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coppermine
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Achmatova
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Amore vero
Postato da giamacista il Sabato, 08 ottobre @ 08:46:50 CEST (711 letture)
![]() ![]() Il mio amore illumina la tua vita più vera di quando ci siamo conosciuti adesso oggi è il giorno della messa e tu ti commuovi serena fino alla fine. Lo sento sei lontana da me come ciò che persi albero e verità solo la tua voce commuove il mio cuore risplende il tuo viso nel giorno della separazione. Tutto ciò che cambia i miei giorni senza chiacchiere come vento nella campagna io la chiamerò Afrodite e i tuoi baci più dolci saranno. Giamacista L'indovina
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:38:29 CEST (485 letture)
![]() ![]() L’indovina Amalia, famosa cartomante, accolse il cliente nel suo studio. Sul tavolo c’erano una statuetta egizia, il gatto nero Pippo, tre pacchetti di sigarette e un mazzo di tarocchi. «Tagli il mazzo» disse Amalia con voce baritonale Il cliente esegui. La cartomante Amalia estrasse tre carte e le scoprì lentamente davanti a sé. «La prima carta dice che nel marzo di quest’anno ci saranno spaventosi attentati a Londra, Parigi e Roma e un ordigno atomico verrà lanciato su Washington. L’uomo deglutì. «La seconda carta dice che la reazione degli Stati uniti provocherà la Terza guerra mondiale con due miliardi di morti nel quadro di una catastrofe climatica che sommergerà due terzi delle terre emerse. » L’uomo si grattò la testa. «La terza carta dice che la donna a cui sta pensando la ama ancora e tornerà da lei». «Grazie, grazie» disse l’uomo quasi con le lacrime agli occhi. Pagò, uscì e quando fu in strada, la gente, gli alberi, il cielo, tutto gli sembrava più bello e luminoso. Stefano Benni Il re moro
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:35:20 CEST (435 letture)
![]() ![]() Il Re Moro entrò nella scuderia. Sul volto d'ebano brillavano gli occhi feroci che tanto terrore incutevano ai nemici durante le battaglie. Osservò i due cavalli, uno bianco e uno nero, purosangue di incredibile bellezza. Li valutò attentamente poi, con fare deciso, mosse verso il cavallo bianco. Fu questione di pochi attimi :il cavallo, con un doppio balzo, si avventò sul Re Moro e lo mangiò. Il re si era dimenticato di essere il re degli scacchi. Stefano Benni La civiltà dei consum
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:30:43 CEST (457 letture)
![]() ![]() Perchè se la civiltà dei consumi ha posto il problema della mancanza del verde o della solitudine della vecchiaia, un sindaco comunista si sente tenuto a risolverlo?. Di che si tratta? Della accettazione di una realtà fatale? E, visto che le cose stanno così, il dovere storico è quello di cercar di migliorarle attraverso l'entusiasmo comunista? Il " modello di sviluppo" è quello voluto dalla società capitalistica che sta per giungere alla massima maturità. Proporre altri modelli di sviluppo, significa accettare tale primo modello di sviluppo. Significa voler migliorarlo, modificarlo, correggerlo. No: non bisogna accettare tale "modello di sviluppo". E non basta neanche rifiutare tale "modello di sviluppo". Bisogna rifiutare lo "sviluppo". Questo "sviluppo": perchè è uno sviluppo capitalista. Esso parte da principi non solo sbagliati ( anzi, essi non sono affatto sbagliati: in sè sono perfetti, sono i migliori dei principi possibili), bensì maledetti. Essi presuppongono trionfanti una società migliore e quindi tutta borghese. I comunisti che accettano questo "sviluppo", considerando il fatto che l'industrializzazione totale e la forma di vita che ne consegue, è irreversibile, sarebbero indubbiamente realisti a collaborarvi, se la diagnosi fosse assolutamente giusta e sicura. E invece non è detto - e ci sono ormai le prove- che tale "sviluppo" debba continuare com'è cominciato. C'è anzi la possibilità di una "recessione". Cinque anni di "sviluppo" hanno reso gli italiani un popolo di nevrotici idioti, cinque anni di miseria possono ricondurli alla loro sia pur misera umanità. E allora- almeno i comunisti- potranno far tesoro dell'esperienza vissuta: e, poichè si dovrà ricominciare daccapo con uno "sviluppo", questo "sviluppo" dovrà essere totalmente diverso da quello che è stato. Altro che proporre nuovi "modelli" allo "sviluppo" quale esso è ora! Pier Paolo Pasolini Carmelo Bene
Postato da Grazia01 il Sabato, 08 ottobre @ 08:18:03 CEST (387 letture)
![]() ![]() Alessandro Baricco Carmelo Bene. Me l'ero immaginato definitivamente ingoiato da una vita quotidiana inimmaginabile, e triturata dal suo stesso genio, portato via su galassie tutte sue, a doppiare pianeti che sapeva solo lui. Perduto, insomma. Poi ha iniziato a girare con questo suo spettacolo anomalo, una lettura dei Canti Orfici di Dino Campana. L'ho mancato per un pelo un sacco di volte, e alla fine ci sono riuscito a trovarmi una poltrona, in un teatro, con davanti lui. A Napoli, all'Augusteo. Scena buia, solo un leggio. Lui, lì, con una fascia sulla fronte alla McEnroe, e dei segni di cerone bianco sotto gli occhi. Un microfono davanti alla bocca, e una luce addosso. Cinquanta minuti, non di più. Non so gli altri: ma io me li ricorderò finché campo. Non è che si possa scrivere quel che ho sentito. Né cosa, precisamente, lui faccia con la sua voce e quelle parole non sue. Dire che legge è ridicolo. Lui diventa quelle parole, e quelle non sono più parole, ma voce, e suono che accade diventa Ciò-che-accade, e dunque tutto, e il resto non è più niente. Chiaro come il regolamento del pallone elastico. Riproviamo. Quando sono uscito non avrei saputo dire cosa quei testi dicevano. Il fatto è che nell'istante in cui Carmelo Bene pronuncia un parola, in quell'istante, tu sai cosa vuol dire: un istante dopo non lo sai più. Così il significato del testo è una cosa che percepisci, si, ma nella forma aerea di una sparizione. senti il frullare delle ali, ma l'uccello non lo vedi: volato via. Così, di continuo, ossessivamente, ad ogni parola. E allora non so gli altri, ma io ho capito quel che non avevo mai capito, e cioè che il senso, nella poesia, è un'apparizione che scompare, e che se alla fine tu sai volgere in prosa una poesia allora hai sbagliato tutto, e, a dirla tutta, la poesia esiste solo quando diventa suono, e dunque quando la pronunci a voce alta, perché se la leggi solo con gli occhi non è nulla, è prosa un po' vaga che va a capo prima della fine della riga ed è scritta bene, ma poesia non è, è un'altra cosa. La Conoscenza di Sé
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:59:55 CEST (485 letture)
![]() La Conoscenza di Sé ![]() I vostri cuori conoscono nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti. Ma le vostre orecchie hanno sete del suono della vostra conoscenza del cuore. Voi vorreste conoscere con parole ciò che avete sempre saputo nel pensiero. Voi vorreste toccare con le dita il nudo corpo dei vostri sogni. Ed è bene che voi lo facciate. La sorgente nascosta della vostra anima dovrà scaturire e scorrere sussurrando verso il mare; E il tesoro delle vostre infinite cognizioni si rivelerà ai vostri occhi. Ma non lasciate che ci siano bilance per valutare quel vostro ignoto tesoro; E non scandagliate le profondità della vostra conoscenza con l’asta o la sonda. Perché il vostro Io è un mare sconfinato ed incommensurabile. Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto: “Ho trovato una verità”. Non dite: “Ho trovato il sentiero dell’anima”. Dite piuttosto: “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”. Perché l’anima cammina in tutti i sentieri. L’anima non cammina su una linea, né cresce come una canna. L’anima dischiude se stessa, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali. “The Prophet” di Khalil Gibran Come si fa a mantenere un amore?
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:57:33 CEST (451 letture)
![]() ![]() Una mamma e un bambino stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto il bambino dice: “Come si fa a mantenere un amore?” La mamma guarda il figlio e poi gli risponde: “Raccogli un po’ di sabbia e stringi il pugno….” Il bambino stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe più la sabbia gli esce dalla mano. “Mamma, ma la sabbia scappa!!!” “Lo so, ora tieni la mano completamente aperta…” Il bambino ubbidisce, ma una folata di vento porta via la sabbia rimanente. “Anche così non riesco a tenerla!” La mamma, sempre sorridendo: “Adesso raccogline un altro po’ e tienila nella mano aperta come se fosse un cucchiaio… abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per la libertà.” Il bambino riprova e la sabbia non sfugge dalla mano ed e protetta dal vento. “Ecco come far durare un amore…” L’Amore
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:53:25 CEST (400 letture)
![]() ![]() L’Amore Nessuno è creato dalla Vita come sostegno per i vostri sogni, perché due occhi non sono fatti per guardare l’uno verso l’altro, ma entrambi verso la stessa direzione; diventando così ognuno luce per l’altro. Crescete comprendendo questo, e troverete, assieme a ciò che cercavate, anche ciò che non cercavate. Ma dopo questo, non dubitate più. Se dubitate che sia Amore, infatti, già non è Amore. E non calcolate. Se calcolate i vostri passi, infatti, già non è Amore. Non appoggiatevi all’altro con tutto il vostro peso. Ma posatevi come un raggio di Sole su una foglia. E come una foglia accogliete l’altro raggio di Sole. Asciugate le vostre lacrime e senza timore concedete al vostro cuore questa luce e al vostro animo questo calore. Ma state attenti agli incanti! Perché i raggi di Sole non sono il Sole. Non riversate sull’altro tutta la vostra nostalgia di cielo: egli non è in grado di contenerlo, né mai voi potreste contenere il suo. Non valutate l’altro per ciò che non potrebbe mai avere, o finirete per svalutare voi. E tutto questo non è Amore. Non precipitate l’uno dentro l’altro, ma tenendovi per mano camminate insieme. Portate l’amato non al centro del vostro cuore, ma del suo, perché lì troverà anche il vostro, e insieme troverete il cuore al centro del cosmo. Sarete sottoposti a molte prove, e spesso l’orgoglio vi chiederà di scegliere sé al posto dell’Amore. Ma non ritiratevi da queste battaglie, perché altre non ve ne sono di più utili per voi. Se vincerete, avrete vinto. Se perderete combattendo e affilando il cuore, avrete vinto. E quando il tempo vi avrà condotto fino a farvi decidere di fondere per sempre le vostre due vite, conoscerete quote più alte, ma anche la durezza di cadute mai pensate. E vedrete spesso andare in frantumi tutti i vostri sogni. Ma sarà allora che potrete dischiudere davvero le vostre ali. da: “Il Profeta del Vento” di Stefano Biavaschi L'arte di amare
Postato da Grazia01 il Domenica, 25 settembre @ 17:50:56 CEST (402 letture)
![]() ![]() Nell’amore si è trovato, alla fine, un rifugio alla solitudine. Si forma un’alleanza a due contro il mondo, e questo egoismo a due è scambiato per amore e intimità. (…) Amore come soddisfazione reciproca e amore come “cooperazione”, come rifugio alla solitudine, sono le due “normali” forme della disintegrazione dell’amore nella società occidentale moderna, la patologia socialmente schematizzata dell’amore. (…) L’amore è possibile solo se due persone comunicano tra loro dal profondo del loro essere, vale a dire se ognuna delle due sente se stessa dal centro del proprio essere. Solo in questa “esperienza profonda” è la realtà umana, solo là è la vita, solo là è la base per l’amore. L’amore, sentito così, è una sfida continua; non è un punto fermo, ma un insieme vivo, movimentato; anche se c’è armonia o conflitto, gioia o tristezza, è d’importanza secondaria dinnanzi alla realtà fondamentale che due persone sentono se stesse nell’essenza della loro esistenza, che sono un unico essere essendo un unico con se stesse, anziché sfuggire se stesse. C’è solo una prova che dimostri la presenza dell’amore: la profondità dei rapporti, e la vitalità e la forza in ognuno dei soggetti. da: “L’Arte di Amare” di Erich Fromm E allora?.....
Postato da Grazia01 il Martedì, 20 settembre @ 21:25:47 CEST (357 letture)
![]() ![]() E allora?..... Per ogni donna stanca di fingere debolezza esiste un uomo stanco di dover dimostrare la sua forza. Per ogni donna stanca di fingersi stupida esiste un uomo stanco di dover sempre agire da modello. Per ogni donna stanca di essere tenuta a piangere per dimostrare d’essere donna esiste un uomo che non può esprimere i propri sentimenti. Per ogni donna sportiva la cui femminilità viene messa in discussione esiste un uomo costretto a competere per dimostrare la propria virilità. Per ogni donna stanca di essere considerata solo per il suo corpo esiste un uomo preoccupato di essere giudicato solo per le sue prestazioni sessuali. Per ogni donna a cui non è concesso un salario dignitoso esiste un uomo costretto a lavorare di più per poterla sfamare. Per ogni donna che non sa cambiare una ruota esiste un uomo che non riesce a cucinare nemmeno un uovo. Per ogni donna che cammina verso la sua libertà esiste un uomo che ne riscopre il vero significato. L’umanità è un uccello con due ali, una è femminile, l’altra maschile. Fino a che le due ali non potranno spiegarsi in maniera uguale, l’umanità non sarà mai in grado di volare. B. Boutros Ghali Quasi felicità
Postato da Grazia01 il Venerdì, 16 settembre @ 09:10:58 CEST (490 letture)
![]() ![]() Quasi felicità L'aria tersa e serena ma senza calore i colori ancora vividi appena smorzati da poche foglie che perdon vigore. Come la primavera questo scorcio di fine estate è il periodo ideale. Pensieri leggeri come voli d'uccelli senza attesa di nuove gemme ma di natura in riposo. Lentamente il sole si abbassa bacia l'orizzonte arrossito, salutando la luna bianca e grande come non mai. Godon le zolle nel riposo nell'orto maturo di frutti. Pochi gli insetti il piacere di riposare sulla sdraio in giardino è quasi felicità. Grazia Non è facile invecchiare con garbo
Postato da Grazia01 il Lunedì, 12 settembre @ 21:20:21 CEST (316 letture)
![]() ![]() Non è facile invecchiare con garbo. Bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle, di nuovi solchi, di nuovi nei. Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza mortificarla in una nuova età che non le appartiene, occorre far la pace con il respiro più corto, con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi, con le giunture, con le arterie, coi capelli bianchi all'improvviso, che prendono il posto dei grilli per la testa. Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era, reinventarsi, continuare ad essere curiosi, ridere e spazzolarsi i denti per farli brillare come minuscole cariche di polvere da sparo. Bisogna coltivare l’ironia, ricordarsi di sbagliare strada, scegliere con cura gli altri umani, allontanarsi dal sé, ritornarci, cantare, maledire i guru, canzonare i paurosi, stare nudi con fierezza. Invecchiare come si fosse vino, profumando e facendo godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli. Bisogna camminare dritti, saper portare le catene, parlare in altre lingue, detestarsi con parsimonia. Non è facile invecchiare, ma l’alternativa sarebbe stata di morire ed io ho ancora tante cose da imparare. Cecilia Resio Inizio della scuola
Postato da Grazia01 il Lunedì, 12 settembre @ 19:21:49 CEST (323 letture)
![]() ![]() L’odore dei libri nuovi, e la curiosità per quello che sarebbe successo durante il nuovo anno scolastico, mi tenevano sempre sveglio la notte prima dell’inizio della scuola. Spero che lo stesso entusiasmo animi gli studi di chi domani inizia la scuola. Certo ci saranno voti belli e brutti, gite divertenti e lezioni noiose. Tra alti e bassi trascorrerai un nuovo sui libri. Ma ricordate la cosa più importante che state costruendo le basi del Vostro futuro! In bocca al lupo per l’inizio della scuola a tutti gli studenti ed ancora di più a tutti gli insegnanti che Vi prenderanno durante l’anno per mano, Vi toccherà il cuore e Vi aprirà la mente. Insegnanti che hanno in affido dai genitori la cosa più preziosa che possiede ogni figlio, il cervello, perché lo trasformino in un oggetto pensante. Ma l’insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il paese di domani. Giorgio Domenico Cortese Il 6 settembre, a Livorno nacque Giovanni Fattori
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 07 settembre @ 12:06:22 CEST (458 letture)
![]() ![]() Il 6 settembre, a Livorno nacque Giovanni Fattori è stato un pittore e incisore italiano. È considerato tra i principali esponenti del movimento dei macchiaioli. Era il pittore più amato da mio padre, che aveva dei piccoli suoi schizzi a cui teneva molto. Della vita di Fattori si sa poco. Entrato in contatto con il gruppo del Caffè Michelangiolo, divenne allievo di Giuseppe Bezzuoli e iniziò a frequentare la Scuola di Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Pochi esempi dei suoi primi lavori sono giunti ad oggi; si tratta esclusivamente di schizzi, il che fa ritenere che il suo lavoro sia diventato più forte e maturo solo dopo il 1851, quando l'artista era ormai ventiseienne. ![]() I suoi primi dipinti in questo periodo furono principalmente scene storiche influenzate da Bezzuoli, spesso scene dalla storia del Medioevo o del Rinascimento. Fattori proseguì come pittore militare; prese parte alle battaglie per l'Unità d'Italia, collaborando con il Partito d'Azione come 'fattorino di corrispondenza'. Il primo lavoro di soggetto risorgimentale, Il campo italiano alla battaglia di Magenta, risale al 1860. A partire da questo dipinto il soggetto militare diverrà uno dei favoriti nelle opere di Fattori: battaglie, soldati. L'altro tema ricorrente è il paesaggio, in particolare la sua terra, la Maremma toscana, con una estrema attenzione al paesaggio agrario. Descritto spesso come realista, fu in questo periodo che l'artista divenne un membro dei Macchiaioli, una corrente di pittori precursori dell'impressionismo. ![]() Fattori è oggi considerato uno dei membri più notevoli di questo movimento artistico, mentre al suo tempo era considerato rivoluzionario o quanto meno poco credibile, secondo il punto di vista dell'epoca, piuttosto che espressione di un'avanguardia. Nell'ambito dei macchiaioli, vanno ricordati i suoi rapporti con Silvestro Lega, pittore che volle anche ritrarre nel quadro Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, del 1866. ![]() Si considerava egli stesso, infatti, piuttosto un pittore di persone anziché di paesaggi: tuttavia le figure erano generalmente poste in paesaggi fantastici e illusori che dimostrano la sua padronanza del colore sotto l'influenza della luce e delle ombre. ![]() La difficile situazione economica che assillò per tutta la vita il pittore, venne aggravata da una serie di disgrazie familiari, come la morte per tubercolosi della moglie, avvenuta nel 1867. Subito dopo l'artista fu ospitato da Diego Martelli a Castiglioncello e in quegli anni realizzò moltissime opere nella campagna maremmana (bovi al carro, la raccolta del fieno) ed alcuni ritratti dedicati agli amici (Diego Martelli, Valerio Biondi) Successivamente viaggiò nel 1873 a Roma e nel 1875 fu ospite dalla famiglia Gioli a Fauglia presso Pisa. Lo stesso anno si reca a Parigi con Gioli, Cannicci e Ferroni e qui conosce la scuola di Barbizon e l'arte sociale di Corot. ![]() Nel 1882 si reca nuovamente in Maremma ospite nella tenuta la Marsiliana del principe Corsini. Esegue bozzetti e appunti per il dipinto La marcatura dei buoi in Maremma. Nel 1886 ottenne il ruolo di insegnante presso l'Accademia di belle arti di Firenze e negli ultimi anni si dedicò con sempre maggiore interesse all'acquaforte (indica un tipo di stampa e il modo di produrla). Si conoscono 200 lastre, delle quali 166, mai biffate (distrutte), furono ristampate in 50 esemplari nel 1925 Fra i suoi discepoli si possono ricordare Giovanni Malesci e soprattutto Giovanni Marchini col quale rimarrà poi in contatto fino agli ultimi anni di vita. Nel 1899 partecipò alla III Esposizione internazionale d'arte di Venezia. Morì il 30 agosto del 1908. Fu sepolto nel Famedio del santuario di Montenero a Livorno. Per vivere bene
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 07 settembre @ 11:54:47 CEST (495 letture)
Il 6 settembre nacque Andrea Camilleri
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 07 settembre @ 11:08:45 CEST (345 letture)
![]() ![]() Oggi Andrea Camilleri compie 91 anni Buon compleanno Maestro Ecco alcuni suoi pensieri: Questo continuo spostamento dei confini tra legalità e illegalità produce un disagio altissimo, che non è solo morale. Diventa un fatto di costume sociale. È quel che io chiamo la morale del motorino, che imperversa in Italia. Con il motorino si può evitare la fila, destreggiarsi tra le auto e poi passare con il rosso. Tanto con il motorino si ha facilità di manovra, si può andare contromano, si fa lo slalom. Insomma, si fa quel che si vuole, fregandosene delle regole. Che anzi, diventano un elemento di fastidio, di disturbo. ![]() L'affidarsi alla memoria, è la volontà dell'uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia. ![]() Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà. ![]() Non tendo ad una verità assoluta, dogmatica. Credo a verità relative. Ma quando anche la verità relativa viene stravolta ti domandi a cosa devi credere. ![]() All'interno di un ordine costituito colui che fa cultura è sempre imprevedibile, può risultare pericoloso. La nostra società è stata per sempre ferma, una società dove, come dice il Principe di Salina nel Gattopardo, "deve cambiare tutto per non cambiare niente". Solo negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, ma veramente, senza avere l'aria del cambiamento. Andrea Camilleri ![]() Poesie...ieri oggi domani
Postato da Grazia01 il Lunedì, 05 settembre @ 20:05:46 CEST (627 letture)
![]() ![]() Il mio passato di Alda Merini Spesso ripeto sottovoce che si deve vivere di ricordi solo quando mi sono rimasti pochi giorni. Quello che è passato è come se non ci fosse mai stato. Il passato è un laccio che stringe la gola alla mia mente e toglie energie per affrontare il mio presente. Il passato è solo fumo di chi non ha vissuto. Quello che ho già visto non conta più niente. Il passato ed il futuro non sono realtà ma solo effimere illusioni. Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacchè non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante. ![]() Il ricordo di Kahlil Gibran Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo svanisca con le nuvole, ed è la mia perenne consapevolezza del passato che causa a volte il mio dolore. ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore, non scambierei i dolori del mio cuore con le gioie del mondo intero. ![]() QUI ED ORA, IN QUESTO STESSO ISTANTE Andrés Sanchez Robayna Solo un momento fa, il sole illuminava questa stanza, il tavolo, e ancora nella quiete di tutto, di quel fatto, semplice come il modo in cui il passerotto alza il collo a ricevere il povero alimento, la lezione di vita nella luce verticale, diresti la verticalità stessa, la gravità del cielo, in qualcosa, sì, così semplice vidi, comunque, il solo istante in cui incarna l’istante, una luce quasi d’alba, che da sé stessa spuntava, e riposava come in una pace che lontana o fosse di qui stesso, come giunchi in uno stagno, lungi, sotto il cielo spogliato, dei giunchi che nel becco un uccello prendesse, e venisse a lanciarli, come nel suo nido, ora e qui, in questo stesso istante. ![]() sant'Agostino... «Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.» ![]() Amore dopo amore di DEREK WALCOTT Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognun sorriderà al benvenuto dell'altro e dirà: Siedi qui. Mangia. amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. Offri vino.Offri pane.Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato per tutta la tua vita, che hai ignorato per un altro e che ti sa a memoria. Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore, le fotografie, le note disperate, sbuccia via dallo specchio la tua immagine. Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola. ![]() Il Futuro di Julio Cortazar E so molto bene che non ci sarai. Non ci sarai nella strada, non nel mormorio che sgorga di notte dai pali che la illuminano, neppure nel gesto di scegliere il menù, o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee, nei libri prestati e nell'arrivederci a domani. Nei miei sogni non ci sarai, nel destino originale delle parole, nè ci sarai in un numero di telefono o nel colore di un paio di guanti, di una blusa. Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te, e non per te comprerò dolci, all'angolo della strada mi fermerò, a quell'angolo a cui non svolterai, e dirò le parole che si dicono e mangerò le cose che si mangiano e sognerò i sogni che si sognano e so molto bene che non ci sarai, nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo, nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti. Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo, e quando ti penserò, penserò un pensiero che oscuramente cerca di ricordarsi di te. Passato, presente, futuro
Postato da Grazia01 il Lunedì, 05 settembre @ 16:49:10 CEST (468 letture)
![]() ![]() Il presente è fatto di passato e futuro Il tempo è talmente effimero che questa riga che state leggendo si è già trasformata in passato; il futuro è quello che immagino mentre penso a cosa scrivere. ![]() Quindi cosa ci rimane? Il presente. Il passato è fuggito, quello che aspettate non c’è ancora, ma il presente è vostro. Il passato è ciò che siamo stati Il tempo passato è importante per conoscere i nostri errori e i nostri traguardi. Pensare al passato è fondamentale per capire il nostro presente. Il nostro percorso ha bisogno di avere un senso e sapere da dove veniamo è essenziale per capire dove stiamo andando. Analizzare quello che abbiamo fatto e fare dei paragoni con il presente ci aiuta a creare un filo narrativo che racconta la nostra vita. ![]() Ricordi Senza ricordi, non saremmo nessuno. Anche la memoria emotiva, quella che si basa sui ricordi, che non siamo in grado di descrivere chiaramente se non dicendo che è fatta di sensazioni, è fondamentale per capire chi siamo. Il brutto è vivere costantemente ancorati ai ricordi negativi. Come se analizzandoli ancora e ancora potessimo modificare il finale delle cose che ormai non possono cambiare. Sono i pensieri che rispondono alla domanda: “cosa sarebbe successo se…?”. È importante esternare il malessere che domande del genere ci suscitano e che paralizzano il nostro presente e il nostro futuro. Il passato si basa sul nostro linguaggio, è la storia che raccontiamo a noi stessi. ![]() Forse se questi pensieri negativi sono costanti nella nostra vita, è bene rivolgerci a uno psicologo che ci aiuti a trovare le risorse per analizzare il modo in cui interagiamo con noi stessi. Quanto più pensiamo e ci occupiamo del passato, meno vivremo il presente. Il futuro è la somma di momenti Il tempo futuro è ciò che proiettiamo del nostro mondo. Pensare al futuro è fondamentale per prendere decisioni e pianificare i nostri prossimi passi. Anche il futuro ha bisogno di avere un senso e sapere, in modo più o meno chiaro, quali sono i nostri obiettivi è importante per agire nel presente. ![]() Pianificare le nostre strategie e stabilire traguardi orientati al futuro ci motiva a portare a termine azioni delle quali non vedremo subito i risultati. Il cammino è fatto di piccoli passi verso il nostro destino. Questo ci spinge ad essere costanti e perseveranti nel conseguimento di un beneficio futuro. Il futuro, però, è un’arma a doppio taglio. Ci sono tante cose nella vita che non possiamo controllare, di fatto provarci troppo ci rende persone ansiose e alla costante ricerca di spiegazioni anticipate. Se ci perdiamo nel futuro, navighiamo nelle acque di ciò che ancora non è stato scritto. ![]() Il futuro ha bisogno di centinaia di bozze. Vivere il presente significa trovarsi qui ed ora Il tempo che viviamo è davanti ai nostri occhi, possiamo toccarlo con mano e modificarlo con le nostre azioni e le nostre decisioni. ![]() Donna-felice Vivere il presente vuol dire trovarsi qui ed ora, impegnarsi al massimo per vivere il momento presente. Tutto quello che facciamo ora, dopo aver letto questo articolo, ad esempio, è il nostro presente. La sua influenza è talmente potente da permetterci di cambiare il nostro futuro con le nostre decisioni o di seppellire o dare un senso al nostro passato. Il presente è fatto di tutte le possibilità che abbiamo a disposizione e di quelle che scegliamo. Negare il presente significare paralizzarsi per paura del futuro e delle sue conseguenze immaginate o immobilizzate dalle esperienze passate. Ovviamente bisogna valutare ogni cosa, ma non dobbiamo permettere che il nostro presente venga influenzato troppo dal futuro e dal passato. Fonte: La mente è meravigliosa Roberto Deidier è nato a Roma il 31 agosto 1965
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 31 agosto @ 21:27:58 CEST (873 letture)
![]() Roberto Deidier è nato a Roma il 31 agosto 1965 è un poeta e saggista italiano. ![]() Petronio Non mandano oracoli o numi le ombre che agitano i sogni. Accerchiare il pensiero è un'invenzione che ciascuno si dà. Come il silenzio s'appropria del corpo assonnato gioca libera, la mente, proietta al buio il giorno. Chi supera avamposti in una guerra e brucia città da commiserare vede uomini in fuga, funerali di re e sangue che scorre sui campi. All'avvocato le leggi e il foro, l'apprensione per chi sarà la corte. L'avaro interra e dissotterra gli ori. Il cacciatore è per fossati coi cani. Chi è sul mare naufrago s'aggrappa a ciò che resta della poppa strappata alle onde. Scrive all'amico, la puttana. L'adultera fa doni. E il cane abbaia nel sonno a orme di lepre. L'ansia di questa miseria non dura che lo spazio d'una notte. Non andartene lontano quando a sera ci addormentiamo insieme, non andare per sogni troppo ripidi. Fa' che sia piuttosto una finzione il tuo passo solo, un'illusione che ti riporti presto a questo tuo respiro breve. Va' in un luogo dove anch'io possa stare, non andare per sogni troppo ripidi. ![]() Addio dei compagni Andare è il solo modo di aiutarti mi dice l'ultima voce, troppo vicina per essere intesa, né ripete la frase che mi aggira e non vuole saperne di fermarsi. Sono usciti da un lungo corridoio, vanno giù per la scala di ferro col rumore dei loro passi svelti, come saltelli ancora di bambini: ma sono divenuti grandi, anche per me che già avevo scelto e non riesco neppure più a vederli mentre scendono a toccare terra. ![]() Dedica al fuoco Con la legna di una casa abbattuta Ti ravvivo per restarti accanto Senza paura, perché adesso la mia Fa cenere della tua forza E insieme sfaldano stipiti, porte, Vecchi infissi, un teatro di brace. Al mattino sei il più piccolo fornello, Con te inizia la nostra giornata: Anche questa è la tua consuetudine Di animale domato che si vendica. Sacro e solitario, o domestico profano Di un corpo di una stanza ti rivesti E ogni perdita è certa. Non brucia come te La calce dei nostri muri bassi. ![]() L'acacia Per quale memoria sopravvive, quale ascolto Chiedo senza difesa tra pareti non mie, Ed apro le braccia a liberare il mio teatro Dove la siepe è intatta e l'estate indolente. Quasi fosse un castigo alla pigrizia, la pioggia Portò il lampo che le divise in due la vita. O compagna del vuoto che sarà, tu non vedi: Della casa non decido più, il prato è arso, L'acacia spaccata è senza voce e non hai forza Per richiamare il mondo impresso sulla mia pelle. Ora restano la siepe, il tronco, la pigrizia Così lontani ed è infedele anche il mio piede Da quell'istante sceso a segnare un prima e un dopo: Cadendo, con la faccia impastata nella ghiaia, Voltandomi solo verso me stesso, potendo Infine, senza chiedere più nulla, pensare La libertà di morire come un accidente. LATE FLOWERING LUST
Postato da Grazia01 il Domenica, 28 agosto @ 21:14:32 CEST (408 letture)
![]() ![]() La statua del poeta a Londra Il 28 agosto del 1906 nacque John Betjeman, poeta britannico († 1984) Lussuria sbocciata in ritardo La testa calva, il fiato cattivo Le guance non rasate Nessuno dei piaceri che provavo Quando ero acerbo nel peccato. Lascio scorrere le dita sul tuo abito Reso sfrontato da un sorso di brandy Tu rispondi alla mia carezza E forse pensi alla stessa cosa. Perché ho un’immagine di me In questa serata di ritorno: Due scheletri che si mostrano Abbracciati l’uno all’altro stretti. Orbite scure nel vuoto dello sguardo Che un giorno è stato innamorato. La bocca che s’apre per un bacio, Dentro, non ha più la lingua. Ti stringo infiammato ma ho paura Ora che mi stringi anche tu Sento quanto sei fragile, cara, E immagino quello che accadrà – Una settimana? O ancora vent’anni? E poi – che razza di morte? Sconfitto da un dolore che atterrisce O in un boccheggiante rantolo di respiro? I nostri corpi abbracciati troppo a lungo, Non possiamo nascondere il disgusto Per tutti i pensieri che sorgono in noi Da questa lussuria sbocciata in ritardo. Promessa silenziosa
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 24 agosto @ 18:35:56 CEST (365 letture)
![]() ![]() E così alla fine tutti tornano perché riemerge la nostalgia dell’inizio. Tornano quando non c’è più bisogno, quando il sole di mezzogiorno ha ormai asciugato l’acqua sulla sabbia del mare al tramonto, quando il vento anziché bussare lieve spacca i vetri la notte, quando è inesorabilmente tardi. Un attimo dopo che ci si è abituati all’assenza, come la luce accesa alle sette del mattino, la felicità che va a giocare d’azzardo e perde tutto per strada. Le persone dovresti amarle quando il loro cuore ne ha il desiderio e non quando conviene, e se proprio non ce la fai, se non puoi ricambiare questo desiderio, se non le puoi amare, devi lasciarle in pace. Se non si è stati in grado di restare al momento giusto non si deve inventare un momento giusto per tornare. Non si scippano sorrisi in ritardo. Le curve dei sorrisi fanno girare la testa all’amore, quelle dell’arcobaleno incantano l’anima della pioggia fermandola, ma ciò che di prezioso è ignorato si dilegua alla svelta. In un’altra vita ti dissi che a volte il vero coraggio è quello di restare e non quello di andare. Oggi ti dico che c’è sempre un motivo valido per andare, come per restare, è la parte che prevale che fa la differenza. Quando te ne vai, però, anche se non lo sai, senza sprecare inutili parole, fai una promessa silenziosa, la promessa che siccome hai scelto di andartene non tornerai_ (Massimo Bisotti, Il quadro mai dipinto) Amicizia?
Postato da Grazia01 il Domenica, 21 agosto @ 14:49:45 CEST (436 letture)
![]() ![]() L’amicizia, un nobilissimo sentimento, un vocabolo così bello che riscalda il cuore solo a pronunciarlo, una parola purtroppo però molto abusata o addirittura a volte usata a sproposito. Dovrebbe essere quasi una forma d’amore, ma senza l’egoistica possessività dell’amore. L’amicizia non dovrebbe chiede nulla, e dare solamente. Quanti di noi, forse troppo fiduciosi, hanno avuto cocenti delusioni, da supposte amicizie? Mi è capitato e malgrado ne abbia fatto le spese e abbia assimilato la lezione, mi capiterà ancora. Non sono una persona oltremodo estroversa, ma mi capita di credere troppo nelle persone, credo di capirle, le ascolto con interesse e mi confido poi con loro. Spesso mi accorgo che le troppe confidenze, per un rapporto che non è d’amicizia come avevo creduto, ma solo superficiale conoscenza, raffreddano la relazione, come se senza mistero una persona avesse perso d’interesse. Ecco che arrivano le paranoie sotto forma di mille interrogativi : “ ma ho fatto qualcosa di sbagliato “? “ Ho scritto qualcosa che non dovevo? “ Ma soprattutto al silenzio perenne della persona cui avevi dato la tua amicizia, incomincia la preoccupazione, “ sarà successo qualcosa, qualche disgrazia, ecc..” Poi ti accorgi che era solo un silenzio voluto, un disinteresse che a te ha fatto male, ma di cui l’altro non si è neppure accorto. Capita nella vita reale ma naturalmente anche nelle amicizie nate nel web. Anzi nel web capita così di sovente che dare spiegazioni in merito è addirittura banale e fuori luogo. E’ un po’ come la moda, per un po’ " va" una persona, poi diventa demodé e te ne scordi, senza pensare che forse quella persona contava su quel tuo apparente interesse, e ne rimane ferita. Allora nel web si smette di parlare di fatti propri e s’inseriscono solo citazioni, poesie, commenti sul tempo, canzoni, filmati, si condividono luoghi comuni e frasi fatte, per non correre il rischio di compromettersi, chiudendosi come in una bolla di sapone, ma questo, salvo pochi casi, nonostante i tanti t.v.b., e il numero elevato di “amici”,non ha proprio nulla a che fare con l’amicizia. Grazia Il 18 agosto del 1946 nacque Roberto Pazzi
Postato da Grazia01 il Venerdì, 19 agosto @ 21:07:02 CEST (284 letture)
![]() ![]() La gravità dei corpi Le anime notturne pesano d’una gravità di vino e sogno liberate dalla parola che sale e vince la legge dei gravi. Il bacio che apre la bocca scarcera la memoria e fuggono gli anni, ridicola unità dell’infinito nei corpi appesi ad asciugare al tempo. Roberto Pazzi ![]() Questo mio niente dopo di te.. Oggi verrei a casa tua, farei questo lungo viaggio solo per infilare questi versi nella fessura sotto la porta, non potrei rompere il divieto di rivederci. Niente, vorrei dirti, solo questo niente. Fu detto già tutto. Da quando ci siamo separati sopravviviamo, siamo la rovina di quel tempo. Ma questo mio niente dopo di te mi sostiene e si rafforza, cresce bene con gli anni, si fa grande, muta la voce, non vuole più stare con me, esce sempre più spesso a cercare altro niente, inutilmente bello come fui. I nostri occhi han fissato il sole, non guardano più, ricordano di aver visto. A che servirebbe rivederti ? Perderei il mio niente. Di tutte le cose che potevo fare ho sempre scelto una sola, monco di troppe vite non fatte tu sei il Niente che mi ha scelto. E ti appartengo sempre. Roberto Pazzi ![]() Il morso Solo il morso a tradimento alla tua mano offerta alla carezza t’innamora. E ti vergogni del desiderio che si riaccende se è negato, che si rinnova se ti ritrovi a guardare te stesso che si guarda desiderare, specchio d’una perfezione originaria, prima che baci e abbracci rovinassero nella nostalgia dello sguardo che ancora non sa la risposta e dubita e trema e s’abbassa per paura del sì. Roberto Pazzi ![]() Sul filo delle bugie.. A me la mia vita non piace e non posso cambiarla. Mi sforzo allora di farmela piacere e qualche volta mi dimentico, dico che la vita è bella. Ma la vita degli altri mi sta sempre davanti e mi viene una gran malinconia perché nessuno riesce a mentire davanti a me che so mentire qualche volta così bene da dimenticare che mi sto inventando la vita. Andrà a finire che perderò il filo delle bugie e delle verità e una cosa nascerà simile alla necessità di odiare qualcuno che amo nella speranza che male e bene non mentano più e smettano di sembrare diversi. Roberto Pazzi ![]() Roberto Pozzi è nato ad Ameglia (La Spezia) il 18 agosto del 1946. Scrittore. Poeta. Ha esordito in poesia con una silloge di versi presentata da Vittorio Sereni. Altre raccolte poetiche: Calma di vento (Garzanti 1987), La gravità dei corpi (Palomar 1998). Esordio narrativo nel 1985 con Cercando l’imperatore (Marietti, prefazione di Giovanni Raboni). Sono seguiti, tra gli altri: Conclave (Frassinelli 2001), Il signore degli occhi (Frassinelli 2004, protagonista Silvio Berlusconi che all’apice del potere si spoglia di tutto e si ritira nel convento di St. Ulrich, dell’ordine dei cistercensi), Le forbici di Solingen (Corbo 2007), Qualcuno mi insegue (Frassinelli 2007), Dopo primavera (Frassinelli 2008), Mi spiacerà morire per non vederti più (Corbo 2010), D’amore non esistono peccati (Barbera 2012), La trasparenza del buio (Bompiani 2014). Vena fantastico-visionaria: «Alla scrittura ho chiesto di risarcirmi della mia vita, evadendo nell’epico». Ha scritto anche per il Corriere della Sera e il New York Times. Vive a Ferrara sin da quando era bambino e insegna all’università. Il 18 agosto 1886 nacque Fausto Maria Martini
Postato da Grazia01 il Venerdì, 19 agosto @ 20:56:19 CEST (436 letture)
![]() Poesie di Fausto Maria Martini ![]() I due vicini Piangi! ma come? ma senza perché? piangi con mute lacrime soavi... piangi, mia buona... ti dimenticavi, piangi, da tempo sì lungo, di me... della mia casa che a la tua somiglia, fiorita per un sogno provinciale, tanto vicina, e anch' essa con le scale a chiocciola, che sembra una conchiglia... Dimenticavi: su la stessa via noi passavamo quasi tutti i giorni: erano tristi, sempre, i tuoi ritorni e rassegnati come un' agonia... La domenica, qualche pellegrino veniva a te con la sua sacca vuota: tu davi il pane, o mia soave ignota, e nuova fede per il suo cammino... Eppoi da me, sereni viandanti, e dicevano tutti: «Ella è sì buona, ella non parla, ma sorride e dona... chi triste venne, se ne va coi canti!». O mia vicina. Eppure, oggi, pareva ch' io fossi giunto da lidi remoti quando ho parlato! Due poveri ignoti! L'anima, certo, non ti conosceva... Ora tu sai che sono un poverello, sono un rarningo, un esule dai sogni: ora, tu sai che non ho per ogni tristezza la parola d'un fratello, che vivo solo con i miei pensieri, e nessuno mi chiama al suo convito, che di silenzio mi sono nutrito, senza rimpianti e senza desideri... E per questo tu piangi, o buona, vuoi attenuare un poco la tristezza delle mie sere... Non è che dolcezza! Con te sorriderò, forse; ma, poi,... Quando si deve ritornare soli per quelle scale e già s'è fatta sera e l'ombra grave e il freddo è là dov'era il sole, e non c'è rondine che voli, rondine insonne, radendo sul tetto, e non chiedi alla lampada che il cuore suo ti schiuda, perché qualcuno muore nella tua stanza, là, sopra il tuo letto, sopra il tuo letto... e inginocchiata ancora sul davanzale è un' anima che prega, anima bianca, finché non annega nell'ombra anch'essa, come tutto... Allora? Dunque, ritorna alla casa vicina, alle tue stanze! oh dolce rivederle! Vecchi ritratti, comici di perle, mazzi di fiori di carta velina... da Vita Letteraria, 13 dicembre 1907 Fausto Maria Martini ![]() Quando venisti Ricordo la domenica lontana, quando venisti... Stava addormentato nel sole, un mendicante, sul sagrato della chiesa e dormiva la campana... Dormiva nella cella solitaria, in alto, in alto, quasi oltre la vita, quella che all'alba sveglia la sopita gente e nel vespro s'ubriaca d'aria. Tu passasti e la chiesa non s' avvide di te che le somigli: una sorella piena di canti anch' essa e poverella, che a volte piange e molto più sorride... Le somigli nei giorni di lavoro, e di festa, quand'ella s' in ghirlanda, ché allora porti odore di lavanda, e metti in capo un pettinino d'oro... Oggi, poiché ho seguito le tue strade, e m 'hai smagato dalla nostra chiesa, a te porgo la mia .lampada accesa, e il cuor d'argento con le sette spade!... Poesia di Fausto Maria Martini ![]() Senza ragione... lo so: la tua dolce anima dispera già di guarire, povera ammalata... Ebbene: oggi, per te la mia velata poesia sarà tenera infermiera. Anch' io piangevo, quando ti colpì, la prima volta, questo nuovo male... Un giorno grigio, estenuato, eguale, e ti mettesti a piangere, così! Così, com' oggi senza una ragione, perché ti sembra piangano le cose, perché l'ore son come dolorose sorelle che non sanno una canzone, che senza canti vengono, né fiori, e ognuna in sua gramaglia si nasconde, ' e tanto grave intorno a sé diffonde malinconia, che tu quasi ne muori! Piangi e ricordi una serena attesa di sole dopo la follia notturna, e un' alba scialba e ancora taciturna, con un subito cantico di chiesa... Credemmo, allora, che una mano ignota, sulle porte, turiboli bruciasse di molto incenso, e che s'inebriasse dell'alba la patema casa vuota... Niuno di vane attese ci consola, oggi, e il poeta povero non ha, per farti un dono di serenità, che l'arte, triste, della sua parola. Pure, egli dice: «Un ultimo barlume rischiara, appena, la solinga via, Vieni; ti passa la malinconia... Noi scenderemo dove canta il fiume». Rispondi tu: «Poeta, non sappiamo noi dove andare! Eppoi, t'inganni: è un pianto quello del fiume che tu chiami un canto... Quando nasce, un singhiozzo: non usciamo». «Amica mia malata, senti: metti per una volta quel tuo vecchio scialle di lana che ti copre e capo e spalle, e se fa freddo, andremo stretti, stretti... È un po' lunga la strada: ma, che fa? Giungeremo là dove, col fragore del treno, in chimerico bagliore passa e dilegua un lembo di città!» «Non andremo, poeta, e non andrai... La stazione soffre in solitudine, e il giardinetto ha i suoi cespugli nudi, e un caro atteso non vi giunge mai...» da Poesie provinciali Fausto Maria Martini ![]() Fausto Maria Martini nasce a Roma il 18 agosto 1886. Consegue la maturità classica nel collegio Nazareno della capitale, quindi si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma, senza tuttavia riuscire mai a raggiungere la laurea.Tra il 1903 ed il 1904, insieme ad altre personalità del calibro di Corrado Govoni, Alberto Tarchiani, Alberto Calza Bini, fa parte di quel gruppo di intellettuali crepuscolari [1] sorto attorno alla figura lucente di Sergio Corazzini (1886-1907) [2]. Nel 1905 è tra i fondatori della rivista letteraria ed artistica Cronache latine. Tra il 1906 ed il 1910 pubblica le sue prime raccolte poetiche: Le piccole morte (Torino 1906), Panem nostrum (Roma 1907), Poesie provinciali (Napoli 1910). A seguito della morte di Corazzini, avvenuta il 17 giugno 1907, Martini, accompagnato dai suoi due amici e colleghi più stretti, Tarchiani e Calza Bini, decide di partire per gli Stati Uniti, a bordo di un vapore spagnolo. Testimonianza di questo viaggio avventuroso, il suo romanzo più celebre, Si sbarca a New York (1930). Rientrato in Italia nel 1908, gli anni successivi sono caratterizzati da una prima fase di assoluto isolamento (trascorre un intero anno in un convento di frati cappuccini nei pressi di Cittaducale), e da un successivo periodo di intensa attività teatrale. Nel 1915 parte volontario per il fronte. Viene ferito due volte. A causa delle lesioni riportate è costretto a trascorrere ben tre anni di erranza tra gli ospedali della penisola. Tre anni in cui sospende necessariamente l’attività giornalistica e quella teatrale, ma non quella letteraria. Produce molti componimenti poetici, inediti fino al 1969, ed il dramma Ridi pagliaccio! grazie al quale ottiene un grande successo. Durante questo periodo di convalescenza, sposa Emma Angelini Paroli, appartenente ad una nobile famiglia perugina, dalla quale ha una figlia, Elena. Nel 1920 riprende l’attività giornalistica, successivamente, nel decennio che va dal 1921 al 1931, si dedica in particolar modo alla critica teatrale, alla narrativa e alla produzione commediografa. Muore a Roma il 12 aprile 1931, all’età di quarantacinque anni. Ferragosto
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 agosto @ 19:14:18 CEST (616 letture)
![]() ![]() Ferragosto Filastrocca vola e va dal bambino rimasto in città. Chi va al mare ha vita serena e fa i castelli con la rena, chi va ai monti fa le scalate e prende la doccia alle cascate… E chi quattrini non ne ha? Solo, solo resta in città: si sdraia al sole sul marciapiede, se non c’è un vigile che lo vede, e i suoi battelli sottomarini fanno vela nei tombini. Quando divento Presidente faccio un decreto a tutta la gente; “Ordinanza numero uno: in città non resta nessuno; ordinanza che viene poi, tutti al mare, paghiamo noi, inoltre le Alpi e gli Appennini sono donati a tutti i bambini. Chi non rispetta il decretato va in prigione difilato”. Gianni Rodari La parola che risanava
Postato da Grazia01 il Sabato, 13 agosto @ 20:23:42 CEST (4172 letture)
![]() ![]() Tutti i medici tradizionali credevano nelle persone, e i pazienti parlavano loro della propria natura. La natura veniva sperimentata, veniva sentita, odorata, assaporata dalle persone. Come lo spettatore, nel teatro greco, veniva educato a «sentire» l'attore, così il medico – quasi partecipasse a una tragedia greca – veniva educato, attraverso la mimesis (una simpatia che diventa sentire l'altro), a sentire la tragica vicenda di quella persona che sedeva dinanzi a lui e che, nella sua condizione umana, si era trovata in qualche guaio, in qualche contrarietà; e la natura cercava di guarire se stessa. Il concetto di salute non esisteva; esisteva solo l'idea di una natura più o meno capace di guarire costantemente se stessa. E ciò che il medico faceva, con il consiglio, con l'empatia, col potere della parola – la parola che risanava – e forse con pillole di coralli macinati o di mercurio, che sono altamente tossiche, come diremmo oggi, consisteva nell'incoraggiare la natura, nel rafforzare la natura, a compiere la propria azione guaritrice. Oggi ci è difficile pensare in questo modo alla funzione del medico. Pensiamo sempre che egli usi qualche strumento della sua professione per fare qualcosa al sistema o al sottosistema che c'è nel paziente, e che lui, non il paziente, conosce. Ivan Illich Il 13 aprile 1909 nasceva il poeta Aldo Capasso
Postato da Grazia01 il Sabato, 13 agosto @ 17:46:09 CEST (444 letture)
![]() Il 13 aprile del 1909 nasceva a Venezia il poeta e critico Aldo Capasso. La sua attività di commentatore lo portò a scrivere su "La Nazione" di Firenze e a dirigere "Realismo critico"; pubblicò saggi su Ungaretti, Tasso e Proust. La poesia di Capasso invece vive di una raffinata sensualità, di un'indagine sulla possibilità di andare oltre l'illusorio gioco dei sensi per vedere se è possibile trovare un ancoraggio che superi la rassegnata partecipazione al destino degli uomini. Questo disperato bisogno si avvale di immagini sicure e ben delineate, che cercano di vincere la tendenza discorsiva, aleggiando talora in echi leopardiani. da "Il paese senza tempo", 1934 ![]() VELE Due vele, a pena nate e di sorpresa, sull'orizzonte, agli occhi chiari che apre il mattino del mondo nel mio viso, son l'evento che instaura un tempo albare. E se il silenzio mi riduce a un lieve giuoco come un vel d'acqua fra due pietre, m'è bastato, perché mi sia la vita candida, quella coppia aerea d'ali apparsa d'improvviso fra due cieli. Il passato s'esilia. Antichi lutti del mio cuore si sciolgono nell'ora come il sale nell'acqua che s'acciglia. da "Per non morire", 1947 ![]() AMANTI LUNGO IL MARE Lungo il mare, nel buio, Sopra le rocce scabre Tanti bisbigli, che udite, pur sono Segno di breve oblio. Siamo poveri, solamente questo Ci è conceduto, modo Di festa, e da noi stessi esilio. Anche le nostre donne Hanno soavi labbra. (Nel buio non si vede, Se misera è la veste). Ma sognano, talora, luminosi Mondi, come in romanzo, come in film, - Memorabili gesta e gentilezza D'eroi troppo diversi Da questa nostra mal limata scorza. (Nel buio non si vede Se arrossiscono alquanto, Per avere sognato Un'altra bocca nella nostra bocca). Prendiamo, pur con questa Sua macchia mal taciuta, questo àttimo Ch'è il solo nostro bene, Sopra le rocce scabre. Per non piegarci al vino che ci chiama Promettendo una nube entro i pensieri». 1939 ![]() DEL MATTINO Un vetro s'è fatto acciecante Una ragazza lava i panni e canta Uno stornello giovane sorge puro ed è un rito Gridi d'uccelli sono nel mattino Rinasci come l'erba senza ricordi. 1938 ![]() Aldo Capasso Abbiamo pudore di noi stessi, di ciò che sappiamo Tutti del nostro destino, di ciò che ci è forza comprendere E soffrire". ALDO CAPASSO La sensibilità non è debolezza
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 10 agosto @ 16:17:15 CEST (398 letture)
Isolamento e sensibilità
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 10 agosto @ 16:13:11 CEST (459 letture)
![]() ![]() Qualsiasi tendenza o talento che produca isolamento, qualsiasi forma di auto-identificazione, per quanto stimolante possa essere, distorce l’espressione della sensibilità e crea insensibilità. La sensibilità viene offuscata quando si dà importanza al “me” e al “mio” – io dipingo, io scrivo, io invento. Solo quando siamo consapevoli di ogni movimento del nostro pensiero e dei nostri sentimenti nelle relazioni con le persone, con le cose e con la natura, la mente è aperta, flessibile, non intralciata da esigenze auto-protettive e desideri; e soltanto allora c’è sensibilità al brutto e al bello, non ostacolata dal sé. La sensibilità alla bellezza e alla bruttezza non deriva dall’attaccamento, nasce con l’amore, quando non ci sono conflitti creati da noi stessi. Quando siamo poveri interiormente, indulgiamo in varie forme di esibizione esterna, con la ricchezza, il potere, i possessi. Quando i nostri cuori sono vuoti collezioniamo cose. Se ce lo possiamo permettere, ci circondiamo di oggetti che riteniamo belli, e siccome gli attribuiamo enorme importanza, siamo responsabili di molta infelicità e distruzione. Lo spirito acquisitivo non è amore per la bellezza, sorge dal desiderio di sicurezza ed essere sicuri significa essere insensibili. Krishnamurti La sensibilità
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 10 agosto @ 16:09:20 CEST (555 letture)
![]() ![]() La sensibilità espone l’anima ai graffi, ma nel contempo acuisce la visione dei fatti della vita arricchendola in profondità, consapevolezza, maturità e consente alle persone sensibili di fornirsi di nuovi strumenti per elaborare risposte migliori alle sfide che la vita propone e ripropone quasi con inspiegabile accanimento. All'apparenza fragili, le persone sensibili, che sembrano perdersi nelle questioni minori, come d’incanto tirano fuori tutta la forza la grinta e la determinazione per lottare quando la vita presenta gli ostacoli grossi e le prove complicate. La sensibilità è un cocktail di mente cuore ed energia corporea, appena inizi a bere sembra leggero, senza grandi effetti ma una volta andato i circolo ha un effetto esplosivo, regala quella marcia in più che fa di un punto, erroneamente ritenuto negativo, la debolezza, un punto di forza!La sensibilità è come un dipinto in cui l’anima del pittore si rivela nella vivacità delle pennellate per arrivare al tuo sguardo come una carezza, è come una sinfonia in cui le note escono dal cuore del musicista per arrivare ad un altro cuore, è come le parole di una poesia che sembrano essere state scritte su misura da un poeta per vestire un’altra anima,La sensibilità rende una persona capace di colorare, profumare e far cantare anche la giornata più opaca, inodore e silenziosa, regala alla mente la chiave per aprire una finestra sui ricordi belli per intrecciarli e fonderli con smisurata fantasia alle impressioni talvolta limitate del presente.La sensibilità è la dote che ci fa apprezzare il gusto e l’autentica bellezza delle piccole semplici gioie preclusa ai tanti occhi abituati allo scintillio fasullo delle cose eclatanti ma vacanti!La sensibilità è una ricchezza dell’animo che pochi possiedono e diventa un dono prezioso sia per chi la regala che per chi la riceve. Mena Lamb Ciao
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