16:35 CEST (434 letture)
![]() ![]() Oltre il buio Immobile, seduto sull'orlo del nulla, guardo l'ora che passa mentre l'ombra offusca il giorno. La vita sfugge nel lento girare del mondo con l'ombra il vuoto entra freddo compagno del tempo. Infinito è il limite dove può arrivare il pensiero si spinge oltre il buio, il nulla, oltre il tempo, poi ritorna nella luce di giorni felici. Corro sul verde colle tra i gelsi, fremito di vita vicino a lei avvolta d'amore regina del cuore della terra, delicata, pallida come raggio di luna, evanescente è il sorriso, dolce melodia la sua voce, culla il sonno del bimbo beato dorme sul suo seno profumato. D’improvviso mi ritrovo bambino, bianco foglio, dove ho scritto l'inno infinito alla vita, fiamma da vestale nutrita perenne luce che brilla nel buio. Bruno Gasparri L'11 aprile del 1884 nacque Piero Jahier, scrittore e poeta italiano
Postato da Grazia01 il Lunedì, 11 aprile @ 21:43:19 CEST (519 letture)
![]() L'11 aprile del 1884 nacque Piero Jahier, scrittore e poeta italiano ![]() Il solo amico che ho avuto Il solo amico che ho avuto gli ho messo nel petto un fortissimo cuore la più bella anima gli ho inventato. Grazia e benedizione al mio amico che compensa nel mondo la mia debolezza vittoria al mio amico puro! Con quell'anima gli misuravo la vita lo travolgevo a vivere secondo quel cuore. Ma si è stancato di un'anima così faticosa ma voleva misura coi tanti cuori vili. Allora ho smontato l'anima che gli avevo inventato - ma il cuore che gli avevo dato nel mio petto l'ho ripreso: cuore che nel mio petto va bene cuore forte del mio solo amico cuore mio. ![]() Parlato scalando Parlato scalando all'orecchio della più gracile guglia ghiacciata: guardami pure nei tuoi specchi bianchi e non oserai farmi male; se c'è viltà rimasta che non posso sapere non mi risparmiare. ![]() Vogliono sempre impedirmi di esser triste Vogliono sempre impedirmi di esser triste; ma se è la mia sola gioia esser triste: cresce solo piangendo questa gemma d'albero che volete asciugare ![]() Autoritratto Borsa di soldato abito di soldato pane di soldato letto di soldato corpo di soldato anima di soldato. Non manca il coraggio di andare avanti: manca il coraggio di andare indietro ritornare dove deviato: per avanzare davvero. ![]() Bambino Sei tutto nel tuo riso - sei tutto nel tuo pianto guardaci viso nuovo guardaci chiaro viso bambino noi che abbiamo speso il nostro riso noi che abbiamo speso il nostro pianto poveri grandi visi che piangono con resti di pianto che ridono con resti di riso. ![]() Questo bambino povero Questo bambino povero non è stato sgridato quando si infradiciava coll'acqua - unica delizia sulle terre e nei cieli - ACQUA - creatura giocoliera sempre in rumore, e se la tocchi, sempre pronta a scappare. Questo bambino povero - vestituccio di bocconi di pane - eppure non è stato sgridato quando si sporcava con la polvere - secona delizia sulle terre e nei cieli - POLVERE - o cosa di della polvere INDUSTRIA-GUERRA-PITTURA! Questo bambino povero non è stato sgrudato quando si strinava a far divampare il suo fuoco - FUOCO - terza delizia sulle terre e nei cieli - fuoco rosso di sole, fuoco nero in pancia ai treni. Questo bambino povero non è stato sgridato quando sulle scarpe regalate imparava a saltare - quarta delizia appartenente al solo cielo - Saltare - stare in cielo piiù che si puole. O invidiato da tutti, solo vero bambino, bambino povero, bambino felice! ![]() Il ricco con me vuol parlar poesia Il ricco con me vuol parlar poesia Ma bisogna che parliamo sussistenza, prima. Altrimenti non arriveremo alla poesia O come vorrei poter parlare subito di poesia! E avrei voluto, in vita. Dunque se il ricco vuol parlare poesia bisogna che parliamo sussistenza prima. Lui ricco è prima ricco e poi uomo. E anch'io prima povero e poi uomo. Debbo scavalcar la miseria per entrare in poesia. Scavalchi la ricchezza, e ci troveremo insieme. ![]() Uomo felice Ier l'altro ha avuto la promozione, la quale gli mancava per esser felice. Ma quando stava per sentirsi felice, il secondo molare della mascella - in alto a destra - ha ricominciato a dolere. Veramente anche prima tantissime volte quel molare medesimo aveva doluto. Però andava con la mancata promozione; non sarebbe stato felice anche se l'avesse fatto cavare; un molare, d'altronde, così prosperoso. Ieri invece: soltanto quel molare cominciò a separarlo da esser felice. Allora non potè più rinunziare a esser felice; e se lo fece cavare, e la caverna fece infezione, e fu morto stamattina. Piero Jahier ![]() Altri morirà per la Storia d’Italia volentieri e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita, Ma io per far compagnia a questo popolo digiuno che non sa perché va a morire” Estasi
Postato da Grazia01 il Lunedì, 11 aprile @ 20:31:29 CEST (551 letture)
![]() ![]() Estasi Chiudo gli occhi, l’eco di un sogno espande l’emozione travolge l’aria ha un dolce profumo d’alga l’onda accarezza la riva mescola conchiglie e sabbia delicatamente mormora il riflusso. Fantastica notte di luna piena splende in cielo specchiandosi sul mare una lunga scia d’argento l’unisce all’orizzonte mentre l’universo offre sfavillante sipario. L’ora scorre incurante, rincorre la notte che cosa importa se memoria si perde nel riflesso il pensiero vola aleggia sull’ombra il ricordo riaccende l’estate profuma di te vita d’amore vestita mentre travolgente passione increspa l’onda. Nella solitudine ho abbracciato abissi mentre il giorno timidamente sbadiglia donando un nuovo domani nella speranza mentre il destino scompiglia gocce di memoria l’attimo si veste di vita con le ali del passato. Bruno Gasparri Testimone
Postato da Grazia01 il Domenica, 10 aprile @ 20:55:18 CEST (351 letture)
![]() ![]() Testimone Immerso nel mio cosmo, raccolgo cocci d‘esistenza cerco immagini sbiadite dal tempo si frappongono confuse, roteano luccicanti mentre in preludio, leggera melodia risuona. Sgargianti colori di pittura astratta come enigma sancisce l’appartenenza a questa vita, tra anni in giorni e notti alterne. Ho cercato di trasformare in sogno, colmo d’armonia il destino, dove l’azzardo è vivere ma ora che ho attraversato il mio tempo a chi racconterò d’essere testimone d’anime innocenti chi mai vuole ascoltare di falsi amori del tradimento dell’uomo che coinvolge Dio. L’aria odora dei profumi di una nuova primavera nella clessidra la sabbia continua a scorrere ho riposto nella mia stella la fiducia pensando che mi assista dal cielo poi ho solcato i nari, sulla duna impressa l’orma sulle cime immacolate, respirato la pura brezza nelle città mi sono confuso tra la folla. Ora esauriti tutti i compromessi nell’aurora di un futuro affidato a insensate probabilità sono come un libro illustrato dimenticato in biblioteca. Bruno Gasparri Fate l'amore
Postato da Grazia01 il Martedì, 05 aprile @ 22:12:26 CEST (452 letture)
![]() E poi fate l’amore. Niente sesso, solo amore. E con questo intendo i baci lenti sulla bocca, sul collo, sulla pancia, sulla schiena, i morsi sulle labbra, le mani intrecciate, e occhi dentro occhi. Intendo abbracci talmente stretti da diventare una cosa sola, corpi incastrati e anime in collisione, carezze sui graffi, vestiti tolti insieme alle paure, baci sulle debolezze, sui segni di una vita che fino a quel momento era stata un po’ sbagliata. Intendo dita sui corpi, creare costellazioni, inalare profumi, cuori che battono insieme, respiri che viaggiano allo stesso ritmo, e poi sorrisi, sinceri dopo un po’ che non lo erano più. Ecco, fate l’amore e non vergognatevene, perché l’amore è arte, e voi i capolavori. Aprile
Postato da Grazia01 il Sabato, 02 aprile @ 18:50:03 CEST (671 letture)
![]() ![]() Aprile è il mese più crudele, genera Lillà dalla terra morta, mescola Memoria e desiderio, stimola Le sopite radici con la pioggia di primavera. (Thomas Stearns Eliot) ![]() Escono allegri i bambini dalla scuola, lanciando nell’aria tiepida d’aprile, tenere canzoni. Quanta allegria nel profondo silenzio della stradina! Un silenzio fatto a pezzi da risa d’argento nuovo. (Federico Garcia Lorca) ![]() È verde la pianura al sole dell’aprile, ha quella verde fiamma, la vita che non pesa; e l’anima pensa ad una farfalla del mondo atlante e sogna. (Antonio Machado) ![]() Meglio un istante ad aprile che tutto un lungo mese in autunno. (Adam Mickiewicz) ![]() D’aprile l’aria si fa appena calda. Pare una guancia. (Valerio Magrelli) ![]() Ad aprile l’intorno si fa più intorno: le persone nelle strade, gli alberi nelle piazze, i monti dentro i cieli, e da qualche parte il mare che aspetta di circondarci come una luce fresca. (Fabrizio Caramagna) ![]() Aprile fa i fiori e maggio ne ha gli onori (Proverbio) ![]() Marzo deve essere secco, Aprile umido, Maggio fresco, Giugno caldo. (Proverbio francese) ![]() Ma c’è una cosa, una cosa soltanto che non mi stanco mai di guardare; il ruscello d’aprile, che scorre su sassi, e bisbiglia, passate le rocce. (Po Chu-J) ![]() Buon giorno, mago Aprile! Sei tornato? Si desta al semplice tuo tocco con tre ghirlante in testa nell’orto l’albicocco; l’acacia nel cortile mette il più bel monile; le rondini dai nidi gridano: « Vidi! Vidi! (Angiolo Silvio Novaro) ![]() Sono giorni dolcissimi questi che ci preparano le piogge dolcissime di aprile. Luce bianca filtrata da nebule bianche, appena un sospiro di vento che si sprigiona dal cuore del mondo. In quest’ora del tempo il vecchio mondo, come il vecchio Adamo, ha un cuore giovanetto: (Diego Valeri) ![]() Sotto il cielo di aprile la mia pace è incerta. I verdi chiari ora si muovono sotto il vento a capriccio. Ancora dormono l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti. Ragazzi corrono sull’erba, e pare che li disperda il vento. Ma disperso è solo il mio cuore cui rimane un lampo vivido (oh giovinezza) delle loro bianche camicie stampate sul verde. (Sandro Penna) ![]() Aprile, precoce estate. Su, ripieghiamo il paraorecchie nel cassetto. Tiriamo fuori camicie, cotton wear e altre minuzie vestiarie. Al rombo delle auto fragorose, apriamo le finestre. Ventiquattro gradi Celsius. Dunque, che fare? È sempre una sorpresa. Forse che, staccando dal gancetto il pellicciotto, t’ aspettavi questo volgere del sole? Sapevi, forse, che saresti vissuto fino a questo strepito e chiasso? E comunque si ha lo stesso voglia, di mattina, di uscire vestiti leggeri e di azzurro, e camminare fino al metrò: solo là c’è protezione. Chi ha visto il cambio di stagione, dirà: “Sia pure. Fuori è estate: Pasqua e Risurrezione”. (Evgenji Rejn) ![]() Buon Aprile Grazia Vento
Postato da Letty il Mercoledì, 30 marzo @ 20:58:32 CEST (736 letture)
Dio
Postato da Letty il Mercoledì, 30 marzo @ 20:56:06 CEST (317 letture)
![]() ![]() Dio Se avessi un dio saresti tu E ti pregherei tutte le notti tra le braccia, tra le cosce sul tuo ventre, tra le dita Mi immolerei sui palmi delle tue mani chiuse a coppa aspetterei l'alba accartocciata ai tuoi fianchi lo so che non dovrei inginocchiarmi prostrarmi annullarmi! Dedicarti me lasciva e putrida forse Darti gli anfratti le nicchie il buio Un dio... Amato agli eccessi Che finirà per cacciarmi e io Sciocca donna di troppa devozione morirò. ©Yelena b. Amelia Rosselli nacque il 28 marzo del 1930 a Parigi
Postato da Grazia01 il Lunedì, 28 marzo @ 20:35:23 CEST (445 letture)
![]() ![]() Tutto il mondo è vedovo Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno non è che notte per la tua distanza. Cieca sono chè tu cammini ancora! Cieca sono che tu cammini e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini ancora aggrappato ai miei occhi celestiali. ![]() I fiori vengono in dono e poi si dilatano I fiori vengono in dono e poi si dilatano una sorveglianza acuta li silenzia non stancarsi mai dei doni. Il mondo è un dente strappato non chiedetemi perché io oggi abbia tanti anni la pioggia è sterile. Puntando ai semi distrutti eri l'unione appassita che cercavo rubare il cuore d'un altro per poi servirsene. La speranza è un danno forse definitivo le monete risuonano crude nel marmo della mano. Convincevo il mostro ad appartarsi nelle stanze pulite d'un albergo immaginario v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate. Mi truccai a prete della poesia ma ero morta alla vita le viscere che si perdono in un tafferuglio ne muori spazzato via dalla scienza. Il mondo è sottile e piano: pochi elefanti vi girano, ottusi. ![]() C'è come un dolore nella stanza C'è come un dolore nella stanza, ed è superato in parte: ma vince il peso degli oggetti, il loro significare peso e perdita. C'è come un rosso nell'albero, ma è l'arancione della base della lampada comprata in luoghi che non voglio ricordare perché anch'essi pesano. Come nulla posso sapere della tua fame precise nel volere sono le stilizzate fontane può ben situarsi un rovescio d'un destino di uomini separati per obliquo rumore. ![]() Di sollievo in sollievo Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche un sollievo, di passaggio in passaggio una bicicletta nuova con la candeggina che spruzza il cimitero. Di sollievo in sollievo con la giacca bianca che sporge marroncino sull'abisso, credenza tatuaggi e telefoni in fila, mentre aspettando l'onorevole Rivulini mi sbottonavo. Di casa in casa telegrafo, una bicicletta in più per favore se potete in qualche modo spingere. Di sollievo in sollievo spingete la mia bicicletta gialla, il mio fumare transitivi. Di sollievo in sollievo tutte le carte sparse per terra o sul tavolo, lisce per credere che il futuro m'aspetta. Che m'aspetti il futuro! Che m'aspetti che m'aspetti il futuro biblico nella sua grandezza, una sorte contorta non l'ho trovata facendo il giro delle macellerie. Amelia Rosselli ![]() Amelia Rosselli nasce il 28 marzo del 1930 a Parigi, figlia di Marion Cave, un'attivista del partito laburista britannico, e di Carlo Rosselli, esule antifascista (fondatore di Giustizia e Libertà) e teorico del Socialismo Liberale. Nel 1940, ancora bambina, è costretta a fuggire dalla Francia in seguito all'assassinio, compiuto dalle cagoulards (le milizie fasciste), del padre e dello zio Nello, voluto da Benito Mussolini e da Galeazzo Ciano. Il duplice omicidio la traumatizza e la sconvolge dal punto di vista psicologico: da quel momento Amelia Rosselli comincia a soffrire di ossessioni persecutorie, convinta di essere seguita dai servizi segreti con lo scopo di ucciderla. Esule con i suoi familiari, si trasferisce in un primo momento in Svizzera, per poi spostarsi negli Stati Uniti. Si cimenta in studi di carattere musicale, filosofico e letterario, pur senza regolarità; nel 1946 torna in Italia, ma i suoi studi non le vengono riconosciuti, e decide quindi di andare in Inghilterra per completarli. Tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta si dedica alla composizione, all'etnomusicologia e alla teoria musicale, non rinunciando a realizzare alcuni saggi sul tema. Nel frattempo nel 1948 inizia a lavorare per diverse case editrici di Firenze in qualità di traduttrice dall'inglese. In seguito prende a frequentare, tramite l'amico Rocco Scotellaro, incontrato nel 1950, e Carlo Levi, gli ambienti letterari romani, entrando in contatto con gli artisti che genereranno l'avanguardia del Gruppo 63. Negli anni Sessanta si iscrive al Partito Comunista Italiano, mentre i suoi testi attirano l'attenzione, tra gli altri, di Pasolini e di Zanzotto. Nel 1963 pubblica ventiquattro poesie su "Il Menabò", mentre l'anno successivo dà alle stampe per Garzanti "Variazioni belliche", la sua prima raccolta di poesie. In essa Amalia Rosselli mette in mostra il ritmo faticoso della sofferenza, senza nascondere la fatica di un'esistenza contrassegnata in maniera indelebile da un'infanzia di dolore. Nel 1966 inizia a dedicarsi alle recensioni letterarie, pubblicate su "Paese Sera", e tre anni più tardi pubblica "Serie ospedaliera", un'altra raccolta di versi. Nel frattempo si dedica alla scrittura di "Appunti sparsi e spersi". Nel 1976 dà alle stampe per Garzanti "Documento (1966-1973)", per poi pubblicare con Guanda "Primi scritti 1952-1963", all'inizio degli anni Ottanta. Nel 1981 pubblica un lungo poema suddiviso in tredici sezioni, intitolato "Impromptu"; due anni più tardi esce "Appunti sparsi e spersi". Al 1985 risale "La libellula", cui fanno seguito due anni più tardi "Antologia poetica" (per Garzanti) e, nel 1989, "Sonno-Sleep (1953-1966)", per Rossi & Spera. Nel 1992 dà alle stampe per Garzanti "Sleep. Poesie in inglese". Trascorre gli ultimi anni della sua esistenza a Roma, in un'abitazione in via del Corallo, non lontano da piazza Navona. Colpita da una grave depressione, che va a sovrapporsi a diverse altre patologie (il morbo di Parkinson in particolare, ma in diverse cliniche all'estero le avevano diagnosticato anche una schizofrenia paranoide), Amelia Rosselli muore suicida l'11 febbraio del 1996 nella sua casa: in passato aveva già tentato in più occasioni di togliersi la vita, ed era reduce da un ricovero a Villa Giuseppina, una casa di cura in cui aveva provato a ritrovare la serenità. Senza riuscirci. Fonte Biografieonline.it Felicità
Postato da Grazia01 il Venerdì, 25 marzo @ 22:43:22 CET (513 letture)
![]() ![]() Felicità Quanti riflessi, felicità, cavalchi ore passate nel sole dal vespro al rosso tramonto i tuoi riflessi sono sorgenti d’estasi. Dove affonda il ricordo sia l’inizio del viaggio di questa vita mortale amando l’io fuso nell’essere la stessa natura ne esalta l’intima ora. Ora sono qui accanto all’albero in questo nostro primo giorno di primavera è passato un altro lungo inverno l’universo ci dona una nuova nascita. Ora mille e mille gemme bruniscono i rami è il dono della vita che si rinnova la tua essenza s’innalza profumando l’aria un solo sospiro addolcisce il tempo. Di giorni, notti nel sole e pioggia ho riempito i miei giorni intingendo il pennello ho dipinto il mio mondo tra dune di sabbia il sole tramonta e si leva incurante riscalda mentre il vento le orme cancella. Con i nuovi germogli ti vesti di vita mi hai atteso paziente tra le ali del passato non posso piangere ribelli briciole d’amore ma solo esaltare l’attimo di felicità che vince il tempo. Bruno Gasparri Aspettando la Resurrezione
Postato da Grazia01 il Venerdì, 25 marzo @ 22:24:54 CET (408 letture)
![]() ![]() Viviamo in un mondo bellissimo potrebbe essere davvero un Paradiso se gli uomini riuscissero davvero ad amarsi, e ad amarlo. Se dividessimo ogni ricchezza di questa terra che è di tutti. Se tutti noi la difendessimo, proteggendola da chi la vuole violare. E' un'illusione lo so, ma aspettando la Resurrezione di Gesù possiamo sognare. Grazia Illusione
Postato da Grazia01 il Venerdì, 25 marzo @ 22:05:37 CET (406 letture)
Ciao
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Alessandra e Danielissima
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