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coppermine
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Achmatova
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Tra l’anno 2015 e 2016
Postato da Grazia01 il Sabato, 12 dicembre @ 20:25:52 CET (577 letture)
![]() ![]() Tra l’anno 2015 e 2016 L’uomo ricorda quando è nato il Bambino 25 dicembre di un nuovo mondo non è leggenda ma antica memoria ora sento campane, suonano al vento un suono oggi senza senso indifferenti le note risuonano d’echeggi loro non sanno di un profondo mutamento. Guarda, l’ultima all'orizzonte è la mia stella sotto la sua luce scrivo tutte le mie poesie la stella da sempre è li, non sa chi sono ugualmente mi compiaccio della sua approvazione viali di salici carichi d’acqua dai rami lievemente scorrono gocce come lacrime bagnano questo mio tempo è inutile aggiungere anche le mie solo la storia lo può fare. Non posso fermare il tempo confesso: m’è scivolata una lacrima mentre vi stringo, miei Cari, sento che siete il mio meraviglioso specchio chiudo gli occhi rincorro ogni attimo una delicata linea dove riempio anche i vuoti. Di certo ci saranno molti giorni nuovi dove il sole rincorre la notte dove il mio cuore cesserà di battere no importa se il sonno s’allunga nell'eterno nell'esistere colmerò tutti miei sogni in concentrici cerchi s’allargano sull'acqua da dove lentamente si leva velata foschia che sale in cielo dissolvendosi nello spazio che sovrasta. Bruno Gasparri RICORDI DI NATALE
Postato da Grazia01 il Sabato, 12 dicembre @ 19:57:52 CET (558 letture)
![]() ![]() RICORDI DI NATALE Ricordo la neve gelata negli angoli delle finestre, ricordo un passero sul davanzale chiedere le briciole per il pranzo di Natale. Ricordo otto piedini davanti alle brace del focolare, ricordo le faville silenziose salire nel buio del camino. Avevo pochi amici pastori e qualche pecorella con tre gambe. Eppure quei bimbi li vedevo bene dall’angolo sopra la legnaia : sono il Presepio e ricordo tutto. r.chesini LA CASA SULL'ALBERO
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 dicembre @ 19:28:59 CET (643 letture)
![]() ![]() LA CASA SULL'ALBERO Un luccichio affiorava tra le fronde del giardino , l'elmetto correva di qua e di là e Marco con la sua spada sembrava un generale che passava in rassegna il suo esercito. -Bellissima! Non pensavo di essere così bravo! Mi sento orgoglioso per quello che ho fatto ma devo ammettere che è stato un lavoro faticoso ! Ormai il dado era tratto. Una voce dal balcone chiamava Marco a pieni polmoni, ciò lo ricondusse alla realtà : era l'ora di pranzo e smise di galoppare con la sua fantasia per annusare quel buon odore che veniva dalla cucina. Erano da poco passate le tre del pomeriggio , i quaderni del generale erano ancora nella cartella e nemmeno le raccomandazioni della professoressa di italiano erano servite…il pensiero andava lì , alla sua creazione , nient'altro in quel momento poteva attirare l'attenzione di Marco. Aveva compiuto da poco tredici anni e con la tre sorelline non andava d'accordo , era stato costretto ad un simile lavoro su quell'albero perché la casa era troppo piccola e le gemelline non lo lasciavano in pace. Almeno lassù avrebbe potuto divertirsi giocando alla guerra con i suoi soldatini senza essere disturbato. - Meravigliosa...meravigliosa - continuava a dire pensando a quello che avrebbe fatto lassù. Quella casa sull'albero sembrava veramente un lavoro solido e forse poteva invitare anche un suo amico in quel paradiso lontano dagli schiamazzi delle sorelle. Le cose ,però , non andarono per il verso giusto. Era di sera quando il demonio si scatenò : i tuoni erano come delle cannonate ed i fulmini si susseguivano a ripetizione illuminando il cielo come se fossero dei fuochi d'artificio. Marco era là , alla finestra, attaccato ai vetri ; la madre lo richiamava per fargli spegnere la luce ma le furie del vento combattevano contro di lui : - Vigliacco ! Vigliacco! Queste voci tuonavano nelle sua mente e teneva la sua spada tra le mani . Chissà che avrebbe fatto il generale quella sera ? Purtroppo per un destino fatale un fulmine cadde proprio sull'albero del giardino incenerendo la casa di legno appena completata. Era affranto , sembrava un cane bastonato , la sua spada era là a terra e lui sul letto ad occhi aperti con qualche lacrima che non riusciva a staccarsi dalle sue guance ; quelle perle cadevano lentamente ,come la neve, e si depositavano dolcemente sul suo cuscino che stringeva fortemente per la rabbia.La notte passò così…e neanche il giorno lo scosse più di tanto. I genitori erano preoccupati. Marco non riusciva a rassegnarsi e a pranzo i bocconi gli scendevano giù con forza ; nemmeno nello studio riusciva a concentrarsi per la delusione subita , anzi la madre da diversi giorni lo stava accompagnando a scuola fino alla porta come se fosse un moccioso di sei anni.Il padre , però, aveva capito tutto e alla fine , dopo un colloquio con la moglie, prese un'importante decisione : avrebbe comprato una casa nuova e Marco avrebbe avuto una cameretta tutta per sé. Il ragazzo non poteva credere ai suoi occhi ma una cosa era certa : aveva dei genitori meravigliosi. Baldo Bruno I MONACI E IL SECCHIO
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 dicembre @ 19:22:39 CET (602 letture)
![]() ![]() I MONACI E IL SECCHIO Uno dei monaci del monastero di Sceta commise una grave mancanza, e così fu chiamato l'eremita più saggio perché potesse giudicarla. L'eremita si rifiutò, ma i monaci insistettero tanto che lui finì per andare. Prima, però, prese un secchio e lo forò in vari punti. Poi, lo riempì di sabbia e s'incamminò verso il convento. Il superiore, vedendolo entrare, gli domandò che cosa fosse. "Sono venuto a giudicare il mio prossimo - disse l'eremita -. I miei peccati stanno scorrendo dietro di me, come scorre la sabbia di questo secchio. Ma, siccome non mi guardo alle spalle e non mi rendo conto dei miei stessi peccati, sono stato chiamato a giudicare il mio prossimo!" I monaci allora rinunciarono alla punizione all'istante. PAULO COELHO Ascoli Piceno
Postato da Grazia01 il Domenica, 06 dicembre @ 17:59:06 CET (550 letture)
![]() ![]() Ascoli Piceno Il modo migliore per iniziare la giornata è affacciarsi dalla finestra della casa dei miei genitori ad Ascoli Piceno. Il paesaggio è straordinario e, per me che vivo a Milano tra cemento e palazzi, piuttosto insolito. Mi piace starmene tranquillo a osservare il fiume Tronto che scorre nel bosco. Subito dopo faccio colazione, sempre la stessa da anni e sempre a casa: un bicchiere di latte freddo con il Nesquik sciolto dentro e una ciambella. Non esco volentieri e nella mia città natale vengo soprattutto per ricaricare le batterie. Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno è una delle più belle piazze d'Italia. Mi piace perché è un salotto a cielo aperto dall'eleganza straordinaria. Quattro passi di notte, tra le "rue" del centro storico di Ascoli Piceno che formano il fitto e antichissimo reticolato cittadino e le torri medievali, simbolo del potere delle famiglie nobiliari del capoluogo piceno. Hanno un fascino incredibile. Io ci andavo da ragazzino; ora che sono diventato una celebrità non esco molto di casa. Mi rilassa stare sul palco. In realtà sono sempre all'erta e in agitazione. Il lavoro che svolgo, la composizione musicale, avviene prima di tutto nella mia testa, e questo significa che non stacco mai, salvo quando - appunto - mi esibisco in concerto. Sento l'attenzione del pubblico, che è grandissima, e l'interesse prepotente per l'arte e per tutto ciò che è nuovo e fresco. La Sacher? Non ne vado pazzo, a causa della marmellata... preferisco i bignè al cioccolato del Caffè Meletti di Ascoli, in piazza del Popolo. Mi rilassa mangiare una fetta di torta al cioccolato poco prima di esibirmi. Non trovo niente che non mi piaccia di Ascoli: è bella, raccolta, la si gira bene. Una volta pensavo che non offrisse molte opportunità musicali, ma poi mi sono reso conto che non era possibile chiedere tanto a un luogo così tranquillo e misurato. Dovevo spostarmi io, a New York e a Milano, dove vivo oggi. Ascoli è una città che nel suo passato ha dichiarato guerra a tutti, persino a Roma, nel 98 d. C., due anni prima che la radesse al suolo. Questo spirito combattivo rende gli ascolani gente simpatica e particolarmente buffa. Di Ascoli mi piace l'essenzialità della sua architettura medievale, con le sue torri semplici e squadrate che mi suggeriscono l'idea di fierezza e grandezza del passato. E poi trovo che gli ascolani abbiano uno straordinario senso dell'umorismo: cattivo al punto giusto, esilarante e straordinariamente graffiante. Giovanni Allevi Le stelle
Postato da Grazia01 il Sabato, 05 dicembre @ 18:21:19 CET (676 letture)
Ogni giorno nasce un poeta : 29 novembre
Postato da Grazia01 il Sabato, 28 novembre @ 22:25:18 CET (662 letture)
![]() Giuseppe Colli scrittore e poeta italiano, nato il 29 novembre del 1924. Nel secondo dopoguerra fu uno dei più intraprendenti artefici della ricostruzione culturale torinese, partecipando alla fondazione di alcune associazioni, collaborando a vari giornali con articoli di argomento letterario, artistico, storico, e fondando (1952) il periodico letterario Il Solitario (a significare la solitudine creativa dello scrittore) che sotto la sua direzione si meritò la collaborazione e il plauso dei più importanti scrittori dell’epoca. Negli stessi anni esordì come poeta e scrittore con vari volumi di poesia e prosa. Contemporaneamente alla sua attività di scrittore diresse l’ufficio stampa della casa editrice S.E.I., della quale più tardi assunse l’incarico di redattore capo. Per tale editrice il Colli diresse alcune enciclopedie di cultura e un dizionario italiano e varie collane di narratori italiani per le scuole, Giuseppe Colli ha sinora pubblicato cinque raccolte di poesie e diciotto libri in prosa. La sua attività letteraria è ancor oggi impegnata a testimoniare la vitalità della sua vocazione di scrittore, che ha dato un importante contributo alla letteratura italiana, alla cultura e alla editoria regionale piemontese. Al Monferrato, sua indimenticata terra di origine, il Colli dedicò un libro storico-artistico e descrittivo che riscosse larghi consensi critici. Per tale volume, nel 1970, gli venne concesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri un Premio della Cultura. Le sue opere di poesia comprendono : Il cielo dell’isola (edizioni Momenti, 1950); La voce muta (Ed . La cittadella, 1968); L’età breve (Ed. Rattero, 1950); Poesia a due voci (Società editrice internazionale, 1951); Ricerca d’approdo (Ed.Vallecchi, 1965). ![]() La barca a vela Solca il mare la barca a vela, come il vomere la terra, e la variopinta tela gonfia di vento, si piega ad ogni soffio più violento quasi volesse fuggire, volare lontano, come un solitario gabbiano. Giuseppe Colli ![]() Fraternità lo non vorrei udire mai piangere nessuno, perché ogni dolore mi fa male al cuore, aperto per consolare ogni fratello triste. .. lo vorrei su tutte le bocche scorgere il sorriso, in tutte le pupille la sincerità, sentire in tutti i cuori la speranza, in ogni mano la fraternità. lo vorrei avere ogni fratello amico, compagno nella gioia e nel dolore, e amare con lo stesso cuore la vita, dura, eppure cosi bella. Giuseppe Colli ![]() Il 29 novembre 1926 nacque anche il poeta e drammaturgo algerino Jean Sénac. (Beni Saf, Algeria, 1926-Algeri 1973). Pubblicò le sue prime poesie nel 1945, ispirandosi a A. Rimbaud e a P. Verlaine. Aderì in seguito alla causa della liberazione algerina militando attivamente nella clandestinità. Le poesie di quel periodo sono raccolte in Matinales de mon peuple (1961). Preoccupazioni più personali emergono in Avant corps (1968). Le sue ultime pubblicazioni postume sono le raccolte poetiche Vivant (1981), Dérision et Vertige (1983), L'homme poème (1983) e il romanzo Ebauche du Père (1989). ![]() La bellezza era qui, per il primo offerente, a portata di mano, Vulnerabile e selvaggia, un frutto in equilibrio Tra lo sguardo e la fame. E io Degli uccelli, degli ucceli In picchiata, le parole prendevano I loro sandali per camminare. Rivoluzione, Che bel mattino! Ho visto il popolo più bello della terra Sorridere al frutto e ho visto il frutto che si offriva. Perché il frutto, se lo inviti alle feste dell’uomo, Accorre. Brilla come una pupilla. Tu pensi che stia nel disordine, lui nuota con bracciate ordinate. Ascolta il riccio di mare, la medusa Che si mostrano per difendersi: Una melodia dello spazio- e il cosmonauta risponde. Il tuo cuore non scoppia di gioia, si arrotonda, si smussa. ![]() Estratto di una poesia di Jean Sénac traduzione di Andrea Verga Se cantare il mio amore è amare il mio paese, io sono un combattente che non nega. Indosso il cuore il suo nome come un mazzo di ortiche, io condivido il suo letto e cammino il suo no. Senza tempo
Postato da Grazia01 il Venerdì, 27 novembre @ 19:55:22 CET (806 letture)
![]() ![]() Senza tempo Al vento ho affidato la voce l’utile arpeggio l’avvolge folletti gioiosi danzano mentre Lei sull’altalena dondola, dondola solo il vento la spinge. Un gioco di un tempo ora sogna una donna lo sguardo s’allunga tra il verde e fiori poi cattura le stelle per i suoi desideri come d’incanto il senso dell’eterno sovrasta dove Io del tutto maestro in cielo dipingo il sole fermo nel tempo il blu del mare e spumeggianti onde per condurti sull’isola dove l’amore non ha tempo per morire. Bruno Gasparri Il 26 novembre del 1922 nacque Charles M. Schulz
Postato da Grazia01 il Giovedì, 26 novembre @ 20:24:03 CET (597 letture)
![]() « Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta » (Umberto Eco, introduzione alla prima raccolta in italiano dei Peanuts) ![]() Charles Monroe Schulz (Minneapolis, 26 novembre 1922 – Santa Rosa, 12 febbraio 2000) è stato un fumettista statunitense, conosciuto in tutto il mondo per aver creato le strisce dei Peanuts. Nasce, coma abbiamo visto, a Minneapolis nel Minnesota, cresce a Saint Paul. Figlio unico di Carl Schulz, nato in Germania, e Dena Halverson, nata in Norvegia.[1] Fu lo zio che gli diede (al terzo giorno di vita) il soprannome "Sparky" dal cavallo Spark Plug del fumetto Barney Google di Billy DeBeck. Schulz amava disegnare e talvolta rappresentava il cane di famiglia, Spike, con particolari inusuali. Nel 1937, Schulz disegnò un'immagine di Spike e la spedì a Ripley's Believe It or Not!; il disegno venne pubblicato da Robert Ripley con la didascalia "A hunting dog that eats pins, tacks and razor blades is owned by C. F. Schulz, St. Paul, Minn." e "Drawn by 'Sparky'"(C.F. erano le iniziali di suo padre Carl Fred Schulz). Frequentò la scuola elementare Richards Gordon a St. Paul, saltando due semestri: in questo modo, quando frequentò la scuola superiore anni dopo, si trovò ad essere il più piccolo della classe. Questo potrebbe spiegare il suo carattere schivo e timido. ![]() Schulz alle superiori, 1940 Alle superiori gli furono rifiutati dei disegni da pubblicare sull'annuario della scuola. Sessanta anni dopo, nell'atrio della stessa scuola è stata posta una statua alta un metro e ottanta che raffigura Snoopy. Dopo la morte della madre, nel 1943, fu arruolato e mandato a Camp Campbell in Kentucky. Due anni dopo fu mandato in Europa per combattere nella Seconda guerra mondiale. Dopo aver lasciato l'esercito nel 1945, lavorò come insegnante. Fu anche predicatore laico di una Chiesa protestante. La sua prima striscia a fumetti con cadenza regolare fu pubblicata nel 1947 dal St. Paul Pioneer Press, e si intitolava Li'l Folks. Anche il Saturday Evening Post accettò di pubblicare alcune vignette dei Li'l Folks. Fu in queste strisce che apparve per la prima volta Charlie Brown, così come un cane somigliante a Snoopy. Nel 1950 Schulz propose i suoi lavori alla United Features Syndicate, e i Peanuts furono pubblicati per la prima volta il 2 ottobre 1950. Per breve tempo disegnò anche una striscia ispirata allo sport chiamata It's Only a Game (1957-1959), aiutato anche dal suo amico e già collaboratore per i Peanuts Jim Sasseville, ma la serie non prese piede e fu chiusa. ![]() Con l'andare degli anni, i Peanuts divennero uno dei fumetti più popolari di tutti i tempi. Parte della sua esperienza viene riflessa nei Peanuts attraverso le somiglianze con Charlie Brown, il personaggio principale; alcuni esempi: anche il padre di Schulz era barbiere e sua madre casalinga anche Schulz da piccolo aveva un cane (il suo cane Spike però era un pointer) anche Schulz era timido e introverso la ragazzina dai capelli rossi di Schulz era Donna Johnston, con cui aveva avuto una relazione. Schulz le chiese di sposarlo, ma lei rifiutò. Rimasero comunque sempre amici. Schulz, pur essendo un cristiano convinto, si sposò due volte: la prima volta nel 1951 con Joyce Halverson dalla quale ebbe cinque figli e divorziò nel 1972 ed, in seguito, con Jean Forsyth Clyde che sposò nel 1973 e con la quale visse il resto della vita. Il padre di Schulz morì nel 1966 mentre era andato a trovarlo, lo stesso anno in cui il suo studio in California bruciò in un incendio. ![]() Nel novembre 1999 Schulz ebbe un ictus; più tardi gli venne diagnosticato un cancro. A causa della chemioterapia e per il fatto che non riusciva a leggere o vedere con chiarezza, il 14 dicembre 1999 annunciò il suo ritiro, all'età di settantasette anni. Schulz morì il 12 febbraio 2000 a Santa Rosa in California a causa di un attacco cardiaco. Il giorno dopo fu pubblicata la sua ultima striscia, in cui lasciava a Snoopy il compito di congedarsi dai suoi lettori con queste parole: « "Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi cinquant'anni. È stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino. Purtroppo, però, ora non sono più in grado di mantenere il ritmo di lavoro richiesto da una striscia quotidiana. La mia famiglia non desidera che i Peanuts siano disegnati da qualcun altro, quindi annuncio il mio ritiro dall'attività. Sono grato per la lealtà dei miei collaboratori e per la meravigliosa amicizia e l'affetto espressi dai lettori della mia "striscia" in tutti questi anni. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy... non potrò mai dimenticarli... Charles Schulz" » ![]() (corriere.it, 13 febbraio 2000) Schulz ha richiesto nel suo testamento che i personaggi dei Peanuts rimanessero genuini e che non si disegnassero nuove strisce basate sulle sue creature. Peanuts è stato pubblicato per quasi cinquant'anni praticamente senza interruzioni ed è apparso su 1600 quotidiani in 75 paesi. Fino ad oggi le sue volontà sono state rispettate, e le vecchie strisce continuano a essere ripubblicate su quotidiani e riviste. Il quotidiano londinese The Times lo ha ricordato, il 14 febbraio 2000, con un necrologio che terminava con la seguente frase: "Charles Schulz leaves a wife, two sons, three daughters, and a little round-headed boy with an extraordinary pet dog". ("Charles Schulz lascia una moglie, due figli, tre figlie e un piccolo bambino dalla testa rotonda con uno straordinario cane"). Dal 17 agosto 2002 il museo a lui dedicato a Santa Rosa è aperto al pubblico. Il 26 novembre 1864 nacque Herman Gorter
Postato da Grazia01 il Giovedì, 26 novembre @ 20:11:12 CET (517 letture)
![]() Il 26 novembre 1864 nacque Herman Gorter ![]() Herman Gorter (Wormerveer 1864 - Bruxelles 1927), poeta olandese, fu uno degli esponenti più importanti del movimento dei Tachtigers (Ottantisti) che puntava a un rinnovamento in senso impressionista e naturalista della letteratura. Raggiunse il successo con il lungo poema Mei (Maggio), a cui seguì la raccolta Verzen (Versi), dove l'enfasi data al colore e alla sonorità della parola si accompagna a una sorprendente ricerca linguistica. Traduzione di Maurizio Brancaleoni ![]() Gli alberi ondeggiano sulle colline Gli alberi ondeggiano sulle colline chiome silenziose nella nebbia chiara luce soave di primavera. La torre con il suo viso al centro continua solenne a segnare le ore, immagina ore, ore, ore che passano – è da soffocare in questi istanti, non posso più sopportare l'irritante risata, soffoco in questo folle, chiaro, solenne istante. ![]() Di notte poi la vita le appare lucente e rossa Di notte poi la vita le appare lucente e rossa, quando petali di rosa volteggiano nel rosso lucente nero brillante tra le mura, la camera rosso lago e i giacimenti di sangue lago zampillano. Come boccioli di rosa lei si sente crescere occhi chiusi, fresco rosso sanguigno, la sua testolina fiorita come campane rosse di rose in un rosaio rosso intenso, così intenso. La mattina quando si sveglia le rimane ancora il desiderio che sia sempre e mai finita. Herman Gorter Nato il 26 novembre 1731 - William Cowper
Postato da Grazia01 il Giovedì, 26 novembre @ 19:44:59 CET (1390 letture)
![]() ![]() William Cowper, poeta inglese nacque il 26 novembre del 1731 e morì il 25 aprile del 1800 Figlio di un ecclesiastico, da giovane si dedicò per un breve periodo all'avvocatura. La natura di William Cowper, soggetta fin dall'infanzia a crisi depressive che lo portarono ad un tentato suicidio nel 1763 ed a un biennio trascorso in manicomio, e ad un forte senso del peccato tipicamente calvinista, lo portò ad abbandonare la vita di città potendo così riallacciarsi alla antica tradizione anti-urbana e anti-cortigiana della poesia latina di Orazio, grazie ad un soggiorno presso l'ambiente rurale di Huntingdon. Tuttavia nell'opera Verses supposed to be written by Alexander Selkirk, during his abode in the island of Juan Fernandez, il poeta manifestò profondo timore di fronte alla solitudine e la presenza della divinità e di poca consolazione; sebbene nel suo regno Selkirk non abbia rivali, egli non ha nemmeno «...society, friendship and love». Nella poesia troviamo anche violente accuse all'ingiustizia e all'oppressione coloniale, che comprende ovviamente il tema della schiavitù. Negli anni immediatamente successivi, Cowper pubblicò le due sue opere più famose, ossia The diverting history of John Gilpin (La spassosa storia di John Gilpin, 1782) e The task (Il compito, 1785), ispirate dalla sua compagna Lady Austen. Nell'opera poetica (6 libri) The Task, a sfondo moralistico, politico e religioso, la denuncia di Cowper si estese anche alla povertà in Inghilterra, alla corruzione di Londra e alle tendenze belligeranti dei popoli. Se lo stile e i toni in alcuni passi mostrarono qualche influenza sia miltoniana sia di Alexander Pope, nell'insieme le liriche di Cowper si caratterizzarono per l'immediatezza del suo gusto epistolare ![]() Le nubi che temete così tanto sono colme di misericordia» Ci ha guidato attraverso il fuoco. Dio agisce in maniera misteriosa, Per realizzare le sue meraviglie; Fissa i suoi passi nel mare, E cavalca la tempesta. Dalle sue insondabili miniere D’invincibile abilità, Custodisce splendidi disegni, E compie la sua sovrana volontà. Voi santi impauriti, attingete nuovo coraggio, Le nubi che temete così tanto Sono colme di misericordia e si dissolveranno In benedizioni sul vostro capo. Non si giudichi il Signore col senno umano, Confidate in lui per la sua grazia; Dietro una torva provvidenza Egli cela un sorriso radioso. I suoi disegni presto si realizzeranno, Svelandosi ad ogni istante; Il bocciolo può avere un sapore amaro, Ma dolce sarà il frutto. Il sorriso nascosto di Dio Di certo erra la cieca incredulità, Scrutando invano l’opera divina; Dio è l’unico interprete di se stesso, E a suo tempo tutto svelerà ![]() Pioppo Hanno abbattuto i pioppi, addio all’ombra e al mormorio del fresco colonnato, il vento piu' non gioca ne' canta tra le foglie, la loro immagine piu' l’Ouse non riceve. Dodici anni fa scoprii un giorno l’amato boschetto e la riva dei pioppi, e ora nell’erba sono affondati, e sedile mi fa chi ombra mi diede. Il merlo fuggito ad altro riparo, tra noccioli ha trovato rifugio alla calura, piu' non risuona la sua dolce voce sulla scena che tanto mi aveva incantato. Brevi scompaiono i miei anni, presto coi pioppi dovro' giacere, una zolla sul petto, una pietra sul capo, prima che un bosco sul posto rinasca. La vista m’invita, piu' d’ogni altra cosa, a meditare sugli effimeri piaceri umani: la vita e' sogno, ma il piacere si consuma piu' rapido del respiro di un uomo. William Cowper Ghianda
Postato da Grazia01 il Domenica, 22 novembre @ 22:43:36 CET (502 letture)
![]() ![]() In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile. E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole. Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera. Perchè non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo? Gibran Poesie in milanese di Mario Migliavacca
Postato da Grazia01 il Domenica, 22 novembre @ 20:33:11 CET (824 letture)
![]() ![]() ALL 'AMICO CLAUDIO Riessi no a capi se l'è avarizia o se l'è pigrizia Quand a g 'ho besogn el rizettari tiri semper tardi che nOn gh 'è pari Ma pazienza gh'è semper ona provvidenza "con sommo gaudio" la mia provvidenza la se ciama "Claudio" A dit grazie, car amis a l'è on poo trop pocch Per sto servizi el Signor el te daga tanti benefizzi pas e salut che per la verità ti je propri meritaa ![]() LA PARTENZA DEL TRENO Ai soreii, alle dame, ai barelier, volontari dell'U.N.I.T.A.L.S.I. che per la loro granda dedizion hin la testimonianza viva e continua del Miracolo di Lourdes. Che confusion in su quell bastion: la par una gincana li su el scalo de Porta Romana. Machin che va e che ven un de fa de S. Ouintin per trova el post che convien per malaa e pelegrin. Ghe vor pazienza per capi se l'è l'ariv o la partenza: la gioia e el fervour però, a hinn semper quei de gent che se voren ben come fradeii. Se brazzen su se basen a ripetizion se fan un badalucch de compliment se troven minga cambia anca se un an a l'è passaa. Con la divisa lustra e ben stirada soreii e barelier paren pront per una sfilada. Le dame, quei che gris g'han i caveii cont la scuffia paren pusseé bei: " i tosan invece, "poverine" cont la divisa Cl hin propri un poo "bruttine". Mario Migliavacca ![]() Natale è lontano
Postato da Grazia01 il Martedì, 17 novembre @ 21:02:41 CET (736 letture)
![]() ![]() Manca più un mese a guardare il calendario. Ma facendo due passi tra vetrine dei negozi e prodotti in vendita nei supermercati, è ufficialmente già Natale. In molte strade sono state già montate le luminarie e un po’ ovunque si possono acquistare le decorazioni per albero e presepe, dalle palle di ogni dimensione ai casalinghi a tema. Lucine ma anche piatti, tovaglie, tazze e bicchieri rigorosamente rossi, oro o bianchi e decorati con renne e babbi Natale. Dalla grande distribuzione di bricolage e attrezzatura per casa e giardino, ai supermercati, passando per i negozi del centro e non solo, molte vetrine sono già allestite in tema di fiocchi e pacchetti. E che dire degli scaffali dei supermarket che mettono in bella mostra pandori e panettoni, torroni e ogni tipo di cioccolata, cotechini e zamponi. La carta del Natale un po’ ovunque viene giocata in anticipo. Effetto della crisi che per far ripartire i consumi si muove quest’anno per tempo. Della serie, nessuno venga colto impreparato. Anche perché se per Natale ogni famiglia in media dovrebbe spendere un po’ meno di 400 euro, è importante iniziare a mettere da parte i risparmi e intanto farsi un’idea di quello che vorremmo acquistare. Non solo, con l’ultima domenica di novembre comincerà il tour de force fino al 25 dicembre. A me danno fastidio questi sfavillii anticipati, ogni anno prima. Va bene, il commercio..., speriamo almeno che un po' di giovani trovino lavoro in questo periodo. Grazia Sfide
Postato da Grazia01 il Lunedì, 16 novembre @ 18:01:49 CET (517 letture)
![]() ![]() Sfide Cerco parole per replicare immagini, emergono e scompaiono semplicemente per lasciare posto ad altre fugaci istantanei fotogrammi sempre trascengono la realtà. L'immagine diventa parola nasce per narrare la storia la maggior parte è biografia la stessa si afferma nell'estinzione comunicando notizia quando è già trascorsa. Aleggia nel passato riemergendo non è più la stessa il presente la corrompe resta solo una fragile sensazione. Il tempo deve mantenersi in movimento non replica mai se stesso solo il ricordo cerca di farlo parole/immagini esistono ne certifica il loro trascorrere. In questo modo il "narrarsi" diventa dramma, felicità e tristezze eredità acquisite, insegnamenti esperienze vissute da altre vite con esse l'attimo iberna si perde nei limiti invalicabili delle capacità. Così razionalizzo sfide il divenire in un esistere oltre il luogo dell'essere supera il coniugare passato, presente e futuro. Bruno Gasparri Oggi mi hanno dichiarato guerra.
Postato da Grazia01 il Domenica, 15 novembre @ 11:25:51 CET (835 letture)
![]() ![]() Oggi mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di Dio e del Profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto. #Notinmyname dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici. Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie. È così a ogni attentato. A ogni disgrazia cresce il mio senso di ansia e di frustrazione. A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace. Quelli sono solo caricature, vorrei dire. Si vestono così apposta per farvi paura. È tutto un piano, svegliamoci. Per questo dico che mi hanno dichiarato guerra. Anzi, ci hanno dichiarato guerra. * Igiaba Scego * 13 novembre, stragi per le strade di Parigi
Postato da Grazia01 il Sabato, 14 novembre @ 22:54:22 CET (676 letture)
![]() ![]() C’è anche una volontà di potenza dei piccoli, quella dell’attentatore isolato, del minuscolo gruppo terroristico, di colui che getta una bomba dove c’è folla perché muoia il maggior numero possibile di gente innocente, in una banca, in un treno affollato, nella sala d’aspetto di una stazione. È volontà di potenza di chi si riconosce in questa auto-apologia: «Io, piccolo uomo insignificante e oscuro, uccido l’uomo importante, un protagonista del nostro tempo e in quanto lo uccido sono più potente di lui; oppure uccido in un solo colpo molti uomini insignificanti e oscuri come me, ma assolutamente innocenti; uccidere un colpevole è un atto di giustizia, uccidere un innocente è la suprema manifestazione della volontà di potenza». Norberto Bobbio, Elogio della mitezza, 1994 Sgomento e terrore a Parigi Miraggio
Postato da Grazia01 il Venerdì, 13 novembre @ 21:03:04 CET (498 letture)
![]() ![]() Miraggio Ho inseguito un sogno è solo riflesso d’amore sciolto nelle pieghe del vespro del giorno. Ora sono qui a raccontare del suo mare del suo vento, del suo essere. Fallace debole ricordo il cuore batte l’attimo, saturo, stanco, nel nulla accompagna l’anima in frammenti scompone la luce candida ovattata manifesta l’esistere velato nel bianco il piacere della bellezza. Respira lento il battito del tempo il pensiero trina inconfessabili desideri ricordi si immergono, turbinano intensi non trovano voce o perché a pudori nascosti solo silenzi carichi di vergogna. A volte l’io vola troppo in alto abbagliato da troppi riflessi d’amore rinchiuso, gelosamente custodito nella mia oasi dove la duna solitaria dialoga con le stelle vive nel voluto miraggio dove la vita è solo poesia. Bruno Gasparri Nuda Terra
Postato da Letty il Sabato, 07 novembre @ 19:30:52 CET (976 letture)
![]() ![]() Sono nuda terra Foglie secche come mantello In estate il sole mi bacia così tanto da screpolarmi l'anima La primavera mi regala una corona verde mi accarezza di pioggia e vento Accolgo i semi della vita in me e la canto L'accarezzo La cullo Sono figlia d'un dio addormentato sotto la neve dell'inverno Sono sporca di vita Vita. Letty Il 31 ottobre 1795 nacque John Keats
Postato da Grazia01 il Sabato, 31 ottobre @ 21:34:08 CET (2339 letture)
![]() Nonostante il mancato successo presso i suoi contemporanei, John Keats è oggi unanimemente considerato uno dei più grandi poeti del Romanticismo inglese e alcune delle sue opere, le odi soprattutto, hanno raggiunto la fama immortale che gli è stata negata in vita. Molti scrittori e artisti sono stati profondamente influenzati dalla sua poetica, primo fra tutti Jorge Luis Borges, per il quale il primo approccio a Keats rappresentò la più importante esperienza letteraria di tutta la sua vita ![]() La dolcezza di quel viso Lo sfavillio del suo sguardo splendente E quel seno, terrestre paradiso. Mai più felice sarà la vista mia, Ché ha perso il visibile ogni sapore: Perduto è il piacere della poesia, L'ammirazione per il classico nitore. Sapesse lei come batte il mio cuore, Con un sorriso ne lenirebbe la pena, E sollevato ne sentirei la dolcezza, La gioia, mescolata col dolore. Come un toscano perduto in Lapponia, Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno, Così sarà lei per me in eterno L'aura della mia memoria. ![]() Fulgida stella Fulgida stella, come tu lo sei fermo foss'io, però non in solingo splendore alto sospeso nella notte con rimosse le palpebre in eterno a sorvegliare come paziente ed insonne Romito di natura le mobili acque in loro puro ufficio sacerdotale di lavacro intorno ai lidi umani della terra, oppure guardar la molle maschera di neve quando appena coprì monti e pianure. No, eppure sempre fermo, sempre senza mutamento sul vago seno in fiore dell'amor mio, come guanciale; sempre sentirne il su e giù soave d'onda, sempre desto in un dolce eccitamento a udire sempre sempre il suo respiro attenuato, e così viver sempre, o se no, venir meno nella morte. ![]() All’Autunno Stagione di nebbie e morbida abbondanza, tu, intima amica del sole al suo culmine, che con lui cospiri per far grevi e benedette d’uva le viti appese alle gronde di paglia dei tetti, tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare, e colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto; tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme i gusci di nocciola e ancora fai sbocciare fiori tardivi per le api, illudendole che i giorni del caldo non finiranno mai perché l’estate ha colmato le loro celle viscose: chi non ti hai mai vista, immersa nella tua ricchezza? Può trovarti, a volte, chi ti cerca, seduta senza pensieri sull’aia coi capelli sollevati dal vaglio del vento, o sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto, intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati. A volte, come una spigolatrice, tieni ferma la testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente, o, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente, sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce. E i canti di primavera? Dove sono? Non pensarci, tu, che una musica ce l’hai. Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore, e toccano con rosea tinta le pianure di stoppia: allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati dal vento lieve, o giù lasciati cadere, piangono tra i salici del fiume, e agnelli già adulti belano forte del baluardo dei colli, le cavallette cantano, e con dolci acuti il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino: si raccolgono le rondini, trillando nei cieli. John Keats Accanto a te
Postato da Grazia01 il Venerdì, 23 ottobre @ 09:16:07 CEST (2138 letture)
![]() ![]() Accanto a Te In questa mia stanza dove il buio accarezza il silenzio incantato dai tuoi respiri, fluttuo tra le pieghe del tempo lentamente mi stendo accanto a Te attento a non alterare l'incanto m'inebrio del profumo che alleggia dal manto mentre il battito del cuore accompagna il tuo. Furtiva, dall'anta socchiusa, brilla la stella ricordandomi che sotto lo stesso cielo ho respirato l'eterno nel fragore di dirompenti passioni nell'inutile ricerca del perché dell'amore. Ora nello stesso silenzio t'accarezzo l'onda del mio mare dolcemente ti avvolge ricamo l'aria in un sospiro, notte in ansimanti attimi ho annullato i tuoi vuoti ora che il tempo non ha più valore accanto a Lei, cerco il sogno, dove il tutto è un fulgido domani. Bruno Gasparri I ricordi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 21 ottobre @ 19:36:02 CEST (3128 letture)
![]() Da anni gli scienziati stanno studiando una pillola per cancellare i ricordi negativi, lasciando intatti i bei ricordi. Un simile farmaco sarebbe capace, cancellando i brutti ricordi, di aiutare le vittime di eventi traumatici a vivere meglio. Ma non tutti sono d’accordo… Che cosa succederebbe se questa pillola venisse assunta da chiunque? ![]() I ricordi, rappresentano il nostro passato, sono pagine della nostra vita, scritte nella nostra mente e nel cuore, una piccola eternita', essi custodiscono momenti di felicità, di tristezza... belli o brutti che siano, non si potranno mai cancellare dalla nostra mente e dal nostro cuore, sono la nostra storia, fanno parte del cammino della nostra vita, basta un profumo, una canzone o altro per ricordare e provocare nei nostri pensieri sensazioni ed emozioni indescrivibili. ![]() Che siano d’amore, d'amicizia, di incontri, sulla famiglia, sulla natura o altro, rappresentano il passato e le esperienze fatte, ci aiutano a superare i momenti tristi, a sentirci meno soli, e a volte, rappresentano la molla per andare avanti, per sorridere e far tesoro delle esperienze, ma anche, per voltare pagina, per ricominciare, per non commettere gli stessi errori, per incontrarsi, per sentirsi vivi, per continuare ad esistere... ![]() Andare a caccia di ricordi non è un bell’affare. Quelli belli non li puoi catturare e quelli brutti non li puoi uccidere. (Giorgio Faletti) Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo. (Bob Dylan) ![]() La memoria di ogni uomo è la sua letteratura privata. (Aldous Huxley) ![]() Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo. (Virginia Woolf) ![]() Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni. (Jeremy Irons) ![]() I ricordi battono dentro di me come un secondo cuore. (John Banville) Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo. (Isabel Allende) ![]() "Alla luna" O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l'anno, sovra questo colle Io venia pien d'angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci Il tuo volto apparia, che travagliosa Era mia vita: ed è, né cangia stile, O mia diletta luna. E pur mi giova La ricordanza, e il noverar l'etate Del mio dolore. Oh come grato occorre Nel tempo giovanil, quando ancor lungo La speme e breve ha la memoria il corso, Il rimembrar delle passate cose, Ancor che triste, e che l'affanno duri! Giacomo Leopardi ![]() "Nel fumo" Quante volte t’ho atteso alla stazione nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo tossicchiando, comprando giornali innominabili, fumando Giuba poi soppresse dal ministro dei tabacchi, il balordo! Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una sottrazione. Scrutavo le carriole dei facchini se mai ci fosse dentro il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo. poi apparivi, ultima. E’ un ricordo tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita. Eugenio Montale ![]() "Un ricordo" Io non sapea qual fosse il mio malore né dove andassi. Era uno strano giorno. Oh, il giorno tanto pallido era in torno, pallido tanto che facea stupore. Non mi sovviene che di uno stupore immenso che quella pianura in torno mi facea, cosí pallida in quel giorno, e muta, e ignota come il mio malore. Non mi sovviene che d'un infinito silenzio, dove un palpitare solo, debole, oh tanto debole, si udiva. Poi, veramente, nulla piú si udiva. D'altro non mi sovviene. Eravi un solo essere, un solo; e il resto era infinito. Gabriele D'Annunzio Dove è nato il sole
Postato da Grazia01 il Venerdì, 16 ottobre @ 18:41:41 CEST (2280 letture)
![]() ![]() Dove è nato il sole Non è svanito, diluito nel tempo, il ricordo nitido compone il vivere nell’essere l’interesse affidato al blu orizzonte il chiedere all’uomo il profumo del suo riflesso. Temprato spirito espanso nell’universo l’incanto e armonia di questi miei versi sia diffusa come profezia tra gli uomini. Allora il mio pensiero alleggerà sull’ombra solo allora vestirò i giorni d’invisibili sospiri l’assenza sprofonda nell’agonia del sogno. Respirando l’eterno nel manto stellato sussurri di vita travolti da libertà occulte in notti e notti avare d’eco e speranza. Percorrerò a ritroso, sulle spalle del tempo avvolto dalla solitudine e abissi oscuri abbracciando l’attimo la dove nasce il sole. Bruno Gasparri Sale
Postato da Letty il Mercoledì, 14 ottobre @ 22:32:12 CEST (3642 letture)
Creatura
Postato da Letty il Mercoledì, 14 ottobre @ 22:17:43 CEST (2011 letture)
![]() ![]() Ti ho portato in grembo come un figlio nelle notti in cui viaggiavi nel tuo te stesso malandato ti ho visto andare a fuoco nei ricordi ho passeggiato lenta nel tuo dolore lenendo quel che potevo... Ti ho portato in grembo come un figlio nelle notti senza luna senza toccarti ti ho solo parlato di fiori e colori ti ho accompagnato fin dove hai voluto e ti ho lasciato andare come si fa con un figlio cresciuto ma sappi che non smetterò di esser madre del tuo dolore perché in esso sono nata anche io, mia Creatura. Letty Johan Erik Stagnelius nacque il 14 ottobre 1793
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 14 ottobre @ 21:36:57 CEST (1882 letture)
![]() ![]() Vedi il mare? Vedi il mare? tende le smaniose braccia azzurre e si stringe al petto la testa, sotto le luci del cielo immenso. Guarda, arriva. Il cuore gonfio di desiderio, le braccia fremono. Invano. Non esiste desiderio sotto la luna cui sia concesso realizzarsi. Anche la luna dura un istante. Il mare affonda nella sua delusione, e le onde fuggono la riva sospirando. Senti? Sussurra il vento nel bosco fra le cime alte dei pioppi. Con il linguaggio crescente dei sospiri grida, si strugge, implora un corpo, per unirsi alla figlia dell'estate. Ma le voci già svaniscono, sull'arpa eolia delle fronde muore l'eco, e il canto dei cigni. Se vuoi capire la vita, ascoltami uomo! Un duplice principio ti governa: la smania del desiderio e il bisogno di rinuncia. Dona libertà a questo bisogno: così che tu, consacrato in pace, sopra l'orbita dei pianeti possa innalzarti come un arco di trionfo. Erik Johan Stagnelius poeta svedese ![]() Per te una rosa
Postato da Grazia01 il Domenica, 04 ottobre @ 12:30:14 CEST (1808 letture)
![]() ![]() PER TE UNA ROSA Al rintocco di ogni nuova stagione ricordami di indossare l’abito adatto il cuore è stanco di scandire vuoti minuti ogni ardore affido al vento mentre il cielo piange iridescenti gocce. Cosa resterà di me in questo mondo? già l’anima cavalca l’onda silente spumeggia nel buio mare forse un gesto o solo vuote parole ugualmente le voglio dipingere arricchite con versi e strofe colmi di sfavillanti metafore e d’amore. Di profumata aurora intensi ricordi tutto sembra solo un sogno immerso in un intimo attimo gelosamente avvolgo il piacere della bellezza a volte parole volano alte poi si perdono nel silenzio che ammalia. Ma ora ci sei Tu leggiadra consapevole nell'appartenenza con gioia offri la tua mano trasformando autunni stanchi e freddi inverni in fiorite primavere preludio di calda estate. Nuovo ardito è il vivere con te respirando intensi nuovi profumi il sorriso e la tua voce diluiscono regole e destino semplicemente, in questo collegiato mattino sussurrarti:” buon giorno amore “ per te questa rosa. Bruno Gasparri Buon ottobre
Postato da Grazia01 il Venerdì, 02 ottobre @ 22:14:33 CEST (2730 letture)
![]() ![]() La natura comincia a imbiondire, le mattine si fanno umide e i pomeriggi pigri, i passi hanno il rumore delle foglie cadute o delle prime piogge: nostalgico e odoroso autunno. Ottobre è forse il mese più dolce dell'anno. Con la sua mitezza lentamente ci congeda definitivamente dell'estate, offrendoci nuovi frutti da cucinare adagio, magari riscoprendo vecchi sapori: è il mese dei funghi, delle castagne e del cavolo nero. Si torna a desiderare piatti caldi: risotti, polente, minestroni e zuppe...a chi piacciono. Che sia un buon autunno per tutti, tranquillo e sereno. Così
Postato da Letty il Venerdì, 02 ottobre @ 20:08:27 CEST (6238 letture)
![]() ![]() Tu abiti da nessuna parte e cammini senza lasciare tracce Ti insinui, tocchi, scompigli ma non resti Tu vaghi e non ritorni non sei onda non sei mare arrivi solo per andare non sei treno né destinazione da te non si arriva si può solo partire... vuoto vuoto che promette e non mantiene si tu sei così. Letty Il 2 ottobre del 1944 nacque Abdulah Sidran poeta e sceneggiatore bosniaco
Postato da Grazia01 il Venerdì, 02 ottobre @ 20:06:15 CEST (4061 letture)
![]() Abdulah Sidran, poeta e sceneggiatore bosniaco nacque il 2 ottobre 1944 ![]() le nostre ardenti preghiere per la pace? Se ne infischia la Morte della lacrima della ragazza, se ne infischia la Morte delle preghiere dell’uomo » Abdulah Sidran, Pianeta Sarajevo ![]() L’INCUBO Che stai facendo, figlio? Sogno, madre mia, sogno che sto cantando, e tu mi chiedi, nel sogno: che stai facendo, figlio? Cosa canti nel sogno, o figlio? Canto, madre mia, che avevo una casa. E adesso la casa non ce l’ho. Questo canto, madre mia. Avevo la mia voce, o madre, e la mia lingua avevo. E ora non ho né voce né lingua. Con la voce che non ho, nella lingua che non ho, dalla casa che non ho, io canto la mia canzone, o madre. ![]() Le lacrime delle madri di Srebrenica di Abdulah Sidran Sarebbe meglio non fosse piuttosto che sia così come oggi è la nostra Srebrenica Nulla di morto né di vivente in lei può più abitare Sotto un cielo plumbeo l'aria di piombo mai nessuno ha imparato a mettersi nei polmoni Da lei fugge tutto ciò che ha gambe con le quali possa e sappia dove fuggire Da lei fugge tutto anche ciò che da nessuna parte se non sotto la terra nera può fuggire Gli ortodossi fuggono i nuovi come i vecchi i musulmani fuggono i vecchi come i nuovi E chi in qualche modo è rimasto vivo andato via e poi tornato neppure un inverno con l'estate ha messo insieme né un autunno con la primavera ma ha cercato quanto prima di andarsene da Srebrenica E quei cattolici nostri vicini e per loro Srebrenica per centinaia d'anni è stata l'amata e bellissima sede principe della loro buona e nobile comunità se ne sono andati da tempo Come se nella loro saggezza avessero saputo che sarebbe arrivato un tempo in cui non ci sarebbe più stata la buona Srebrenica Ci dicono da dieci anni ce lo dicono che in Bosnia la guerra è finita A noi spiegano e inviano istruzioni scritte che nel nostro Paese Bosnia Erzegovina la guerra è finita e che nessuno deve più guardare al passato Credono forse davvero che siamo vivi noi che stiamo qui e da questo luogo parliamo così come se davvero fossimo vivi Davvero pensano che si chiami salute davvero pensano che si chiami ragione ciò che in noi è rimasto della salute e della ragione di un tempo? Non vedono, non sentono forse non sanno forse che noi, quelli rimasti, siamo più morti di tutti i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce, la voce dei nostri morti, dalle loro gole, gridiamo e con il loro grido - noi parliamo? Non ci permettete di guardare al passato! E noi non lo guardiamo, ma è lui a guardarci! Voi dite: guardate al futuro! Ma noi, nessun futuro in nessun luogo riusciamo a vedere né vediamo che lui con un sol occhio guardi noi e neppure che ci veda e che di noi si preoccupi. Abdulah Sidran ![]() Abdulah Sidran (Sarajevo, 2 ottobre 1944) è un poeta e sceneggiatore bosniaco, figura emblematica della letteratura bosniaca. Collaboratore per alcuni anni di Emir Kusturica, è intervenuto poeticamente nel testo de “Il cerchio perfetto” (1997) di Ademir Kenovic. Tema dominante di alcuni suoi versi è stato il travaglio della sua città durante l'assedio. Ciao
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