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coppermine
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Achmatova
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Russell sulla felicità
Postato da Grazia01 il Giovedì, 27 ottobre @ 08:22:50 CEST (969 letture)
![]() ![]() La felicità non richiede teorie, ma solo di essere vissuta «A mio giudizio, tutto quanto il tema della felicità è stato sempre trattato in modo troppo solenne. Si è pensato che gli uomini non possono essere felici senza una teoria della vita o una religione. Forse, coloro che sono stati resi infelici da una cattiva teoria possono aver bisogno di una teoria migliore che li aiuti a riprendersi, così come potete aver bisogno di un tonico quando siete stati malati. Ma, a cose normali, uno dovrebbe essere senza tonici e felice senza teorie. Sono le cose semplici quelle che importano realmente. Se un uomo trae diletto da sua moglie e dai figli, ha successo nel lavoro e trova piacere nell'alternarsi del giorno e della notte, della primavera e dell'autunno, sarà felice quale che possa essere la sua filosofia. Se viceversa trova che la moglie è odiosa, il chiasso dei bambini insopportabile e l'ufficio un incubo; se durante il giorno desidera la notte e di notte sospira la luce del giorno, allora quello che egli vuole non è una nuova filosofia, ma un nuovo regime, una diversa dieta o più esercizio fisico o che so io. L'uomo è un animale e la sua felicità dipende dalla sua fisiologia più di quanto egli non ami pensare. Questa è un'umile conclusione, ma non posso convincermi che sia errata. Sono convinto che molti uomini d'affari molto infelici aumenterebbero la loro felicità assai più se facessero a piedi dieci chilometri tutti i giorni che non per mezzo di un qualunque cambiamento di filosofia» (Ritratti a memoria, p. 257). FELICITA'
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 26 ottobre @ 20:51:54 CEST (1101 letture)
![]() ![]() FELICITA' La giovanezza cupida di pesi porge spontanea al carico le spalle. Non regge. Piange di malinconia. Vagabondaggio, evasione, poesia, cari prodigi sul tardi! Sul tardi l'aria si affina ed i passi si fanno leggeri. oggi è il meglio di ieri se non è ancora la felicità. Assumeremo un giorno la bontà del suo volto, vedremo alcuno sciogliere come un fumo il suo inutile dolore. Umberto Saba Biografia 24anni
Postato da Marhiel il Mercoledì, 26 ottobre @ 19:36:35 CEST (1698 letture)
![]() ![]() 24anni E sei già ricordo. Come virgulto la zappa del destino ti ha trovato inerme all’abbandono del sorriso. Ogni giovane vita perduta t’incontra ora nel regno bianco d’eternità… Correrai, ancora e solo nelle idee divine, sarai quieto al senso che non ha remore di ciò che hai lasciato nel tuo ultimo respiro. 24 anni, la tua vita in veste d’angelo, qui sei lacrima in veste di rimpianto. Mariella Mulas Seneca diceva:
Postato da Grazia01 il Martedì, 25 ottobre @ 19:33:07 CEST (985 letture)
![]() ![]() Seneca ci ricorda: Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E che? Sono forse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di cadere ammalato, di esser messo in catene, di morire… Moriamo ogni giorno: ogni giorno, infatti, ci è tolta una parte della vita; anche quando il nostro organismo cresce, la vita decresce. Abbiamo perduto l’infanzia, poi la fanciullezza, poi la gioventù. Tutto il tempo passato fino a ieri è morto per noi: questo stesso giorno che stiamo vivendo la dividiamo con la morte. Come non vuota la clessidra l’ultima goccia, ma tutte quelle che sono già cadute, così l’ultima ora in cui cessiamo di esistere non produce, da sola, la morte, ma la compie; [...] «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l’ultima morte». [...] questa morte che tanto temiamo è l’ultima, non la sola. [...] la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. [...] «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l’estate ha fine con l’autunno, questo è incalzato dall’inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile. (lettera 24; 1975) Consoliamoci con questa bella musica da "La Vita è bella" Oggi, 25 ottobre, accadde...
Postato da Grazia01 il Martedì, 25 ottobre @ 16:34:51 CEST (1068 letture)
![]() Il 25 ottobre, accadde ![]() 1917 - Inizia la rivoluzione Russa cosiddetto “ottobre rosso” La Rivoluzione russa è stato un evento sociopolitico che ha influenzato la storia mondiale di tutto il XX secolo. L'Unione Sovietica, nata dalla Rivoluzione, fu il primo tentativo, su scala nazionale, di applicazione pratica delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. All'inizio del 1917 l'Impero russo, che da tre anni combatteva nella prima guerra mondiale come membro della triplice intesa, era stremato. Le perdite ammontavano a più di sei milioni tra morti, feriti e prigionieri e tranne alcune vittorie sul fronte austriaco, ormai vanificate dagli eventi, la Russia aveva subito una grave serie di sconfitte che avevano comportato la perdita del Regno del Congresso, portando così il fronte all'interno dei suoi stessi confini. UNA VITA CAMMINA
Postato da rosarossa il Martedì, 25 ottobre @ 07:57:49 CEST (1937 letture)
![]() ![]() UNA VITA CAMMINA Mesta e delusa , su una speranza fragile e lontana una vita cammina. L' accompagna un un sogno e il ricordo di un sorriso che emana luce e anche a distanza parla d'amore. è molto semplice capire, non occorrono promesse, e nemmeno fiumi di parole. Nella lontananza basta uno scritto, un saluto affettuoso a cancellare dall'anima ogni ombra e illuminare il cuore. Oggi non si sa come, nè perchè si è spento quel sorriso! Piange la vita l'amore sognato e non avuto mesta naviga ancora in alto mare, fra onde anomale balene e squali. Terrorizzata chiede aiuto; ma oltre al sorriso si spegne pure il faro! In preda allo sconforto, si dimena fra ostacoli e paura Nessuno ascolta! Di lei nessun si cura. Stanca, avvilita conclude il suo viaggio triste, disperato! Povera vita Serenamente giace. non deve più celare sentimenti contrastati nè subire calunnie infondate di nulla ha più bisogno, e in fondo al mare trova la sua pace! Rosarossa Mrs. Pedecaris of Arabia
Postato da Paolo il Lunedì, 24 ottobre @ 21:31:25 CEST (1540 letture)
![]() La signora Eden Pedecaris, cittadina Americana, è vedova con due bravissimi figli a carico: William e Jennifer. Nel convulso Nord Africa del 1914, il Raizuli, un capo Berbero ribelle a un sultano, rapisce quella famiglia per ricattare il loro Presidente. Invece nel finale, è proprio la Signora a salvare il Raizuli a mezzo Presidente. Vestiti alla beduina, Willie e Jenny tagliano i legacci del signore della guerra che cade sulla testa, appeso com’è per i piedi. ‘Il vento e il leone’ è il film in questione. Mr. President fa la politica del ‘grosso bastone’. Inverno a Roma
Postato da Grazia01 il Lunedì, 24 ottobre @ 18:42:53 CEST (1230 letture)
![]() ![]() Inverno a Roma I bambini che pensano negli occhi hanno l' inverno, il lungo inverno. Soli s' appoggiano ai ginocchi per vedere dentro lo sguardo illuminarsi il sole. Di là da sé, nel cielo, le bambine ai fili luminosi della pioggia si toccano i capelli, vanno sole ridendo con le labbra screpolate. Son passate nei secoli parole d' amore e di pietà, ma le bambine stringendo lo scialletto vanno sole sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto gocciola sugli uccelli della gronda. Alfonso Gatto Biografia Ricordando gli anni '70
Postato da Grazia01 il Domenica, 23 ottobre @ 21:33:25 CEST (1220 letture)
![]() Ricordando gli ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Poesie di Dario Bellezza «Dio mi moriva sul mare» Dio mi moriva sul mare azzurro, sul suo pattino dove mi aveva invitato ad andare. Ma fu la gelosia, la normalità dei ragazzi a spingermi a rifiutare, ad alzare le spalle alle battute salaci. L'odore del mare riempiva le navi e tu cantavi negli occhi ridarella di vittoria. Da Invettive e licenze, 1971 ![]() «Il mare di soggettività sto perlustrando» Il mare di soggettività sto perlustrando immemore di ogni altra dimensione. Quello che il critico vuole non so dare. Solo oralità invettiva infedeltà codarda petulanza. Eppure oltre il mio io sbudellato alquanto c'è già la resa incostante alla quotidianità. Soffrire umanamente la retorica di tutti i normali giorni delle normali persone. Partire per un viaggio consacrato a tutte le civili suggestioni: pensione per il poeta maledetto dalle sue oscure maledizioni. ![]() «A Elsa Morante» I ragazzo drogati, guardie del corpo dell'Assoluto, vanno per il mondo mattutino fino alla sera della loro sopravvivenza: come passerotti mangiano distrattamente tutti presi dai loro sogni d'avventura. E la sciagura che li coglie per strada e li fulmina pienamente stecchiti li lascia preda delle iene umane che scrivono i loro necrologi sui giornali. Le loro dita sono piene di anelli, la loro grazia bugiarda di mentire sa che io non ho bisogno di droghe. E mi guardano come un povero reietto, un infelice, ma troppo non m'offendo. So che vanno per le vie del mondo con in bocca il sapore della polvere e del tossico: strepito vano è il loro baloccarsi bambino, orgoglio luciferino di chi si consuma, strugge come cera, ma anche così la mia voce smorta li vorrà sempre al mio capezzale. ![]() «A Pier Paolo Pasolini» M'aggiro fra ricatti e botte e licenzio la mia anima mezza vuota e peccatrice e la derelitta crocifissione mia sola sa chi sono: spia e ricattatore che odia i suoi simili. E non trovo pace in questa sordida lotta contro la mia rovina, il suo sfacelo. Dio! Non attendo che la morte. Ignoro il corso della storia. So solo la bestia che è in me e latra. ![]() Poesie di Nico Orengo Amore che non va Amore che non va è arrivato fino a qua. È amore che non può, è amore che fa no. È ragazza un po’ lontana: i capelli scuri, gli occhi di lana. È ragazza sorridente, ma non puoi darle niente. (Luglio soffocava gli aromi e i pensieri si facevano strani) - Io ti telefono domani - Mi dice che posso farlo quando più voglio: il fatto è che telefono a uno scoglio. (Già Giugno aveva un brutto grugno ma i pensieri non avevano mugugno) C’era una foresta e dentro tutta la gente in festa… O anche: c’era una volta… (Ma è proprio vero, l’hanno tolta) Ti telefono di lontano e tu ci sei ma metti giù piano. MIRIAM BALLERINI: NUOVA SODDISFAZIONE LETTERARIA
Postato da Grazia01 il Domenica, 23 ottobre @ 09:25:54 CEST (1326 letture)
![]() MIRIAM BALLERINI: NUOVA SODDISFAZIONE LETTERARIA ![]() Ormai tutti conoscono la scrittrice di Appiano Gentile Miriam Ballerini. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando ha pubblicato il suo primo libro, nell’anno 2002, “Il giardino dei maggiolini”. Da allora ne ha stampati molti altri, quasi uno all’anno. L’ultimo suo testo, “Fiori di serra”, ha raccolto molti riconoscimenti. Tra questi ricordiamo il premio letterario internazionale “Europa” edizione 2009 e quello assegnato dal “Premio letterario” della città di Fucecchio. Ora è giunta notizia di un suo nuovo successo. Il romanzo “La casa degli specchi”, pubblicato nel 2004, ha vinto un premio letterario europeo. Questo libro, dove viene raccontata la disperazione di chi soffre di patologie psichiatriche, la loro emarginazione e il senso di solitudine che li opprime, era stato molto apprezzato dalla professoressa Giovanna Dattoli, insegnante dell’ Istituto “Magistri Cumacini” di Como. Apprezzato talmente tanto che il testo venne scelto dagli alunni per l’esame di maturità. Diamo quindi merito all’ insegnante di aver compreso il valore di questo romanzo ancor prima della giuria del premio europeo. “La casa degli specchi” descrive la vita che si conduce all’ interno di una casa psichiatrica. La trama si sviluppa attorno alla figura della protagonista, ripercorre le vicende e le delusioni che l’ hanno portata in quel luogo. In questa realtà Miriam sa far emergere la vera essenza dell’ umanità, attraverso i rapporti “veri” che nascono tra le ospiti e le persone che vi lavorano. Narra di richezza interiore, quella che il dolore ha plasmato in loro. Per Miriam scrivere ha da sempre significato condividere le esperienze degli altri. I temi sono trattati con un tocco leggero. La sua è compassione, non è falso pietismo, è la condivisione di un dolore. Lancia appelli, sintetici ed efficaci, per il recupero di questa umanità emerginata e chiede con forza il rispetto della loro dignità. Appiano Gentile, 3 aprile 2011 Maria Chiara Sibilia Parole sussurrate
Postato da Grazia01 il Sabato, 22 ottobre @ 12:53:10 CEST (1040 letture)
![]() ![]() Parole sussurrate Le ricchezze dello spirito abbelliscono il volto dell'uomo e suscitano comprensione e rispetto. Lo spirito, in ogni essere, si manifesta attraverso gli occhi e l'espressione, e in tutti i movimenti e i gesti del corpo. Il nostro aspetto, le nostre parole, le nostre azioni non sono mai più grandi di noi. L'anima infatti è la nostra dimora; i nostri occhi sono le sue finestre, e le nostre parole i suoi messaggeri. Gibran Biografia L’ IMMAGINAZIONE secondo Pascal
Postato da Grazia01 il Sabato, 22 ottobre @ 09:30:30 CEST (2346 letture)
![]() ![]() L’ IMMAGINAZIONE secondo Pascal È quella parte fallace nell'uomo, quella maestra di errore e di falsità, tanto più scaltra in quanto non è sempre tale; perché sarebbe regola infallibile di verità, se fosse regola infallibile di menzogna. Ma, essendo il più delle volte fallace, non dà alcun segno della sua qualità, segnando col medesimo carattere il vero e il falso. Non parlo dei pazzi, parlo dei più saggi; ed è tra di essi che l'immaginazione ha il grande dono della persuasione. La ragione ha un bel gridare: non può assegnare il giusto valore alle cose. Questa superba potenza, nemica della ragione, che si compiace di controllarla e di dominarla, per mostrare quanto sia grande il suo potere in tutte le cose, ha stabilito nell'uomo una seconda natura. Essa ha i suoi felici, i suoi infelici; i suoi sani, i suoi malati; i suoi ricchi, i suoi poveri; fa credere, dubitare, negare la ragione; tiene in sospeso i sensi, li fa agire; ha i suoi pazzi e i suoi saggi: e niente ci indispettisce quanto vedere che riempie i suoi ospiti di una soddisfazione ben altrimenti piena e intera di quanto faccia la ragione. Coloro che immaginano di essere uomini d'ingegno hanno di sé un compiacimento del tutto diverso da quello che possono ragionevolmente nutrire le persone di buon senso. Un destino
Postato da Grazia01 il Venerdì, 21 ottobre @ 21:01:12 CEST (1352 letture)
Guardiamoci da due pericoli della vecchiaia – Russell
Postato da Grazia01 il Giovedì, 20 ottobre @ 19:00:42 CEST (1404 letture)
![]() Guardiamoci da due pericoli della vecchiaia – Russel «Psicologicamente nella vecchiaia bisogna guardarsi da due pericoli. Uno di questi consiste nel lasciarsi indebitamente prendere dal passato. Non è bene vivere nelle proprie memorie, nel rimpianto dei bei tempi passati o nella tristezza causata dalla morte degli amici ... Il proprio passato è un peso che si accresce gradualmente. È facile che accada di pensare dentro di sé che le proprie emozioni solevano essere più vivide di quanto non lo siano ora e la propria mente più acuta. Se questo è vero dovrebbe essere dimenticato; e se viene dimenticato, probabilmente non è vero. L'altra cosa da evitare è di aggrapparsi alla gioventù nella speranza di succhiare vigore dalla sua vitalità. Quando i vostri figli sono cresciuti, essi vogliono vivere la loro vita; e se continuate a interessarvi a loro come facevate quando erano più piccoli, è facile che diventiate per loro un peso, a meno che essi non siano particolarmente insensibili. Non voglio dire che uno dovrebbe essere privo di interesse nei loro riguardi, ma questo interesse dovrebbe essere contemplativo e, se possibile, filantropico, ma non indebitamente emotivo. Gli animali diventano indifferenti nei riguardi dei loro piccoli non appena questi sono in grado di badare a se stessi, ma le creature umane, a causa della lunga durata dell'infanzia, trovano difficoltà a fare la stessa cosa» (Ritratti a memoria, p. 58 ). ![]() Isabel de México
Postato da Paolo il Giovedì, 20 ottobre @ 12:03:53 CEST (1121 letture)
![]() Abbiamo il nostro Βασιλεύς, come a Costantinopoli si chiamava l’imperatore. Che cosa voleva dire chiamarsi Trotta? Non si scopre neppure nella Kapuzinergruft. Prima di occuparci di cripte, vediamo cosa succede di sopra. Sul sagrato della chiesa romana di San Marcellino, c’è una statua della Madonna di Lourdes, in frantumi. ![]() Invito di Sergio Corazzini
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 19 ottobre @ 20:31:01 CEST (1090 letture)
![]() ![]() Invito Anima pura come un'alba pura, anima triste per i suoi destini, anima prigioniera nei confini come una bara nella sepoltura, anima, dolce buona creatura, rassegnata nei tristi occhi divini, non più rifioriranno i tuoi giardini in questa vana primavera oscura. Luce degli occhi, cuore del mio cuore, tenerezza, sorella nel dolore rondine affranta nel mio stesso cielo, giglio fiorito a pena su lo stelo e morto, vieni, ho spasimato anch'io, vieni, sorella, il tuo martirio è il mio. Sergio Corazzini Odi e Sonetti
Postato da Grazia01 il Martedì, 18 ottobre @ 18:57:05 CEST (1331 letture)
![]() ![]() La prima ode e i sonetti , 2, 8, 12 apparvero nel Nuovo Giornale dei letterati di Pisa, 1802 (anno IV); riediti l'anno seguente a Milano presso il Destefanis, con aggiunta della seconda ode e dei sonetti 1, 9, 11, e la dedica "A G. B. Niccolini fiorentino"; a brevissima distanza seguiva una "seconda edizione accresciuta" (del sonetto 10), per i tipi di Agnello Nobile stampatore e libraio, edizione che è, dunque, la prima completa e rimase la definitiva. Odi. 1. A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Diciotto strofe di sei settenari, il 2° e 4° sdruccioli. Scritta tra il marzo e l'aprile 1800 a Genova assediata dalla coalizione antinapoleonica. Il poeta invita le Grazie a curare la nobildonna ferita, con i balsami cari a Venere. L'olimpo ligure ha perduto la sua regina e dea, perché, incauta, si è provata nell'equitazione,esercizio virile; il cavallo, atterrito dalle onde, l'ha disarcionata, strascinandola sul lido sassoso. Ma ora ritornano grazia e salute. Anche Diana era caduta dal cocchio, deturpandosi lungo i pendii scoscesi dell'Etna: le dee, che ne invidiavano la bellezza, ne avevano sorriso: ma ecco che la dea cacciatrice riappare nella sede celeste, più fulgida e giovane che mai. Franz Kafka a Felice Bauer
Postato da Grazia01 il Lunedì, 17 ottobre @ 18:34:56 CEST (1025 letture)
![]() ![]() da Franz Kafka a Felice Bauer Praga, 20 Settembre 1912 Gentile Signorina, Per il caso facilmente possibile che Lei possa ricordarsi più minimamente di me, mi presento un'altra volta: mi chiamo Franz Kafka e sono quello che la prima volta la salutò a Praga quella sera in casa del direttore Brod, poi le porse da un lato all'altro della tavola fotografie di un viaggio da Talia, l'una dopo l'altra, e infine con questa mano, che ora batte i tasti, tenne la Sua con la quale Lei confermò la promessa di fare con lui l'anno venturo un viaggio in Palestina. Se é ancora dell'idea di intraprendere quel viaggio. Lei disse allora di non essere di carattere volubile né io notai qualcosa di simile in Lei, sarà non solo opportuno, ma assolutamente necessario che fin da ora cerchiamo di intenderci per questo viaggio. Dovremo infatti sfruttare fino in fondo le nostre ferie, troppo brevi per un viaggio in Palestina, e lo potremo fare soltanto se ci saremo preparati nel miglior modo possibile e se saremo d'accordo su tutti i preparativi. Devo soltanto confessare una cosa, per quanto suoni male e oltre a ciò male si adatti a quanto ho scritto: io non sono puntuale nello scrivere lettere. Anzi sarebbe peggio di quanto non sia già se non possedessi la macchina per scrivere; infatti se qualche volta il mio umore non fosse sufficiente per una lettera, ci sono in fin dei conti pur sempre le punta delle dita che possono scrivere. In compenso non mi aspetto mai che le lettere arrivino puntualmente; perfino quando ne aspetto una con ansia ogni giorno nuova, non resto mai deluso se non arriva, e quando infine arriva rimango facilmente scosso. Nell'infilare ogni foglio noto che mi sono presentato forse più difficile di quanto non sia. Ben mi starebbe se avessi commesso questo errore: infatti perché mi metto a scrivere questa lettera dopo sei ore d'ufficio e con una macchina alla quale non sono molto avvezzo? Eppure, eppure - é l'unico svantaggio dello scrivere a macchina quello di sviarsi così - se anche ci dovessero essere dubbi, dubbi pratici intendo, per prendermi in un viaggio come accompagnatore, guida, zavorra, tiranno e quello che ancora potessi diventare, contro di me in quanto corrispondente (e solo di questo si tratterebbe per il momento) non ci dovrebbe essere da fare alcuna obiezione decisa e Lei potrebbe probabilmente tentare con me. Suo cordialmente devoto Dott. Franz Kafka Quando Franz Kafka (1883/1924) e Felice Bauer si incontrano in casa di Max Brod, lui ha ventinove anni e lei venticinque. E' un amore lungo e tormentato, dura dal 1912 al 1917 con fidanzamenti, rotture, riunioni e l'addio definitivo. Nel 1915, Felice su suggerimento di Kafka, offre la sua collaborazione volontaria alla Casa del Popolo ebraica per i figli degli ebrei orientali che vivevano a Berlino in condizioni estremamente precarie. ROSATELLO SPUMEGGIANTE
Postato da rosarossa il Lunedì, 17 ottobre @ 11:46:54 CEST (933 letture)
![]() ![]() ROSATELLO SPUMEGGIANTE Rientro a casa stanco dal lavoro, sulla mensa un bel boccale di cristallo colmo di rosatello spumeggiante; ne annuso il buon profumo, Che ristoro! Le palpebre mi si abbassano sognanti. Le bollicini spingono la schiuma che frizza straripante dal bicchiere, le papille attendono con brama la gola già trangugia col pensiero quel nettare profumato e salutare. La mano afferra con libidine il boccale che avidamente alle mie labbra accosto e come un mandrillo assetato d'amore a lui mi attacco, finchè l'ultima goccia che trangugio, Al suol mi stende ciuco! Dove beatamente dormo soddisfatto e sognando ringrazio il vigneto, l'uva, il buon vino e chi l'ha fatto! Rosarossa Marcovaldo è uno di noi
Postato da Grazia01 il Domenica, 16 ottobre @ 18:48:07 CEST (1216 letture)
![]() ![]() È forse la forza della fantasia, dell'immaginazione. Marcovaldo mi ha sempre strappato un sorriso, da sempre, sin dalla prima volta, ormai molti anni fa, che ho letto delle sue avventure. L'ho sempre immaginato come una persona un pochino buffa, forse appena il retaggio di quando ero più piccolo e semplicemente Marcovaldo, e quelle che allora erano per me fiabe mi facevano divertire, mi facevano sorridere. In realtà, almeno dell'aspetto fisico, di Marcovaldo non sappiamo nulla. Immaginarcelo buffo in fondo è appena una proiezione dei nostri pensieri e immagino che Calvino sia, fosse, contento così, meglio un personaggio buffo che un ometto triste. E qualche ragione per esserlo, triste, Marcovaldo l'avrebbe. Una vita difficile, al limite della povertà, un lavoro pesante, sfruttato, Domitilla la moglie sempre pronta a lamentarsi, a rimproverarlo, una banda di figli, un appartamentino, una piccola mansarda o un umido seminterrato, in cui si sta stretti stretti. Ma Marcovaldo non è mai triste, solo forse qualche fugace ombra ogni tanto, e come potrebbe essere altrimenti, ma non è mai una persona triste. Conserva sempre un fondo di ingenuità, di speranza. Basta un nulla, appena un nulla, per farlo sperare, forse non per farlo sorridere, ma certo per dargli una speranza. Non sorride quasi mai Marcovaldo. Almeno io non me lo ricordo. Non che non sia felice, almeno in qualche momento. Ma non ce lo racconta mai tramite i sorrisi, piuttosto tramite aspettative, carichi momenti di attesa, che poi però sempre la natura o gli uomini gli fanno svanire. Quasi una sorte di triste fatalismo, quasi che Calvino voglia sempre ricordarci che per l'uomo è molto più facile essere sconfitti. Ma poi in realtà non è così. Marcovaldo per i canoni di oggi è certo una persona sconfitta. Però ha una sua forza. Ha la forza di ricominciare. Sempre gli basta davvero un nulla, dei funghi nell'aiuola, le api usate contro i reumatismi, la neve, per alimentare le sue speranze, i suoi sogni. Piccole speranze, piccoli sogni, però davvero la sua forza e forse anche la nostra. Quella di ricominciare sempre, e non è cosa da poco. Scriveva Calvino ne Le città invisibili nel 1972, già parecchi anni dopo Marcovaldo: "L'inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Ecco forse è eccessivo dare a Marcovaldo questa forza, questa consapevolezza. Però in lui già vi sono alcuni di questi momenti, anche forse solo accennati. Lui non sa ancora di vivere nell'inferno e forse lui fa un po' tutte e due le cose. Accetta la sua vita con rassegnazione però al tempo stesso va alla ricerca di ogni piccolo spunto, di ogni piccolo attimo, che in mezzo all'inferno non sia inferno. Eleonora dei Vespri
Postato da Paolo il Domenica, 16 ottobre @ 13:12:55 CEST (1064 letture)
![]() 1282, la perquisizione che un milite francese operò su di una signora palermitana non poteva essere così grave. E poi era Lunedì di Pasqua, davanti alla Chiesa di Santo Spirito. Eppure, si scatenò un pandemonio mica da poco. Gli Angioini padroni avranno puntato sulla professionalità delle loro forze armate, chissà. Furono i Vespri Siciliani. Il sopraggiungere di quella sera non aveva portato nessuna quiete: i tumulti si estesero e durarono. La popolazione stava davvero male. La pubblica istruzione era perfino devastata. Due ingredienti per un (edited)tail micidiale. Verdi compose la musica adatta. Arriveranno gli Aragonesi. In Paradiso VIII, 73, Dante aveva ripreso la situazione da par suo e sorga la Musa a elevare il nostro canto. Poesie e pensieri sugli animali
Postato da Grazia01 il Sabato, 15 ottobre @ 19:41:19 CEST (1257 letture)
![]() Poesie e non solo sugli ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Mi piacciono i maiali. I cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari. Winston Churchill ![]() Se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi, non ti morderà. E’ questa la differenza principale tra un cane e un uomo. Mark Twain ![]() ![]() ODE AL CANE di Pablo Neruda Il cane mi domanda e non rispondo. Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare e i suoi occhi sono due richieste umide, due fiamme liquide che interrogano e io non rispondo, non rispondo perché non so, non posso dir nulla. In campo aperto andiamo uomo e cane. Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una, sorgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari su alberi rotondi come la notte, e verdi, e noi, uomo e cane, andiamo a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio, nella campagna cilena, fra le limpide dita di settembre. Calphurnia
Postato da Paolo il Venerdì, 14 ottobre @ 20:42:11 CEST (1033 letture)
![]() Quanto s’è detto sulla rottura delle amicizie, ha la sua applicazione nel 1866. La Prussia sconfigge l’Austria sul campo di Sadowa. Il Pangermanesimo poteva finire qui, con la liquidazione della Dieta, ormai solita designare un Asburgo quale principe dei Tedeschi. La Prussia è legata al nome di Bismarck, anche i kaiser sono in fase di liquidazione. Tutto si chiuderà nel 1917. LA NATURA MORTA NEL NOVECENTO
Postato da Grazia01 il Venerdì, 14 ottobre @ 19:26:24 CEST (1315 letture)
![]() continua da La natura morta nel Novecento ![]() Pablo Picasso, Natura morta con toro, collezione privata. L’artista spagnolo rielabora il tema introducendo un elemento come il teschio del toro che, per quanto macabro, è in linea con le tradizioni del Paese d'origine. Tra i maggiori interpreti della fine dell'Ottocento, quando la rivoluzionaria stagione delle avanguardie (Cubismo, Espressionismo, Futurismo, Dadaismo, Surrealismo) è ormai alle porte, trova un posto di rilievo Paul Cézanne, il quale predilige dipingere frutta e tavole imbandite durante il periodo maturo della sua carriera artistica, Il gusto della pittura di carattere intimista, racchiusa nel microcosmo provenzale dentro cui Cézanne trascorre una vita intera, si sposa con una spinta propulsiva che genererà poi le prime avanguardie, Cubismo in testa. Proprio i pittori cubisti dedicano speciale attenzione al tema della natura morta: Picasso, Delaunay, Braque, lo spagnolo Juan Gris e altri realizzeranno molti dipinti sulla traduzione simultanea su più piani prospettici di oggetti, fiori, frutta e strumenti musicali attraverso la scomposizione dei piani, Infine, il ritorno alle atmosfere contemplative si ripropone, nel contempo, con personalità come Henri Matisse e la tendenza al decorativismo. ![]() Georges Braque, li tavolo del musicista, Museum fur Gegenwartskunst, Basilea. Il pittore francese propone scomposizioni geometriche dello spazio, rotazioni e molteplici angoli visivi. La pittura pura Con la mutata scena sociale, con l'ormai consolidata crisi della figura dell'artista, con la caduta della grande committenza pubblica, religiosa e laica, il tema della natura morta torna a ricoprire di significato l'attività di molti dei protagonisti del Novecento italiano ed europeo. Uno dei maggiori esponenti italiani, autore quasi esclusivamente di nature morte, è Giorgio Morandi. Le sue opere, siano olii su tela o acqueforti, i primi giocati sulla variazione delicata ma raffinatissima di toni grigi e beige, le seconde articolate su una fitta rete di segni incisi, bottiglie e vasi, generalmente disposti secondo uno schema ripetitivo, caratterizzano una particolare attitudine del pittore bolognese che oggi definiremmo minimalista. Spogliata dei suoi significati simbolici, la natura morta di Giorgio Morandi, così come la natura morta del Novecento in generale, incarna definitivamente la pittura pura per eccellenza, lontana ormai dalla necessità vincolante della narrazione e prova provata dell'art for art's sake, ossia dell'arte per l'arte, per citare una massima di Oscar Wilde, Mario Mafai, esponente di spicco della scuola romana di via Cavour degli anni Quaranta e Cinquanta, realizza tra le più belle nature morte con fiori secchi che il Novecento ricordi. Sospesi su di uno sfondo privo di riferimenti reali, i fiori secchi di Mafai capovolgono il senso stesso del tema: dalla necessità di rappresentare la realtà nelle sue forme più articolate e complesse, le nature morte novecentesche appaiono spesso svincolate da un contesto reale o quotidiano, in cui l'inquadramento prospettico è spesso mancante e lo spazio è tutto dedicato alla ricerca pittorica, unico dato realmente significativo. ![]() Henri Matisse, Interno rosso, Musée National d'Art Moderne Centre Georges Pompidou, Parigi. In questa tela dell'artista francese il colore si impone in assoluto come elemento autonomo e significante. STANCO CUORE
Postato da rosarossa il Giovedì, 13 ottobre @ 18:46:19 CEST (1141 letture)
![]() ![]() STANCO CUORE Riposa finalmente vecchio cuore stanco sfinito deluso e tormentato. Non batti forte, non impazzisci, non cerchi più l'amore! Nella culla del silenzio dormi, rassegnato giaci fra le braccia del tuo angelo custode, sostenuto dall'anima serenamente trovi la dolcezza che cercavi e che la terra crudelmente ti ha negato. Vai pure in alto cuor mio e lascia il tuo fardello di dolore; troverai quanto sulla terra hai sublimato, l'amore puro, la serenità, la vera pace! Rosarossa Io Ti conosco io sò chi sei
Postato da Anonimo il Giovedì, 13 ottobre @ 08:19:12 CEST (1199 letture)
![]() ![]() Ti canto una canzone con un mandato in mano non sono un derelitto ma un Comandante vero nero come il carbone mentre quello tutto verde è il padre di una trota pescata dentro il Pò. Ed io che sono nessuno canto l'estate che si farà autunno e così mentre libero vaga il pensiero mio vedo Te avvolta in uno scialle Verde come la rabbia Bianco come la neve Rosso come il fuoco ma bello è il Tuo nome dimenticato da chi non Ti ama. r.chesini Anniversario della nascita di Eugenio Montale
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 12 ottobre @ 20:38:15 CEST (1903 letture)
![]() ![]() Ricordo di Eugenio Montale nell'anniversario della nascita 12 ottobre 1896 ![]() Non Chiederci La Parola Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Eugenio Montale Biografia Poesie di Erri De Luca
Postato da Grazia01 il Mercoledì, 12 ottobre @ 19:59:57 CEST (1427 letture)
![]() Poesie di Erri De Luca ![]() Due Quando saremo due saremo veglia e sonno affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo metà saremo un due che non si può dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l'uguale di nessuno e l'unità consisterà nel due. Quando saremo due cambierà nome pure l'universo diventerà diverso. Poesie degli indiani d'america
Postato da Grazia01 il Martedì, 11 ottobre @ 20:08:58 CEST (1435 letture)
![]() Poesie degli indiani d'america ![]() ![]() Una poesia si specchia in una pietra di turchese e li si ferma per un attimo. Poi ricomincia a vagare, per dare vita forse ai colori di un disegno ricamato su una coperta. I giunchi, raccolti li vicino, vengono intrecciati da abili dita e diventano un cesto: la sua forma ricorda la volta del cielo. Un pezzo di legno è lavorato: da lui si ricaverà un'opera che dimostrerà quale armonia ci sia fra legno e intagliatore. Lettera di Foscolo a Antonietta Fagnani Arese
Postato da Grazia01 il Lunedì, 10 ottobre @ 08:13:04 CEST (1354 letture)
![]() ![]() Sabato, prima di desinare, (1801) Tu sei certa dunque ch’io t’amo, o celeste creatura ? Oh!…si, io t’amo quanto posso amare; il mio cuore non può reggere più alla piena di tante sensazioni. Io sento la passione onnipotente dentro di me…eterna! Si io t’amo. Io sperava da’ tuoi baci un qualche ristoro; ma io invece ardo ognor più…Il sorriso è fuggito dalle mie labbra; e la profonda malinconia che mi domina non mi lascia se non quando io ti vedo…e ti vedo venire così amorosa verso di me a farmi confessare come, ad onta di tanti mali, la vita è preziosa. Ma io …tremo! Che farai di me ora che sei sicura del tuo potere ? Mi abbandonerai tu alle lagrime e alla disperazione ? ti raffredderai tu con me ? – Ciao
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