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coppermine
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Achmatova
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Carote in salsa saporita
Postato da Antonio il Giovedì, 06 aprile @ 16:03:37 CEST (1577 letture)
![]() TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 min. Ingredienti per 4 persone : 700 gr. di carote - mezzo peperoncino rosso - un rametto di salvia e uno di rosmarino - 3 cucchiai di salsa di pomodoro - un cucchiaio d’aceto - 3 cucchiaio di Brandy - un dado - 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva - sale e pepe. Preparazione: Rosolare le carote già raschiate, lavate e tagliate a rondelle, in olio. Cospargere con salvia, rosmarino e peperoncino tritati, spruzzare con Brandy e far evaporare a fuoco vivo. Aggiungere il dado sbriciolato ed un bicchiere d’acqua calda, abbassare la fiamma e cuocere per 15 minuti. Quindi unire salsa di pomodoro, aceto, sale e pepe e far insaporire per 5 minuti. Coniglio con peperoni
Postato da Antonio il Giovedì, 06 aprile @ 16:01:13 CEST (1148 letture)
![]() TEMPO DI PREPARAZIONE: un’ora e 30 min. Ingredienti per 4 persone : Un Kg. circa di spezzatino di coniglio - 300 gr. di polpa di pomodoro - una cipolla - 2 peperoni verdi - prezzemolo - 2 spicchi d’aglio - un cucchiaino di zucchero - 3 cucchiai d’aceto - farina - 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva - sale e pepe. Preparazione: Rosolare in olio la carne infarinata e la cipolla tritata. Salare, pepare, spruzzare con aceto, lasciarlo evaporare ed aggiungere aglio, pomodoro e zucchero. Cuocere coperto per 45 minuti, a fuoco basso. Unire quindi i peperoni a listelle e cuocere ancora per 20 minuti circa. Cospargere con il prezzemolo tritato e servire. Spaghettini all'aringa
Postato da Antonio il Giovedì, 06 aprile @ 15:58:07 CEST (1442 letture)
![]() TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 min. Ingredienti per 4 persone : 400 gr. di spaghettini - un filetto d’aringa affumicata - mezza cipolla - peperoncino - 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva - 10 gr. di burro - sale. Preparazione: Soffriggere nell’olio la mezza cipolla tritata finemente, salare, e quando sarà imbiondita unire la polpa dell’aringa tagliata a pezzettini, il peperoncino e cuocere per circa dieci minuti, avendo cura di mescolare di tanto in tanto. A parte lessare gli spaghettini, scolarli al dente e metterli in un piatto da portata. Condirli con il sugo di aringa e con il burro, mescolare accuratamente e portare subito in tavola. Alfabeto
Postato da spalato il Giovedì, 06 aprile @ 13:24:29 CEST (1841 letture)
![]() Molto più tardi, nella Toscana medievale, fu ripetuto lo stesso meccanismo e dai nomi delle prime lettere dell’alfabeto italiano si formò quello che noi chiamiamo l’abbiccì. Attraverso la storia del termine alfabeto possiamo ripercorrere la storia della scrittura nella civiltà occidentale. Perché
Postato da spalato il Mercoledì, 05 aprile @ 08:13:26 CEST (1135 letture)
![]() ![]() Perché non credermi quando dico: ho paura di me stessa, dei miei sentimenti, paura di innamorarmi e ricominciare vivere una vita forse bella ma intensa che fa credere nei miracoli. Perché non credere nei miei silenzi lunghi che parlano più delle parole e che spiegano la battaglia che c’è dentro di me, spiegano che le parole sole non dicono niente ma fanno un effetto vuoto. Perché non credermi che cerco solo amicizie, amicizie vere e profonde che mi fanno credere che il sole brilla solo per me e le tempestose onde non fanno male a un scoglio solitario. Perché non credere nelle mie lacrime che lavano l’amaro accumulato in anni ma non riescono far dimenticare tutti i torti e i danni che lasciano segno senza possibilità di riparare. Perché non credermi quando parlo e magari dico solo stupidaggini che è l’unico modo per uscire dalle voragini aperte nel mio cuore, parole dette senza riflettere ma sperando di non ferire. Perché non credere nel grido di aiuto muto sollevato dal mio petto con una disperazione e un grande vuoto, vuoto immenso e buio, senza via di uscita e senza nessuna illuminazione. Ma perché non credermi…………. La bora
Postato da spalato il Mercoledì, 05 aprile @ 08:12:57 CEST (1123 letture)
![]() Lamento per il sud
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:24:28 CEST (3490 letture)
![]() di donna del Nord, la distesa di neve... Il mio cuore è ormai su queste praterie, in queste acque annuvolate dalle nebbie. Ho dimenticato il mare, la grave conchiglia soffiata dai pastori siciliani, le cantilene dei carri lungo le strade dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie, ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru nell'aria dei verdi altipiani per le terre e i fiumi della Lombardia. Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria. Più nessuno mi porterà nel Sud. Oh, il Sud è stanco di trascinare morti in riva alle paludi di malaria, è stanco di solitudine, stanco di catene, è stanco nella sua bocca, delle bestemmie di tutte le razze che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi, che hanno bevuto il sangue del suo cuore. Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti, costringono i cavalli sotto coltri di stelle, mangiano fiori d'acacia lungo le piste nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse. Più nessuno mi porterà nel Sud. E questa sera carica d'inverno è ancora nostra, e qui ripeto a te il mio assurdo contrappunto di dolcezze e di furori, un lamento d'amore senza amore. Quasimodo Il mio paese è l'Italia
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:21:47 CEST (1285 letture)
![]() e più ritornano nel cuore dei poeti. Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno con le colline di cadaveri che bruciano in nuvole di nafta, là i reticolati per la quarantena d'Israele, il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido, le catene di poveri già morti da gran tempo e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani, là Buchenwald, la mite selva di faggi, i suoi forni maledetti; là Stalingrado, e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta. I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili, dei vinti, dei perdonati dalla misericordia! Tutto si travolge, ma i morti non si vendono. Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero, e io canto il suo popolo, e anche il pianto coperto dal rumore del suo mare, il limpido lutto delle madri, canto la sua vita. Colore di pioggia e di ferro
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:20:04 CEST (1906 letture)
![]() come amore, vita. Parole delle nostre provvisorie immagini. E il vento s'è levato leggero ogni mattina e il tempo colore di pioggia e di ferro è passato sulle pietre, sul nostro chiuso ronzio di maledetti. Ancora la verità è lontana. E dimmi, uomo spaccato sulla croce, e tu dalle mani grosse di sangue, come risponderò a quelli che domandano? Ora, ora: prima che altro silenzio entri negli occhi, prima che altro vento salga e altra ruggine fiorisca. Quasi un madrigale
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:19:04 CEST (2766 letture)
![]() e già precipita il giorno nel suo occhio in rovina e l'aria dell'estate s'addensa e già curva le foglie e il fumo dei cantieri. S'allontana con scorrere secco di nubi e stridere di fulmini quest'ultimo gioco del cielo. Ancora, e da anni, cara, ci ferma il mutarsi degli alberi stretti dentro la cerchia dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno e sempre quel sole che se ne va con il filo del suo raggio affettuoso. Non ho più ricordi, non voglio ricordare; la memoria risale dalla morte, la vita è senza fine. Ogni giorno è nostro. Uno si fermerà per sempre, e tu con me, quando ci sembri tardi. Qui sull'argine del canale, i piedi in altalena, come di fanciulli, guardiamo l'acqua, i primi rami dentro il suo colore verde che s'oscura. E l'uomo che in silenzio s'avvicina non nasconde un coltello fra le mani, ma un fiore di geranio. Lettera alla madre
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:18:27 CEST (1647 letture)
![]() il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.» Salvatore Quasimodo
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 13:16:51 CEST (4999 letture)
![]() Nel 1908 la famiglia si trasferisce a Messina: proprio nei giorni immediatamente successivi al catastrofico terremoto. Il padre di Salvatore è capostazione ed è stato inviato in quella sede per ridare funzionalità alla rete ferroviaria. Alloggiano per lungo tempo in un carro merci sostato in un binario morto della stazione, ridotta anch’essa in macerie. Tanta desolazione, coi numerosi morti e la disperazione dei sopravvissuti, resta per lui un ricordo indelebile. Nella stessa città, frequenta e completa i suoi studi fino alle superiori, diplomandosi, nel 1919, all’Istituto tecnico matematico-fisico, con il titolo di geometra. In quegli anni iniziano le importanti amicizie con Giorgio La Pira e Salvatore Pugliatti — entrambi giuristi e, il primo, anche autorevolissimo uomo politico democristiano — e le prime precoci esperienze letterarie. Risalgono infatti al 1916 i primi componimenti in prosa e in poesia. Pubblica le sue prime liriche su una piccola rivista letteraria fondata assieme ad alcuni amici. Nel 1919, dopo il diploma, si trasferisce a Roma dove si iscrive alla facoltà di agraria, senza però mai completare gli studi, sia per le difficoltà economiche della famiglia e sia perché i suoi crescenti interessi letterari lo allontanano dagli studi tecnici. Continua però a scrivere, mantenendosi con lavori precari, prima come disegnatore poi come commesso, e prendendo nel contempo lezioni di greco e latino dal fratello del suo insegnante di italiano a Messina. Nel 1926 viene assunto come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria, spostandosi poi in altre città. Le poesie scritte in quegli anni vanno comunque a comporre la raccolta dal titolo Notturni del re silenzioso — del quale undici testi confluiscono nel volume Acque e terre, uscito nel 1930. Nel 1926 si reca a Firenze ospite della sorella sposata con Elio Vittorini, e tramite questi conosce esponenti del ricco ambiente letterario dell’epoca: Eugenio Montale, Arturo Loria, Alessandro Bonsanti, Gianna Mancini. Tramite Bonsanti pubblica tre poesie sulla rivista «Solaria». Trasferitosi nel 1931 al Genio Civile di Imperia, ne approfitta per recarsi a Genova, dove incontra Camillo Sbarbaro, Angelo Barile e Adriano Grande. L’anno successivo pubblica con successo il suo secondo volume Oboe sommerso, libro importante non solo per gli esiti artistici, ma perché divenuto manifesto dell’Ermetismo. Nel 1934, dopo aver trascorso un breve periodo in Sardegna, viene trasferito al Genio Civile di Milano. Qui frequenta un ambiente culturalmente ricco, circondato da pittori e scrittori: tra gli altri, Sassu, Messina, Sinisgalli. Due anni dopo si dimette dal Genio Civile, iniziando a svolgere un’attività editoriale con Cesare Zavattini Pubblica la raccolta poetica dal titolo Poesie, per le Edizioni Primi Piani, accompagnata da un saggio di Oreste Macrì. Collabora inoltre con la rivista «Letteratura». Nei due anni successivi è inoltre redattore della rivista «Tempo». Traduce nel frattempo i lirici greci. Per il suo ruolo di antesignano della corrente ermetica assieme a Montale e Ungaretti, lamenta una campagna contro di lui da parte della stampa di regime. Nel 1940 esce la sua traduzione dei lirici greci per le Edizioni di Corrente, con la prefazione di Luciano Anceschi. Il successo del libro non gli risparmia polemiche da parte degli ambienti accademici. Nel 1941, per “chiara fama”, riceve la nomina di professore di letteratura italiana presso il conservatorio musicale Giuseppe V, a Milano, dove insegnerà fino al 1968, l’anno della morte. Nel 1942 esce presso Mondatori, nella collana Lo specchio, la raccolta Ed è subito sera, che raccoglie le poesie scritte negli anni Trenta e Le nuove poesie, composte dal 1936 al 1942. Il libro ottiene un grande successo di pubblico e di critica. Il suo antifascismo gli procura diversi “incidenti”, compresa una denuncia. Nel periodo bellico, tra il 1943 e il 1945, traduce il Vangelo secondo Giovanni, alcuni canti di Catullo e brani dell’Odissea, che saranno pubblicati nel 1945. Nello stesso anno collabora al quotidiano «Milano-Sera». Nel 1946 muore la moglie Bice Donetti. Escono le poesie relative al periodo bellico dal titolo Con il piede straniero sopra il cuore, che Mondatori pubblicherà l’anno successivo, con l’aggiunta di altri testi, col titolo Giorno dopo giorno. Continuano e s’intensificano le sue traduzioni degli autori classici e moderni. A quell’anno risale anche la pubblicazione dell’Edipo re di Sofocle. Nel 1948 si risposa con Maria Cumani, una danzatrice dalla cui relazione era nato, nel 1939, il figlio Alessandro. Diviene titolare, sul settimanale «Omnibus», di una rubrica teatrale. L’anno seguente viene pubblicata la raccolta La vita non è sogno. Gli viene assegnato nel 1950 il premio San Babila. Cessa la sua attività di critico teatrale con «Omnibus» per cominciarla col «Tempo». Riceve nel 1953 il premio Etna-Taormina, assieme al poeta Dylan Thomas. Esce nel 1956, per Mondatori, l’edizione di Il falso e vero verde. Due anni dopo escono La terra impareggiabile (Premio Viareggio) e l’antologia Poesia italiana del dopoguerra. A fine anno, viene colpito da un infarto mentre è in visita in Unione Sovietica, dove si trattiene a lungo, in ospedale, prima di rientrare in Italia, nel 1959. Il 1959 è anche l’anno in cui gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura. La sua candidatura al prestigioso premio è stata sostenuta da due personalità autorevoli come Carlo Bo e Francesco Flora. L’attribuzione del Nobel scatena polemiche accesissime negli ambienti letterari italiani. Dal 1960 al 1968, anno della sua morte, viaggia molto sia in Europa che in America, per conferenze e letture di poesia. La sua opera, tradotta in diverse lingue, si diffonde sempre più, ottenendo consensi crescenti di critica. Anche le sue traduzioni proseguono: Shakespeare, Euripide etc. Nel 1960 esce Il poeta e il politico e altri saggi, raccolta di saggi e scritti di letteratura, di arte e d’altro. Il poeta e il politico è il titolo del discorso che Salvatore Quasimodo ha pronunciato a Stoccolma in occasione del Nobel. Nello stesso anno, riceve la laurea honoris causa dall’Università di Messina, nel 1967, invece, la riceve dall’Università di Oxford. Nel 1966 esce la sua ultima raccolta di poesie, Dare e avere. Il poeta muore nel 1968 a seguito di un’emorragia cerebrale, mentre presiede ad Amalfi un premio di poesia. Da Napoli, dove era stato trasportato, viene trasferito a Milano, e seppellito nel Cimitero Monumentale. Ravioli di ricotta e zuccata
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:38:42 CEST (1541 letture)
![]() Ingredienti: 1 kg. di farina, 500 g. di ricotta, 400 g. di zucchero, 200 g. di strutto, 200 g. di zuccata, 200 g. di cioccolato, zucchero a velo, cannella. Impastare la farina con lo strutto, un po' di sale e un po' d'acqua tiepida. Spianare la pasta e dividerla in due sfoglie uguali. Preparare una crema con la ricotta, lo zucchero, la zuccata a pezzetti e il cioccolato sbriciolato. Distribuire la crema su una delle sfoglie, in piccoli mucchietti. Coprire con l'altra sfoglia e ritagliare dei grossi ravioli, che vanno fritti in olio bollente e spolverizzati con zucchero e cannella. Frutta"martorata"
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:31:46 CEST (1354 letture)
![]() 2 kg. di zucchero, 500 g. di mandorle, 400 g. di glucosio, farina. Pestare le mandorle prima scottate in acqua bollente e pelate e aggiungervi, ogni tanto, una cucchiaiata di zucchero, fino a quando non ne viene utilizzato 500 g. Passare al setaccio e versare questa polvere zuccherata in un recipiente con 300 g. di glucosio. Par bollire, a parte, il rimanente zucchero col rimanente glucosio, versandolo dopo, lentamente, sulle mandorle, mescolando bene. Far cadere il composto su un tavolo di marmo e farlo raffreddare. Inumidire la pasta d'acqua e farla passare più volte al setaccio. Formare dei frutti a piacere, mele, pere, susine, castagne e sistemarli su uno strato di farina, per farli asciugare qualche giorno. Colorare i frutti con colori vegetali, far asciugare ancora qualche giorno e lucidarli con gomma arabica sciolta in pochissima acqua. Disporli su un piatto o un cestino e decorare con fili di carta variopinta. Peperoni arrostiti alla brace
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:22:45 CEST (1889 letture)
![]() 6 peperoni, 1 spicchio d'aglio, basilico a rametti, il succo di 1 limone, olio d'oliva, sale e pepe. Cuocere i peperoni alla brace, poi togliere i semi, il picciolo e la pellicina bruciacchiata. Tagliare i peperoni a filetti e condirli in un piatto con olio d' oliva, basilico, pepe, sale, il succo di limone e l’aglio a pezzetti. Peperonata
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:20:42 CEST (1058 letture)
![]() 4 peperoni, 300 g di pomodori, 50 g di olive, 3 cipolle, olio d'oliva, aceto, sale. Svuotare i peperoni, lavarli, tagliarli in 4 partí e unirli alle cipolle e ai pomodori. Spruzzare con un po’ , d'aceto e salare. Dopo 10 minuti circa unire le olive, snocciolate e tagliate a pezzetti. Mescolare e far cuocere il tutto. Servire freddo o caldo. Melanzane al pangrattato
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:17:59 CEST (1077 letture)
![]() 1 kg. di melanzane, 180 g. di farina bianca, 200 g. di pangrattato, 2 uova, olio, sale, pepe. Mettere le melanzane, tagliate a fette, per un po' in acqua e sale. Passare le fette nella farina e salarle un po'. Inzupparle nelle uova sbattute e poi passarle nel pangrattato, prima leggermente tostato. Friggere in abbondante olio e servirle. Caponata alla siciliana
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 12:14:52 CEST (1038 letture)
![]() 5 melanzane, 200 g. di olive bianche, 100 g, di capperi, 100 g. di sedano, 3 cipolle, 150 g. di pomodoro concentrato, 100 g. di zucchero, 1 bicchiere di aceto, 3 g. di cacao amaro, 1/4 di olio di oliva, 600 g. di olio di semi. Tagliare le melanzane a dadi e mettere il sale per eliminare l'amaro. Mentre si friggono, tagliare la cipolla e farla rosolare in un tegame. Tagliare il sedano, snocciolare le olive e metterli in una casseruola con acqua bollente, insieme ai capperi. Far cuocere per poco. Quando il sedano e quasi cotto, scolare e sciacquare con acqua fresca. Versare il tutto in una casseruola, aggiungere la salsa, lo zucchero, l'aceto, il cacao e mescolare sempre con un cucchiaio di legno. Dopo circa dieci minuti, togliere la salsa dal fuoco e mettere il sale nelle melanzane. Metterle su un piatto di portata e versarvi sopra il resto della salsa. Spolverare con un ciuffetto di prezzemolo tritato. Servire fredda. Saprai che t'amo e non t'amo
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:45:47 CEST (1906 letture)
![]() perché la vita è in due maniere, la parola è un'ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t'amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l'infinito, per non cessare d'amarti mai: per questo non t'amo ancora. T'amo e non t'amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t'amo quando non t'amo e per questo t'amo quando t'amo. Pablo Neruda ![]() E' oggi
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:44:51 CEST (1265 letture)
![]() entro dita di luce e occhi di sogno, domani arriverà con passi verdi: nessuno arresta il fiume dell'aurora. Nessuno arresta il fiume delle tue mani, gli occhi dei tuoi sogni, beneamata, sei tremito del tempo che trascorre tra luce verticale e sole cupo, e il cielo chiude su te le sue ali portandoti, traendoti alle mie braccia con puntuale, misteriosa cortesia. Per questo canto il giorno e la luna, il mare, il tempo, tutti i pianeti, la tua voce diurna e la tua pelle notturna. Pablo Neruda ![]() La notte nell'isola
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:43:30 CEST (1344 letture)
![]() vicino al mare, nell'isola. Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno, tra il fuoco e l'acqua. Forse assai tardi i nostri sogni si unirono, nell'alto o nel profondo, in alto come rami che muove uno stesso vento, in basso come rosse radici che si toccano. Forse il tuo sogno si separò dal mio e per il mare oscuro mi cercava, come prima, quando ancora non esistevi, quando senza scorgerti navigai al tuo fianco e i tuoi occhi cercavano ciò che ora - pane, vino, amore e collera - ti do a mani piene, perché tu sei la coppa che attendeva i doni della mia vita. Ho dormito con te tutta la notte, mentre l'oscura terra gira con vivi e con morti, e svegliandomi d'improvviso in mezzo all'ombra il mio braccio circondava la tua cintura. Né la notte né il sonno poterono separarci. Ho dormito con te e svegliandomi la tua bocca uscita dal sonno mi diede il sapore di terra, d'acqua marina, di alghe, del fondo della tua vita, e ricevetti il tuo bacio bagnato dall'aurora, come se mi giungesse dal mare che ci circonda. Pablo Neruda ![]() Qui ti amo..
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:41:52 CEST (1574 letture)
![]() Negli oscuri pini si districa il vento. Brilla la luna sulle acque erranti. Trascorrono giorni uguali che s'inseguono. La nebbia si scioglie in figure danzanti. Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto. A volte una vela. Alte, alte, stelle. O la croce nera di una nave. Solo. A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima. Suona, risuona il mare lontano. Questo è un porto. Qui ti amo. Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde. Ti sto amando anche tra queste fredde cose. A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi, che corrono per il mare verso dove non giungono. Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore. I moli sono più tristi quando attracca la sera. La mia vita s'affatica invano affamata. Amo ciò che non ho. Tu sei così distante. La mia noia combatte coni lenti crepuscoli. Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi. La luna fa girare la sua pellicola di sogno. Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi. E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico. Pablo Neruda ![]() Mi piaci quando taci
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:40:53 CEST (2480 letture)
![]() e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca. Sembra che gli occhi ti sian volati via e che un bacio ti abbia chiuso la bocca. Poiché tutte le cose son piene della mia anima emergi dalle cose, piene dell'anima mia. Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima, e rassomigli alla parola malinconia. Mi piaci quando taci e sei come distante. E stai come lamentandoti, farfalla turbante. E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge: lascia che io taccia col tuo silenzio. Lascia che ti parli pure col tuo silenzio chiaro come una lampada, semplice come un anello. Sei come la notte, silenziosa e costellata. Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice. Mi piaci quando taci perché sei come assente. Distante e dolorosa come se fossi morta. Allora una parola, un sorriso bastano. E son felice, felice che non sia così. Pablo Neruda ![]() Abbiamo perso
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:39:46 CEST (1273 letture)
![]() Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano mentre la notte azzurra cadeva sul mondo. Ho visto dalla mia finestra la festa del tramonto sui monti lontani. A volte, come una moneta mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani. Io ti ricordavo con l'anima oppressa da quella tristezza che tu mi conosci. Dove eri allora? Tra quali genti? Dicendo quali parole? Perchè mi investirà tutto l'amore di colpo quando mi sento triste e ti sento lontana? E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi. Sempre, sempre ti allontani la sera e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue. Pablo Neruda ![]() Posso scrivere i versi più tristi
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:38:44 CEST (1378 letture)
![]() Scrivere, ad esempio : La notte è stellata, e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza. Il vento della notte gira nel cielo e canta. Posso scrivere i versi più tristi questa notte. Io l'amai , e a volte anche lei mi amò . Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia. La baciai tante volte sotto il cielo infinito. Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo. Come non amare i suoi grandi occhi fissi. Posso scrivere i versi più tristi questa notte. Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta. Udire la notte immensa, più immensa senza lei. E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada. Che importa che il mio amore non potesse conservarla. La notte è stellata e lei non è con me. E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza. La mia anima non si rassegna ad averla perduta. Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me. La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi. Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi. Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai. La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito. D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci. La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti. Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo . E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio. Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia, la mia anima non si rassegna ad averla perduta. Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo. Pablo Neruda ![]() Sarde imbottite alla palermitana
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:35:52 CEST (1486 letture)
![]() 20 sarde, 30 g di mollica di pane, latte, 3 acciughe, prezzemolo, 1 spicchio d'aglio, 1 tuorlo d'uovo e 1 intero, pangrattato, olio. Lavare diliscare e aprire a meta le sarde. A parte ammollare la mollica nel latte, strizzarla e mescolarla alle acciughe diliscate, al prezzemolo, all'aglio, al tuorlo d'uovo. Stendere un po' di questo composto su ogni mezza sarda richiudere i pesci come erano prima. Passarli nell'uovo battuto, nel pangrattato e friggerli in olio caldo. Sarde fritte
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:33:23 CEST (1104 letture)
![]() 1/2 kg. di sarde, 100 g. di acciughe, prezzemolo, origano, il succo di ½ limone, farina, l uovo battuto, pangrattato, olio. Togliere la testa alle sarde, aprirle dalla parte del ventre e togliere la spina, senza staccare le due meta dei pesci. In una scodella mescolare insieme le acciughe diliscate e tritare, il prezzemolo, l'origano, un po' d'olio e il succo di limone. Disporre le sarde lavate in un piatto e coprirle con questa salsetta per 1 ora. Passare le sarde nella farina, nell'uovo sbattuto e nel pangrattato. Friggerle in abbondante olio caldo e servirle calde Sarde a beccafico
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:31:06 CEST (1051 letture)
![]() 1 kg di sarde fresche, 1 limone, 100 g. di mollica di pane, 2 spicchi d'aglio, 2 scalogni, 60 g. di capperi sotto sale, 60 g. di olive nere, 40 g. di uva sultanina, 40 g. di pinoli, 4 cucchiai di olio extravergine d'oliva, alloro, qualche foglia di prezzemolo, sale. Pulite con cura le sarde eliminando le interiora, la testa e la lisca centrale, apritele a metà fino alla coda. Lavatele e asciugatele. Disponetele aperte su un piano. Mettete a bagno in due ciotole con poca acqua l'uvetta ed i capperi. Pelate gli scalogni e l'aglio, snocciolate le olive. Dopo 10 minuti scolate i capperi e l'uvetta. Tritate il tutto aggiungendo il prezzemolo, i pinoli e 4 sarde. Sbriciolata la mollica di pane e rosolatela in due cucchiai di olio. Unitene i ¾ al ripieno e con il composto ottenuto spalmate l'interno del pesce. Arrotolate le sarde lasciando fuori il codino e fermate con uno stecchino. Sistemate in una pirofila gli involtini con a codina in alto e alternateli con foglie di alloro. Salate e cospargete con la mollica rimasta. Irrorate con il succo di limone ottenuto e con l'olio rimasto. Cuocete in forno a 180º C per 15 minuti, servite tiepido. Polpettone alla siciliana
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:26:58 CEST (954 letture)
![]() 300 g di polpa di manzo tritata, 1 fetta di polpa di manzo di 1/2 kg, mollica di pane, 2 uova, latte, pecorino grattugiato, prezzemolo, 2 uova sode, 100 g di salame a pezzetti, caciocavallo a dadini, strutto, poco vino rosso, 1 cucchiaiata di salsa di pomodoro, sale, pepe. Amalgamare insieme la polpa di manzo tritata con la mollica di pane intrisa nel latte e strizzata, i due tuorli d'uovo, un po' di pecorino, prezzemolo, sale e pepe. Distendere sul tagliere la grossa fetta di polpa di manzo e cospargerla di sale. Stendervi il composto sopra descritta e poi le uovo sode a fette, il salame e il caciocavallo. Arrotolare su se stessa la carne e legarla con dello spago. Rosolare con lo strutto la cipolla in un tegame e unirvi la carne, rivoltandola spesso. Condire con sale e pepe e bagnare con un po' di vino rosso, aggiungere la salsa di carne innaffiata col loro stesso sugo. Pescespada alla siciliana
Postato da Grazia01 il Sabato, 01 aprile @ 08:21:58 CEST (1158 letture)
![]() 2 fette di pescespada di 300 g. ciascuna, 4 spicchi d' aglio, 1/2 bicchiere d'olio, 4 acciughe, prezzemolo, 2 pomodori, 1 bicchiere di vino bianco, sale, pepe. Lavare e asciugare le fette di pescespada. Rosolare l'aglio con l'olio, aggiungere i pomodori sbucciati, privati dei semi e tagliati a pezzi, le acciughe spezzettate e il prezzemolo e, dopo un po', il vino bianco e il pescespada. Condire con sale e pepe. Coprire e far cuocere a fuoco lento per 1/2 ora. Ciao
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