Sunday, January 24, 2021 - Network: [Magicamente.net - Storie e Poesie] [Quiz Arena - L'app dei quiz online] | |||||
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coppermine
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Achmatova
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A volte succedono
Postato da Grazia01 il Sabato, 03 febbraio @ 13:14:51 CET (607 letture)
prendersi per mano
Postato da Grazia01 il Sabato, 03 febbraio @ 13:08:22 CET (3166 letture)
![]() ![]() Quanti occhi non scrutano più volti umani e quanti bambini premono le dita sullo schermo d'un telefonino? S'è persa la capacità di guardarsi negli occhi e, ancor più, la voglia di prendersi per mano. Giovanni Battista Quinto Internet ha aperto una grande porta sul mondo. Peccato nessuno abbia previsto come richiuderla. Per non dimenticare
Postato da Grazia01 il Sabato, 27 gennaio @ 22:14:05 CET (3338 letture)
Sciesopoli la colonia abbandonata di Selvino
Postato da Grazia01 il Venerdì, 26 gennaio @ 12:58:59 CET (3809 letture)
![]() ![]() C'era la neve, come oggi. E "c'era un grande candelabro con le braccia, che illuminava la notte. E i bambini che ballavano in girotondo. Non lo dimenticherò mai". Era una notte dell'inverno del 1946, e quella grande luce sulla montagna era il ritorno alla vita, alla pura gioia, alla voglia di giocare a pallone. I bambini e le bambine che danzavano e scherzavano nella notte erano reduci. Tutti ebrei, raccolti tra le macerie dei ghetti, tra le rovine dei lager abbandonati dai nazisti, nelle foreste dove erano sopravvissuti mangiando le radici. Tutti orfani. Ottocento ne sono passati da qui, dalla ex colonia fascista Sciesopoli oggi in rovina, sulle montagne della Val Seriana. Una storia quasi dimenticata. Il 22 gennaio del 1788 nacque George Gordon Byron
Postato da Grazia01 il Lunedì, 22 gennaio @ 19:18:55 CET (1310 letture)
![]() ![]() È l'essere mortali e cercare al di là della mortalità. Vi è un piacere nei boschi inesplorati Vi è un piacere nei boschi inesplorati e un'estasi nelle spiagge deserte, vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l'uomo ma di più la natura dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato per confondermi con l'universo e lì sentire ciò che mai posso esprimere né del tutto celare. ![]() E l'ora in cui s'ode tra i rami È l'ora in cui s'ode tra i rami la nota acuta dell'usignolo; è l'ora in cui i voti degli amanti sembrano dolci in ogni parola sussurrata e i venti miti e le acque vicine sono musica all'orecchio solitario. Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore e in cielo sono spuntate le stelle e c'è sull'onda un azzurro più profondo e nei cieli quella tenebra chiara, dolcemente oscura e oscuramente pura, che segue al declino del giorno mentre sotto la luna il crepuscolo si perde. Femminicidio
Postato da Grazia01 il Sabato, 20 gennaio @ 11:12:36 CET (950 letture)
![]() ![]() Le donne uccise dagli uomini sono vittime due volte. Prima dei mariti, dei compagni e degli ex fidanzati che le ammazzano. Poi della cronaca giornalistica che racconta gli omicidi: i giornali riducono le vittime a corpi sanguinanti, mentre indugiano sulle motivazioni dei carnefici. Lo dimostrano i titoli dei quotidiani: “Ha ucciso per rabbia, Erna lo aveva scaricato”. “Ammazza la moglie in un raptus di gelosia”. “Disoccupato spara alla ex. “Si era rifatta una vita, doveva pagare” .Parole che si soffermano solo sugli autori del femminicidio. Insistono sulla loro psicologia, sulle armi che usano, sulle ferite che procurano. Le vittime invece scompaiono: nome, cognome, età, numero di coltellate. Pochissimi i cenni alla loro sofferenza, agli anni di vessazioni, al perché abbiano scelto di restare accanto ai loro assassini. “Sono tutti incentrati sugli uomini. “Tizio ha ucciso per gelosia, Caio per rabbia, Sempronio per frustrazione”. Sembrano quasi delle giustificazioni. Poi ci sono i dettagli morbosi sui delitti. “Ventidue coltellate, il reggiseno imbrattato di sangue”. E le donne? Dove sono le donne?”. “Non svelo il nome del mio assassino – dice Pia quando incontra Dante in Purgatorio – Altrimenti vi ricorderete solo di lui e non di me”. Nel V canto della Divina Commedia, opera di perpetuo lustro nazionale grazie all’Alighieri, c’è il famoso colloquio tra Dante e una giovane donna stretta al suo amante silenzioso. Anche i profani di letteratura sanno quasi sicuramente che parliamo di Francesca da Polenta (o da Rimini) e Paolo Malatesta. Nelle parole della bella nobildonna si riconoscono diversi aspetti dell’amore ma, probabilmente, quello che più rappresenta il suo posto è stato nell'incontro con il poeta fiorentino, nell'Inferno, è l’Amore fatale che così canta “Amor condusse noi ad una morte”. ![]() La protagonista del canto amoroso della Commedia è stata uccisa con violenza dal marito, tra il 1283 e il 1285, per adulterio. Sono passati secoli, la buona educazione, la cultura, la modernità si sono espanse ed evolute al punto tale da non lasciar scampo a nessuno, o quasi, nei paesi occidentali come il nostro, eppure ancora oggi molte donne sono uccise dai mariti, compagni o uomini a loro vicini. C’era possibilità di giustificazione decenni addietro per quell’adesso, per fortuna, impensabile art.587 del codice penale che attenuava le pene e le colpe in omicidi come quelli sopra citati chiamandoli Delitti d’onore. Ma oggi dietro quale motivazione ci si può nascondere? Donne non solo uccise ma ammazzate per il solo fatto di essere donne. Una cruenta realtà che ha addirittura portato alla creazione di una parola apposita: Femminicidio. Non bastava più Uxoricidio e, non ci si può nascondere dietro un neutro Omicidio. Chi compie questi crimini compie femminicidi, termine di regolare uso in Italia dal 2008. Ha cominciato a circolare, prima di tutto nella stampa, nei giornali e poi a entrare proprio nel circolo della nostra lingua. Contrariamente a quanto si sente ripetere spesso, femminicidio non è una brutta parola. E’ una parola formata del tutto regolarmente, unendo e componendo insieme la parola femmina, con quella parte finale -cidio, che ha il significato appunto di uccisione. Uccisione di una donna. Non è la parola ad essere brutta e spesso si ha paura delle parole non per il loro aspetto esterno, ma per il significato e per l’avvenimento che evocano. Thomas Edison
Postato da Grazia01 il Venerdì, 19 gennaio @ 13:02:26 CET (1534 letture)
![]() il 19 gennaio 1883 inizia il primo servizio di illuminazione elettrica che impiega cavi elettrici sospesi, costruito da Thomas Edison, entra in funzione a Roselle (New Jersey). • Thomas Edison è l'inventore dei record: durante la sua lunga carriera fece ben 1.093 invenzioni! Scopriamo assieme questo grande. ![]() • Molte persone conoscono Thomas Alva Edison per l'invenzione della lampadina (anche se in realtà non fu lui, il primo a inventarla ), ma i suoi meriti vanno ben oltre! • • Nato l' 11 febbraio del 1847 , Thomas era un ragazzo molto sveglio ma quasi sordo. Questo tuttavia non gli impedì di "brillare" rispetto agli altri e presto, all'età di 21 anni, fece la sua prima invenzione : un sistema elettrico per votare (che si rivelò però un insuccesso perché non interessò a nessuno). Creò poi anche il primo giornale che veniva stampato a bordo di un treno in corsa: The Weekly Herald . ![]() L'invenzione che lo rese famoso in tutto il mondo fu il fonografo , ossia l'antenato del giradischi (oggi diremmo del compact disc) e del registratore audio. La sua macchina, infatti, sfruttava un cilindro rotante (grazie a una manovella) e ricoperto di carta stagnola su cui registrare prima e riprodurre subito dopo i suoni sfruttando, per le due operazioni, una piccola punta metallica che incideva la stagnola. Aveva qualche piccolo difetto, come per esempio il fatto che il suono registrato aveva a una qualità pessima ma, a parte questo dettaglio, nel 1877 si trattava di un'invenzione rivoluzionaria ! Un abile uomo d'affari Cane e padrone
Postato da Grazia01 il Lunedì, 15 gennaio @ 19:57:58 CET (762 letture)
![]() Come suggerisce il Dottor Paolo, per attinenza al mio pensierino, propongo un pezzetto del racconto di Mann ![]() Chi ha o ha avuto un cane deve assolutamente leggere Cane e padrone, questo breve racconto di Thomas Mann. E’ una lettura serena dove l’acutezza di analisi dell’autore, destinata di solito a scandagliare anime tormentate, è rivolta al rapporto di amicizia col proprio cane. Lo scrittore ci narra come Bauschan, un bracco di non pura razza (viene definito dal veterinario del racconto «bracco bastardo»), sia entrato a far parte della propria famiglia e della propria quotidianità e ci parla, all'occorrenza con piacevole ironia, dei gesti, delle azioni e dei fatti che sono tipici della convivenza con l’animale. Quando la bella stagione fa onore al proprio nome e il cinguettar degli uccelli è riuscito a svegliarmi di buon’ora, perché il giorno precedente l’avevo terminato a tempo debito, mi piace, prima di colazione, camminar senza cappello per mezz’oretta all’aperto, nel viale davanti alla casa, oppure negli ampi prati, per respirare qualche boccata della fresca aria mattutina avanti d’immergermi nel lavoro, e per partecipare un po’ alle gioie del limpido mattino. Poi, sui gradini, che portano all’uscio di casa, lancio un fischio modulato su due note, simile alla melodia iniziale del secondo movimento della sinfonia incompiuta di Schubert, un segnale che si può considerare pressappoco come la musica a un nome di due sillabe. Un istante dopo, mentre continuo a camminare verso la porta del giardino, si ode lontano, in principio appena percettibile, nondimeno sempre più vicino e più chiaro, un leggero scampanellio, come quello che può risultare dallo sbattere d’una medaglietta contro le borchie metalliche d’un collare; e, quando mi volto, vedo Bauschan in piena corsa svoltare all’angolo posteriore della casa e precipitarsi su di me quasi intendesse buttarmi a terra. Per la fatica, ritira un po’ il labbro inferiore così da scoprire due o tre dei suoi incisivi, che luccicano d’un bianco splendido al sole mattutino. Viene dalla cuccia che si trova lì dietro, sotto l’impiantito della veranda sostenuta da pilastri, e dove forse, fino al bisillabo fischio, si è fatto un breve pisolino mattinale dopo una notte passata tra mille avvenimenti. La cuccia è fornita di tende di stoffa ruvida e ricoperta di paglia, per cui accade che qualche fuscello resti attaccato al pelo di Bauschan, per giunta arruffato un po’ dal giacere, oppure gli si vada addirittura a ficcare tra le unghie delle zampe: uno spettacolo che ogni volta mi ricorda il vecchio conte Moor, visto un tempo, durante una rappresentazione singolarmente realistica, uscire dalla torre della fame con un fuscello di paglia tra due dita calzate dei suoi poveri piedi. Senza volere mi giro di fianco verso l’irruente, in posizione difensiva, perché’ la sua pseudo-intenzione di passarmi tra i piedi e di farmi cadere ha potenza illusoria infallibile. All’ultimo momento però, e immediatamente prima dell’urto, riesce a frenare e a deviare, cosa che dimostra il suo autocontrollo tanto fisico che psichico; a questo punto, senza abbaiare perché’ fa uso parsimonioso della sua voce sonora ed espressiva, prende ad eseguire intorno a me una sconvolta danza di saluto composta di saltelli, di smoderato scodinzolio, che non si limita allo strumento espressivo destinato a questo scopo, cioè la coda, ma coinvolge tutta la parte posteriore fino alle costole, e di contrazioni inanellanti del corpo e pure di capriole scattanti e centrifughe cui si aggiungono giri sul proprio asse, esibizioni tutte che lui però usa sottrarre ai miei sguardi, eseguendole sempre, dovunque io mi volti, dalla parte opposta alla mia. Tuttavia nell’istante in cui mi chino e tendo la mano, eccolo all’improvviso, con un salto, accanto a me, il corpo premuto al mio stinco, fermo come una statua: si regge appoggiato di traverso, le forti zampe puntate sul terreno, il muso alzato verso di me, così che mi guarda negli occhi alla rovescia e dal basso in alto, e la sua immobilità, mentre gli accarezzo la spalla tra parole buone e a mezza voce, emana attenzione e eccitamento uguali a quelli della frenesia precedente…” Thomas Mann Mi sei mancata
Postato da Grazia01 il Sabato, 13 gennaio @ 18:08:58 CET (7792 letture)
Non mi conoscono
Postato da Grazia01 il Venerdì, 12 gennaio @ 17:56:58 CET (1008 letture)
![]() ![]() A differenza di tutti gli essere che popolano la terra, l'uomo pensa, e ogni pensiero gli racconta la sua totale estraneità alla terra. "Gettato nell'infinita immensità degli spazi che ignoro e che non mi conoscono, provo spavento", dice Pascal, e non allude all'infinità degli spazi cosmici, ma alla loro ignoranza alla vicenda umana:"Non mi conoscono". L'indifferenza della terra, la sua estraneità all'evento umano che ospita a sua insaputa, e a cui invia solo un messaggio di solitudine. Umberto Galimberti Così si va
Postato da Grazia01 il Martedì, 09 gennaio @ 22:44:36 CET (554 letture)
![]() ![]() Così si va senza una lacrima o un rimpianto, chiudendo gli occhi in un incanto nel tempo come eternità: Così si va dribblando Dio con una finta, con un esame di coscienza dell’altra mia felicità: Così si va dando la mano a due bambine baciate all’ultimo confine e dirle non vi lascio qua, Spiegando a Dio che in questo solitario viaggio di paura e di coraggio non esiste mai un addio; Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora di parole, lampi che illudono persone che non moriranno mai Ci si innamora dell’amore e tutto il resto è niente sai, e ti dimentichi il dolore e sai che dove tu sei stato è ancora e sempre dove vai Così si va, ridendo al foglio di congedo, mostrando all’angelo che vedo che la mia vita è questa qua Si va così sapendo che mi terrò dentro la pioggia, il sole, il mare e il vento tutta la mia fragilità Così si va, perché chi è stato lo è per sempre in un magnifico presente per chi vive e chi lo sa Si va così, perché il passato è lì davanti e la tua vita è quel che senti e che nessuno ruberà Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora di parole lampi che illudono persone che non moriranno mai Ci si innamora dell’amore che è stato tutto e niente sai ci si innamora dell’amore il solo disperato vivere che hai Ci si innamora dell’amore cantando voci in un silenzio, dolce impigliato sentimento in questa mia felicità Così si va mica contando i giorni, mica contando i sogni, che non torneranno più Così si va, a testa alta e col sorriso di chi ha già visto il paradiso in una donna senza età Ci si innamora dell’amore e non si torna indietro mai, ci si innamora dell’amore il solo disperato vivere che hai, Ci si innamora dell’amore cantando voci in un silenzio, dolce impigliato sentimento in questa mia felicità Ci si innamora dell’amore che è stato tutto e niente sai la sola scusa di vivere che hai Roberto Vecchioni L'orchestra di un temporale
Postato da spalato il Martedì, 09 gennaio @ 11:41:45 CET (5376 letture)
![]() ![]() L'orchestra di un temporale Comincia tutto con una leggera brezza che suona flauti e gli alberi ballano il valzer, Destra, sinistra, destra, destra, gira, gira, gira. Il ritmo cresce e il vento comincia a suonare le trombe tra i rami spogli di alberi tristi e infreddoliti e le nuvole cominciano a mandare effetti speciali illuminando il cielo con lampi solitari ma subito dopo le nuvole cominciano a suonare i tamburi. Il cigolio di una porta che si apre e chiude aiutata dal vento suona il violino piangente. Si aggiungere anche la pioggia con un leggero suono del tamburello e balla il tip tap sui tetti ben lavati e scintillanti. Il ritmo cresce e ognuno di loro vuole essere il solista; aumentano il suono per farsi sentire sopra gli altri. Il ballo infernale fa cadere alcuni alberi dalla stanchezza e i lampi illuminano il cielo a giorno. E' un finimondo. Il frastuono è così forte che nessuno sente neanche se stesso. Dopo alcune ore la pioggia con i suoi tamburelli è la prima a cedere e smette di ballare il tip tap. Anche i tamburi delle nuvole abbassano il volume e si allontanano oltre l'orizzonte. Si zittiscono anche le trombe del vento e rimane solo la leggera brezza con il suo flauto che fa ballare gli alberi sfiniti, quasi un addormentamento lento. Un ultimo lampo in lontananza illumina due gocce ritardatarie cadere dall'albero. Tip. Tap Spalato Una realtà non ci fu data
Postato da Grazia01 il Martedì, 09 gennaio @ 11:37:18 CET (554 letture)
Auguri
Postato da Grazia01 il Martedì, 02 gennaio @ 10:27:15 CET (3112 letture)
Gennaio
Postato da Grazia01 il Martedì, 02 gennaio @ 10:23:58 CET (1219 letture)
![]() ![]() Il giorno più corto è passato, e qualunque intemperia ci porti il mese di gennaio e febbraio, almeno notiamo che le giornate si allungano. Minuto per minuto si allungano là fuori. Ci vogliono alcune settimane prima che ci si renda conto del cambiamento. È impercettibile come la crescita di un bambino, giorno dopo giorno, fino a quando arriva il momento in cui, con una specie di felice sorpresa, ci rendiamo conto che siamo in grado di stare fuori casa al crepuscolo per un altro quarto d’ora prezioso. (Vita Sackville-West) Oreste Ferrari (1890-1962) invita a guardare questo mese attraverso le mimose della Liguria: ![]() Siete mai stati sulle colline belle e ridenti, di Bordighera, quando gennaio, nelle mattine chiare e nelle ore pomeridiane, ha già un tepore di primavera? Sui poggi aprichi, sui molli clivi e sui declivi delle costiere, tra i verdi opimi placidi ulivi splendon le nuvole gaie e leggere, fatte di buccole d’oro e odorose, delle mimose gonfie di sole e del respiro della marina. Cantate a gara con le campane squillanti a festa dalle lontane chiese dei borghi, calde parole d’amore, o trepide nuvole, accese da un dolce miele solare, scese forse dal cielo questa mattina, ora impazienti che giunga sera per risalirvi, poi tramontare insieme al sole nel glauco mare. Ti amerò un giorno di dicembre
Postato da Letty il Martedì, 26 dicembre @ 17:51:09 CET (5181 letture)
![]() ![]() Ti amerò in un giorno di dicembre senza sole e senza cielo Ti amerò come fosse la prima volta Ti guarderò e niente altro avrà senso se non te Ti amerò Il giorno in cui tutto nasce e tutto muore E sarà quel giorno, quello speciale Ma ora non ho tempo sai? C'è un filo d'erba che mi chiama fra poco pioverà e dobbiamo festeggiare la fine di una siccità la fine di un nero dolore che non mi faceva respirare! Ti amerò domani dopo essere sbocciata in qualcosa di meraviglioso che non so e che tu non saprai mai Letty Il Natale di Martin
Postato da Grazia01 il Martedì, 26 dicembre @ 17:45:53 CET (486 letture)
![]() ![]() Il Natale di Martin di Leone Tolstoj In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore. - Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza. Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi. Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno. Auguri
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 dicembre @ 22:00:15 CET (3568 letture)
IL SALICE
Postato da Grazia01 il Sabato, 23 dicembre @ 19:34:31 CET (568 letture)
![]() ![]() IL SALICE Io crebbi in un silenzio arabescato, in un'ariosa stanza del nuovo secolo. Non mi era cara la voce dell'uomo ma comprendevo quella del vento. Amavo la lappola e l'ortica, e più di ogni altro un salice d'argento. Riconoscente, lui visse con me la vita intera, alitando di sogni con i rami piangenti la mia insonnia. Strana cosa, ora gli sopravvivo. Lì sporge il ceppo, e con voci estranee parlano di qualcosa gli altri salici sotto quel cielo, sotto il nostro cielo. Io taccio....come se fosse morto un fratello ACHMATOVA ANNA La Chiesa del Gesù a Genova
Postato da Paolo il Sabato, 23 dicembre @ 19:21:19 CET (9726 letture)
![]() ![]() A Genova c'è la Chiesa del Gesù: si trova nella centrale piazza Matteotti. Originariamente, nel Medioevo, era sorta prima dei campi che digradavano verso il mare e dedicata a Sant'Ambrogio. Questo ci riporta a Milano, non solo per quel Santo Patrono, ma proprio perché fu costruita da Milanesi. Quindi si chiama Chiesa del Gesù, di Sant'Ambrogio e, giusto per entrarci ancora di più con i nostri pensieri, di Sant'Andrea. Ora è frequentata da molti giovani e, per questo, immagino che una storia già raccontata potrebbe essere rivissuta proprio lì. La storia è quella scritta da Joseph Roth: fu pubblicata postuma nel 1939 con il titolo “La leggenda del Santo bevitore”. Ermanno Olmi ne ha anche tratto un bellissimo film. IL MIO CAMMINO SPIRITUALE
Postato da claudiocisco il Sabato, 23 dicembre @ 19:15:30 CET (774 letture)
![]() IL MIO CAMMINO SPIRITUALE L’INCONTRO CON LA MADONNA: TESTIMONIANZA DI FEDE E’ bellissimo per me poter parlare della Madre celeste, scrivere con sincerità di pensiero quello che Lei rappresenta per me, il modo attraverso il quale trasmette gioia, dona pace, regala serenità; è sicuramente una testimonianza importante che può servire agli altri, anche a chi, per sola curiosità, si sta soffermando in questo momento nella lettura. Il mio cammino spirituale è stato molto tormentato e assai complesso, quasi impossibile da raccontare in poche righe perché frutto di emozioni intime, uniche ed indimenticabili, invase dal male prima e consolate dal bene dopo, ma, nonostante tutto, vorrei provare ugualmente ad essere il più possibile coinciso e sintetico, concentrando in poco spazio ciò che meriterebbe un libro intero per la grandezza dei sentimenti da narrare. Premetto che mi trovavo distante mille anni luce da Dio e dalla sua volontà, sconoscevo l’importanza della sua parola con i suoi insegnamenti; praticamente lontano dai sacramenti, non seguivo affatto una vita cristiana, collocandomi in una posizione di disinteresse verso la chiesa che per me era come se non esistesse. IMITAZIONE
Postato da Grazia01 il Lunedì, 18 dicembre @ 11:15:50 CET (580 letture)
![]() ![]() IMITAZIONE Lungi dal proprio ramo, povera foglia fragile, dove vai tu? Dal faggio là dov'io nacqui, mi divise il vento. Esso, tornando, a volo dal bosco alla campagna, dalla valle mi porta alla montagna. Seco perpetuamente vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro. Vo dove ogni altra cosa, dove naturalmente va la foglia di rosa, e la foglia d'alloro. Giacomo Leopardi Mi chiedi parole.
Postato da Grazia01 il Martedì, 12 dicembre @ 19:02:52 CET (462 letture)
La famiglia
Postato da Grazia01 il Lunedì, 11 dicembre @ 16:41:40 CET (833 letture)
Superluna nella notte del 3 dicembre
Postato da Grazia01 il Domenica, 03 dicembre @ 17:42:36 CET (1049 letture)
![]() Superluna nella notte del 3 dicembre: è l’unica visibile del 2017. Appare più grande del 7% ![]() La seconda saluterà il 2018 nel cielo del 2 gennaio e il 31 gennaio sarà la volta della Luna Blu, come è tradizionalmente chiamata la seconda luna piena dell’anno Quella del 3 dicembre è la notte della Superluna. L’unica visibile del 2017. E’ una Luna piena che appare nel cielo circa il 7% più grande e il 16% più brillante perché si trova nel punto della sua orbita ellittica più vicino alla Terra (perigeo). Questo è accaduto altre quattro volte nel corso dell’anno, ma si trattava di Lune nuove ed era perciò impossibile vederle. Avevi sangue finto
Postato da Letty il Martedì, 28 novembre @ 18:04:17 CET (3875 letture)
![]() ![]() Avevi sangue finto non fatto come il mio non era un fiume a precipizio questa passione il tuo sfiorarmi era impulso mero e infimo di chi accarezza pelli e non anime di chi penetra e conquista di chi morde ma non assapora Avevi sangue finto non come il mio che ancora sgorga da quello squarcio di falsa tenerezza che resta dentro quando, tremando, mi dico che ti odio Letty William Adolphe Bouguereau
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:56:09 CET (658 letture)
La presunzione
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:54:07 CET (823 letture)
![]() ![]() La presunzione è la nostra malattia naturale e originaria. (... ) È per la vanità di questa stessa immaginazione che egli si uguaglia a Dio, che si attribuisce le prerogative divine, che trasceglie e separa se stesso dalla folla delle altre creature, fa le parti agli animali suoi fratelli e compagni, e distribuisce loro quella porzione di facoltà e di forze che gli piace. Come può egli conoscere, con la forza della sua intelligenza, i moti interni e segreti degli animali? Da quale confronto fra essi e noi deduce quella bestialità che attribuisce loro? Michel De Montaigne Cristo che appare
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:52:21 CET (764 letture)
A mio padre in sogno
Postato da Grazia01 il Sabato, 25 novembre @ 12:51:03 CET (565 letture)
![]() ![]() A mio padre in sogno Sorridi un poco e te ne vai pensoso. E ad un tratto con lacrime mi chiedo quanto tempo è che al petto non ti stringo non afferro da amico quelle braccia. La memoria ha insensibili naufragi. Scolora come il cielo di settembre sotto il vento si popola di nubi. Te ne vai. Quante cose all’improvviso mi ritrovo da dirti… E resto muto. Ma perché nell’istante che mi volto non sei più là? Ci sono tante cose da dirsi… Ed io ti chiamo ancora, e credo che non può certo, questo, essere un sogno Alessandro Parronchi Ciao
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