Sunday, January 17, 2021 - Network: [Magicamente.net - Storie e Poesie] [Quiz Arena - L'app dei quiz online] | |||||
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coppermine
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Achmatova
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Vittima e carnefice
Postato da Grazia01 il Giovedì, 12 ottobre @ 13:04:38 CEST (2063 letture)
![]() ![]() La prima volta che per la strada, tornando da scuola, un tale ti si è avvicinato e ha cominciato a dirti cose, e tu non le capivi nemmeno, ma hai intuito lo schifo prima ancora del pericolo, e sei scappata via, e la notte non riuscivi a dormire, ma neanche a dirlo. Come se un po', almeno un po', te la fossi andata a cercare. Ombrello
Postato da spalato il Giovedì, 12 ottobre @ 11:20:45 CEST (1244 letture)
![]() ![]() Non si conosce con precisione né il periodo, né il luogo in cui l'ombrello fu inventato. Si pensa derivi dall'oriente (Cina, India o Giappone); alcuni ritengono fosse presente anche nell'antico Egitto. In Cina era associato (fin dall'epoca preistorica) al culto dell'Imperatore, come oggetto sacro; nell'Egitto dei faraoni era consentito usarlo solo ai nobili; in Giappone proteggeva i samurai ed ora è un vero e proprio simbolo nazionale. Sogni
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 11 ottobre @ 20:10:07 CEST (1035 letture)
![]() ![]() Accade di sognare di luoghi mai veduti di aver confidenza con volti sconosciuti mi chiedo se la mente in memoria dei geni delle passate stirpi nel mio sonno baleni ma trovo strano il fatto che contorni e fogge siano quelli di adesso e non di antiche logge ma come può la testa inventar per inciso vicende mai vissute perfin tratti di un viso? E di paesaggi e mari stupendi o spaventosi di spiagge inviolate di colori maestosi di portoni sprangati di mura senza passi di voli sui tetti o su gradini bassi ci sono poi visioni che ritornan sovente come per ricordare un pensiero pungente ogni notte mi pongo la testa sul cuscino in attesa di un sogno che mi sveli il destino. Grazia Parere ed essere di Giacomo Leopardi
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 11 ottobre @ 12:31:20 CEST (1747 letture)
![]() ![]() Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono. Il povero, l'ignorante, il rustico, il malato, il vecchio, non sono mai ridicoli mentre si contentano di parer tali, e si tengono nei limiti voluti da queste loro qualità: ma sì bene quando il vecchio vuol parer giovane, il malato sano, il povero ricco, l'ignorante vuol fare dell'istruito, il rustico del cittadino. Tu ridi di Luigi Pirandello
Postato da Antonio il Martedì, 10 ottobre @ 18:39:44 CEST (4072 letture)
![]() - Tu ridi! Stordito, e col naso ancora ingombro di sonno, e un po' fischiante per l'ansito del soprassalto, inghiotti; si grattò il petto irsuto; poi disse aggrondato - Anche ... perdio ... anche questa notte? - Ogni notte! ogni notte! - muggì la moglie, livida di dispetto .. Il signor Anselmo si sollevò su un gomito, e seguitando con l'altra mano a grattarsi il petto, domandò con stizza: - Ma proprio sicura ne sei? Farò qualche versaccio con le labbra, per smania di stomaco; e ti pare che rida. - No, ridi, ridi, ridi, - riaffermò quella tre volte. - Vuoi sentir come? così. E imitò la risata larga, gorgogliante, che il marito faceva nel sonno ogni notte. Yogi, l'orsetto più amato
Postato da spalato il Domenica, 08 ottobre @ 22:41:50 CEST (2856 letture)
![]() ![]() Tutti noi abbiamo sognato che, almeno per una volta, un orso come Yogi rubasse il nostro cesto da picnic. Per conoscerlo, bisogna andare a Yellowstone. Yogi è uno dei tanti simpatici personaggi regalatici dal duo di animatori americani Hanna e Barbera. Un orso parlante furbo e goloso che passa le sue giornate a rubare cestini da picnic: l'idea può sembrare banale, ma i cartoon di Yogi sono un cult da oltre 40 anni. Le mie paure sono qui
Postato da Grazia01 il Sabato, 07 ottobre @ 19:02:09 CEST (1076 letture)
![]() ![]() Le mie paure sono qui come panni stesi in attesa del sole e tu distratto non le vedi o fingi cecità per non subirne il fastidio ti odio quando mi scompigli i capelli come fossi il tuo cane, e sorridi compiaciuto con una smorfia falsa nel volto arricciato da eterno scugnizzo eppure……. nella tenera aurora mentre gocce di luce ambrata ti accarezzano le ciglia guardo il tuo dormire e l’anima si apre come un fiore e si riempie ancora e sempre d’amore. Grazia Senza trucchi
Postato da Grazia01 il Sabato, 07 ottobre @ 17:06:25 CEST (1075 letture)
![]() ![]() Voglio nascondermi in un verde prato di quelli integri che nessuno ha minato, ricerco invano un’esistenza leale ma non la trovo nella vita reale, non ho imparato ad usare i trucchi nel bel teatro adorno di stucchi, cerco la verità di un mondo normale ma quale verità se la mia è disuguale? Con denti stretti ho affrontato i venti ma vedo solo maschere viventi, rimbocco le coperte alla malinconia e al mattino ritrovo la stessa compagnia. Voglio scappare fra le onde del mare che nessuno le veda le mie lacrime amare. Grazia La storia dei crisantemi
Postato da Grazia01 il Sabato, 07 ottobre @ 16:53:10 CEST (3088 letture)
La sorella di Sandor Marai
Postato da Grazia01 il Venerdì, 06 ottobre @ 19:06:17 CEST (1220 letture)
![]() ![]() La grande forza dello scrittore ungherese è sempre stata quella di sapersi immedesimare nei suoi personaggi: i quali hanno, sì, un certo "fondo comune" di oscurità e melanconia, ma sono, comunque, diversissimi tra loro. Stavolta, il protagonista del romanzo è un famoso pianista ungherese che, all'improwiso, durante un viaggio in Italia, si ammala di una misteriosa, grave malattia. Per la tua gioia di Robert Louis Stevenson
Postato da Antonio il Venerdì, 06 ottobre @ 16:43:57 CEST (1077 letture)
I giusti
Postato da Antonio il Venerdì, 06 ottobre @ 16:36:08 CEST (1191 letture)
Binari di tutto il mondo
Postato da Grazia01 il Giovedì, 05 ottobre @ 11:54:39 CEST (1128 letture)
![]() ![]() Londra-Roma in 20 ore: problemi di overbooking? No, è la scelta pacata di chi può permettersi di non aver fretta ed è convinto che "il viaggio è già vacanza", La risposta alle ansie da volo post 11 settembre 2001, la soluzione per evitare estenuanti controlli di sicurezza è il treno, Lo sostiene il signor Mark Smith, Tutto il mondo è teatro
Postato da Grazia01 il Giovedì, 05 ottobre @ 09:30:16 CEST (6207 letture)
Ho sognato la cioccolata per anni di Trudi Birger
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 04 ottobre @ 18:21:25 CEST (7306 letture)
![]() ![]() Non è un romanzo, è una testimonianza sofferta che ci arriva dal passato, da un periodo storico che faremmo bene a non dimenticare: l’olocausto. Fino a quando ci saranno persone come la Birger che hanno il coraggio di rivivere un mostruoso incubo, anche dopo essersi accorti che era un’atroce realtà, ci saranno libri come questo: dolorosi da leggere, con momenti e frasi terribili che sicuramente ci faranno stare male. L'istante
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 04 ottobre @ 13:20:36 CEST (1070 letture)
![]() ![]() Luci dei negozi luci fioche dei lampioni il cielo non abbastanza spento perché s’impongano. Il movimento e il ringhiare della distanza, sporadico, appiattito, sui marciapiedi uomini e donne camminano con passo sicuro, non ammettendo ancora il dominio dell'oscurità. Un mondo, sfaccettato privo di dimensioni: un fluttuare di contorni indistinti nella luce che viene meno. Astratti pensieri volano verso l'oriente oscuro verso l’occidente che langue attirati dall’erta immensità del tramonto che tinge l'aria al di sopra dei tetti. Per un istante si dissolve tutto il tormento in una brezza leggera come al tocco di una bacchetta magica. Si dilata lo spazio tra pietra e pietra, si fa quiete anche nel tumulto della città. Par che la densa macchia di rosso faccia cenno alla notte che venga a coprirla. Per un istante, ma un istante solo sembra esserci pace. Grazia La Madonnina del Mantovani - Grazia
Postato da Grazia01 il Martedì, 03 ottobre @ 20:01:01 CEST (1705 letture)
![]() ![]() In tempo di guerra mio padre accompagnò mia madre e le mie sorelle in un paesino della provincia di Varese, vicino al fiume Olona. Era il periodo più pericoloso per Milano, e la maggior parte della gente “sfollava” nelle campagne. Vivevano in un locale con uso di cucina e un gabinetto in cortile in comune con certi vicini. Mio padre, operatore in un cinema, lavorava ancora in città ed andava a trovare la famiglia appena poteva. Prigione
Postato da Miriam il Martedì, 03 ottobre @ 13:15:00 CEST (1089 letture)
In campagna
Postato da Grazia01 il Martedì, 03 ottobre @ 00:28:56 CEST (1199 letture)
![]() ![]() Con mia madre che mi voleva molto bene, andavo, da luglio ad ottobre, in villeggiatura. Mangiavo il pane dei contadini, che di nascosto mi facevano bere il loro vino anche a mezzi bicchieri per volta. lo stavo quasi tutto il giorno insieme con i loro ragazzi, a cui insegnavo a rotolarsi giù per le balze del tufo sodo, a fare gli archi con la frusta o con un laccio delle scarpe. Senza che ne avessimo bisogno, andavamo a rubare negli altri campi; e così, mangiavo tante pesche, la maggior parte acerbe, che mi sentivo la pancia più dura d'un muro. ' Il pasto degli antichi Greci
Postato da Grazia01 il Lunedì, 02 ottobre @ 21:37:40 CEST (3087 letture)
![]() ![]() Poco sappiamo dei pasti dei Greci ai tempi eroici di Omero. Quel grande poeta ci fa conoscere soltanto quelli dei combattenti, che consistevano quasi esclusivamente in carne arrostita all'aperto o al chiuso, a fuoco di legna. I contadini, per quello che se ne sa, si nutrivano di grano abbrustolito, di cipolle, di legumi cotti, di latte e di formaggio. La situazione non migliorò molto nei secoli successivi all' età di Omero. Anche nelle famiglie non povere raramente si consumavano con regolarità due pasti al giorno, in generale si mangiava stando in piedi. Ma quando, in occasione di avvenimenti eccezionali, si teneva un banchetto, le cose andavano in modo ben diverso. Allora si pranzava stando sdraiati, il pasto durava molte ore, si mangiava molta carne, si beveva molto vino, ma, poiché la forchetta era uno strumento sconosciuto, ogni cibo veniva portato alla bocca con le dita. Era esclusa la presenza delle donne, che erano ammesse soltanto ai banchetti di nozze. La diabolica forchetta
Postato da Grazia01 il Lunedì, 02 ottobre @ 21:27:42 CEST (3577 letture)
![]() ![]() La forchetta è ignota al mondo antico e a gran parte di quello medievale. Comparve sulle mense signorili soltanto nel Quattrocento; ma fu considerata ancora per qualche tempo strumento indegno di comparire in tavola. Si continuava a preferire le più comode mani. Il santo Pier Damiani (1007-1072) di Ravenna, mistico e teologo, cardinale e vescovo di Ostia, non risparmiò il suo biasimo al doge Orseolo II, perché sua moglie aveva importato dall'Oriente certe forchette d'oro a due punte, con le quali si portavano alla bocca i cibi fatti in pezzi. Pier Damiani considerò tali strumenti invenzione diabolica e la Chiesa sconsigliò i fedeli dall'adoperarli. Farfalla
Postato da Grazia01 il Lunedì, 02 ottobre @ 21:18:58 CEST (1273 letture)
Dormi dunque
Postato da Antonio il Lunedì, 02 ottobre @ 20:36:56 CEST (1545 letture)
![]() ![]() Dormi dunque e il mio occhio rimarrà aperto la pioggia colmò la brocca noi la vuotammo la notte germinerà un cuore il cuore un breve stelo ma per mietere è troppo tardi falciatrice. Vento notturno così candidi sono i tuoi capelli candido ciò che mi resta candido ciò che perdo ella conta le ore e io conto gli anni noi bevemmo pioggia pioggia, bevemmo. Paul Celan L'abisso
Postato da Antonio il Lunedì, 02 ottobre @ 20:34:08 CEST (1499 letture)
Lettera al mio giudice di Georges Simenon
Postato da Antonio il Lunedì, 02 ottobre @ 20:09:22 CEST (1461 letture)
![]() ![]() Charles Alavoine, medico, figlio di contadini, è in carcere. Ha ucciso. E dalla cella, dopo essere stato condannato, scrive una lettera al suo giudice. Non cerca la grazia e nemmeno la compassione. Vuole solo raccontare la sua storia: quella di un amore grande e criminale. Vuole descrivere la complicità che nasce tra la vittima e il carnefice. Charles Alavoine è lucido nel suo racconto. I suoi sentimenti sono i nostri, le sue parole quelle che useremmo noi. Lo si accompagna pagina dopo pagina verso il suo crimine, e ci si accorge che potrebbe essere il nostro. La scelta di A. cosa resta ? - Spalato
Postato da spalato il Martedì, 26 settembre @ 21:16:42 CEST (1138 letture)
![]() ![]() Erano i lontani anni cinquanta e noi bambini non ci preoccupavamo di fame e miseria. Eravamo allegri e spensierati e anche se abitavamo in città si trovavano terreni non coltivati dove potevamo giocare. I giocattoli praticamente non esistevano. Ci accontentavamo dei sassolini, qualche pezzo di vetro, meglio se colorato, e moltissima fantasia. Correvamo instancabili tutto il giorno anche sotto il sole rovente, sotto la pioggia o sfidando la bora gelida. Non ci preoccupavamo di ginocchia sbucciate, naso rotto o raffreddori. Non eravamo tanto sani ma neanche malati, tutto era normale per quell’epoca. La festa più grande era il compleanno. I preparativi cominciavano giorni prima impastando biscotti e pasticcini e quando finalmente arrivava quel tanto sognato giorno non si stava più in pelle dalla curiosità di ricevere i regali. Di solito si radunava l’intera famiglia e si chiamavano anche gli amici. Al suono del campanello si correva alla porta, che era comunque sempre aperta, e si scartava subito il regalo. Mi ricordo i regali che ricevevo: un libro, un pallone di plastica (ma quanto sognavo un pallone almeno di gomma), una tavoletta di cioccolata, una bambola e qualche volta qualche soldino. Arrivati tutti ci si divideva: gli adulti tra cui le mamme e le zie in cucina e noi bambini in camera da letto, nel mezzo veniva messo un grande tavolo, spesso prestato dai vicini per l’occasione. Ci sedevamo impazienti, gli occhi sgranati al pensiero di mangiare le cose buone. Finalmente arrivava mia mamma portando una grande pentola di cacao bollente, preparato con il latte in scatola che arrivata dalla croce rossa americana; era una delizia indimenticabile che si gustava solo nei casi speciali. Dopo arrivavano i biscotti e le varie paste e alla fine anche la torta, il tutto rigorosamente preparato in casa. Terminato di mangiare andavamo in cortile a giocare fino all'ora di cena e tutto finiva così. Peccato che i compleanni erano pochi e la fame tanta. In mancanza di qualcosa di dolce noi bambini mangiavamo i fiori di glicine. Il tempo passava, si cresceva e ancora non capivamo di essere poveri; eravamo tutti quasi ugualmente poveri e non potevamo immaginare che si potesse vivere meglio di così. Frequentavo già le scuole medie quando tramite la chiesa arrivò l’abbigliamento dall’America, uova e latte in polvere, che doveva essere cucinato a lungo e la margarina gialla, quasi arancione, avvolta in una carta impermeabile che noi bambini grattavamo per ricavare quel qualcosa che assomigliava alla gomma, e facevamo così della gomma da masticare. Per andare a scuola indossavo quei vecchi vestiti americani. Erano coloratissimi e io ne ero molto fiera, non pensando a cosa significasse tutto ciò. Ah, dimenticavo, un'altra festa era l’acquisto di scarpe nuove; quando nessun paio di scarpe dei familiari corrispondeva a quelle che servivano a te. In centro esistevano tre quattro negozi di scarpe. Si giravano tutti, ma stranamente il numero giusto non si trovava mai, allora si acquistava un numero più grande; dovevano comunque durare almeno un anno prima che se ne potesse comprare un altro paio. Si mettevano quelle nuove subito ai piedi, e le vecchie nella scatola di cartone grigio, rigorosamente legata con uno spago. Erano una vera tortura quelle scarpe nuove. Si arrivava a casa con i piedi insanguinati; qui stringevano, lì si sfilavano, e le ferite ci facevano male… ma non potevamo far altro che stringere i denti e andare avanti, aspettando che gli amici le vedessero. Neanche quando diventai adulta le cose cambiarono. Stenti, stenti e ancora stenti, ma sempre con un bel sorriso sulle labbra. Cosa resta ancora per ricordare? O dimenticare? spalato 25.9.2006. Città ostile ai bambini (e alle mamme)
Postato da Grazia01 il Martedì, 26 settembre @ 10:11:10 CEST (1062 letture)
![]() ![]() L'autunno porta la pioggia che non fa paura ai bimbi: niente tuoni che fanno sgranare gli occhioni, niente fulmini che “rompono" il cielo, solo acqua e niente più. È, invece, la pioggia d'autunno quella che fa più paura alle mamme. Perché bisogna andare a prendere i bambini a scuola. Ombrello per me e copri carrozzina trasparente per la piccola. I marciapiedi sono una bella prova da superare. Bastone dell'ombrello tra mento e spalla. Il gioco si fa duro con gli ostacoli «da marciapiede". Cacche, pali e paletti, moto e auto? Risposta: Cara di Lucio Dalla
Postato da Grazia01 il Lunedì, 25 settembre @ 15:05:18 CEST (2043 letture)
![]() ![]() Cosa ho davanti, non riesco più a parlare dimmi cosa ti piace, non riesco a capire, dove vorresti andare vuoi andare a dormire. Quanti capelli che hai, non si riesce a contare sposta la bottiglia e lasciami guardare se di tanti capelli, ci si può fidare. Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento non c'è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare. Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento e debbo stare attento a non cadere nel vino o finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino......... Cicala dei diciassette anni
Postato da spalato il Lunedì, 25 settembre @ 12:27:51 CEST (2147 letture)
![]() ![]() Questa cicala vive nelle foreste degli Stati Uniti orientali, come rivela il nome lo sviluppo delle neanidi è molto lento e impiegano diciassette anni per diventare adulte. Ma vediamo di capire meglio la vita di questa curiosa cicala. Dopo l'accoppiamento, la femmina depone le uova tramite l'ovopositore, nei rametti degli alberi. Sei settimane dopo dalle uova fuoriescono le piccole neanidi che si lasceranno cadere dagli alberi per poter scavare con le loro forti zampe anteriori nel terreno e farsi strada in lunghe gallerie che possono essere lunghe fino a 30-45 cm. Auguri Miriam
Postato da Grazia01 il Lunedì, 25 settembre @ 12:02:17 CEST (1671 letture)
Ciao
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